«Avevo sempre paragonato i ricordi a delle lame che continuando a rigirarsi nelle ferite, impedendone la cicatrizzazione, impedendo che si possano rimarginare o anche solo far smettere di sanguinare. Ma quel coltello era lì, sempre pronto a sprofondare un po' più giù nella mia carne, lasciandomi agonizzante e in cerca d'aria.
E ora non mi era rimasto più ossigeno nei polmoni, le lame erano troppo profonde nella mia carne, io troppo stanco per potervi resistere e Christina un fardello sulla coscienza.»