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Autore: Daeva    23/12/2004    1 recensioni
La osservò a lungo, senza dire o fare niente, annegando nella gola tutte le parole di circostanza e conforto che poteva usare, visto che tanto non le avrebbe gradite. Dopotutto, ogni volta che le aveva parlato non aveva fatto altro che aggravare la situazione. Ogni volta che le aveva parlato, non aveva fatto altro che sottolineare, seppur involontariamente, la sua vergogna. Un raccontino sulla coppia Asuka e Shinji ^^
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Somethin' Stupid

Forse era meglio se fosse stato zitto, quel giorno.
Osservò la ragazza, spettinata, con un aspetto cui non era abituato.
La guardò mentre era di spalle, seduta al tavolo, osservando distrutta la superficie lucida e silenziosa.
La osservò a lungo, senza dire o fare niente, annegando nella gola tutte le parole di circostanza e conforto che poteva usare, visto che tanto non le avrebbe gradite.
Dopotutto, ogni volta che le aveva parlato non aveva fatto altro che aggravare la situazione.
Ogni volta che le aveva parlato, non aveva fatto altro che sottolineare, seppur involontariamente, la sua vergogna.

Lui non era mai stato capace di prendersi cura del prossimo, mai in modo decente e costruttivo.
Così era stato con Kaworu, così era stato con Ayanami, così era stato con Misato, così era stato con suo padre.
Così era stato persino con sè stesso.

-Hai ancora molto da commiserarmi?-
La sua voce secca e dura tagliò l'aria immobile.
Gli sembrò che l'atmosfera sussultasse intorno a lei, e per un attimo, che qualcos'altro si infrangesse, dentro di lui.
-Volevo sapere..Come stavi..-
-Stò male. Stò male. Sei soddisfatto adesso?-

Una voce piagnucolante, che quasi non sembrava la sua.
Quasi non sembrava quella della persona che amava.
Che amava.
Forse ingenuamente e stupidamente, come sono questo tipo di cose.
Forse confondendo la Asuka delle sue fantasie con quella della realtà.
Era diventato molto abile a fantasticare su di lei.
L'aveva immaginata di volta in volta, in tutte le sue più svariate espressioni.
Si dice che lei fingesse, ma Shinji non credeva che fosse così brava da fingere anche le emozioni.
Quelle si vedevano sempre. Si sentivano.
E forse era questo che lo spaventava di lei.

Si avvicinò al tavolo, alle spalle senza forza della ragazza, al suo corpo sciupato e appassito, anchilosato e affaticato dall'immobilità e dal silenzio.
A volte l'aveva guardata, aldilà del vetro della stanza d'ospedale.
E lo aveva pensato.
L'aveva spiata durante la riabilitazione, durante la fisioterapia, mentre cercava di scrivere il suo nome su un foglio di carta con la scrittura di un bambino.
Lo aveva pensato ancora.
E lo pensava anche lei.

In quei momenti avrebbe preferito che fosse stata morta.

Ecco perchè lui e Misato non si facevano mai vedere da lei all'ospedale, ecco perchè la stessa Misato dopo un pò smise persino di entrarci all'ospedale.
L'umiliazione.
L'umiliazione di essere umiliati proprio da sè stessi.
E la voglia di lasciar perdere tutto, la voglia che nessuno la infastidisse più, la voglia che nessuno la guardasse più.
Perchè il terrore di farsi vedere così equivaleva alla vergogna di farsi vedere sconfitta.

Vergognarsi anche delle piccole conquiste.
Vergognarsi della tua vita che rinasce.
Vergognarsi della tua vita che ricomincia.

E anche quel giorno, quella mattina tranquilla, su quel tavolo, i suoi occhi su di lei, e la sensazione che quello sguardo non fosse di ammirazione ma di completo compatimento.
Non aveva mai considerato gli sguardi degli altri sotto questo punto di vista.
Per questo, per una volta, sperò di annullarsi.

