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Autore: Daeva    23/12/2004    0 recensioni
Ispirata dal "Trittico delle Delizie" di UrielMatt, un racconto "negativo" sulla mia coppia preferita ambientato in un probabile futuro.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gendo Ikari, Rei Ayanami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cherish the Pain

"No, you don't want me to be there
To kiss your eyes, caress your hair
or kill that pain away
As pain is my companion, solitude my guide
Your sweet affection solely offers me
a threat I cannot abide"


2022 A.D.

-Buonasera.-
Il silenzio artificiale dei luoghi da cui la vita vera era esclusa fu rotto dalle flebili parole pronunciate da una voce femminile.
-Buonasera. Sei venuta per compiacerti del mio fallimento?-

Lei rispose avanzando di qualche passo verso di lui.
L'uomo continuava a darle le spalle indifferente, immerso nel buio groviglio dei suoi esperimenti interrotti.

-Vedo che la sua attività preferita consiste ancora nel logorarsi l'animo. E' davvero incorreggibile.-
Lo pronunciò quasi con affetto.
-E' il modo di vivere in cui mi trovo più a mio agio.-
-Non che ne abbia sperimentati molti altri, in verità.-
-Ho sperimentato quanto basta.-

Rei osservò malinconica l'angusto laboratorio in cui quell'uomo aveva deciso di chiudersi, da molto, troppo tempo, ormai.
Troppo, perchè potesse essere considerato alla stregua di tutti gli altri esseri viventi.

-Mi vergogno di lei. Un tempo era più determinato. Ormai si è arreso a tutto ciò che aveva tentato di combattere.-
-Non capisco le tue parole. Io non ho mai combattuto contro niente. Mi sono solo limitato a schiacciare ciò che mi dava fastidio.-
-E questi mostri meccanici di cui si circonda? Se non può fare a meno di pensare almeno lo faccia in maniera costruttiva.-
-Queste sono le ultime visioni di un cadavere. Il mio cervello stà andando in putrefazione come il mio corpo. L'unica cosa cui dovrei pensare in maniera costruttiva sarebbe la mia tomba.-

...

-...Perchè sei qui?-
-Il Comandante Fuyutsuki mi ha chiesto di venirle a parlare. Nonostante tutto credo si preoccupi ancora per lei.-
-Fuyutsuki dovrebbe farsi gli affari suoi. Quanto a te, faresti meglio a impiegare la tua premura in modo più proficuo. Verso tuo marito, o verso tua figlia, ad esempio.-
-E' seccato perchè io posso essere felice al di fuori di lei?-
-Pensi di essere felice? Mi fai pena. Nel momento in cui te ne accorgi non lo sei già più.-

Rei tacque.
Esitò sulla schiena di quell'uomo, piegata di fronte il suo terminale.
Sembrava come rattrappito.
Rinchiuso su sè stesso, fin troppo impegnato a nutrire la sua pena, fin troppo impegnato a sentirsi vivo quel poco che basta per avere l'impressione di una giusta nemesi.
Fin troppo impegnato.
Per vivere.

-Se sei venuta perchè ti consideri preoccupata puoi anche andartene. Come vedi sono vivo.-
-No. Lei è morto.-
-Te ne sei dunque accorta.-
-Si compiace di sè stesso?-
-Non è mia intenzione impietosirti.-
-In ogni caso non ci riuscirebbe più.-

Gendo si voltò verso di lei, ruotando il sedile girevole.
I loro occhi si incrociarono per qualche secondo.
Poi i secondi diventarono minuti.
Guardarsi negli occhi era sempre stato un ottimo modo per comunicare, per loro che non apprezzavano parlare molto.
Troppo faticoso e complicato parlare.
Devi sempre sforzarti per farti comprendere dall'altro.
Il mondo delle parole è un mondo ambiguo.
Anche le parole feriscono.

