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Autore: Shadriene    26/07/2008    8 recensioni
Quando si erano offerte, le ragazze erano convinte che potesse essere una passeggiata e che nessun imprevisto si sarebbe messo a rovinare quello che doveva essere un simpatico pomeriggio in compagnia della piccola Chibiusa.
Tuttavia... ecco, c’era una cosa che non era così semplice da fare, ma del resto…
«Se Bunny ci riesce, non dev’essere difficile. Dovremmo riuscirci anche noi, giusto? GIUSTO?!»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Disclaimer: I personaggi, i luoghi ecc. appartengono ai rispettivi ideatori e detentori di Copyright. Non ho niente a che vedere con chi detiene il copyright sui personaggi, con il creatore di una determinata serie, con il produttore o con chi si occupa del merchandise.
Non si vuole violare il Copyright in alcun modo.”



Note iniziali dell'autrice Odio scrivere al portatile, non sono ancora riuscita a trovare una posizione comoda XD Che dire, è da una vita e mezza che non scrivo nulla in questo fandom (niente nomi originali perchè li ho nell'altro pc e ora non me li ricordo tutti), però 'sta cosa m'ispirava. Fanfiction scritta per la Pannolini!Challenge. Buona lettura a tutti!



*

Se può farlo Bunny...


Era una bella giornata di inizio primavera e le guerriere Sailor erano finalmente riuscite a convincere i neo genitori a prendersi un pomeriggio tutto per loro, dopo un intero inverno passato ad accudire la loro piccola Chibiusa, che al pari di quella venuta dal futuro sembrava non lasciare ai due innamorati un solo momento di pace.
Quando Marta si era presentata tutta sorridente da Bunny, proponendole di occuparsi per un intero pomeriggio con le altre di Chibiusa, la neo mamma non era sembrata molto convinta della cosa. Anzi, sembrava piuttosto riluttante a “lasciare la mia bambina in mano a quelle sconsiderate”, come aveva sussurrato non troppo a bassa voce a Marzio. Tuttavia, alla fine erano riuscite a convincerla, con la promessa di chiamare Nina e Ubaldo in caso di necessità.
Adesso, diciamocelo… Nina ancora ancora riuscivano a capire, ma Ubaldo? Se possibile era anche più imbranato di Bunny stessa, dunque come poteva tornare utile in caso di necessità? Come poteva tornare utile in quel momento, per fare un esempio?
Non che avessero grosse difficoltà con Chibiusa, insomma, si trattava solo di cambiarle un pannolino. Avevano visto Bunny cambiarglielo più e più volte con grande maestria, ed era risaputo che la ragazza era parecchio imbranata, dunque l’operazione non doveva essere così difficile.
«Maledizione» sbottò Rea afferrando il pannolino, mentre Chibiusa ridacchiava felice sul fasciatoio. «Se Bunny ci riesce, non dev’essere difficile. Dovremmo riuscirci anche noi, giusto? GIUSTO?!»
Le ragazze si guardarono fra di loro, cercando di non prestare troppa attenzione all’odore poco regale proveniente da quella che fino a mezz’ora prima era stata una bimba tanto dolce e tenera da coccolare, ma che tutt’ad un tratto si era trasformata in una bomba puzzolente.
«Siamo sicuri che non si tratti di un nuovo nemico?» domandò Marta tappandosi il naso schifata, mentre le altre la guardarono stralunate. La ragazza si affrettò a spiegarsi. «Insomma, può davvero puzzare così? Una bambina normale può fare davvero così tanta puzza?»
«Se tu la fai profumata Marta, spiegami il trucco» proferì Morea che nonostante tutto rimaneva molto protettiva nei confronti della piccola Chibiusa.
«No, ma non puzza così tanto la mia».
«La volete smettere di fare questi discorsi? Siamo già abbastanza nella cacca così».
Rea guardò ancora un po’ lo strano affare che teneva in mano (quello che dai più veniva chiamato pannolino, ma che loro avrebbero volentieri ribattezzato in altro modo), poi guardò la bambina che aveva afferrato un sonaglio e ci giocava tranquilla, ignara di ciò che le avveniva attorno.
