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Autore: Fabio93    23/07/2008    1 recensioni
Il pirata Michael Brown si vedrà costretto a combattere per riavere la propria libertà, e per farlo dovrà affrontare il temibile SoleNero. Un compito apparentemente semplice, ma il vero nemico emergerà dall'ombra insieme alle altre protagoniste della storia: le due spade...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31: Epilogo di una lunga storia


«Su, su, svegliatevi signorina!» disse una voce femminile entrando prepotentemente nel sonno della ragazza.
La giovane aprì gli occhi, sbattendo le palpebre, confusa, ma, prima che potesse formulare un qualsiasi pensiero, tutto fu invaso da una luce accecante che le strappò un gemito di sofferenza.
Dopo qualche secondo i suoi occhi si abituarono alla luce e lei potè spaziare con lo sguardo per la sua stanza da letto, alla ricerca della colpevole che l'aveva destata.
La colpevole era Maggie, un'anziana serva dai lineamenti molli, i capelli arruffati e la voce sorprendentemente squillante.
«Dovete alzarvi, signorina Isabella, è tardi!» avvisò quella sistemando le sfarzose tende della finestra che aveva appena aperto per svegliare la figlia del governatore.
In tutta risposta la ragazza grugnì e fece sprofondare il viso nel cuscino; la serva sbuffò e si sedette accanto a lei nel letto, mettendole una mano sulla spalla.
«Sapete che oggi è una giornata importante, non potete tardare!»
Quelle parole fecero irrigidire il corpo della fanciulla, fino a poco prima felicemente dimentica di ciò che la attendeva.
«Sì...lo so» mugugnò rigirandosi ancora nel letto per fissare il soffitto della stanza, decorato da accese pitture.
Quel giorno era il giorno dell'arrivo di Lord Anthony Murray, un nobile inglese al quale il padre intendeva darla in sposa, il quale aveva preannunciato il suo arrivo pochi giorni prima tramite una nave che precedeva la sua nel viaggio.
Inutile dire quanto la cosa risultasse spiacevole alla ragazza, ma le sue numerose proteste erano cadute nel vuoto, non poteva fare altro che rassegnarsi...
«Avanti, vi aiuto a vestirvi» propose la serva con tono incoraggiante e Isabella acconsentì pigramente, alzandosi dal letto.


Dopo essersi resa presentabile, Isabella si fece accompagnare fuori dalle sue numerose serve: era una giornata calda e soleggiata, rinfrescata da un forte vento che spirava da nord facendo frusciare le fronde degli alberi che attorniavano la reggia del Governatore.
Appena fuori dall'ingresso del palazzo stava il Governatore Courney, vestito di tutto punto che osservava la figlia avvicinarsi con un sorriso compiaciuto.
La ragazza invece osservò il padre, ma anche la carrozza scortata da quattro soldati a cavallo che stava dietro di lui, come un prigioniero osservava la forca.
«Isabella! Perchè quell'aria truce?» domandò il Governatore appena la ragazza lo raggiunse, ma ella non rispose, limitandosi ad osservare il cielo sgombro da nubi.
«Suvvia, figlia, è inutile che metti il broncio, ne abbiamo già discusso e sai bene che il destino che ti attende non può essere cambiato!» disse l'uomo con tono leggermente contrariato.
«Lo so, padre, è per questo che non mi sembra il caso di sprecare altre parole» rispose la figlia salendo poi sulla carrozza assieme alle serve.
Courney sbuffò e poi la seguì, a quel punto il conducente fece muovere i cavalli e la carrozza partì sobbalzando.
A velocità sostenuta i cavalli procedettero fino ad uscire dalla proprietà lasciandosela presto alle spalle per addentrarsi fra le strade affollate della città.
Isabella guardò con occhi spenti gli edifici del borgo scorrere fuori dal vetro della carrozza, coperti ulteriormente da delle ricercate tendine rosse.
Dopo una manciata di minuti, trascorsi in un teso silenzio, la carrozza arrivò al porto, procedendo per una decina di metri per poi arrestarsi nei pressi di un ponte d'attracco.
Proprio in quel momento i marinai erano impegnati a far attraccare un massiccio galeone, molto basso sull'acqua e che esponeva con fierezza i colori inglesi che sventolavano sull'altissimo albero maestro.
