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Autore: telesette    01/05/2014    0 recensioni
[Fiocchi di cotone per Jeanie]
Tutte le sue convinzioni, frutto di un'intera vita costruita sull'impersonalità e sul rispetto ossessivo delle regole, stavano ora vacillàndo dinanzi alla superficie lucida e brillante dell'anello che il colonnello le stava offrendo. Miss Garland avrebbe voluto rispondergli di "sì", mettendo da parte il lato più cupo di sé stessa, ma era troppo abituata a credere nella logica e nella freddezza per dare ascolto ai propri sentimenti.
Sotto questo aspetto, infatti, era praticamente l'esatto opposto della piccola Jeanie.
Nessuno poteva sapere "come" e "perché" la signorina Garland fosse tanto acida e severa, verso le allieve ma soprattutto verso sé stessa, e ciononostante il colonnello attendeva speranzoso un "sì" dalle sue labbra...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fiocchi di cotone per Jeanie ( 風の中の少女 金髪のジェニー Kaze no naka no shōjo kinpatsu no Jenī, letteralmente "Jeanie la ragazza bionda nel vento" ), serie animata del 1992 prodotta dallo studio Nippon Animation, è ispirata fortemente ad una canzone del 1854 di Stephen Foster dal titolo "Jeannie With the Light Brown Hair" nonché in parte ad un romanzo di Shiro Ishinomori.
La storia ha inizio nel 1838, nella graziosa cittadina di Lawrenceville in Pennsylvania, e narra le vicende di una graziosa ragazza dai capelli castano chiaro ( benché, nell'anime, appaiano completamente biondi ) di nome Jeanie McDowell. Jeanie adora suonare il pianoforte e, assieme agli amici Stephen e Bill, mette su una piccola banda musicale. A seguito della dolorosa perdita di sua madre, morta di malattia, Jeanie decide di superare il proprio dolore dedicando la propria vita ad aiutare e a sostenere chi soffre. Già due anni dopo l'inizio, facendo fronte ai vari e rispettivi problemi, i tre ragazzi cominceranno ad operare le scelte più importanti per il futuro, facendo dei propri desideri e dei sogni reciproci lo scopo di tutta la loro vita.
Attraverso un ritratto pressoché abbastanza fedele dal punto di vista storico, specie per quanto riguarda il clima di odio e fortissima discriminazione tipica degli Stati del Sud, la serie ripercorre appunto le più importanti tematiche sul diritto e sull'uguaglianza nonché il fortissimo messaggio anti-razzista di cui tutto l'anime è fortemente impregnato. 

clicca qui per vedere la sigla italiana:
http://www.youtube.com/watch?v=9IUpC48lNYk

 

Il triste passato della signora Garland
( immagini tratte da internet )

 

Era noto che la signorina Garland non sorridesse granché.
Un po' per il suo carattere scorbutico, un po' per la disciplina assai rigida che si sforzava di mantenere nel collegio.
Tuttavia era altrettanto noto che, se talvolta capitava di vederla sorridere, le occasioni coincidevano quasi sempre con le visite del colonnello Wayne all'istituto.
Jeanie si era già accorta da tempo della cosa.
Le sue compagne preferivano non parlarne troppo a voce alta, conoscendo la suscettibilità della loro austera insegnante, ma molte erano convinte che il presidente del consiglio direttivo si fosse preso una bella cotta proprio per quell'insopportabile zitella acida della Garland.
Andava anche detto però che, da quando Jeanie si era espressa in favore della Garland per impedire che il consiglio accettasse le sue dimissioni, la donna aveva appianato notevolmente quella severità spigolosa e pungente che tanto la rendeva detestabile alle allieve.
In un certo senso, si poteva dire infatti che era quasi "trasformata" rispetto a prima: molto più serena, più comprensiva, coi lineamenti del volto più dolci e distesi del solito.
Tutti, in collegio, si erano accorti di questo suo cambiamento... e, soprattutto, se n'era accorto quel bel pezzo d'uomo del colonnello Wayne!
Sia lui che la signorina Garland, pur non essendo certo dei vecchietti, si avviavano già verso la quarantina. Nel loro caso, dunque, non si poteva certo parlare di "amore adolescenziale" bensì di un qualcosa di molto più profondo e più difficile da esprimere.
Anche se non era più un giovanotto, il colonnello Wayne era comunque un uomo affascinante e giudizioso; e anche la signorina Garland, a modo suo, era una donna piuttosto attraente. Non c'era nulla di strano nel fatto che, quasi esclusivamente per intrattenersi in compagnia della donna e scambiare con lei qualche piacevole conversazione, il colonnello avesse preso ormai l'abitudine di recarsi al collegio anche tre volte alla settimana.
Ma Jeanie era troppo un'adorabile impicciona, per limitarsi ad osservare in silenzio.
Desiderosa di saperne di più, infatti, decise di trovare conferma o meno dei suoi sospetti.
Così, un giorno che il colonnello giunse all'istituto con un gran mazzo di rose, Jeanie immaginò subito per "chi" potevano essere destinate.

