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Autore: Daeva    23/12/2004    0 recensioni
Un altro racconto con Rei, ma stavolta dagli occhi di un'apatica Rei I.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei Ayanami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strangeness dSS(m)

-Rei?-
La bambina apre gli esausti occhi scarlatti, violati dalla fredda luce al neon.
-Rei, dobbiamo fare la trasfusione.-
A volte si chiedeva cosa portava quelle persone a quell'inutile premura.
Dannazione. Era lì.
Non costringetela ad aprire gli occhi sotto quella luce così forte, non costringetela a rispondere, ogni volta.
Fatelo e basta, no?
-Sì.-
La ricercatrice, con la mascherina sul viso le sorrise con gli occhi.
Poi si voltò verso l'uomo in fondo ala sala -Allora procediamo, Direttore.-
L'uomo in disparte annuì con la testa -Muovetevi.-

Muovetevi.

Già, muovetevi.
Quell'uomo la pensava proprio come lei.
Osservò indifferente il liquido trasparente entrarle goccia a goccia nel corpo.
L'ago della flebo era infilato nel suo polso, tenuto da una piccola striscia di garza adesiva.
Rei vi andò con gli occhi, esitando sulle macchiette bluastre sui suoi minuti avambracci.
-Certo...E' pur sempre una bambina...- mormorò un altro del laboratorio alla collega che smuoveva la flebo per vedere se il liquido cadeva correttamente.
-Dobbiamo seguire le disposizioni del Direttore, non porci domande di questo tipo... D'altra parte, senza questo "trattamento" Rei morirebbe.-

Trattamento.

Perchè l'aveva pronunciato in quel modo? Non le piacque.
Rei osservò lo sguardo della ricercatrice.
Lo trovò simile al suo. Solo che lei non aveva quel bel neo sotto l'occhio.
Ma sinceramente non sapeva dire se la sua pelle color del latte avesse mai ospitato un neo.
Un altro ricercatore entrò nella stanza con un vassoio, porgendolo sul banchetto scorrevole del giaciglio.
-Sei in grado di rimanere seduta, piccola?-
-Sì.- disse Rei sollevandosi.
La flebo le fece male, alzandosi le tirò un pò l'ago.
La ricercatrice osservò il suo collega spostare la flebo in avanti, verso la bambina.
-Sì, così il liquido scende correttamente.- annuì lei.
-Veramente..Era per non farle male...- aggiunse lui.
Il Direttore osservò l'uomo, forse colpito dalle sue parole.
La bambina si mosse verso il suo pasto.
Era difficile rimanere seduti, dopo ore di immobilità.
Iniziò a mangiare, mentre quel piccolo esercito di uomini in camice le trotterellavano intorno.
Forse avrebbe dovuto darle fastidio, il silenzioso ronzio accompagnato dai gesti rapidi e incuranti atti a monitorare il suo corpo.
Ma sinceramente non le importava niente.

Il Direttore rimaneva nei pressi della porta, osservando la scena, il macabro rituale giornaliero del risveglio e dei controlli.
La difficoltà della creazione dell'uomo stava tutta lì.
Ma non si sentiva orgoglioso di ciò che aveva fatto.
Forse il suo dolore era un pò meno lancinante adesso, ma non si considerava ancora soddisfatto.
Si avvicinò al giaciglio di Rei, e contemplò il suo piccolo corpo artificiale su quella struttura metallica.
Sulle mura di alluminio i suoi vecchi appunti per i vari esperimenti, le prime note di autodeterminazione...
Se non fosse stato glaciale, e quindi bello, tutto quello gli sarebbe apparso macabro.

Macabro.

Così sarebbe sembrato a una persona normale.
A lui sembrava solo freddo. Freddo.
E di conseguenza puro. Puro.
I ricercatori si spostarono, per permettere al Direttore di avvicinarsi alla bambina.
L'uomo le posò incerto una mano sulla schiena, come per sincerarsi della sua consistenza, la sua effettiva vita.
Rei gli fu grata. Si sentiva sorretta, in quella posizione così scomoda per il suo debole corpo.
-Come ti senti, Rei?-
-Tutto bene.-
-Capisco.- sorrise lui.
Tolse tempestivamente la mano, come spaventato dal calore della carne di Rei.
Sì, lei era viva. Ancora.
Rei percepì a malincuore quella piccola porzione della sua schiena tornare fredda, poco a poco.
Rabbrividì.
-Rei..?-
Ancora la sua voce, apprensiva.
-Tutto a posto.-
-...Alziamo la temperatura della stanza?- chiese un ricercatore.
-La temperatura è corretta.- obiettò la collega.
-Sì. Aumentatela, ma non di molto, un grado e mezzo.- ordinò il Direttore.
La ragazza col neo si morse le labbra.

