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Autore: telesette    05/05/2014    1 recensioni
[Fiocchi di cotone per Jeanie]
Tutte le sue convinzioni, frutto di un'intera vita costruita sull'impersonalità e sul rispetto ossessivo delle regole, stavano ora vacillàndo dinanzi alla superficie lucida e brillante dell'anello che il colonnello le stava offrendo. Miss Garland avrebbe voluto rispondergli di "sì", mettendo da parte il lato più cupo di sé stessa, ma era troppo abituata a credere nella logica e nella freddezza per dare ascolto ai propri sentimenti.
Sotto questo aspetto, infatti, era praticamente l'esatto opposto della piccola Jeanie.
Nessuno poteva sapere "come" e "perché" la signorina Garland fosse tanto acida e severa, verso le allieve ma soprattutto verso sé stessa, e ciononostante il colonnello attendeva speranzoso un "sì" dalle sue labbra...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente, l'istituto celebrava il trentesimo anno dalla sua fondazione.
Ovunque regnava un'atmosfera allegra e gioiosa, soprattutto perché le allieve potevano godersi una tanto sospirata giornata di vacanza, e la musica riempiva le sale e i corridoi assieme ai festoni colorati e alle coccarde che spiccavano notevolmente sul grigio amorfo delle pareti. Persino la direttrice, entusiasta al pensiero di prendere in mano uno strumento musicale, era riuscita a convincere l'orchestra di lasciarle strimpellare qualche nota col clarinetto... suscitando l'ilarità generale, con una serie di note stonate e tantissimo buonumore, all'insegna della sua profonda bonarietà ed autoironìa.

- Ah, sono proprio negata - ammise l'anziana donna, scusandosi col pubblico delle proprie stecche.
- Ma no, signora direttrice, senta che applausi - esclamò Jeanie, invitando i presenti ad incoraggiare la direttrice nel divertimento.
- Jeanie, piccola birbante che non sei altro - sorrise la direttrice, aggrottando simpaticamente il sopracciglio sinistro. - E sia, torturerò le vostre orecchie ancora un po', se proprio ci tenete!

La risata generale soffocò addirittura il rumore degli applausi.
Tuttavia, sola e in disparte da tutto quel chiasso, c'era comunque una persona che non se la sentiva proprio di festeggiare.
La signorina Garland non poteva esìmersi dal presenziare ad una ricorrenza così importante, pur non essendo certamente nell'animo adatto. Perciò, subito dopo aver tenuto il discorso introduttivo assieme alla direttrice, si era sistemata in un angolo dell'enorme sala ad osservare gli altri che si divertivano.
Purtroppo, né le risate o l'atmosfera vivace parevano in grado di scuoterla dai suoi tristi pensieri.
Quand'era ancora bambina, nella triste solitudine della sua stanza, le capitava spesso di sognare qualcosa di meraviglioso ed impossibile.
Pur non avendo mai potuto leggere un libro di favole in vita sua, cosa che i suoi genitori ritenevano appunto diseducativo, ricordava vagamente i sogni e le fantasie che la sua giovane mente infantile era comunque in grado di generare per istinto.
Nel sogno, accadeva più o meno così: lei prendeva parte ad un ricevimento, uno come tanti, pure se le era proibito ridere e divertirsi con gli altri invitati; ad un tratto, facendosi avanti lentamente tra la folla, un principe affascinante le veniva incontro; lei si sforzava di sorridergli e, non riuscendoci a causa del divieto di mostrarsi allegra in pubblico, il principe le prendeva dolcemente la mano cercando di insegnarglielo con un semplice sguardo...
Purtroppo ciò non sarebbe mai accaduto.
La Garland socchiuse gli occhi, sospirando tristemente all'ingenuità del suo sogno, quando una voce a lei familiare le domandò qualcosa.

- Posso avere l'onore di essere il suo cavaliere, gentile signorina?
- Richard ?!?

Elizabeth fu chiaramente sorpresa di trovarsi ancora una volta faccia a faccia proprio con il suo amato colonnello.
Dopo la loro ultima conversazione, pensava che questi si fosse convinto a non voler avere più niente a che fare con lei.
Invece era lì, davanti a lei.
Splendido nella sua uniforme, forse addirittura più del principe che tanto aveva sognato da bambina, ed era lì per lei.
Solo e soltanto per lei.
Il colonnello rivolse alla donna il suo militaresco inchino, sorridendole come solo un uomo innamorato avrebbe saputo sorridere, e per un attimo Elizabeth non poté fare a meno di chiedersi se costui era reale... o se invece si trattava di un sogno.
Un sogno troppo bello, per essere vero.
Anche dopo avergli spiegato la situazione, dopo avergli confidato tutte le ombre che la riguardavano, Richard Wayne riusciva ancora a guardarla con quello sguardo colmo di affetto e di tenerezza.

- Credevo... Ero convinta che tu fossi già partito...
- Potevo forse partire, lasciando qui la cosa più importante?
- Oh, Richard, cerca di capirmi - mormorò lei debolmente. - Io vorrei tanto essere diversa da quella che sono, una donna migliore, ma purtroppo non...
- Io invece sono convinto che non troverei alcuna donna migliore di te, nemmeno se mi ostinassi a cercarla - la interruppe l'altro.

La signorina Garland arrossì.