Mentre la ragazza osservava con aria ammirata la possente nave, dal parapetto della stessa venne calata una passerella dal quale scese un uomo vestito di ricchi abiti e con un lungo mantello verde.
«Siamo arrivati giusto in tempo» disse il Governatore prima che la scorta si affiancasse alla carrozza ed aprisse le porte per far scendere il gruppo.
Il nobile sceso dalla nave, accompagnato da un gruppetto di servi, si avvicinò a passi lunghi, mentre Isabella si sentiva soffocare, nonostante la fresca brezza marina le scompigliasse i lunghi capelli.
«È un piacere averla qui, Lord Anthony» esordì il Governatore.
«Ed è un onore per me poter presenziare qui davanti a voi» rispose quello con voce melliflua ed accennando ad un inchino; Anthony era un uomo alto e magro, con dei capelli nerissimi semi-celati dal largo cappello e dei baffi molto sottili.
Quello che più colpiva erano i suoi occhi color ghiaccio, apparentemente privi di qualunque calore umano.
Quegli occhi si spostarono su Isabella, esaminandone il bel volto e facendola rabbrividire.
«E voi dovete essere Isabella, giusto?» chiese l'uomo sfiorandole la mano con le labbra.
«È un vero piacere sapere che il mio futuro sposo sia dotato di un così ammirevole intuito» disse la ragazza, pronunciando "sposo" come se parlasse di un orribile insetto.
«Isabella!» la redarguì il padre «Perdonatela, è solo un po' nervosa» disse poi rivolto ad Anthony con un sorriso imbarazzato.
«Non preoccupatevi, capisco perfettamente...»fece per aggiungere qualcosa quando un'improvvisa esplosione scosse l'aria e la terra, facendo sobbalzare tutti i presenti.
Isabella si girò, impaurita: da un edificio vicino al porto si alzava una grossa e densa nube di fumo; immediatamente alla prima esplosione ne susseguirono altre di eguale potenza e la folla cominciò ad urlare e scappare invadendo il porto mentre la scarica di esplosioni continuava ad abbattersi sulla città.
In un attimo Isabella si ritrovò attorniata da una marea di gente urlante che scappava e spingeva da tutte le parti facendole perdere l'orientamento.
Improvvisamente dalle urla spaventate dei cittadini emersero le grida guerresche di degli individui che si facevano largo nella calca a suon di sciabolate, lanciando in giro granate che esplodevano con enorme fragore fra la gente.
«Pirati! Proteggete il governatore!» in un secondo la scorta di soldati si chiuse attorno a Courney scansando coi fucili chiunque si avvicinasse.
«Isabella!»urlò il padre tentando di oltrepassare i soldati che si allontanavano progressivamente dal porto, mentre la calca spingeva la ragazza nella direzione inversa.
Per quanto Isabella cercasse di raggiungere il padre la gente la spingeva via con troppo forza, la ragazza si sentiva del tutto impotente, come prigioniera di un incubo infantile, mentre il panico le attanagliava le viscere.
«Resistete!» urlò Anthony a pochi metri da lei, facendosi largo per soccorrerla, quando lei era ormai sicura di essere in salvo si sentì afferrare la gola da un braccio prima che un uomo la immobilizzasse stringendola con violenza contro il proprio petto.
«Lasciatela!» ordinò il nobile tentando di percorrere gli ultimi metri che lo separavano dai due.
«Mi rincresce ma le viene con me!» affermò il rapitore con voce stranamente familiare trascinando via la ragazza «Uomini! Abbiamo ciò che ci serve, andiamocene!»
Così com'erano apparsi, all'ordine dell'uomo, i misteriosi pirati sparirono come il vento nella pianura lasciando sul loro cammino le rovine fumanti delle case colpite dalle granate.


L'uomo si confuse velocemente fra la folla, allontanandosi in fretta dal porto mentre Isabella tentava di urlare, ma il braccio di quello la stringeva troppo forte per permetterglielo: aveva a stento aria per respirare.
Infine il rapitore la costrinse a montare su di un cavallo, nascosto in un vicolo, sempre stringendola nella sua morsa di ferro, per poi cavalcare via, lontano dalla città.