-Sei cresciuta davvero molto.-
-Lei è invecchiato molto.-
-E' naturale. Anche tu invecchierai.-
-Lei è invecchiato nell'anima, Ikari.-
-Hai visto male. Non ho più un'anima, ormai. Credo sia scivolata via con le prime e ultime lacrime versate.-

Rei fece qualche passo verso di lui.
Lui, seduto, alzò i suoi occhi verso il viso della ragazza che ormai aveva di fronte, rammaricato.
Rei avrebbe dovuto compiacersi del suo dolore.
Era giusto che soffrisse dopotutto.
Ma proprio non ci riusciva.
Non più di tanto, almeno.

-Non toccarmi.-

La voce bassa di Gendo, affaticata e inespressiva bloccò la mano della ragazza, tesa verso l'ultimo atto di misericordia possibile.
Rei si ritirò da lui.
-Ha ragione. Non ho nessun motivo sincero per farlo.-
-Sarebbe un gesto inutile. Sprecato su di me.-
-Questo suo modo di comportarsi è ignobile.-
-Te l'ho detto. Non ho motivi per cambiare.-
-Ne vale della sua felicità.-
-La mia felicità è inutile.-
-E' un grande spreco, Ikari.-
-Perchè dici questo? Se non faccio nulla non spreco neanche nulla.-
-Il difetto dei luoghi comuni è che non sono mai precisi.-
-E' ironico che proprio tu venga a farmi la predica.-
-Non ne sono degna?-
-Direi proprio di no. Non puoi pretendere di portare qualcuno in un luogo dove non sei mai stata.-

Rei tacque.
D'altraparte non era poi molto differente da lui.
Se lui si era chiuso lì per difendersi dagli altri, lei non era dopotutto andata a cercarlo per lo stesso motivo, difendersi dagli altri?
La tortura delle anime simili è comprendersi fin troppo bene.
Ebbe la sensazione di aver fallito. Questo la rese triste.
E si sentì in colpa per la sfacciataggine con cui aveva osato disturbare quel fantasma.
Per la presunzione con cui lo aveva guardato negli occhi, per il sadismo con cui aveva accarezzato la sua fede di fronte a lui.
Ma una speranza poteva anche esserci.
Doveva pur esserci...

-E' patetico, Ikari.-
-Anche tu lo sei.-

Rei distolse lo sguardo.
Qualcosa si infranse.
Una mancanza seccante fu creata.
Il legame si ruppe.

-Allora io vado.-
-Tornerai a trovarmi?..-
-...Lo vorresti?-

Cos'è?
Cos'è questo?
Speranza?
Speranza.
E quindi terrore.
Terrore.

-Mi è indifferente.-
-Allora non verrò più. Quello che mi offre è uno spettacolo che mi innervosisce.-

Silenzio.
Passi che si allontanano.
Silenzio.
Perfetto.

-...Perfetto...- mormorò lui esitando di nuovo su di lei, adesso voltata di spalle, lei che si incamminava verso l'uscita.
Sospirò tornando verso il suo terminale.

Rei prese parola, prima di uscire dalla stanza.
-Se non sbaglio il nostro sarebbe dovuto essere un legame indissolubile.-
-Niente è indissolubile a questo mondo. Specialmente i fragili affetti basati sulla volontà umana.-
-...La sua scelta definitiva è quindi questa? Rimanere qui a nutrirsi di tutto il dolore che ha in corpo?-
-Qualcuno ha detto che ciò che è perso non può più essere salvato.-
Rei si voltò di nuovo verso la porta.
Non c'era niente che lei potesse fare per lui.
Adesso le era chiaro.
-Allora, buon appetito.-

Passi si allontanarono, risuonando sul pavimento come i rintocchi della morte.
Una porta si aprì con un soffio.
Passi.
La porta si richiuse con un soffio.

La stanza tornò silenziosa, sgombra dalle stonate voci umane.
Gendo si tolse pigramente le lenti, stropicciandosi gli occhi consumati dal buio e dalla fastidiosa luce gelida dello schermo.
Riflettè un secondo, sicuramente senza neanche averne voglia.
Esitò con lo sguardo sulle pareti ormai invisibili, occupate dai resti dei suoi esperimenti e i foglietti con gli appunti.
Capricci di uomo troppo freddo per essere considerato un genio.
Si voltò nuovamente verso la porta.

Un altro capriccio.

Sorrise ironico, prima di tornare con l'attenzione al suo lavoro.
   
 
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