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Autore: Daeva    23/12/2004    1 recensioni
Un racconto breve (ma intenso XD) sul rapporto tra Ritsuko e Gendo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gendo Ikari, Ritsuko Akagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insensitive

2008 A.D.

Posò i suoi occhi su di lei, pigramente.
Adesso se la ricordava.
Sì, in divisa scolastica. I suoi capelli allora avevano un colore diverso. Ed anche un taglio diverso.
Adesso non le piaceva molto. Aveva sempre considerato il biondo come un colore volgare.
Ma addosso a lei, era un colore freddo.
Era una persona fredda, in effetti.
Forse era questo ad aver creato un feeling tra di loro.

..Un feeling?

Quello non era assolutamente niente.

-Mi guardi?..-
Era poggiata con la schiena al muro.
Dalla parte opposta, lui era seduto alla sua scrivania.

L'aveva incontrata quella mattina, e gli aveva sottoposto un suo studio.
Era già seccato. Cosa voleva questa tizia da lui?
Gli porse la sua tesina, poggiandogliela sulle mani, e lui ebbe un'orribile sensazione.
Lesse l'intestazione, col nome dell'autrice.
La guardò stupito -..Akagi?-
Lei sorrise -Sì, non si ricorda di me? Qualche volta sono passata al laboratorio, da mia madre.-

-Sinceramente non mi ricordo...-
-Ah, forse è perchè ho cambiato colore ai miei capelli...- aggiunse imbarazzata -Ma basta parlare di me... Le sarei grata se mi desse un parere sul mio lavoro.-
-Non può chiederlo a sua madre?-
-Preferirei fosse lei ha darmi un'opinione. Dopotutto, lei è il Direttore, no?-
-...-
-Già.-

Era iniziato così.
Senza la presunzione di nulla.
Sarebbe potuto anche finire tutto lì.
Ma lui aveva una pessima abitudine. Giudicare le persone per il loro cervello.

Una pessima abitudine che si portava dietro non da molto tempo in verità. Ma quanto bastava per renderlo fin troppo vulnerabile.

Tutti mi cercano, ma solo per sfruttarmi...
A chi può interessare qualcuno come me? Chi potrebbe mai obbedirmi?
Se non avessi questa stupida facciata da "Direttore" -alibi sublime- nessuno mi sopporterebbe più del necessario.

Ma perchè lamentarsi di queste stupide persone?
Dopotutto, anche lui sfruttava gli altri no? Anche lui li giudicava per la loro posizione.
Anche lui li sopportava a malapena. Gli altri esistono per questo, no?
Essere sfruttati, usati.
E' comunque dargli un'utilità.
E' dargli un valore. Non è più che sufficiente?
Dovrebbero essergliene grati.
Come osano pretendere altro da lui?..

-Ho letto la sua relazione, è molto interessante...-
-Mi fa molto piacere.-
-Ha già pensato a qualcosa per il suo futuro? Sembra una ragazza intelligente.-
-Lo sono.-
Gendo le sorrise.
-Dunque?..- insistette.
-Beh...- lei strinse le mani, abbassò lo sguardo -Ovviamente spero di entrare in qualche laboratorio importante... Poter sfruttare le mie capacità..-
-Certo, è giusto.-
-...Il mio sogno sarebbe poter entrare nel Gehirn.-

Aah...Voleva una raccomandazione.

-...Ma per me un posto vale l'altro...L'importante è poter mettere a frutto i miei studi.-
-Capisco. Le auguro buona fortuna. Le sue teorie sono effettivamente avvincenti...Sicuramente farà strada.-
La ragazza sembrò raggiante.

Tutto qui? Neanche un pò di delusione perchè non le ho chiesto di entrare nell'Organizzazione?

Balzò in piedi stringendo orgogliosa la sua relazione, per poi stendere la sua mano ad Ikari.
Lui le tese la sua, senza sinceramente aver capito nulla della situazione.
Una stretta energica, fiduciosa -La ringrazio. Tengo molto al suo parere...-

Certo, sono il Direttore...

-..Sà, l'ho sempre guardata con ammirazione...Insieme a mia madre, intendo.-
-Mi fa molto piacere, grazie.-

Chiudiamo qui. Era finita, no?