La cavalcata durò parecchi minuti, e si arrestò in un punto imprecisato fra i boschi delle colline che dominavano l'isola.
L'uomo si fermò in una piccola radura fra gli alberi, dove la luce penetrava a stento fra il fogliame; nella zona erano già presenti altri dieci uomini e rispettivi cavalli.
Isabella e il rapitore smontarono, e finalmente lui allentò la presa sul suo collo.
«Finalmente un po' d'intimit...!» prima che il criminale potesse aggiungere qualcosa Isabella gli rifilò un calcio nelle parti basse, cosa che lo fece piegare in due e le diede la possibilità di fuggire.
Prima però che potesse fare anche un solo passo fu acciuffata da un altro uomo, grande il doppio di lei, che le cinse la vita immobilizzandola come in un grottesco abbraccio.
«Lasciami!LASCIATEMI ANDARE!» strillò la ragazza con quanta voce aveva in corpo, menando calci e schiaffi all'impazzata, sperando di prendere colui che la tratteneva.
«Uomini, non fatele male...e tu, Isabella, puoi calmarti perchè non ti verrà fatto alcun male...» disse il capo dei banditi con voce strozzata, tuttavia quella voce fece scattare qualcosa nella memoria della giovane, che si immobilizzò all'istante.
L'uomo allora la lasciò andare, e lei, ancora col fiatone ed il cuore che batteva forte, osservò meglio il volto del rapitore.
Il capo si tolse il grande cappello nero che gli cingeva la testa, liberando i folti capelli neri che gli coprivano la fronte, osservandola con sguardo divertito.
«Michael!» urlò Isabella dopo un momento di sbalordimento, gettandosi al collo del pirata.
«Oh, questa accoglienza è certamente migliore della precedente...» disse il pirata ricambiando l'abbraccio.
«Scusami, non ti avevo riconosciuto...»
«No, scusami tu! Devi perdonare le mie maniere, ma era l'unico modo per strapparti dalle grinfie di tuo padre...»
«Scusarti? Semmai dovrei ringraziarti...»
Finalmente la ragazza si staccò dal pirata, osservandolo in viso...ed allora notò la benda nera che copriva uno dei suoi occhi.
«E questa?» domandò sfiorando col dito la pezza nera, sul viso del pirata passò un ombra di sofferenza, subito nascosta.
«Oh, il ricordo di uno scontro particolermante accanito» spiegò con fare leggero «Voi, lasciateci soli!» ordinò poi, rivolto agli uomini.
Immediatamente i pirati si allontanarono, lasciando i due soli nella radura.
«Oh, Michael, per quanto tempo ho desiderato il tuo ritorno!»
«Già...anche tu mi sei mancata>> disse il capitano, guardando altrove.
«Dove sei stato per tutto questo tempo? Ho chiesto a mio padre cosa volesse da te, ma lui non mi ha mai risposto»
«Ho dovuto servire l'impero, per la prima e l'ultima volta: giuro!» disse Michael con un sorriso amaro «Purtroppo...»
La frase rimase in sospeso, come se il capitano non avesse il coraggio, o il pudore, di proseguire.
«Cosa?»
«Ho dovuto combattere a lungo, per mantenere fede all'accordo fatto con tuo padre...e questo non mi ha portato altro che disgrazie e sofferenza» spiegò, toccandosi l'occhio bendato.
«Con ciò che mi rimaneva sono giunto da te...speravo che noi due potessimo avere un qualche futuro, ma per come stanno ora le cose...credo che questa mia visita debba essere vista come un addio» terminò con un filo di voce, Isabella spalancò gli occhi: possibile che ora che il suo amato capitano era tornato, dovesse già ripartire? E per mai più ritornare per giunta?
«No! Non puoi andartene ora! Mio padre vuole darmi in sposa ad un altro uomo! Non puoi permettere che accada!»
«Lo so...ma se venissi con me non ti aspetterebbe che miseria e povertà!» la parola povertà parve spegnere per un attimo la foga di Isabella, colpita quasi fisicamente da quell'affermazione.
«Non c'è via dunque...?» domandò con un sussurrò; Michael sbuffò e fece per scuotere la testa, poi parve illuminarsi come per un'improvvisa illuminazione.
