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Autore: telesette    04/05/2014    0 recensioni
[Fiocchi di cotone per Jeanie]
Tutte le sue convinzioni, frutto di un'intera vita costruita sull'impersonalità e sul rispetto ossessivo delle regole, stavano ora vacillàndo dinanzi alla superficie lucida e brillante dell'anello che il colonnello le stava offrendo. Miss Garland avrebbe voluto rispondergli di "sì", mettendo da parte il lato più cupo di sé stessa, ma era troppo abituata a credere nella logica e nella freddezza per dare ascolto ai propri sentimenti.
Sotto questo aspetto, infatti, era praticamente l'esatto opposto della piccola Jeanie.
Nessuno poteva sapere "come" e "perché" la signorina Garland fosse tanto acida e severa, verso le allieve ma soprattutto verso sé stessa, e ciononostante il colonnello attendeva speranzoso un "sì" dalle sue labbra...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il colonnello ritornò al collegio, circa una settimana dopo, per rassegnare le sue dimissioni da presidente del consiglio direttivo.
Restare lì, cercando dolorosamente di convivere accanto ad Elizabeth e al suo rifiuto, era troppo anche per un rude ufficiale dell'esercito americano.
Richard Wayne aveva appena finito di mettere in ordine le sue carte e, nel mentre che stava stendendo la lettera da presentare alla direttrice dell'istituto, qualcuno bussò alla porta.

- Avanti - esclamò lui, con voce chiara e profonda.

Subito la Garland comparve immobile sulla soglia.
Il colonnello si rialzò di scatto, rovesciando la sedia a terra, incapace di proferire parola.
La signorina Garland entrò dunque nella stanza, chiudendosi la porta dietro le spalle, e si avvicinò al colonnello stringendo nervosamente tra le dita l'anello da egli ricevuto.

- Miss Garland - la salutò freddamente l'uomo. - La prego di scusarmi, ma ho molto da fare... Confido che il mio successore sarà ben lieto di aiutarla!

Sentendo quelle parole, la Garland chinò triste il capo.
Certo non poteva aspettarsi niente di diverso da lui, non dopo aver opposto un così netto rifiuto alla sua proposta di matrimonio, tuttavia sentiva di dovergli almeno una spiegazione.

- Richard - cominciò. - Io... Io mi rendo conto di non avere alcun diritto a trovarmi qui adesso, non dopo il modo in cui ti ho trattato, ma ho bisogno di parlarti per...

Senza neppure lasciarle finire la frase, il colonnello raccolse la sedia da terra e batté bruscamente i fogli sulla scrivania, considerando chiusa la questione.

- Credo di aver capito perfettamente - sentenziò costui gelido. - Le sarei grato anzi, se potessimo dimenticare l'intera questione, come se non fosse successo niente!

Subito Miss Garland si ricordò delle parole di Jeanie e, mettendo per la prima volta da parte le regole sul comportamento, l'espressione sul suo volto si fece molto più determinata. Ora più che mai, aveva un motivo assai valido per riscattare almeno in parte quella felicità che i suoi genitori le avevano sempre e comunque negato.
Come il colonnello Wayne si sentì afferrare la mano, subito riconobbe al tatto l'anello che la signorina Garland mise tra le sue dita.
Ci vollero alcuni istanti, perché realizzasse.
In un primo momento, pensò che la donna avesse solo e semplicemente intenzione di restituirglielo.
Che dunque lui fosse destinato a soffrire ulteriormente?
Perché Elizabeth voleva insistere sulla faccenda, spargendo sale su una ferita ancora fresca?
Richard Wayne poteva anche accettare il rifiuto della donna da lui amata, come punizione per un eccesso di audacia nell'osare chiedere la sua mano, ma vedersi riconsegnare quell'anello dalle sue mani era assai peggio di un rifiuto.
Tuttavia, di fronte a quel piccolo cerchio dorato luccicante, il colonnello non poteva semplicemente andarsene ed ignorarla.

- Elizabeth, io sto andando a rassegnare le mie dimissioni - spiegò lui serissimo. - Credo sia meglio per entrambi, onde evitarci spiacevoli quanto inutili disagi, mettere più distanza possibile tra noi e le mura di questo istituto...

La Garland si morse il labbro inferiore.

- Ti prego, Richard - gemette lei. - Se anche lo ritenessi opportuno, sarò io a scomparire il più lontano possibile dalla tua vita... Ti chiedo solo di ascoltarmi, affinché tu possa comprendere le mie ragioni, e di non fraintendere dunque il vero motivo del mio rifiuto!

