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Autore: elizabethprandi    07/05/2014    1 recensioni
“Siamo già alla seconda vittima di stupro avvicinata nel medesimo modo della prima. Sono quattro i ragazzi in questione e si precipitano sempre verso ragazze ubriache e indifese, appostandosi in luoghi vicino a discoteche. Continuano le indagini.”
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Tornai a casa e appena chiusi la porta feci un respiro di sollievo sapendo di essere salva.
Salii e prima di entrare in camera mia decisi di andare in quella degli ospiti per controllare se Serena stesse bene.
“Mik, eccoti finalmente!” si alzò venendomi in contro.
“ti sei ripresa?” sorrisi leggermente
“mi sono fatta una doccia fredda ma ora ho un mal di testa allucinante” rispose sedendosi di nuovo sul letto massaggiandosi le tempie
“immagino.”
“con quei ragazzi? Hai risolto?” era preoccupata e si vedeva
“certo, non mi hanno fatto nulla, e non ci daranno più fastidio” dissi con tono poco convinto.
“ma che ti hanno detto?”
“nulla, mi hanno chiesto se sapevo chi fossero, tranquilla è tutto ok” cercai di tranquillizzarla.


Quel ragazzo aveva solamente detto “ci si vede” niente di personale, anzi molto generale, spero l'abbia detto così tanto per dire.

Erano passati 5 giorni da quella sera, andavo a scuola ed ero all'ultimo anno finalmente, come sempre tornavo a casa, i pomeriggi a studiare e uscire con amici e del ragazzo nemmeno l'ombra fortunatamente, ma non ero tranquilla, non so perchè.
Avevo chiesto a Serena se poteva rimanere a casa mia almeno finchè quel bruttissimo periodo non sarebbe finito, giusto fino a quando mio papà non fosse tornato a casa da quel viaggio di lavoro di due mesi.

“oggi facciamo un giro? Non mi va di stare in casa” chiese Serena annoiata sul divano
“ok vado a prepararmi” risposi anche se avrei preferito stare in casa.
Salimmo in macchina con destinazione a me sconosciuta, ci saremmo fermate appena ci colpiva qualcosa.

“passiamo un attimo in biblioteca che voglio prendere un libro” squillò Serena distraendomi da qualche pensiero.
“va bene”l e sorrisi
“ti aspetto in macchina” dissi una volta arrivate.
Scese dirigendosi verso la biblioteca; indossai le cuffie e misi un po' di musica dal mio i-phone guardando fuori dal finestrino
Dopo pochi minuti sentii la porta chiudersi pensando fosse Serena.
“oh alla buon'ora” mi girai rimanendo sbalordita alla vista del ragazzo moro che sorrideva maliziosamente, cavolo che occhi.. pensai subito dopo.
“ancora tu, che vuoi?” istintivamente cercai di sfilare le chiavi dalla “toppa” visto che Serena le aveva lasciate qui, ma prontamente mi bloccò il braccio
“non farlo dolcezza”
Mi venne in mente un'altra soluzione e cercai di uscire dalla macchina ma era troppo veloce e la chiuse velocemente dall'interno, ero in trappola.
“tranquilla, non voglio farti del male piccola”
“dove vuoi portarmi?” chiesi sempre più agitata
“vuoi stare tranquilla?” rispose evitando la mia domanda
“no non sto tranquilla, ma che cazzo fai!” sbottai all'improvviso
“non provare più a rispondermi ok?” alzò la voce avvicinandosi al mio viso, non risposi sconcentrata da tutta questa situazione allucinante se non quasi impossibile, uno sconosciuto che entra in macchina portandoti via, nemmeno nei film di fantascienza succede ciò.

Ma Serena? Dove diavolo era? Spostai lo sguardo sperando di vederla uscire da quella biblioteca.

“la tua amica per ora non uscirà da li, tranquilla, è in buona compagnia” continuò “a proposito io sono Bart piccola” la prima cosa che mi venne in mente furono i Simpson, ma non era il caso di pensare a loro, nonostante amassi quel cartone.
“bene Bart, puoi lasciarmi andare? Visto che non ho idea di chi tu sia.” sottolineai il suo nome cambiando tono, non ce la facevo più, anche se avevo una paura tremenda non riuscivo a stare zitta.
“abbassa i toni!” notai nei suoi occhi rabbia, tanta rabbia.
Accese il motore e partì, dio, mi vennero in mente mille pensieri, e ora? Dove mi porta? E se mi stupra? Si sicuro, è il suo lavoro, e poi mi ammazzerà per non lasciare tracce. Cazzo, è un incubo.

 

“tu sei?” domandò, ma non risposi continuando a guardare fuori dal finestrino
“ti ho fatto una domanda!” appoggiò la sua mano sulla mia coscia stringendola leggermente
“Mi” “Sara” mentii correggendomi subito
“bene Sara, mi piaci, aggressiva, sarà più difficile ma mi piace”

Sarà più difficile? Ma di cosa sta parlando? La macchina si fermò e scesi, non avevo idea di dove fossi, sembrava solamente un'altra parte della città, ma non la conoscevo.
Non potevo stare con lui, chissà dove mi avrebbe portato.
“seguimi” disse e notando che non controllava se gli stessi dietro, dopo alcuni metri cercai di indietreggiare allontanandomi sempre di più da lui. Cosa diavolo mi era venuto in mente?
“dove credi di andare piccola?” non risposi, mi girai e iniziai a correre più veloce possibile verso un posto per potermi nascondere; cosa cazzo stavo facendo? Ripetei per l'ennesima volta, sono scema, una stupida, ma non potevo permettere che quell'essere mi mettesse le mani addosso, è malato.
“sto parlando con te!” sbottò afferrandomi il polso, quanto era veloce? Troppo, troppo per me.
“scusa” sibilai guardando un punto qualsiasi che non fosse lui
“non farmi arrabbiare”
“la mia amica mi aspetta” presi coraggio e risposi
“può aspettare ancora un po' no?”
“direi di no” dissi maledicendomi di avergli risposto in modo aggressivo un'altra volta e infatti mi guardò con occhi pieni di rabbia stringendo una mano a pungo chiuso.