«Ricordi quella volta, sulla collina? Prima che io partissi...»
«Come potrei scordarlo...»
«Ecco...parlasti di un tesoro, che tuo padre custodisce nella sua dimora...e che tu hai le chiavi»
La ragazza ammutolì improvvisamente.
«Vuoi rubare il denaro di mio padre?!» domandò incredula.
«Beh...tuo padre è molto ricco...ecco...quel denaro ci darebbe la possibilità di fuggire via da qui, non saresti più costretta a sposare quell'uomo» spiegò il pirata con un sorriso speranzoso, Isabella riflettè e, dopo qualche minuto d'incertezza, il suo viso si illuminò di nuova determinazione.
«Hai ragione, facciamolo...ma come?»
«Ci sarà un'occasione in cui si possa fare irruzione nella casa di tuo padre»
Isabella riflettè per qualche secondo.
«Beh, fra tre giorni, ci sarà una festa in onore di Lord Anthony...potrebbe essere l'occasione adatta?»
«Perfetto...ho già in mente un piano...lascia fare a me...»


Isabella sedeva affianco a Lord Anthony nella grande tavolata allestita dal padre, seduto a capotavola con le gote arrossate dal troppo vino, un po' per festeggiare l'arrivo del futuro marito della figlia, un po' per festeggiarne il ritorno a casa indenne.
Courney non si era infatti spiegato come fosse possibile che quei malviventi avessero lasciato andare la figlia senza torcerle un capello, comunque aveva mobilitato gran parte delle truppe dell'isola per scovare i furfanti, anche se senza risultato.
Isabella rise con aria frivola all'ennesima battuta del Lord, come del resto fece il resto del gruppo, composto da molti ricchi amici del Governatore ed anche da un ammiraglio e da un commodoro d'identità imprecisata.
Nonostante l'aria allegra la ragazza era sul punto d'esplodere: era ormai molto tardi, fra poco le donne avrebbero dovuto abbandonare il tavolo per lasciare gli uomini a discutere fra di loro...e sempre in quegli istanti il piano di Michael avrebbe avuto inizio.
Le aveva spiegato solo sommariamente cosa avesse intenzione di fare, raccomandandole di non uscire mai dalla casa.
Ancora una volta la giovane si sfiorò il collo con la mano: poco più in giù, nella ricca veste, erano nascoste le chiavi del tesoro del padre, chiavi con cui avrebbe acquistato la sua agognata libertà.
Improvvisamente la tavolata si zittì mentre un rombo sordo faceva vibrare l'aria.
«Cos'è stato?» «Un tuono?» Il Governatore fece per dire qualcosa per tranquillizzare gli ospiti, ma la sua voce venne coperta da veri e propri boati che si susseguirono velocemente rimbombando violentemente nella casa.
«Cannoni!» fece il commodoro scattando in piedi, fra i presenti si diffuse un mormorio spaventato.
«Signor Governatore, perdonateci, ma la situazione potrebbe richiedere il nostro intervento...» disse l'ammiraglio alzandosi dal tavolo, poi i due ufficiali si diressero a passi svelti verso l'esterno.
Intento nella sala molti altri si erano alzati per osservare fuori dalle ampie finestre ciò che stava accadendo: più in basso, nel porto, s'innalzavano massicce colonne di fumo, illuminate da lampi improvvisi provenienti da una nave il cui profilo era coperto dal fumo e dal buio.
A quel punto tutti i nobiluomini presenti si scusarono frettolosamente e si precipitarono fuori dalla grande sala: non potevano lasciare le loro ricchezze incustodite durante un attacco!
Isabella invece rimase incollata al vetro, ad osservare l'attacco al porto: il piano del capitano era appena iniziato!


Michael osservava la casa del Governatore appoggiato al tronco freddo di uno dei tanti alberi che attorniavano la tenuta, la cui ombra celava anche i suoi compagni.
Il capitano fissava con crescente ansia le finestre illuminate della casa, dove probabilmente gli ospiti di Courney probabilmente erano impegnati ad ingozzarsi.
Mentalmente Michael ripassava le tappe del suo piano, non che ci fosse bisogno di una particolare organizzazione per attuarlo, ma quantomeno poteva tenere a bada il freddo e la tensione.