- Con le tue parole, Elizabeth, mi hai dato prova di quanto tu sia eccezionale - proseguì il colonnello sincero. - Avresti potuto non dirmi nulla, lasciandomi covare rimorso e sensi di colpa per tutta la vita, invece hai preferito dirmi chiaramente come stavano le cose!
- Ti chiedo perdono, Richard - si scusò ancora la Garland. - Se mi fossi comportata correttamente con te fin dall'inizio, anziché umiliarti con i miei timori, tu non...
- Lo so, ho capito - la interruppe di nuovo l'altro. - Se tu fossi veramente la donna insensibile che dici di essere, non avresti alcun motivo di preoccuparti per il mio bene o per la mia felicità... Non c'è amore più grande di questo, te lo assicuro!
- Ma...
- Anch'io devo chiederti scusa, per aver creduto anche solo per un istante che tu non mi amassi, ma non ho intenzione di commettere un errore ancora più grave!

Ciò detto, il colonnello sollevò il braccio in direzione dell'orchestra che suonava.
La musica cessò di colpo, lasciando la folla perplessa e confusa, allorché il colonnello si scusò con i presenti spiegando loro di avere un annuncio importante da fare.

- Oggi, la scuola celebra il trentesimo anniversario dalla sua fondazione - cominciò. - Un giorno che ci riempie tutti di orgoglio e di commozione ma, se il destino non mi avesse portato a diventare membro del consiglio amministrativo di questo istituto, io non avrei mai avuto modo di conoscere una persona veramente straordinaria; una persona che si è sempre adoperata per insegnare, al prezzo di enormi sacrifici, sopportando il peso di grandi rinunce e privazioni; una donna straordinaria che, nella sua severità, non ha mai dimenticato l'importanza del cuore e dei sentimenti assieme al rispetto e alla disciplina... la stessa donna che oggi, con la benedizione di tutti i presenti, io Richard Wayne, colonnello degli Stati Uniti d'America, ho l'onore di chiedere in sposa!

La dichiarazione del colonnello fece scendere un improvviso silenzio nell'intera sala, rotto solo dagli applausi concitati della piccola Jeanie, per poi suscitare uno scrosciare ininterrotto di congratulazioni e battere di mani all'indirizzo del colonnello e della signora ammutolita al suo fianco. Per nulla intimorito da quella confusione, il colonnello tirò dunque fuori nuovamente dalla tasca il suo anello e interrogò la Garland con lo sguardo.
Costei era chiaramente commossa, troppo confusa per esprimersi a voce, ma il suo lieve cenno del capo era più che eloquente.

- - pensò.

Gli occhi della donna avevano preso a brillare per l'emozione, tanta era la felicità che stava provando in quel momento, e per la prima volta sorridere le riusciva così naturale da dimenticare persino il "perché" si era sempre detta trovarlo tanto difficile.

- Sei veramente sicuro, Richard - sussurrò lei appena. - Non cambierai idea?
- Mai - rispose l'altro, altrettanto sottovoce, nell'infilarle l'anello al dito. - Non ti libererai di me così facilmente, neanche se mi sculacciassi con il frustino!

La Garland osservò il luccichìo dell'anello al proprio anulare, convincendosi definitivamente che non si trattava di un sogno, pure se non trovava parole sufficienti per esprimere la sua gioia immensa.
La gente attorno a loro, oltre a non smettere più di applaudire, continuava a levare al cielo grandi benedizioni.
Era come se, trasformandosi da celebrazione scolastica a cerimonia di fidanzamento, l'entusiasmo generale si fosse moltiplicato a vista d'occhio.
Grandi erano le lacrime di commozione, soprattutto quelle della direttrice, e ovunque la gente traeva fuori i propri fazzoletti.
L'orchestra riprese a suonare, questa volta una marcia nuziale, e a quel punto la Garland sentì le gambe vacillàre per l'improvvisa mancanza di equilibrio. Fortunatamente Richard fu pronto a sorreggerla garbatamente, in modo che l'altra si riprendesse, e anzi le porse la mano come a voler suggellàre il suo impegno come marito.

- Dimmelo Elizabeth - esclamò. - Di' che sarai mia moglie, nella buona e nella cattiva sorte, e che porterai questo anello assieme al mio amore!

La donna annuì di nuovo, prendendo la mano dell'amato.

- Lo prometto - disse.

Il colonnello sorrise raggiante, baciando la mano dell'altra, tenendola per qualche istante all'altezza del petto.
Ormai, non vi era più bisogno di aggiungere altro.
Laddòve la parola e il pensiero, fuse per diventare un'unica cosa col sentimento reciproco, si erano fatte note dolcissime, entrambe riecheggiàvano assieme agli applausi e alle grida festose dei presenti.
Richard ed Elizabeth si scambiarono la promessa definitiva, guardandosi semplicemente negli occhi.
Entrambi felici.
Entrambi innamorati.
Entrambi desiderosi di vivere l'uno accanto all'altra, per ogni giorno che sarebbe stato loro concesso, in una realtà persino più bella del più bello dei sogni.

- Sei tu un uomo straordinario, Richard - fece la Garland con un sospiro. - Spero solo di essere all'altezza delle tue aspettative...
- Per me, lo sei già - ammise lui candidamente.

La Garland sorrise.
Dentro di sé, infatti, cominciava a credere anche lei che l'altro avesse ragione.

FINE

   
 
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