- Buongiorno, signor colonnello - lo salutò allegramente la bambina, accostandosi all'ingresso per aprirgli il cancello.
- Buongiorno a te, Jeanie - rispose l'altro sorridente. - Vedo che sei sempre ansiosa di renderti utile, ciò ti fa molto onore!
- La ringrazio ma, per favore, non lo dica alla signorina Garland... Sa, lei non è precisamente di questo parere!
- Già, immagino - sorrise il colonnello con una smorfia. - A proposito, dov'è adesso?
- Credo che sia in refettorio - rispose Jeanie. - Ma se vuole consegnarle quelle rose, farà meglio a sbrigarsi, prima che appassiscano!
- Sì, beh ecco, io...

L'uomo tossì, arrossendo vistosamente, cercando con imbarazzo di nascondere i fiori dietro la schiena.
Jeanie fece finta di nulla, ma aveva già capito ciò che le premeva sapere. Era lampante che il colonnello nutrisse un debole nei confronti della Garland, pure se non trovava il coraggio di ammetterlo, e proprio quel giorno aveva deciso di mettere da parte i suoi timori per confessare alla donna i propri sentimenti.
Dal momento che Jeanie era una bambina tanto sincera, non volendo rischiare di presentarsi in disordine in un momento tanto importante, il colonnello si chinò per mormorarle qualcosa all'orecchio.

- Dimmi, Jeanie - sussurrò. - Ti sembra che la mia uniforme sia in ordine?
- Oh sì, certamente - annuì subito la bambina. - Lei è sempre molto elegante, colonnello!

Wayne parve sollevato.

- Lo spero - mormorò. - Non vorrei che Elizabeth... Cioé, voglio dire, Miss Garland... cioé, è importante essere sempre ordinati, se si vuole evitare figuracce... Lo capisci, vero?
- Colonnello, sbaglio o stava andando di fretta? - osservò Jeanie calmissima.
- Ehm, ecco... Sì, in effetti, ho un po' di fretta...
- Beh, cerchi di rilassarsi - tagliò corto la bambina, con l'aria di saperla lunga. - Qualcosa mi dice che la signorina Garland sarà felicissima di riceverla!

Quel poco di rossore sulle gote del colonnello, andando a tingergli tutto il volto, assunse una tonalità color rosso fuoco.
Facendo tuttavia appello al suo proverbiale autocontrollo, costui si ricompose immediatamente.
Ormai era deciso ad andare subito dritto alla questione, senza alcun giro di parole né ripensamento. Un ufficiale del suo rango, indipendentemente dalle motivazioni che lo spingevano, era tenuto ad assumersi la piena responsabilità e ad accettare le conseguenze delle proprie azioni.
Da tempo sentiva di essere sentimentalmente attratto dalla signorina Garland.
Le piaceva, perché era una donna con un senso profondo della disciplina e dell'ordine. Oltretutto era intelligente, un'insegnante di matematica, un po' troppo severa ma convinta dei suoi metodi educativi... Fisicamente attraente, pure con quel suo sguardo sempre un po' spento.
Sì, decisamente il colonnello Richard Michael Wayne sentiva di amare sinceramente una donna così dura e difficile come Mary Elizabeth Garland.
Questione di gusti, contento lui... ma lasciamo perdere!
Dopo essersi fatto annunciare, il colonnello entrò nel refettorio e si chinò a salutare l'austera vice-responsabile dell'istituto con grande rispetto.

- E' un piacere vederla, colonnello - disse la Garland, più che altro a titolo chiaramente personale.
- Piacere mio, Miss Garland - rispose l'altro, nel consegnarle le rose, sfiorandole appena la mano con le labbra.
- A che dobbiamo l'onore della sua visita?
- Veramente... non sono qui in veste di membro dell'istituto!
- Non capisco!

Il colonnello deglutì fortemente.
Per quanto fosse abituato a combattere, avendo rischiato più volte la vita sui campi di battaglia, ciò che stava per dirle aveva un enorme peso di gioia e serietà assieme.
Non poteva sapere come l'altra avrebbe accolto la sua richiesta, rispondendo affermativamente o meno, tuttavia non poteva continuare a "fingere" un'amicizia laddòve il suo cuore fremeva dal bisogno di confessare i propri sentimenti alla donna che amava.

- Elizabeth - mormorò. - Ci conosciamo da parecchi anni, anche se solo di recente abbiamo preso a darci del "tu" in modo informale... e sono contento che tu abbia deciso di accettare la mia amicizia!
- Colonnello Wayne, io...
- Ti prego, "Richard"... solo Richard, d'accordo?
- Richard - si corresse subito l'altra, non senza un certo imbarazzo. - Anch'io sono molto contenta, davvero!
- Vedi, Elizabeth... Se oggi sono qui, è perché vorrei parlarti di una cosa molto importante!
- Ma certo, Richard, ti ascolto!

Subito il colonnello cambiò espressione.
A prova di quanto serie fossero le sue intenzioni, non poteva mostrarsi timido ed esitante. Elizabeth doveva avere la certezza che le sue parole fossero più che sincere, per non dubitare di lui in alcun modo, cosicché l'ufficiale si accinse a formulare la propria dichiarazione con voce chiara e profonda.

- Sono un colonnello dell'esercito americano - cominciò. - Porto orgogliosamente il peso e le responsabilità del mio grado, occupo una posizione rispettabile e dignitosa, e ho sempre fatto in modo che al mio nome fosse associato un simbolo di lealtà, coraggio ed assoluta onestà!
- Richard... perché mi stai dicendo questo?

Come in risposta a quella curiosità più che legittima, il colonnello trasse fuori di tasca una scatolina e ne mostrò il contenuto a Miss Garland.
Dentro vi era un anello d'oro massiccio, finemente lavorato, con tanto di iniziali incise all'interno.

- Mary Elizabeth Garland - esclamò il colonnello, scandendo il nome completo della donna con tutto l'amore possibile. - Con sincero impegno e alla presenza di Dio come testimone, io Colonnello di Stato Maggiore Richard Michael Wayne, ti chiedo di diventare mia moglie!

La signorina Garland sbarrò gli occhi incrèdula.
Quella del colonnello Wayne era una proposta di matrimonio in piena regola, su questo non vi era alcun dubbio, ma alle orecchie della donna giungeva inaspettata come un'onda improvvisa sulla calma piatta del mare.
Mai prima d'ora, nessuno aveva inteso chiederla in sposa.
Lei stessa, con il passare degli anni, aveva ormai rinunciato all'idea. Sapeva di essere una donna intrattàbile per non dire sgradevole, sia nei modi che nell'aspetto, e non riteneva possibile che qualcuno avesse davvero interesse a sposarla.
Che cosa doveva rispondere?
Il colonnello non era certo tipo da fare proposte del genere, senza essere assolutamente sicuro delle sue intenzioni, ma ugualmente Miss Garland faceva fatica a credere che una cosa tanto bella per lei potesse accadere realmente.

- Ti prego, Elizabeth - sussurrò il colonnello, tenendo sollevato l'anello, sperando in una risposta affermativa da parte della donna. - Accetta il mio amore, se anche tu provi lo stesso, e sarò l'uomo più felice del mondo!
- Io... Io non...

La poverina era sconvolta.
Tutte le sue convinzioni, frutto di un'intera vita costruita sull'impersonalità e sul rispetto ossessivo delle regole, stavano ora vacillàndo dinanzi alla superficie lucida e brillante dell'anello che il colonnello le stava offrendo. Miss Garland avrebbe voluto rispondergli di "sì", mettendo da parte il lato più cupo di sé stessa, ma era troppo abituata a credere nella logica e nella freddezza per dare ascolto ai propri sentimenti.
Sotto questo aspetto, infatti, era praticamente l'esatto opposto della piccola Jeanie.
Nessuno poteva sapere "come" e "perché" la signorina Garland fosse tanto acida e severa, verso le allieve ma soprattutto verso sé stessa, e ciononostante il colonnello attendeva speranzoso un "sì" dalle sue labbra.

- Credo... Credo che tu stia correndo troppo, Richard - mormorò la signorina Garland, evitando di guardare l'altro negli occhi.

Per il colonnello, quella frase fu come una doccia fredda.

- Mi dispiace, non posso - proseguì lei. - Non posso sposarti... Mi dispiace!
- Ma... Ma perché ?!? - scattò subito l'uomo, sentendo scivolare l'anello dalle proprie dita.

Anche quando l'anello cadde sul pavimento con un lieve tonfo metallico, la signorina Garland oppose un muto ed ostinato silenzio.
Richard Wayne capì che non era il caso di insistere oltre.
Con la morte nel cuore, pieno di dolore per un rifiuto così secco, l'ufficiale non poté far altro che inchinarsi ed uscire in buon ordine dalla stanza così come vi era entrato.
Da troppi anni, ormai, Miss Garland non riusciva più a ricordare come si versassero le lacrime.
Ora invece, nel mentre che il colonnello si chiuse la porta alle spalle e le rose ebbero sparso miseramente i loro petali attorno ai suoi piedi, quelle piccole gocce trasparenti calde come l'inferno non smettevano più di scottarle sia gli occhi che le guance. 

 

 ( continua )

 

   
 
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