Diede un rapido sguardo ai suoi uomini, accucciati come belve nel buio della notte, che aspettavano diligentemente il momento dell'azione.
Improvvisamente dei rombi di cannone irruppero nel silenzio notturno, rimbombando per l'intera città; Michael spostò lo sguardo sul porto, illuminato dagli spari delle batterie della Blue Terror.
Mentre osservava il cannoneggiamento dalla dimora del Governatore uscirono tutti gli invitati al banchetto, che montarono frettolosamente sulle loro carrozze, ansiosi di essere portati a casa.
Due guardie aprirono il cancello che bloccava l'accesso per la villa per far uscire le carrozze; Michael attese che si fossero allontanate un po' prima di agire.
«Giù le mani dal cancello!» ordinò alle guardie uscendo dal riparo della selva, mentre quelle si accingevano a chiudere i battenti; dopo un momento di sorpresa le due guardie si affrettarono a chiudere il cancello per impedire ai pirati di entrare.
Michael estrasse velocemente le sue due pistole, facendo fuoco con tutte le canne, per essere sicuro di colpire i bersagli: i due uomini furono sollevati da terra dalla rosa di proiettili e caddero a terra come bambole di pezza, senza emettere nessun suono.
Tuttavia il rumore degli spari fece accorrere tutti i soldati di guardia alla villa, già messi in allerta dai cannoni.
«Avanti uomini!» urlò Michael fiondandosi aldilà dell'inferriata assieme ai compagni, armati fino ai denti.
In un secondo l'aria si riempì di proiettili e di fumo, mentre l'odore della polvere da sparo asfissiava i combattenti intenti a spararsi l'un l'altro.
I pirati erano tuttavia in maggioranza, ed ebbero facilmente la meglio, anche se potevano essere certi che ben presto sarebbero arrivati i rinforzi.
«Jonathan!» chiamò il capitano facendo subito accorrere il ragazzino «Ti ricordi dov'è la polveriera?»
Il ragazzo annuì.
«Bene, allora prendi questa e prepara tutto per la festa» fece Spada Rossa porgendo al bambino una pistola, quello annuì ancora e, tenendo saldamente l'arma fra le mani, corse via, diretto alla polveriera.
Intanto i pirati sfondarono la porta d'ingresso, facendo irruzione nella lussuosa dimora del Governatore.
«Trovatemi il Governatore e sua figlia!» ordinò Michael facendo disperdere i pirati per la casa.
Il capitano si diresse verso i piani alti, dove c'era lo studio del Governatore e forse anche le camere da letto, accompagnato da Sean ed un manipolo di uomini.
Appena arrivarono al terzo piano trovarono Courney che scortava la figlia verso la sua stanza, accompagnati da un terzo uomo, che dedusse essere lo sposo di Isabella.
«Governatore! Da quanto tempo!» lo salutò il pirata, l'uomo, sentendo la sua voce, fece un vistoso salto di sorpresa.
«Voi!» fece poi riconoscendo Spada Rossa.
«Non provate a toccare Isabella!» intimò il terzo uomo avvicinandosi a Michael e facendo per estrarre una pistola, nascosta sotto le ricche vesti, ma il pirata lo precedette mollandogli un pugno sul naso, mettendolo al tappeto.
Subito dopo ne prese la pistola, caricandola ed avvicinandosi al Governatore.
«Avreste dovuto pensare meglio a come sbarazzarvi di me» disse con un gelido sorriso, poi con una mossa improvvisa lo colpì in testa col calcio della pistola, facendolo crollare a terra privo di sensi.
«Padre!» urlò Isabella, portandosi le mani alla bocca in segno d'orrore.
«Tranquilla, è solo svenuto» disse poi per calmare la ragazza, afferrandola per un braccio «Piuttosto, vediamo di sbrigare quella faccenda...»
Isabella fece un profondo respiro ed annuì, Michael le sorrise.
«Sean, imbavaglia il nostro amico Governatore e chiudilo in una stanza a caso» ordinò «Voi altri, con me» disse poi agli altri pirati.
«Facci strada, tesoro» fece poi ad Isabella.