La pausa di silenzio era stata troppo lunga, mentre l'ombra di Shinji non si posava sulla schiena di lei.
-Sei in piedi, quindi questo vuol dire che stai bene.-
-Ma sei stupido? Ti ho detto che stò male!-
La ragazza si voltò verso di lui, e lui quasi non la riconobbe, col viso magro e indurito.
-P..Perchè mi guardi così?-
-Cos..Io..Io non...-
-Non voglio che mi guardi così!-
-Ma..Come dovrei guardarti...Asuka?-
-Tu non devi guardarmi!- si voltò terrorizzata di fronte a sè, distogliendo gli occhi secchi da lui, mentre i bei capelli di rame le scintillarono, almeno loro, ancora orgogliosi di essere ciò che erano.
Shinji strinse un pugno.
E sperò di poterselo dare in viso.
-Asuka devi reagire, non puoi comportarti così in eterno!-
-In eterno? Non ce ne sarà bisogno, smetterò di comportarmi così appena non ti avrò più di fronte. Appena non avrò più di fronte te e Misato!-
-Cosa intendi dire?-
-Che torno in Germania. Torno da mio padre e da sua moglie. Molto meglio loro che voi due.-
Lei si alzò, zoppicando un pò per la gamba addormentata, per poi allontanarsi da Shinji, evitando persino il contatto con lui.
Orgogliosa e altezzosa, nonostante tutto, lo era ancora un pò.
E quei suoi occhi odiosi e furiosi non erano poi cambiati molto.

-Asuka.-

La ragazza rabbrividì a quel richiamo, e forse anche Shinji lo fece, non riconoscendo un tono che gli apparteneva.
Forse il tono di un uomo.
Sicuramente il tono di suo padre.

-Asuka. Non devi fuggire.-
-Non accetto simili osservazioni da te.-
Sbattè la porta scorrevole aprendola, sperando che la cosa sottolineasse la sua determinazione di farfalla senza ali.
Fu inutile.
Perchè Shinji, per una volta incurante, per una volta convinto, la afferrò per il polso sottile e la voltò verso di sè.
E Asuka si terrorizzò, perchè in quel momento Shinji aveva il suo sguardo, e lei, lo sapeva, aveva lo sguardo di Shinji.

-Cosa stai cercando di fare, Shinji Ikari?-
-Tu non devi fuggire. Nè dagli altri, nè da te stessa.-

Sì, suonavano bene le parole degli altri nella sua bocca.
Visto che le sue parole non erano in grado di aiutarla, pensò che quelle pronunciate dagli altri fossero più utili e incisive.

-Io non stò fuggendo. Stò tornando a casa.-
-La tua casa è qui.-
-No, questo è solo uno stupido paese frenetico dell'Estremo Oriente. Casa mia è diversa. A casa mia c'è un ampio giardino con dei platani. Hai mai visto un platano, Shinji? E' un albero grande e forte, un albero pieno di dignità. Non è come questi alberi di ciliegio. Non è come questi vostri pruni. I platani non fanno fiori stupidi che durano una stagione. I platani hanno foglie, foglie grandi e splendide che hanno dignità. I platani non sono belli, sono magnifici.-
-..Cosa stai cercando di dirmi?-
-Che io sono diversa da te e da tutti voi. Che io non posso limitarmi a splendere al sole. Io quel sole devo raggiungerlo. Quindi non osare venirmi a dire che stò fuggendo. Non osare mai più dirlo.-

Asuka strattonò il braccio, liberandosi dalla mano di Shinji, che si staccò come fosse stata di ricotta.
E lui ebbe l'impressione che lei si scrollasse di dosso quella mano come una nobildonna toglie i fili d'erba dalla gonna di velluto dopo essersi seduta per un picnic.
Fu lui a sentirsi umiliato.
Se non era in grado di aiutarla adesso, cosa avrebbe potuto fare per lei dopo?
Un dopo che non ci sarebbe più stato.

Maledizione, maledizione, maledizione.

