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Autore: the writer who dreams    10/05/2014    0 recensioni
Damien e Tom stanno scappando a bordo di un aereo, sorvolando gli oceani e i mari.
Non tutto andrà a buon fine e non tutto sarà come in una favola.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aria sembrava mancasse, eppure ci soffocava, ci stringeva la gola come se avesse mani per strozzarci, sembrando una morsa d'acciaio.
Il vento, quello c'era, soffiava leggero, portando con se granelli di sabbia che si infrangevano sulla nostra pelle, mentre quest'ultima era inumidita dal sudore e sporcata dal sangue e rifletteva sotto la luce del sole.
L'impatto al suolo era stato violento, da strapparti le viscere, un atterraggio d'emergenza.
Io e Tom eravamo saliti di foga su un aereo per rifugiarci in Oriente. Avevamo preso uno di quegli aerei da vista panoramica, con l'elica d'avanti,faceva molto anni del dopo guerra.
Eravamo riusciti ad attraversare l'oceano con successo, successivamente anche il Nord Africa e gran parte del Medio Oriente. Stavamo sorvolando l'ultimo tratto di terre arabe, quando dal motore uscì del fumo e il quadrante impazzì. Gli svariati led lampeggiarono ad intermittenza, facendo sembrare il pannello di controllo un Albero di Natale, probabilmente l'ultimo che avremmo visto.
Tom, che a differenza mia aveva conservato un po' di lucidità, riuscì a tenere sotto il suo controllo l'aereo, facendolo così abbassare di quota: lo schianto non fu violento come mi aspettassi. Non che fosse stato un atterraggio morbido, ma, almeno, riuscì a salvarci la pelle, anche se quest'ultima si lacerò parecchio: l'impatto fu, nonostante tutto, brutale.
I pezzi dell'aereo, che erano stati disarcionati durante l'impatto, infuocati, si sparsero per il deserto, rovinano quel soffice e puro tappeto di sabbia modellato dal vento, lo stesso che poi alimentò le fiamme che avvolgevano il motore. Facemmo in tempo a strisciar fori dall'aereo, indolenziti e disorientati, che questo fu avvolto totalmente dalle fiamme e saltò in aria. L'onda d'urto ci si schiantò addosso, trascinandoci lungo il suo cammino assieme alla sabbia e alle varie lamine d'acciaio. Una scheggia, grossa quanto la lama di un coltello, si conficcò nella coscia di Tom. Era zoppo. L'unica sua, pure mia, salvezza ero io.
Ma come avrei potuto aiutarlo se io stesso necessitavo di un salvatore, di un qualche angelo custode che mi portasse in salvo il culo?
Non so ancora bene come ci riuscii, ma raccolsi le mie forze e mi caricai Tom, ancora cosciente, ma agognante, in spalla.
Mi ritrovai a camminare nel bel mezzo del deserto, con un uomo, il mio migliore amico, in spalla, senza una meta, con una sola borraccia d'acqua scampata all'esplosione, recuperata velocemente fra le fiamme di quell'inferno.

  
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