La ragazza condusse gli uomini nei sotterranei della villa, facendo percorrere loro degli umidi corridoi in pietra che sembravano senza fine, fermandosi infine davanti ad una massiccia porta di legno.
La ragazza armeggiò con la veste, estraendone delle massicce chiavi di ferro che inserì nella serratura della porta, aprendola con un sonoro cigolio.
Essa portava in una piccola stanza, occupata interamente da grossi forzieri lignei, chiusi da grosse serrature.
Michael puntò la pistola sulla serratura del primo, facendola saltare con un gran clangore metallico; una volta alzato il coperchio il forziere rivelò al suo interno una moltitudine di sacchi di tela colmi di monete d'oro purissimo.
«Uomini, prendetene quanti più ne potete e gambe!» ordinò Michael arraffando alcuni sacchi, per poi fare dietrofront e dirigersi con la ragazza fuori dalla casa.
Nel cortile esterno i suoi uomini stavano ingaggiando una battaglia con i rinforzi delle precedenti guardie.
«Jonathan! Accendi il fuoco!» urlò con quanto fiato aveva in corpo.
«Sì, capitano!» gli giunse in risposta la flebile voce del ragazzetto che comparve poco dopo correndo a perdifiato.
«Gambe in spalla, compari!» urlò agli uomini, che abbandonarono la lotta per fuggire verso gli alberi che fino a poco prima li avevano nascosti e montando sui cavalli che avevano tenuto legati ai tronchi delle piante.
Proprio mentre si allontanavano dalla casa, una prorompente esplosione scosse la terra, illuminando l'isola a giorno con un'enorme fiammata e scuotendo gli alberi con lo spostamento d'aria.
Isabella, a cavallo con Michael, si lasciò sfuggire un urlo di spavento, girandosi per osservare le fiamme che avvolgevano la sua casa.
«Non ti preoccupare, l'incendio verrà domato, era solo per attirare l'attenzione» la rassicurò il pirata con voce calma.
Cavalcarono nella notte per molto tempo, fermandosi finalmente sulla spiaggia, dove trovarono ad attenderli delle scialuppe, più in là, a qualche centinaio di metri da riva, si scorgeva la sagoma nera della Dark Light.
«Avanti, caricate tutto sulle scialuppe e partiamo!» ordinò Michael, salendo sulla barcaccia mentre gli uomini la spingevano in acqua.
«Amore, asp...» fece Isabella muovendo qualche passo per salire a bordo...ma Michael la bloccò puntandole con una mossa rapidissima la spada alla gola.
«C...cosa significa!?»
«Mi dispiace, amore, ma le donne portano sfortuna a bordo di una nave!» si scusò Michael mentre gli uomini iniziavano a remare ed ad allontanarsi dalla riva.
Isabella rimase a bocca spalancata a guardare le scialuppe allontanarsi, infine si riscosse e, presa dall'ira, si mise a strillare con tutta la sua voce.
«Michael Brown!! Un giorno avrò la mia vendetta!!»
Michael fece un gesto di stizza con la mano, quasi a voler scacciar via le fastidiose parole della ragazza.
«Mi dispiace, dolcezza, ma sono troppo pirata per innamorarmi...» urlò il capitano salendo sulla Dark Light per mezzo di una scaletta calata dal parapetto.
Una volta sul ponte trovò Sean ad attenderlo.
«La Blue Terror si sta avvicinando di poppa, che rotta, capitano?» domandò con aria d'aspettativa.
«Ma che domande, rotta per Tortuga!» rispose Michael passando poi oltre per sporgersi dal parapetto, mentre le grandi vele della caracca si gonfiavano e la nave balzava in avanti con impeto, bramosa di libertà, sotto la guida del suo capitano che già volgeva gli occhi verso altri orizzonti ed altre avventure...


FINE



Diamine, ho davvero finito questa storia! Non credevo ci sarei mai riuscito...ho le lacrime agli occhi nel ripensare a tutti questi mesi di duro lavoro... E dunque, siamo giunti definitivamente all'epilogo, spero di aver prodotto un finale all'altezza delle aspettative (ben poco pretenziose, trattandosi di un mio racconto); lasciate un commento, se volete, e ditemi se ho faticato vanamente o meno. Grazie a tutti per aver letto fino in fondo "Le Due Spade"!
   
 
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