-Asuka, non puoi andartene.-
-Infatti non posso. Io DEVO.-
-No, Asuka, non devi.-

Adesso era lui a umiliarsi. Ma lui era abituato a farlo.
E di certo, avrebbe fatto di tutto per non vederla andare via.
Perchè tutto gli era così famigliare.
Tutto gli era così ovvio e scontato.

-Asuka, non devi andartene, perchè io ti amo.-

Le gambe di lei si bloccarono nel corridoio.
Lui sperò che le parole magiche avessero funzionato.
Lei si voltò verso di lui.
I suoi occhi rabbiosi.
Shinji vacillò terrorizzato.
La osservò, immobile per la paura, avvicinarsi a lui, zoppicando leggermente, con un'andatura poco femminile ma terribilmente spietata.
Lo sapeva. Lo sapeva che avrebbe dovuto stare zitto.
Che lui non doveva parlare d'amore, perchè non aveva idea di cosa fosse.
E adesso quel "Ti amo" gli sembrò la peggiore offesa che avrebbe potuto dirle.
Hai sbagliato tutto Shinji Ikari, come al solito.

-Ripetimelo.-
-Cos...-
-Ripetimelo guardandomi negli occhi.-

Era tutto lì? Tutto lì quello che avrebbe dovuto fare?

Shinji strinse i pugni, indurì lo sguardo fingendosi determinato -Asuka, io ti amo. Per questo, non andartene.-
Il ragazzo sbattè con la schiena contro uno dei muri della casa, dopo lo schiaffo velenoso di Asuka sul suo viso.

Uno schiaffo.
Un altro.
Da un'altra persona su cui voleva fare colpo fingendosi sicuro di sè.

-..Scusami..-
-Perchè ti stai scusando?!-
-Mi hai picchiato quindi...-
-Che io ti picchi o ti baci, se mi ami, non dovresti scusarti di avermelo detto.-
-Io...-
-Tu non mi ami affatto. Tu non puoi amarmi, sei troppo stupido. Credevi di commuovermi? Credevi che mi sarei gettata tra le tue braccia formicolante di passione? E' il momento meno indicato per prendermi per il culo, questo.-
-Io non ti stò prendendo per il... Non ti stò mentendo, Asuka!-
-Stai zitto! Stai zitto, idiota!-
-Asuka, io ti amo dannazione! Ti amo, quanto ti ci vuole per capirlo?!-
Lei si voltò verso di lui, furiosa -Mi ami? Io invece ti odio. Ti odio, stupido.-

*******

-Ma sei proprio sicura..?-
-Sì, Misato. Comunque non capisco tutto questo vostro interesse. Era naturale che me ne andassi una volta che tutto fosse finito. Non c'è più bisogno di me nè del mio EVA, quindi torniamo entrambi a casetta.-
La donna la guardò, con le braccia incrociate sul petto, poggiata allo stipite della porta.
Guardava seccata gli scatoloni vuoti riempirsi lentamente di tutto.
E conseguentemente, vedeva la stanza piena svuotarsi lentamente di tutto.
Un placido fallimento, in quella stanza come nella sua vita.
Un altro abbandono, non calcolato nè voluto.
-Suvvia Misato, non dovresti essere così triste, avrai pur sempre la pregevole compagnia del Magnifico Shinji Ikari.-
-Eh..Già... Asuka, sinceramente, mi mancherai.-
-Già, già... Comunque partirò domani, i convenevoli dovresti risparmiarteli per l'aeroporto... Verrai a salutarmi all'aeroporto con lo scemo, giusto?-
-Oh, sì... Se riuscirò a farlo alzare da quel letto.-
-Oh!- fece Asuka forzando un'espressione stupita, ironicamente.
-Sai, credo che abbia preso la tua partenza un pò maluccio...-