Notai in lontananza un taxi dall'altra parte della strada, così con uno scatto attraversai dirigendomi verso esso.
“ancora scappi?” urlò rimanendo fermo
“tu sei mia, non rendere le cose più difficili piccola!” non risposi avvicinandomi sempre di più al taxi camminando.
“non mi scapperai più!” salii e me ne andai, quando passai davanti a lui lo guardai, era incazzato nero, penso che se mi trovasse di nuovo non l'avrei passata liscia. Dovrò stare più attenta.

“Tu sei mia” ripensai, era davvero malato quel ragazzo. Ne ho sentite di storie del genere, ma non pensavo fosse psicologicamente possibile innamorarsi, o meglio ossessionarsi di una persona così facilmente; sarà sicuramente stato uno sguardo o un gesto sbagliato che gli avrà scattare qualcosa.



Tornai a casa e spiegai a Serena tutto quello che era successo e mi disse che un ragazzo molto carino l'aveva fermata in biblioteca per qualche consiglio; sicuramente faceva parte del gruppo, ma ubriaca com'era quella sera non avrebbe mai potuto ricordarlo.
Era tutto organizzato, non è stato un caso e questo mi spaventava ancora di più.

“Serena..” dissi titubante
“dimmi” rispose tranquillamente preparando la cena
“chi ha riportato qui la nostra macchina?” continuai a guardare fuori dalla finestra
“ma che dici?” disse sorridendo istericamente avvicinandosi alla finestra
Non può essere, ora sapevano anche il nostro indirizzo.

Non avevo intenzione di rimanere chiusa in casa a vita, l'unica cosa che potevo fare era uscire in compagnia e a piedi, sembrava la cosa più sicura per adesso.
La sera essendo sabato acconsentii di uscire nonostante quello che fosse successo il pomeriggio; io e Serena ci saremmo incontrate con due compagni di classe, essendo ragazzi mi sentivo più al sicuro in caso fosse successo qualcosa.
Camminavamo tranquilli per il centro quando Carlo e Lorenzo notarono in lontananza qualcuno che si stava picchiando e decisero di avvicinarsi di corsa con Serena al seguito
“no aspettate, non lasciatemi da sola” dissi cercando di raggiungerli anche se ormai erano lontani.
Camminai nella loro direzione ma mi sentivo qualcosa o meglio qualcuno addosso.
“ciao piccola” sentii il suo respiro sul mio collo.
Aprii ancora di più gli occhi al suono di quelle parole, quella voce, ero sicura fosse lui e non mi girai, continuai a camminare guardandomi intorno, cercando un posto pieno di gente in cui poter scappare.. bar sulla sinistra, perfetto.
Mi ci fiondai dentro anche se sapevo che Bart non mi avrebbe lasciata andare, mi girai e stava camminando tranquillo sorridente.
“ti prego, se un ragazzo ti chiede di me digli che sono uscita dal retro non che sono in bagno” dissi al barista che mi guardò terrorizzato, non gli diedi il tempo di rispondere che mi ero già chiusa a chiave nella stanza.
Appoggiata al muro mi lasciai cadere portando le gambe al petto sperando di non dover avere più a che fare con lui.
“dov'è la ragazza?” lo sentii
“ti ho chiesto dove cazzo è la ragazza!” alzò la voce, ero in panico, non sapevo che fare.
“non dire cazzate” ruppe qualcosa, sentii il rumore di vetro frantumarsi a terra;
“in.. in bagno” rispose e sentii perfettamente.
No cazzo, no cazzo. Mi strinsi ancora di più in me stessa sapendo che ci avrebbe messo del tempo per aprire la porta.
“perchè non apri Sara?” sbatté le mani contro, sempre più forte
“ti conviene aprire!” urlò
Decisi di aprire, non volevo nemmeno immaginare la scena che si stava svolgendo al di la di quella porta che ci divideva
“oh brava dolcezza” feci passi indietro
“stasera dobbiamo uscire insieme” mormorò avvicinandosi
“sono le dieci, potevi pensarci prima” mi odio, mi odio, perchè continuavo a rispondere così? Come se la situazione me lo permettesse. Sospirò.
“in realtà ero passato a casa tua ma te ne eri già andata, lavati la faccia io ti aspetto fuori, se non esci ti vengo a prendere.” mi puntò il dito contro e se ne andò.
Mi lasciò del tempo, mi sciacquai ma rimasi dubbiosa sul da farsi così continuai a camminare avanti e indietro in quei tre metri.
“sei pronta?” ridacchiò
“mm no” risposi per avere ancora del tempo per pensare, non potevo fare nulla così aprii la porta.
“bene ora possiamo andare” si incamminò verso l'uscita
“ti conviene seguirmi se non vuoi che finisca male” sbottò, presi coraggio e lo seguii fuori dal bar scusandomi con il barista, femminuccia.

  
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