«Qualcuno ha qualche idea? Emi?»
«Cosa?»
Le ragazze si voltarono ad osservare l’amica che se ne stava in disparte a riempire alcuni fogli di numeri e calcoli. Emi le guardò stralunata, come se solo in quel momento si fosse resa conto che le altre stavano conversando fra loro.
«Non starai facendo i compiti in un momento difficile come questo?»
«La volpe perde il pelo e si compra una pelliccia» sbuffò Marta sedendosi davanti alla ragazza afferrando uno dei suoi fogli.
«La volpe perde il pelo, ma non il vizio» la corresse Morea, senza troppa convinzione: l’amica era ormai un caso disperato.
«Emi, ti pare il momento di fare i compiti?»
«Non sono compiti».
«E cosa? Cosa c’è ora di più urgente di capire come si cambia un pannolino?» domandò spazientita Rea.
«Assolutamente nulla, sto facendo alcuni calcoli per capire qual è il modo migliore per mettere quel pannolino alla bambina».
«Tu sei un genio!» esclamò Marta sporgendosi verso l’amica oltre il tavolo. «Sapevo che tu ci saresti riuscita, sei così intelligente».
La ragazza guardo l’amica con ammirazione e Emi arrossì un po’, prima di distruggere tutte le aspettative di Marta in proposito.
«In realtà no. È matematica troppo avanzata, non riesco a trovare una soluzione».
«Matematica avanzata» sbuffò Rea ancora con il pannolino in mano. «Vi pare che Bunny sappia anche solo la matematica di base?»
«Evidentemente ha doti di cui non ci ha mai parlato».
«Non siamo ridicoli, stiamo parlando di B-U-N-N-Y» rispose spazientita Rea scandendo il nome dell’amica.
Matematica avanzata o meno, rimaneva il problema. Il pannolino andava messo e ne rimaneva soltanto uno dopo gli innumerevoli tentativi, dunque non potevano assolutamente sbagliare. Certo, potevano andare a comprarne altri – cosa che avrebbero sicuramente fatto per mascherare a Bunny di non essere state capaci di metterne uno alla bambina al primo colpo – ma in quel momento si trattava ormai di una questione di principio.
Se può farlo Bunny…
«E se chiamassimo Nina e Ubaldo?»
«COSA?!» urlò Rea facendo quasi cadere il pannolino per terra.
«Sì, è inutile illuderci ancora. Non ne siamo capaci, non è la fine del mondo».
«Marta ha ragione, arrendiamoci all’evidenza. Ci serve aiuto. Chibiusa non può restare con il sedere scoperto per il resto della giornata».
«Se chiediamo a Nina di non dirlo a Bunny, vedrai che non lo scoprirà che non siamo capaci di mettere un pannolino alla bambina».
«Fosse lei il problema…»
Le ragazze rimasero silenziose a riflettere, mentre nell’aria risuonava il tenero riso di Chibiusa, che allegramente tentava di portarsi alla bocca il piedino scoperto. Rea le passò il sonaglio che era finito troppo lontano dalla portata della bambina e quella lo afferrò contenta.
«Possiamo chiederle di non dirlo a lui» esclamò Marta soddisfatta di aver trovato da sola la soluzione.
Morea afferrò il telefono e compose velocemente il numero dell’amica rimanendo in attesa che quella rispondesse. Tuttavia, fu una voce maschile a farsi viva dall’altra parte.
«Pronto?»
Istintivamente la ragazza riattaccò.
«Non c’era?» domandò Rea osservando prima il pannolino, poi la bambina continuando a chiedersi come s’incastrasse il tutto.
«Era Ubaldo».
«Ma fatti passare Nina!»
«Ah sì, giusto».
La ragazza ricompose il numero e dall’altra parte rispose nuovamente una voce maschile.
«Ehi, ciao Ubaldo… sono Morea».
«Eri prima anche tu?»
«Prima? No no… senti, c’è Nina?»
«Avete problemi con Chibiusa?»
«No, problemi, noi? Ma figurati! Passami Nina» disse Morea parecchio agitata.
«Ok».
La ragazza sentì Ubaldo poggiare la cornetta e urlare il nome dell’amica, poi dei passi che si avvicinavano e infine una voce gentile rispose al telefono.
«Dimmi. Con Chibiusa è tutto a posto?»
