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Autore: Kerkira2000    10/05/2014    1 recensioni
Tutti mi guardano, mi osservano, mi studiano come se fossi “ un cucchiaio in mezzo ad un set di forchette” per usare le parole della mia amica Penelope, per tutti Pen. E penso che tutti quegli occhi abbiano ragione ad osservarmi. MI chiamo Zoe, avevo 16 anni, capelli neri lunghi e mossi, occhi neri pece, ed … sono incinta...
non sono mai stata brava con le introduzioni, ma spero di avrvi incuriosito
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Ehi, ehi, fermati …” sento una voce chiamarmi, da dietro le spalle, mentre sto per aprire la porta dell’aula di chimica. Mi giro e, mentre lascio passare un paio di ragazzi che solitamente seguono con me la lezione del professor White, vedo una cascata di capelli biondi che riconosco essere di Sean. Corre, spingendo un paio di ragazzi, e mi raggiunge. “Devo parlarti…” mi dice mentre mi afferra un braccio. “ Ehm …no… devo andare a lezione” dico indicando l’aula che si sta lentamente popolando. “ Dai, solo dieci minuti…” e comincia a strattonarmi in modo quasi dolce, come se non volesse farmi del male ma convincermi ad andare. Non so come o perché, ma quando vedo che nel corridoio non c’è più anima viva, una sensazione di rischio e avventura, che non sentivo da più di sette mesi, ritorna a farsi sentire. Così lo seguo, cedendo al mio istinto. “ C’è un posto tranquillo, dove possiamo parlare?” mi chiede mentre scendiamo le scale dell’ingresso, molto lentamente a causa della mia “condizione”. Ci penso per qualche secondo e poi scelgo il posto adatto. Repentinamente, svolto a sinistra, mentre il sole alto del mattino m’invade il viso. Percorriamo in silenzio il corridoio, dove l’unico rumore che si sente è il ticchettio dell’orologio a muro. Mi fermo a poca distanza da una curva e, stando attenta che nessuno ci osservi, apro una porta che s’intona perfettamente con il muro verdognolo. Davanti a noi si apre un altro corridoio, più lungo del primo e più scuro. Controllando che Sean mi stia ancora alle calcagna, proseguo nella penombra. Dopo minuti che sembrano ore l’oscurità comincia a scemare, e vedo la fine del corridoio. Un’altra porta si erge davanti a noi. Tento di aprirla, ma non ci riesco: è tutta arrugginita, e molto pesante. Dopo averci provato un paio di volte, Sean viene in mio soccorso. Da’ un colpo secco alla porta che si apre con uno schiocco. Lo osservo mentre fa tutti quei movimenti, e dopo ci osserviamo in un sorriso complice. Davanti a noi si apre uno spiazzo in cemento, dove sul lato vi è una panchina. La indico e lui mi segue. Ci sediamo e lì sono la prima a parlare.                                                                                                                                                                                   “ Allora, che volevi, per costringermi a saltare la lezione di chimica, e a mostrarti il mio posto segreto?” chiedo al ragazzo che si è seduto in modo molto scomposto, come poco prima in classe.                                         “ Si dice che se mostri il tuo posto segreto a una persona, è come se stringessi con lei un patto di sangue…” “ Ah sì? E chi lo dice?” “ Lo diceva sempre mia nonna, era molto saggia, anche se non credo che sia cosa di cui tenere conto… “ Eh perché?” gli chiedo io osservandolo negli occhi.                                                                    “Beh, era matta come un cavallo, della serie che di giorno si faceva la doccia 5 volte, e fumava come uno scaricatore di porto”  dice con un sorriso a 32 denti.  E a quel punto scoppio  a ridere come non facevo da tempo, al punto che mi fa male lo stomaco, e le lacrime mi salgono agli occhi. Lui dopo un po’ si aggrega a me, e quindi ci troviamo in due a ridere come matti in uno spiazzo di cemento durante le lezione.  “Capisco” dico quando riesco a respirare normalmente “ Ma perché mi hai fatto venire fuori?”            “Beh, volevo chiederti scusa per prima… non mi ero accorto che tu, beh… che tu era, sei , si insomma…” “…incinta” dico io per concludere la sua frase, dal momento che sembra proprio non trovare le parole. “ Si, infatti.” Dice rosso in viso. “ Certo che anche tu, potevi evitare di … insomma… beh hai capito.”   Non capisco subito a cosa si riferisce, ma poi tutto si fa’ chiaro. Lo guardo in faccia, e non posso fare a meno di pensare che sia un vero stronzo.                                                                                                “Senti, in questi ultimi sette mesi ne ho sentite abbastanza di persone che mi rinfacciavano questo mio “errore”, talmente tante da poterci scrivere un libro, e non ho intenzione di ascoltarne nemmeno un’altra, soprattutto se si tratta di un ragazzo appena trasferito che non ha la più pallida idea di che cosa stia parlando!” dico con tutto il fiato che ho in gola. Mi alzo di scatto e mi allontano mentre corro verso la porta. Lui subito non sembra aver capito le mie parola, ma appena vede la mia mossa avventata si alza e mi rincorre, mi afferra un braccio come avevo fatto prima. Mi costringe a girarmi e la distanza tra noi si riduce ulteriormente, siamo talmente vicini che sento il battito del suo cuore e il respiro  affannato. Sento che se dirà qualsiasi cosa, non riuscirei a trattenermi e così, strattonandolo, mi allontano. Apro la porta massiccia e la chiudo alle mie spalle. Quando sono sicura che  non mi abbia seguita  ,nella penombra, scoppio a piangere come una bambina a cui sono state rubate le caramelle.
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, ragazze e ragazzi, che con onore avete letto questo mio capitolo. Che dire? E’ un capitolo uscito così, dal nulla ma spero  che possa piacermi. Gradirei molto recensioni a cui risponderò con molto piacere.
  
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