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Autore: weallshineon    01/05/2014    4 recensioni
Quell'orchidea mi ricorda tanti bei momenti... Improvvisamente un bambino mi riporta alla realtà. Ha qualcosa di familiare, ma non riesco a focalizzare cosa...
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Double Fantasy

 

Sto qui, in questo giardino incantato, circondato da mille fiori i cui dolci profumi mi annebbiano la mente: rose, glicini, ibischi di un rosso vermiglio, tulipani dai cento colori... Sembra tutto così magico, come in un sogno. Qualcosa mi colpisce particolarmente:
un'orchidea bianca screziata di rosso. Sorrido al pensiero che mi provoca la sua vista. Non mi sembra passato neanche un giorno da quand'ero lì, con la mia famiglia, in quella serra, dove quel fiore cresceva rigoglioso. Posso ancora vedere i profondi occhi di mia moglie che mi guardano intensamente, posso sentire i suoi capelli corvini tra le mie dita, sento ancora le risate di mio figlio che corre spensierato, nascondendosi tra le piante. Un dolore lancinante mi stringe il petto e mi riporta alla realtà. Chiudo gli occhi, soltanto un attimo di debolezza, prima di riaprirli e guardarmi la maglietta ancora sporca di sangue. La ferita fa male, ma non quanto il rimorso, il rimpianto per tutto quello che avrei voluto fare e che non ho fatto.
Improvvisamente un pallone da calcio mi sfiora il piede. È una cosa piuttosto insolita, questo è un bel posto, sì, ma non per dei bambini.
Sento dei passi leggeri e voltandomi vedo una piccola figura che mi si avvicina e velocemente si riappropria del suo gioco. Ha... qualcosa di familiare, ma non riesco a focalizzare cosa... Sto per chiedergli chi sia, ma non faccio in tempo a emettere alcun suono, perché il bambino mi precede.
“Finalmente ci rivediamo! Te ne stai sempre in disparte, e certi dicono che lo fai perché ti da fastidio essere definito morto."
S’interrompe scoppiando a ridere, ed io lo guardo indispettito.
“Beh non è esattamente il massimo morire in questo modo, lasciando un bambino e una moglie soli!"
Cade il silenzio.
Il bambino si siede vicino a me, e giocherellando con i fili d'erba
sussurra: "Sai... mi ricordo ancora quando quello che avrebbe dovuto essere mio padre se n’è andato... mi sembra ancora di vedere la mamma piangere... ma sai qual è la cosa più divertente? Che mentre io ero sul quel letto, fermo e impotente, mio padre era in televisione, con una nuova moglie e una nuova vita a parlare dell'amore e della pace, senza neanche sapere che me ne stavo andando. Quando viveva ancora con me passavo ore seduto vicino a lui, mentre lavorava... credo che lui non si sia mai accorto di me... non mi ha mia stretto a sé, non mi ha mai voluto bene... vivevamo sotto lo stesso tetto, ma era come se vivessimo lontani anni luce. In uno dei miei ultimi giorni un medico mi chiese quale fosse il mio orizzonte, il mio sogno più grande...
risposi che avrei voluto abbracciare mio padre. Tu cosa avresti risposto?"
"Avrei risposto... abbracciare mio figlio."
Asciugo l’unica lacrima che è sfuggita alla prigione delle ciglia, e trasformo finalmente in realtà quello che non avevo mai fatto, il cui rimpianto mi divorava. Abbraccio quel bambino, sentendo il dolore che da tempo immemore mi stringeva il cuore che va lentamente placandosi.
“Mi dispiace.” Sussurro, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia esili.
"Anche a me...papà."

  
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