Povero stupido.
Forse non avrebbe dovuto dirgli che lo odiava, povero bambino.
Considerando che non era neanche vero, che l'aveva detto solo per evidenziare la sua camminata mentre si allontanava da lui voltandogli le spalle.
Per rendere l'uscita di scena più emozionante, pensò.
Ma forse era stupido trattarlo così.
Nonostante tutto con lui stava bene, proprio per la sua perplessità, il suo vago disinteresse per tutto, la sua straordinaria capacità di isolarsi, e starsene solo amando e rimpiangendo silenziosamente quella condizione.
Aveva un qualcosa di dolce.
Di tenero e friabile, così come era un ragazzino immaturo, così come non possono essere gli uomini.
E anche i suoi momenti di convinzione, di determinazione, quei rari attimi preziosi in cui sul viso di Shinji Ikari potevi leggere la rabbia, la frustrazione, ma anche la gioia, la serenità, la sbruffonaggine, l'eccessiva sicurezza di sè, quegli attimi splendidi in cui il bambino si spegneva e si accendeva la promessa di un uomo.
Si dice che gli opposti si attraggano.
Si dice che niente è per caso.
Si dice anche che il tempo cambia.
E che probabilmente anche il contatto con gli altri ti cambia.

Ma Asuka sapeva che nonostante tutto si rimane sempre sè stessi. E che alcuni atteggiamenti, quando si ripetono, manifestano che quelli, solo quelli, sono i tuoi veri atteggiamenti.
Aldilà della superficie e della forma delle maschere che si indossano.

-...BakaShinji?-
Niente rispose al suo richiamo.
La ragazza si sporse col capo nella stanza buia.
Lo scemo con la testa sprofondata nel braccio, sdraiato sul letto, e quello stupido lettore alle orecchie.
-Il solito demente.-
Entrò, richiudendo la porta alle sue spalle.
Rimase a guardarlo qualche secondo, facendo aderire la schiena alla superficie liscia della porta della stanza.
...Chissà se si fosse accorto di lei?

Asuka si avvicinò a lui, calibrando i passi scalzi sul pavimento, silenziosa come un gatto, lenta come un cobra pronto ad azzannare la sua vittima dopo averla ipnotizzata.
La ragazza era proprio dietro di lui, e guardava la sua schiena che ricordava tanto il guscio di una tartaruga, una stupida tartaruga che scappa da tutto, proteggendosi la testa e le zampe.
Anche quando provi ad accarezzarla.
Perchè sente la tua mano come una minaccia.

O forse, solo perchè i rettili non sono abituati ad essere accarezzati.
E probabilmente neanche capiscono cosa sono, le carezze.

Asuka si sedette vicino a lui, sul bordo del letto.
Adesso avrà capito che ci sarà qualcuno. Avrà sentito il mio peso vicino a lui. Adesso saprà che non è solo.
Iniziò a passare la sua mano sulla schiena del ragazzo.
Con estrema cura e premura, ben conscia che tra qualche giorno avrebbe di sicuro rimpianto quella schiena, che nonostante tutto era più che sufficiente per trasmettere sicurezza e conforto.
Sì, un giorno avrebbe rimpianto tutto di quel baka.

-Signorina Misato. Mi lasci stare. Non è davvero il momento.-

Asuka sgranò gli occhi.
Sentì le guance gonfiarsi come quelle di un criceto.
E una rabbia infantile, una gelosia istantanea mista ad allegria la fece balzare sulla schiena di Shinji, stringendogli un braccio intorno al collo.

-Stupido cafone! Stupido-stupido-stupido! E così Misato viene qui ad accarezzarti la schiena, eh?! Come puoi confondere la grossolana maturità di Misato con la sottile delicatezza delle mie dita?! Scemo di un baka di uno Shinji!!!-
Shinji non ebbe bisogno di spegnere il lettore, anche se per errore spinse il tasto del riavvolgimento veloce, e come sottofondo alle urla della ragazza si ritrovò il meccanico correre e correre e correre, come il suo cuore, come il cuore che per un momento gli esplose nel petto.
Asuka strappò dalle orecchie le cuffie del lettore, sedendosi cavalcioni sul petto del ragazzo, ormai stravolto a pancia in su -Stupido fesso! Mi hai confusa con Misato!-
-A..Asuka!-
-Eh, bravo! Bravo, sono Aaaaaasuka!-
-Scusami, ma...Non pensare male, solitamente la signorina Misato quando capisce che sono triste entra in camera mia e...-
-Nooo! Non voglio sentire le porcate che fai con Misato!- urlò Asuka tappandosi le orecchie come i bambini piccoli quando hanno torto e non vogliono sentire i rimproveri.
-Oh, ma cos'è questa scena? Che ti importa di Misato?-
-Pervertito! Dici di amare me e poi fantastichi su un'altra!-
-Che ti importa su chi fantastico?!-
-Mi importa scemo, io sono gelosa!-
-Perchè dovresti esserlo, scusa?!-
-Perchè ti amo, stupido idiota!-

...