Sono strani i rapporti tra le persone.

Guardò la porta, che la divideva dal mondo dove tutta quella gente avrebbe dovuto condurre una vita che non dipendesse da lei, una vita da cui lei era esclusa.
Eppure, a volte, aveva l'impressione che quelle persone non avessero poi molto, al di fuori di quella sua stanza.
Il Direttore, ad esempio, controllava tutto e tutti, e le sorrideva.
Lui non aveva la mascherina, quindi vedeva le sue labbra sorriderle. Anche se era quello che le si teneva sempre più lontano...
...Sì, lui le dava quella piacevole sensazione che fa sentire gli uomini unici, o quantomeno, degni di esistere.
Gli sorrise, mentre uno dello staff tirava fino ai piedi il tavolino.
-Molto brava, Rei.- le sorrise lui, commentando il vassoio vuoto.
Ma subito un altro uomo in camice le si parò davanti con un bicchiere e la sua busta di pillole.
-Rei, ecco le compresse con l'acqua. Ingoiane due.-
Rei, Rei, Rei...
Il suo nome risuonava costantemente tra quelle mura.
Sembrava che tutte quelle persone non facessero altro che evocare un fantasma.
E quello che le faceva un pò...Male?, era che il Direttore sorrideva, mentre sentiva pronunciare tutte quelle volte quel nome.
A lei sembrava uno strazio.
Tutte quelle attenzioni.
Se le sarebbe volentieri risparmiate.
Afferrò le due pillole, ignorando il bicchiere d'acqua, ingoiandole d'un fiato.
Aveva imparato a ingoiare pasticche da subito.
Non ricordava le fosse stato insegnato altro con una certa costanza, tranne ingoiare pasticche.
Quand'era più piccola, gliele spezzettavano in un cucchiaino, rendendole polvere.
Ma adesso era grande, e poteva tranquillamente ingoiarle, fino a tre insieme, senza strozzarsi.

Poi, piano piano, tutti diventavano meno furenti, e si accanivano di meno su di lei, poichè era il momento in cui il Direttore controllava tutti i dati, il momento in cui finalmente poteva essere lasciata in pace.
Rimanevano in tre, il Direttore e altri due dello staff.
Una era la ragazza col neo, l'altro, l'assistente, cambiava di volta in volta.
Rei osservò il Direttore prendere una scatola da uno scaffale in terra, e avvicinarsi a lei.
-..Giochiamo?-
-Sì.-
Il tavolino le fu nuovamente avvicinato, mentre tutte le sue funzioni venivano monitorate dagli altri due.
Rei guardò la ragazza col neo prendere appunti sul suo blocco.
-Rei, che guardi?- le chiese il Direttore.
-Nulla.- rispose la bambina tornando col volto sulla scacchiera.

Dama.

Non vinceva mai a quei giochi, contro il Direttore.
Ma sinceramente non le importava molto vincere.
Giocava solo perchè lui glielo chiedeva.
E sotto quest'ottica, non diventava neanche più un gioco, ma un semplice lavoro.
Il Direttore passava in questo modo mezz'ora con lei.
Ogni giorno, mezz'ora di gioco e un'ora di studio.
Ogni giorno, quattro pillole e una bustina di vitamine in un becker d'acqua.
Ogni giorno, visite e analisi.
-...Un giorno uscirò di qui, Direttore?-
-Certamente, Rei. Appena starai bene, uscirai.-
-Sì.-
-...Ti stiamo solo preparando.-
Rei sbattè le palpebre, forse stupita -Preparando a cosa?-
-...Alla vita.- rispose malinconica la ragazza col neo, che non smetteva mai di prendere appunti.

Vita.

Suonava strana questa parola, rivolta a lei.



note: Dedico questo raccontino a messer Chrono e a madonna Caska, consuete fonti di ispirazione... ^__^
Sì, è un brano decisamente freddino e fantascientifico, diciamo che qui mi sono impegnata per dare di Rei quell'immagine di "cavia" che molto spesso si perde nelle fanfictions dedicate a lei.
Come avete notato ho inserito Ritsuko: credo infatti che Ritchan, a contrario di sua madre, fosse a conoscenza di Rei.
Dall'episodio 23 infatti vediamo che Ritsuko sà decisamente troppe cose nei suoi riguardi per una persona che non avesse partecipato al progetto.
   
 
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