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Autore: shrek_    09/05/2014    7 recensioni
Ushio ha ormai 8 anni, e ogni sera prima di andare a dormire chiede al padre, Tomoya, di raccontarle qualcosa sulla sua mamma. Una sera chiede di sentire nuovamente di quando la mamma voleva recitare e fece di tutto per riaprire il club di teatro. Tomoya comincia a raccontare, ma questa volta la piccola chiede di che cosa parlasse la recita scritta e interpretata dalla mamma. Tomoya, inizialmente sconcertato da questa domanda, racconta la recita alla figlia.
Nella notte Ushio sognerà il mondo descritto nella recita, e riuscirà a fare un incontro con una persona molto speciale.
La mia prima flash-fic su Clannad. Se recensite mi fate felice come le stelle marine fanno felice Fuko-chan! ♥
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nagisa Furukawa, Nuovo personaggio, Tomoya Okazaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“Nel mondo delle luci”
di mikywriter_


-Ushio, è tardi! Domani hai scuola, vai a letto!- disse Tomoya entrando nella camera della piccola Ushio.
-Papà, prima raccontami ancora di mamma!- replicò lei mentre si rannicchiava sotto le coperte.
Tomoya sorrise. -Ok. Che cosa vuoi sapere oggi?-
-Dimmi di quando voleva recitare!- esclamò Ushio con gli occhi che già le brillavano, ansiosi di sapere ogni dettaglio della vita della sua mamma.
-D’accordo- disse Tomoya mentre si sedeva accanto a lei. -La mamma, proprio come Akki, amava recitare. Infatti, l’ultimo anno delle superiori, quando ci siamo conosciuti, fece di tutto per far riaprire il club di teatro. Era stato chiuso perché non c’erano partecipati sufficienti, e nessun professore voleva occuparsene, ma la mamma non si arrese. Io la aiutai a cercare altri membri, e dopo tante difficoltà riuscimmo a raggiungere il numero richiesto. Era felice, non vedeva l’ora di iniziare a mettere in scena uno spettacolo. Ce n’era uno che si ricordava di aver visto da piccola, ma non ne ricordava il titolo, e nell’archivio delle vecchie recite scolastiche non c’era. Così la scrisse lei. Scrisse tutto quello che si ricordava di quella recita, e riuscì a finirla in tempo per il Festival dei Fondatori. La recita era un monologo e…-
-Che cos’è un monologo?- lo interruppe Ushio.
-Un monologo è quando un attore recita da solo sul palco e si rivolge a chi lo guarda.- rispose serafico Tomoya, per poi riprendere a raccontare: -Io e gli altri membri del club ci occupammo delle luci e delle musiche, e intanto la mamma recitava sul palco di fronte all’intera scuola. Prima di andare in scena era nervosissima, tanto che appena salita sul palco per i primi due minuti non riuscì a spiccicare parola, ma poi Akki e Sanae si alzarono tra la folla e la spronarono, e così lei si riprese e riuscì a recitare senza sbagliare nulla, riuscendo ad emozionare tutti.-
-Di che cosa parlava la recita?- chiese ancora Ushio.
Tomoya si stupì di quella domanda. Già altre volte aveva raccontato quell’episodio alla figlia, ma lei non aveva mai fatto quella domanda. Dopo un attimo d’incertezza portato dallo stupore, le rispose: -Raccontava di una ragazza e di un robot che vivevano in un mondo deserto, un universo parallelo a quello in cui viviamo noi. C’erano solo loro due, e mille luci che volavano nell’aria e li circondavano. La ragazza diceva che quelle luci erano state create quando sulla Terra due persone avevano vissuto un momento felice insieme, e se quelle due persone riescono a trovare la loro sfera di luce, possono esprimere un desiderio. Il succo della storia è che la ragazza e il robot volevano tornare sulla Terra.-
-E alla fine ce la fanno?-
-Questo non lo so. Nella recita non è raccontato. Ora dormi, è tardi. Domani ti racconterò altro della mamma.- Mentre diceva questo, Tomoya si alzò, diede un bacio sulla fronte a sua figlia e andò nella sua stanza.
-Buonanotte, Ushio-
-Buonanotte, papà!-
 
