Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: hotaru    26/07/2008    3 recensioni
Mettiamo che Daichi non abbia mai cambiato casa e sia rimasto al fianco di Himeko anche dopo la fine dell'avventura col fiocco magico. E se un'estate una triste notizia, una proposta inaspettata e un tuffo nel passato dessero una svolta al loro rapporto?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La città dal fiume scintillante

 

-         Himeko, sei sicura di aver preso tutto? – le urlò la madre dal piano di sotto.

-         Sì, mamma, adesso scendo! – rispose la ragazza, trascinando dietro di sé una valigia bella grande.

-         Aspetta, Hime-chan, dimentichi questo! – la sorella Aiko la chiamò, porgendole lo zainetto che Himeko aveva dimenticato sul letto.

-         Oh, che sbadata, comincio già a lasciare in giro la mia roba!

-         Santo cielo! