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Autore: _Ellis    08/05/2014    3 recensioni
Castle e Beckett negli istanti immediatamente successivi alla risoluzione di un caso complesso, che ha messo in pericolo l'incolumità di entrambi e ha fatto emergere sentimenti tenuti nascosti per troppo tempo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Alle loro spalle, sirene di ambulanze, macchine della polizia e vigili del fuoco si mescolavano all’angoscia dei feriti e al sollievo degli illesi.
Pianti e commenti confusi si alternavano tra testimoni e curiosi accorsi sul luogo del disastro, spaventati ma perversamente attratti dalla scena che si presentava loro.
Mentre alcuni agenti cercavano di ristabilire l’ordine che minacciava di andare perduto, il detective Beckett fissava, senza realmente osservarlo, un cumulo di cenere grigia poco davanti a lei.
Rick Castle la imitava, mantenendo il silenzio che la sua collega non sembrava avere intenzione di interrompere.
Se l’erano vista brutta entrambi: l’irruzione nell’edificio in cui già si intuiva un principio d’incendio, il salvataggio della ragazzina dalle mani di quel folle che aveva cercato di ucciderli, sparando a caso con quella pistola troppo difficile da controllare per le sue mani esili e la sua mente instabile.
Castle si era gettato addosso a lei per salvarla da un proiettile vagante, proprio come quella volta, tanto tempo prima, all’inizio della loro collaborazione.
Beckett gli aveva rivolto uno sguardo che aveva imparato a conoscere, per quanto poco spesso gli capitasse di vederlo: un misto di riconoscimento e panico, di gratitudine e terrore, che mostrava quanto anche la donna più forte che avesse mai conosciuto nascondesse un lato fragile davvero semplice da scalfire.
L’ammirava anche per questo, in fondo, per avergli dimostrato di essere molto più vulnerabile di quanto volesse apparire e come chiunque altro, se non di più, bisognosa d’aiuto.
Del suo aiuto.
“Mi hai salvato la vita un’altra volta” fu la prima frase che pronunciò la detective, rompendo il silenzio da lei costruito con tanta abilità.
Nessuna nota di debolezza, nella sua voce, nessuna inflessione malinconica.
Kate Beckett manteneva il suo atteggiamento duro e autorevole, anche in un momento come quello.
Castle non poté fare a meno di sorridere.
“Così sembra, detective.”
Nella risposta dello scrittore era ben chiara, invece, un’inflessione sarcastica, che fece scomporre in una piccola risata l’espressione seria della donna.
“Già… Sono di nuovo in debito con te. Odio essere in debito. Soprattutto con te, Castle. Non si sa mai cosa aspettarsi, da uno scrittore dalla mente contorta come la tua.”
“Ah, sarebbe la mia, la mente contorta? Devo ricordarti chi dei due aveva per prima intuito cosa ci fosse dietro alla folle serie di omicidi del nostro assassino?!”
Beckett rise di nuovo, grata all’uomo per essere riuscito ad alleggerire la tensione che si portava dentro.
“Adoro quando lo fai” confessò Castle, cambiando tono di voce.
“Quando faccio che cosa?” chiese lei, quasi senza pensarci, con ancora un guizzo divertito negli occhi.
“Quando, ridendo, scuoti la testa in quel modo, così spontaneo ed elegante allo stesso tempo. Lo adoro.”
Castle aveva fatto una brevissima pausa, tra un’affermazione e l’altra, dando tempo a Beckett di perdere il sorriso che permaneva sulle sue labbra per assumere un’espressione più seria, colpita.
Non si trattava dello sguardo angosciato di prima, ma di uno concentrato, attento alle parole e ai movimenti del suo interlocutore.
Questi la guardava senza aggiungere altro, tenendo gli occhi ben impressi in quelli verdi della detective.
Sempre così malinconici, anche se accompagnati da brevi istanti di ilarità.
“Mi sono resa conto di non averti mai davvero detto grazie. Non prenderla sul personale, in effetti non lo faccio quasi mai con nessuno. È che cerco sempre di non mettermi in situazioni che lo richiedano. Odio mostrare di avere bisogno di qualcuno.
Ma il fatto è che… Di te ho bisogno, Castle. E mi costa ammetterlo, più di quanto tu possa credere.”
Gli occhi nuovamente lucidi avevano cercato di liberarsi dalla morsa di quelli dello scrittore, invano.
Lui continuava a fissarla imperterrito, tanto che la donna temette non avesse sentito il suo discorso.
Abbozzò una risata e continuò: “Dio, Castle, non dici nulla? Di solito non perdi occasione per esaltare il tuo ego…”
Non poté terminare la frase, che comunque non avrebbe avuto lunga vita.
Le mani di Castle, ancora impolverate dalla cenere dell’edificio in fiamme, le avevano cinto il volto, dolci e decise, per avvicinarlo al proprio e depositarle un bacio sulle labbra.
Fu semplice, rapido, intenso.
“Io ci sarò sempre per te, Kate” sussurrò l’uomo, vicinissimo a lei.
Furono le parole che fecero definitivamente sciogliere in lacrime la tensione della detective, da troppo tempo bisognosa di qualcuno su cui fare affidamento, che finalmente aveva trovato.
“Lo so, Castle. Lo so.”
  
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