La rincontrò di nuovo la sera stessa.
Se ne stava appena andando dal Gehirn.
Si sentì raggiunto da piccoli passi rapidi.
Era ancora lei.

-Ah, Ritsuko Akagi. Buonasera. Che ci fa qui?-

Ma il suo sguardo era diverso.
-Direttore Ikari...- il tono di voce era terribilmente caldo...
E il suo alito...Terribilmente dolce...Alcolico.
-...Si è ubriacata? Mi stia lontano.-
-La prego...-
-Insomma..Cosa..?-
-La supplico...Mhh...-
-...Siamo in mezzo a una strada, signorina...-
-Faccia qualcosa...-
-Ah...-
-..Faccia qualcosa del mio corpo...-

Non si era mai considerato un uomo particolarmente forte. Un uomo particolarmente deciso.
Dava quell'impressione, ma lui che si conosceva, sapeva che era un pessimo essere umano.
Quel poco di buono che aveva si era dissolto durante un esperimento.
Perso quel qualcosa di buono, si era chiuso in sè.
Impenetrabile, inaccessibile, giustamente trattenuto.
Si considerava perfetto in questo. Finalmente si considerava dignitoso. Un essere umano dignitoso.
Ma era solo apparenza. Si stava quasi convincendo che quell'apparenza fosse le realtà, ma così non era.

Quella ragazza fu un altro errore.

Forse le piaceva davvero, essere trattata così.
Come carne. Semplice carne.
E' divertente trasformarsi in macellai.
Non amava affatto quella donna.
E quella donna non lo amava affatto.
Si era reso conto da subito che non lo stava considerando affatto come Gendo Ikari.
Lo stava considerando il Direttore.
Stava scopando con il Direttore. Scopava un collega di sua madre.
Forse scopava sua madre stessa, chi può dirlo.
Le donne sono così contorte...

E te ne accorgi lì, in quei momenti in cui gli esseri umani si trasformano in creature viscide, voluttuose, umide.
Non è niente, non è niente.
Non c'è amore, c'è solo carne.
Non ci sono sentimenti, ci sono solo umori.
E anche lei lo sapeva. Era per quello che si stava facendo scopare così da lui, no?
Così, stupidamente.

-..Mi guardi?-
-Sì, ti vedo.-
Lei si alzò, sollevandosi da terra.
Si avvicinò a lui, gli si inginocchiò di fronte. Distese la testa bionda sulle sue ginocchia -Mi è piaciuto molto.-
-Sì, è stato discreto.-
Si baciarono per convenzione.
-Ripasserò. E' possibile?-
-Non sarò sempre disponibile. Sono molto indaffarato, spero capisca...-
-Sì, certo.-
-Senti, Ritsuko Akagi...-
-Sì?..-

Era stato un errore. Se ne sentiva già in colpa.
Dopotutto, il suo unico punto debole, era che si innamorava dei cervelli, non delle persone.
Lui si innamorava col cervello, non col cuore.

Come osavano pretendere altro da lui..?

-..Le andrebbe di entrare a far parte del Gehirn? L'organizzazione in cui lavora anche sua madre intendo...-
Ritsuko rimase stupita -Oh... Crede che io...- arrossì.
Gendo si fece dubbioso -Non intendevo quello...Sì, la mia proposta in questo momento le sembrerà equivoca ma... Sono davvero interessato alle sue capacità.-
-No, davvero, se crede che io abbia fatto sesso con lei per questo io...-
Gendo la afferrò per le spalle -La prego. Accetti.-

******

2008 A.D.

Fin da quando era adolescente, era sempre stata attratta da quell'uomo.
Forse solo perchè lo vedeva insieme a sua madre, e la invidiava.
Sua madre non le aveva mai fatto conoscere suo padre.

Un errore. Era stato un errore.

Sicuramente considerava anche lei un errore, ne era certa.
Per quello si dava così da fare. Per questo andava a trovarla spesso al laboratorio.
Lei voleva bene a sua madre. La stimava. E sapeva che anche sua madre, a modo suo, le voleva bene.
Altrimenti non l'avrebbe messa al mondo.
Altrimenti non avrebbe diviso la sua stanza all'Università con lei.
Chi le impediva di abortire? Aveva abortito suo padre, poteva farlo anche con lei.

I figli sono le nostre aspirazioni. I nostri desideri. Disgraziatamente, sono una parte di noi.