La piccola Ushio si addormentò subito e durante quella notte sognò il mondo che il suo papà le aveva descritto poco prima. C’erano immensi prati, con tantissimi fiori, e le luci che volavano sembrano tante piccole lucciole.
Ushio era incantata da quel mondo, da quelle luci. Sembrava pieno di magia.
Cominciò a correre tra i prati e a giocare con le luci. Correva, correva, e non si stancava mai. Le piaceva stare lì.
All’improvviso si ricordò che in quel posto c’erano anche una ragazza e un robot, così decise di cercarli. Mentre camminava e si guardava intorno, vide in lontananza una vecchia casa con una grande finestra.
La ragazza e il robot devono essere lì, pensò. Così si diresse verso la casa, col cuore pieno di speranza.
Arrivata vicino alla casa, vide che la porta d’ingresso era aperta, e così entrò.
C’era una grande stanza all’interno, con al centro un tavolo e delle sedie. In piedi, vicino alla grande finestra, c’era una ragazza. Indossava un vestito bianco, corto e senza maniche. Accanto a lei c’era un robot malandato seduto per terra.
La ragazza sembrava non aver notato Ushio, così lei le si avvicinò e disse: -Ciao. Come ti chiami?-
La ragazza si voltò piano e la guardò. Ushio sentì una strana sensazione nel petto quando i loro occhi s’incontrarono. La stessa cosa successe a quella ragazza.
La ragazza sorrise, la guardò con dolcezza e poi le rispose: -Ciao, Ushio. Sono Nagisa.-
All’udire quel nome, Ushio sbarrò gli occhi con un sospiro di stupore.
Nagisa rise piano e con dolcezza e s’inginocchiò davanti alla bambina.
-Sì, piccola mia. Sono la tua mamma.- disse.
A Ushio si riempirono gli occhi di lacrime. Subito sentì il desiderio di scappare e correre in bagno, perché Sanae una volta le aveva detto che poteva piangere solo in bagno o tra le braccia di papà. Ma in quel momento non aveva vicino ne uno ne l’altro. Tentò di trattenersi, ma proprio quando non ce la faceva più, Nagisa la abbracciò e la strinse forte.
Ushio riconobbe il profumo della madre. Lo sentiva sempre sui peluche della famiglia Dango che erano della sua mamma, e le piaceva annusarli. Quell’odore così dolce, la faceva sempre stare bene.
Nel sentire quella dolce stretta attorno al suo piccolo corpo, si lasciò andare e pianse tutte le lacrime che aveva.
-Mamma! Mamma!- continuava a ripetere tra i singhiozzi.
-Sì, mia piccola Shio-chan, sono io- le sussurrava Nagisa in un orecchio.
Stettero così a lungo, poi quando il singhiozzare di Ushio si fu calmato, Nagisa la allontanò da sé e la guardò.
-Quanto sei bella…- disse.
-Il papà dice che ti somiglio tanto- rispose Ushio.
Nagisa sorrise. -Come sta papà?-
-Bene. Quando stiamo insieme mi fa sempre ridere e la sera mi racconta di quando eravate a scuola. Mi piace quando mi parla di te- disse Ushio.
La sincerità e la semplicità della bambina nel dire quelle cose, disarmarono Nagisa. Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma cercò di trattenersi: non voleva piangere di fronte a sua figlia.
-Sono molto contenta. Ora però devi tornare indietro, tra poco ti dovrai svegliare-
-No mamma, io voglio restare qui con te!- disse Ushio aggrappandosi di nuovo a lei.
-Ascoltami, Shio-chan- disse Nagisa allontanandola di nuovo e guardandola negli occhi: -Io sono sempre con te e con papà. Non vi lascio mai. Veglio sempre su di voi, anche se non mi potete vedere. Io sono qui- disse toccandole il petto: -nel tuo cuore. E anche in quello di papà. Se mi tieni qui, io continuerò a vivere attraverso di te. E quando avrai tanto bisogno di me, potrai tornare qua, in questo mondo, e io sarò qui ad aspettarti ogni volta. Il tuo posto non è qui, ma accanto a papà. Aiutalo a restare forte. Proteggetevi a vicenda. Io vi proteggerò da qui, vi guiderò da qui. Non sarai mai sola. Te lo prometto!-
Ushio abbracciò un’ultima volta la mamma, poi si diresse verso la porta.
-Ciao, mamma. Ti voglio bene-
Nagisa sorrise.
-Ti voglio bene anche io. Salutami il papà-
-Lo farò-
Poi, la bambina si voltò e quando si richiuse la porta alle spalle si risvegliò nel suo letto con la luce che filtrava dalle serrande.
-Ushio, alzati!- disse la voce di suo padre dalla cucina.
Ushio saltò fuori dal letto, lo raggiunse e gli saltò in braccio.
-Ehi, quanta energia stamattina! Di solito di devo buttare giù dal letto!- disse Tomoya con un sorriso.
-Stanotte ho sognato la mamma!- esclamò Ushio.
Tomoya si fece improvvisamente serio: -Che cosa hai detto?- chiese con la voce che gli moriva in gola.
-Ho sognato la mamma! Era nel mondo delle luci, quello della recita. Mi ha abbracciata e mi ha detto che lei è sempre con me, e anche con te. Lei ci guarda e ci protegge. E poi mi ha detto di salutarti e di starti vicino. E poi ha anche detto che se dovessi avere bisogno di lei, posso tornare in quel posto e lei è lì che mi aspetta sempre. E poi…ah! E poi ha detto che se la teniamo qui, nel cuore, lei continuerà a vivere!- Ushio parlò tutto d’un fiato con sorriso che le illuminava il volto.
Tomoya non credeva alle sue orecchie. Stentava a crederci, ma il volto di sua figlia era luminoso ed entusiasta come non lo aveva mai visto da quando era nata.
Conoscendo Nagisa, tutto quello che gli aveva detto Ushio, doveva per forza essere uscito dalla bocca di sua moglie.
Si inginocchiò di fronte ad Ushio e la abbracciò con le lacrime agli occhi.
-Resterai per sempre con me, papà?-
-Sì, Ushio. Per sempre.-









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Angolo dell'autrice:
Eccomi qua con questa one-shot scritta di getto. Forse non è un granchè, ma stamattina a scuola mi è presa l'ispirazione, così ho iniziato a buttarla giù e ne è uscito questo.
Spero vi piaccia!
Sto guardando Clannad, e me ne sono innamorata. È il più bell'anime che abbia mai visto! *-*
Vabbè, non ho altro da aggiungere.
Recensite e fatemi sapere che ne pensate, che mi fate sempre piacere!
A presto,

mikywriter_
   
 
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