Solo in quel momento Shinji si rese conto di averla su di lui, di sentire le sue gambe affusolate intorno al suo torace.
Si accorse del suo peso delicato, piacevole.
Si rese conto che le sue mani lo tenevano per le spalle, e sentì il naso prudergli perchè le ciocche rosse gli sfioravano la pelle del viso.
E il suo buon profumo, quell'acqua di colonia che usano i bambini e che ha un odore fin troppo piacevole.
Non fu sicuro di arrossire.
Anzi, era certo che non stava arrossendo.
Che non aveva motivo di farlo.
Perchè sapeva che lei si sentiva sicura su di lui.
E che a lui il suo peso non era di intralcio.

E lo scuro della stanza sembrò per un secondo così adorabile e gentile nei loro confronti.
Asuka si piegò su di lui, facendo scivolare il bacino verso il suo, con la sacra lentezza con cui si esegue un rituale religioso.
Trattenne il respiro, col timore che il movimento del suo petto lo disturbasse.
O forse che lo svegliasse.
Perchè sembrò che quello non fosse la realtà, ma uno strano sogno.
-Asuka...-
-Mh..?-
-Tu...Tu vuoi davvero?-
-Secondo te?-
-Niente gargarismi?-
-Mphf.- sorrise lei -Questo non posso promettertelo.-
Avvicinarono i loro visi.
Si guardarono per qualche secondo, esitando sui lineamenti l'uno dell'altra, prima di socchiudere gli occhi.
Sinceramente, non sapevano perchè avrebbero dovuto chiudere gli occhi.
Forse perchè nei film si vedeva fare così.
O forse perchè c'era un'effettiva utilità.
Shinji sentì le sue labbra diventare calde e umide al contatto con le sue.
Un bacio composto da tanti piccoli baci.
Prima che lei forzasse la sua bocca subdolamente, corteggiando le labbra di lui con la sottile punta della sua lingua.

Mh... Apriti... Apriti, dai...
Sono io che te lo stò chiedendo...

Il bacino di Asuka divenne più aderente alla carne di Shinji, mentre lui si era finalmente si era deciso a stringerla a lui, e le loro lingue davano un senso a tutta quella necessità di sentirsi stretti l'uno all'altra, di sentirsi scaldare.
Le mani di lui scesero sulle sue spalle, accarezzandole le braccia, forse per tenerla ancora più vicina a lui.
Le loro labbra si staccarono per un secondo.
Lei sussurrò al suo orecchio con la voce da gatta, mentre glielo mordicchiava adorante -Suvvia, baka... Cerca di essere più audace...-

Audacia?
Audacia?..
Asuka si sentì stringere una mano sulla nuca e una sulla schiena.
Solo quando sentì la sua schiena sprofondare nelle lenzuola capì che adesso c'era lui, sopra di lei.
Decisamente gratificante.

-Mi davano fastidio i tuoi capelli in bocca.-

Asuka gli sorrise comprensiva mentre abbandonava il collo alle sue labbra, mentre gli permetteva di violare la sua carne morbida.
Le labbra di Shinji si spostarono sui seni di lei, incoraggiato dai suoi continui gemiti, i suoi rossori di pudore.
Asuka iniziò a stringere la sua testa, a perdere le dita intorno ai suoi capelli sottili, bramando le sue calde labbra sulle sue, a confortarla del troppo piacere.
E le labbra di lui, obbedienti, andarono a consolarla, mentre il suo bacino iniziava a muoversi da solo, forse senza neanche l'ausilio della sua volontà.
-Oh..Shinchan...-
-Asuka... Lo sai che ti amo, vero?-
-Sì...Certo...-