-Amo mia madre, ma non riuscirò mai a capirla...-
Non voleva capire nessuno. Era faticoso.
Era già ambiguo sforzarsi di comprendere sè stessi...

Un giorno lo intravide nei pressi della sua Università.
Non l'aveva mai visto a Tokyo, si chiedeva che ci facesse lì.
Era passato molto tempo, si sarebbe ricordato di lei?

-Buongiorno. Si ricorda di me?-

Quello sguardo. Quello sguardo era terribilmente gelido.
Forse aveva sbagliato persona. Si vergognò di sè stessa.

..Ma perchè? Coraggio, Ritchan.

-..Scusi?-
Aveva sotto braccio una relazione di postgenomica che avrebbe dovuto presentare al suo docente.
Che scusa perfetta.
-Volevo mostrarle questo.-
Lui la guardò distaccato, tuttavia allungò la grande mano scura.
Ritsuko sentiva già di desiderare quelle mani su di lei.
Su di lei, a scavarla...
Lui si stupì, leggendo l'intestazione -..Akagi?-
Già, proprio così. Akagi.
Era la figlia della dottoressa Akagi.
Si sentì triste. Non è bello sentirsi identificati perchè si è figli di qualcun'altro.

Io non sono mia madre...Non vede, ho i capelli di un colore differente.

-Ma basta parlare di me.. Le sarei grata se mi desse un parere sul mio lavoro.-
Sì, gli avrebbe dato un'occhiata stasera. Adesso era molto indaffarato. Doveva andare.
-Allora, arrivederci, Ritsuko Akagi.-

Lei lo voleva.
Non le importava niente, assolutamente niente.
Non si chiedeva se lo amasse o meno, non si pose il problema di come si sarebbe sentita, di come si sarebbe guardata allo specchio.
Lei sapeva che sua madre aveva una predilezione per quell'uomo.
Di conseguenza, anche lei voleva avere una predilezione per lui.
...Mamma sarebbe stata d'accordo?

La prima volta che lo vide, da bambina, le fece paura.
Fortunatamente le sorrise, e lei si rincuorò.
Si mise davanti ad uno specchio il giorno dopo, e tentò di sorridere come lui.
No, lei era troppo graziosa. Non aveva l'orgoglio e la superbia in sè, come in quell'uomo.

Sarebbe stato bello averlo come padre... Se...
Non tutti gli uomini possono essere padri. E naturalmente, ciò che si può pretendere da un uomo, non si può pretendere anche da un padre.
Ma ciò che si vuole da un padre, quello sì, si poteva avere anche da un uomo.

Per un momento si sentì vicina a Misato.
Vicina col cuore.

La incontrò la sera stessa, dopo il colloquio con Ikari.
Non poteva aspettare un suo cenno, andò da lui quel pomeriggio, dopo le lezioni, col cuore in gola.
Pregò di non incontrare sua madre.

..Ha letto la mia relazione. Gli è piaciuta... Gli sarò piaciuta anch'io?...

-Oh..Ritsuko..? A che pensi?-
-Non distrarre Ritsuko dai suoi pensieri. Lei è una persona intelligente, Katsuragi.-
-Kaji, queste tue osservazioni potresti anche tenertele per te!-
Ritsuko sollevò la testa verso i due. Che strani che erano.
Ma un pò li invidiava. Erano così sinceri, spontanei. Lei avrebbe mai potuto essere spontanea con qualcuno? Non lo era neanche con sua madre...

Neanche con sè stessa...

-E' che mi dispiace vederla sempre così triste...-
-Misato, io non sono affatto triste...-
La ragazza si voltò verso di lei -Oh! Allora sei tra noi, Ritsuko!-
Lei sorrise -Ne dubitavi?-
Kaji le sorrise.
-Avanti, stasera mi sento euforica. Pagherò da bere per tutti!-
-YAY! Ti adoro Ritchan!-
-..Ritsuko, tu bevi? Stai diventando una ragazza viziosa. Non ti basta il fumo?-

Una ragazza viziosa.

Non sà neanche come. Arrivò alla sede del Gehirn.
Voleva solo vederla da fuori. Era così tardi. Era così silenzioso. Era magnifico.
Intravide, come per miracolo, il Direttore Ikari uscire da una porta scorrevole, col camicie addosso, raccomandandosi con le guardie di turno.
Come una ladra, iniziò a seguirlo.
Iniziò a corrergli incontro.
Le guardie la videro. Se ne fregò.