Il colonnello tacque, indeciso se ascoltarla o meno, ma alla fine si limitò ad annuìre con un lieve cenno del capo.
Elizabeth era la sola donna che egli avesse mai amato e che, nonostante tutto, sentiva di amare ancora con tutto il cuore.
Il minimo che poteva fare dunque, piuttosto che trarre da solo le proprie errate conclusioni, era ascoltare la verità dalla sua stessa bocca.

- Ci sono delle cose che tu ignori - cominciò la Garland. - La verità è che io non sono degna di diventare tua moglie, perché non sono la persona che tu credi...
- Ma che stai dicendo?
- Ascolta, Richard... Quante volte mi hai vista, durante le mie lezioni con le allieve? Quanto ti sei indignato, sulla discutibilità del mio modo di impartire la disciplina? E soprattutto, quanto potrebbe dirsi "felice" la tua vita, con me al tuo fianco?

Quelle domande lasciarono il colonnello di stucco.
La Garland appariva estremamente sincera, nelle sue preoccupazioni, e ovviamente prese a raccontargli tutto sin nei minimi dettagli. Nel giro di pochi minuti, ascoltando pazientemente ogni sua confidenza, il colonnello Wayne ebbe modo di ascoltare gli aspetti più tristi della signorina Garland... dalla voce di lei medesima.
Nata e cresciuta all'interno di una famiglia difficile, formandosi attraverso rinunce e privazioni, fino al compimento dell'età adulta.
Richard rimase oltremodo sorpreso.
Certo, se l'infanzia di Elizabeth era davvero l'inferno da lei descritto, non c'era da stupirsi che la poverina avesse poi inteso trasmettere lo stesso tipo di... "educazione" alle proprie allieve.

- Io non sono una donna in grado di dare o ricevere amore, Richard, è questa la sola ed unica verità - affermò lei, con grosse lacrime di costernazione che le rigavano il volto. - Ho fatto cose orribili, veramente orribili, imponendo le mie regole alle studentesse senza tenere conto dei loro sentimenti; ho applicato gli stessi metodi dei miei genitori, convincendo me stessa della loro efficacia nella formazione didattica, e mi sono trasformata in una donna spietata e priva di compassione...
- Però, se è veramente come dici, non è corretto che tu ti definisca insensibile!
- No, Richard, io non ho giustificazioni - ribatté la Garland. - Tu eri convinto di conoscere un'altra Elizabeth, una donna che invece non esiste, e io dovevo proteggerti dalla vera me stessa; non voglio vederti soffrire a causa mia, non potrei mai sopportarlo, anche a costo di rinunciare a te... perché anch'io ti amo!
- Elizabeth, ma tu...

Non potendo più trattenere la propria emozione, e non volendo fare scene penose di fronte a lui, la Garland corse fuori dalla stanza.
Il colonnello rimase immobile come uno stoccafisso, cercando di riflettere su quanto appena sentito, allorché l'ombra di un mesto sorriso comparve sulle sue labbra.

- Sono proprio uno stupido - mormorò. - E dire che Jeanie aveva capito tutto, laddòve io stesso invece nutrivo ancora dei dubbi, sul fatto che Elizabeth provasse qualcosa per me o meno... Se solo avessi immaginato!

Passandosi mentalmente una mano sulla fronte, rimproverandosi per la propria ingenuità, Richard Wayne si rese conto finalmente di ciò che doveva fare.
Elizabeth aveva sofferto troppo nella sua vita, manifestando sì un'eccessiva durezza con le proprie allieve... ma soprattutto verso sé stessa, rifiutandosi di riconoscere ed ammettere il lato più nobile e profondo del suo carattere.
Una donna veramente insensibile, infatti, non avrebbe mostrato certi scrupoli.
Che la Garland non fosse perfetta, come qualunque essere umano del resto, non era certo motivo di disprezzo o di commiserazione. Ora che aveva visto sia le luci che le ombre della sua Elizabeth, comprendendo fino in fondo che tipo di persona ella fosse, a maggior ragione non poteva certo lasciare New York... e lei.
Doveva restare.
Doveva convincerla che non aveva motivo di rimproverarsi così duramente, specie avendo trovato il coraggio per riconoscere ed ammettere i propri errori, ed accettare il fatto che anche lei aveva tutto il sacrosanto diritto di amare ed essere amata a sua volta.

- Ti amo, Elizabeth - mormorò il colonnello tra sé. - Sei una donna magnifica, anche se pensi di non esserlo, ed è per questo che non riuscirei mai a starti lontano; l'ho capito solo ora ma, adesso che lo so, non ti lascerò andare... Sei troppo importante per me, amore mio, sei tutta la mia vita!

Nel mentre che dava voce ai suoi pensieri, il colonnello strinse forte l'anello nella sua mano, sognando nuovamente il giorno in cui lo avrebbe messo al dito dell'unica donna che già possedeva il suo cuore.

 

( continua )

 

 

   
 
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