C'era qualcosa di strano in lei.
Sempre così spavalda e fredda, così ironica e sagace.
Adesso era diversa, ma di sicuro non meno affascinante.
Non meno adorabilmente bella.
Forse anche lì stava recitando? Stava fingendo una parte?
Così come lui, all'improvviso così stranamente determinato...
E il suo corpo, il corpo di lei a sua completa disposizione.
Una splendida creatura in suo potere.
O forse no.
Forse era lui ad essere in suo potere.
Come il solito scemo del villaggio sedotto dalla splendida strega.
O forse, in quel momento il potere non era nelle mani di nessuno.
Forse era l'attimo in cui si reggevano in equilibrio.
In equilibrio su un filo sospeso sopra lame accuminate che avrebbero potuto segare la gola ad entrambi.

Shinji osservò il viso di lei arrossire, gli occhi socchiudersi umidi mentre i gemiti diventavano dolci sospiri di gratitudine.
Sentì del calore in mezzo alle gambe, un calore irresistibile, che non riuscì a farlo trattenere.
Anche perchè forse non aveva motivo di trattenersi.
E due imprudenti scatti, prima di accovacciarsi su di lei, lei che lo aveva aspettato paziente a braccia aperte.
Si baciarono ancora.

-Shinji?..-
-Mh?-
-Tuttavia... Io dovrò andare lo stesso...-
-Capisco. Era il tuo regalo di addio?-
Lei sorrise -No... Io credo sia un arrivederci...-
Sdraiati uno di fronte all'altra, si guardavano, forse cercando di capire cosa li avesse spinti a una cosa simile.
Una cosa stupida nonostante tutto, che non aveva senso in quel momento.
Che forse non sarebbe dovuta accadere.
Ma che nonostante tutto, aveva avuto il suo valore, nella penombra di quella stanzetta.
Asuka si avvicinò a lui che la guardava comprensivo.
Allungò ancora le labbra verso Shinji, che le sorrise.

In quel momento la luce violenta entrò nella stanza violando il loro rifugio segreto.
Una voce stridula non si fece attendere -AAARGH! COSA STATE FACENDO VOI DUE?!!!!-
Asuka e Shinji guardarono la loro tutrice stravolta.
-E'..E'...- biascicò Asuka -...E' STATO SHINJI A PROVOCARMI! Sì, è stato lui a insistere!-
-EHHH?! Ma ti ha dato di volta il cervello?! Sei stata tu a venire qui montandomi sopra e...-
-STA' ZITTO, IDIOTA!-
-LO STAI NEGANDO? LO STAI NEGANDO, IRRESPONSABILE VIGLIACCA?!-
-FATE SILENZIO TUTTI E DUE! ASUKA! NELLA TUA STANZA! SHINJI! VERGOGNATI DI QUELLO CHE HAI TENTATO DI FARE!-
-Ma signorina Misato, io...-
-Gnègnè, "signorina Misato, signorina Misato"... Sempre pronto a piagnucolare!-
-Questa me la paghi, maledetta strega!-
-Oh, sono terrorizzata, scemo del paese!-
-Oddio... Oddio... Ho sventato una tragedia... Mi serve una birra. Una birra o svengo.-

-Asuka..?-
Shinji la bloccò, mentre stava per uscire dalla stanza.
-Che vuoi?-
-Era...Era un arrivederci, vero?-
Asuka lo guardò.
I suoi occhi blu, adesso così maturi.
Il suo mento dolce ma deciso, il suo collo.
Così gracilino, e così stranamente adulto in un secondo.
Il buffo baka era sparito quasi del tutto.
E Asuka pensò che non avrebbe voluto dirgli neanche arrivederci.

-Ma certo che è un arrivederci, Shinchan.-
-Giuri?-
Asuka annuì sorridendo.
Shinji sorrise a sua volta, tranquillizzato.
   
 
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