Ikari... Ikari... Direttore Ikari...

Come per incantesimo, lui si voltò -Ah, Ritsuko Akagi. Che ci fa qui?-

Non poteva rifiutarla. Quella notte, qualcosa di magico, nell'aria.
Suoni, profumi, sensazioni, tutto amplificato.
-Direttore Ikari...-
Si sentì una strega che pronunciava un sortilegio.
Si avvinghiò a lui, disperatamente.
Senti? Ti voglio. Ti voglio.
Prendimi, anche se non vuoi.

Non mi importa. Non mi importa davvero, sai?

Solo prendimi. Prendimi. Prendimi.
Sono io che te lo chiedo. Che c'è di male?
Ho tanto caldo dentro, il caldo dell'alcol. Ma fuori ho così freddo. Tanto freddo di fuori.
E forse anche un pò dentro.
Molto dentro.
Se non mi fossi scaldata prima, con l'artificio del whisky...
Freddo. Come i tuoi occhi. Adesso riesco a sorridere come te, sai?
Ci riesco. Fredda. Insensibile.

Come te.

Ti prego, prendimi.
Fammi sentire utile. Fammi sentire cattiva. Fammi sentire terribile.
Fammi sentire figlia, madre e amante.
Qualunque cosa purchè...

...Finito.
L'avevano fatto per terra, sul pavimento, come animali.
Cosa avevano fatto? Non ne aveva idea.
Ma era stato terribilmente adorabile.
Forse perchè non c'era amore. Non c'era rispetto. Non c'era assolutamente niente.

Tranne il rimpianto di essere ancora vivi. E la vigliaccheria di non voler morire.
Ma è giusto così.
E' giusto che il criminale non espii la sua colpa, quando la sua vittima è troppo forte per morire.

Guardami.

-Ripasserò, è possibile?...-
Lui si era già pentito. Si sentiva in colpa?

Io non mi sento in colpa, Direttore. Lo rifarei di nuovo.
Se non mi sento in colpa io, perchè dovrebbe farlo lei?

-..Le andrebbe di entrare a far parte del Gehirn? L'organizzazione in cui lavora anche sua madre intendo...-
-Oh...-
Aveva frainteso? La credeva davvero così meschina? Credeva davvero che avesse avuto bisogno di lui per il suo futuro?
No, ha sbagliato, ha sbagliato tutto, mi perdoni. Cancelli tutto questo dalla sua mente.
Non ne ho bisogno, davvero. Non la sua pietà, per favore.

Gendo le posò le mani sulle spalle. Delicato, ma deciso.
-La prego. Accetti.-
Ritsuko sorrise, un pò intontita. Le sue mani, di nuovo, su di lei. Le sue calde braccia, di nuovo, su di lei.

-Sì, volentieri... E' sempre stato... Il mio sogno...-



NOTA: E' opinione comune limitare a Gendo e la sua mania di sfruttare l'altrui bravura la causa della relazione con Ritchan.
Innanzitutto io sono convinta di una cosa: che la relazione di Ritsuko e Gendo sia PRECEDENTE al "fidanzamento" tra lui e Naoko e che, soprattutto, sia durata pochissimo, se non un solo giorno (come in questa ffic).
Dico questo considerando le parole e le azioni di Ritchan, soprattutto nell'episodio 23; il rapporto tra i due sembra finito da molto, e la nostalgia con cui Ritsuko guarda le foto di parecchi anni prima sul suo pc la dicono lunga.
Inoltre il mio scetticismo mi impedisce di credere che Ritsuko ami veramente Gendo... Credo lo veda un pò come uno strano feticcio che la lega a sua madre, non sò...
Tengo inoltre a sottolineare una cosa: la ffic è ambientata nel 2008 non a caso; innanzitutto questa data coincide col carteggio epistolare tra Naoko e sua figlia, in cui Ritsuko annuncia alla madre che "informalmente" lavorerà al Gehirn, in secondo luogo Ritsuko ha 22 anni, proprio come Yui nel periodo in cui incontrò Gendo: "l'orribile sensazione" di cui parla Gendo è questa.
   
 
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