«È proprio per questo che ti chiamo. Non riusciamo a cambiarle il pannolino».
«D’accordo… arriviamo».
«NO!» urlò Morea preoccupata. «Cioè, non serve che tu lo dica a Ubaldo… e a Bunny poi… »
«Io non ne sono capace, mi sa che a Ubaldo bisognerà dirlo».
Sentendo quelle parole alla ragazza scivolò il ricevitore dalla mano, ma fortunatamente non cadde a terra, perché Rea, stufa di aspettare, si era avvicinata e l’aveva preso al volo.
«Nina, vieni subito qui!» proferì imperativa la ragazza.
Poi riattaccò, senza aspettare una risposta dall’altra parte, mentre osservava Morea che se ne stava ancora impietrita accanto a lei.
«Si può sapere che ti è preso? Anzi no, non voglio saperlo».
La ragazza tornò dalla bambina, che la fissava divertita, ridacchiando allegra.
Per un po’ nella stanza regnò il silenzio, intervallato dal riso di Chibiusa, mentre le ragazze se ne stavano sconsolate a ciondolare per la stanza.
Non riuscivano assolutamente a capire come fosse possibile che Bunny se la cavasse così bene con quell’affare. Doveva aver seguito un corso, uno di quelli che fanno fare alle neo mamma. Non poteva esserci altra spiegazione. Solo che…
Il campanello suonò e le ragazze si precipitarono in massa ad aprire la porta. Sull’uscio vi trovarono Ubaldo e Nina con un pacco di pannolini. La ragazza sorrise gentile, un po’ imbarazzata, mentre il ragazzo aveva uno strano sorriso vispo e si sistemava in modo irritante gli occhiali.
«Ah, che bello… siete qui».
«Fate passare il maestro» disse Ubaldo facendosi strada e avviandosi verso il fasciatoio.
Le ragazze perplesse lo seguirono fin dalla bambina, che sembrava molto felice di vederlo. Lui giocherellò un po’ con i suoi piedini, mentre Chibiusa rideva divertita, poi con un paio di rapidi gesti afferrò il pannolino e lo mise alla bimba, che non protestò neppure per un solo momento. Alla fine la afferrò con cura e la porse a Rea, che era rimasta per tutto il tempo ad osservare inebetita la scena.
«Non è possibile… »
«Non capisco».
Le ragazze fissarono Ubaldo con la bambina in braccio, come se i due fossero degli alieni, e incapaci di formulare alcuna frase sensata, non poterono che voltarsi verso Nina in cerca di una spiegazione.
«Non lo so… credo che… immagino che facciano i pannolini a prova di imbranato».
«Non è possibile!» sbottò Rea riprendendosi dal colpo. «Se può farlo Bunny… e Ubaldo, posso farcela anch’io».
Ubaldo ridacchiò, sistemandosi gli occhiali e andò a recuperare il pacco di pannolini che nella foga avevano lasciato all’ingresso. Tornò, lo aprì e porse un pannolino ad ognuna delle ragazze.
«Bene fanciulle, posso insegnarvi, ma solo in pochi possiedono il dono».

Quando quella sera Bunny e Marzio tornarono a casa, trovarono le loro amiche addormentate in soggiorno, con un sacco di pannolini sparsi in giro per la stanza. Marta ne portava pure uno in testa, mentre Rea sonnambula tentava di infilare ad un bambino immaginario un pannolino che ancora teneva in mano. Marzio sorrise e porse a Bunny un bigliettino che Ubaldo e Nina avevano lasciato loro sul tavolo. La ragazza ridacchiò soddisfatta e si diresse verso la cameretta della piccola Chibiusa, che dormiva nella culla. Come se la bimba si fosse resa conto della presenza della madre, si svegliò allegra, mentre Bunny la prendeva in braccio. La poggiò con delicatezza sul fasciatoio e le cambiò il pannolino, mentre la bimba rideva allegra.
«Ehi sì, le zie non ci sanno proprio fare. Questa è una cosa che solo Bunny può».
La bimba rise e lei l’abbracciò, prima di raggiungere Marzio che le osservava allegro dalla porta.
«Un giorno mi dovrai spiegare come ci riesci».
«Nulla di che… semplicemente i pannolini sono a prova di imbranato».



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Fine
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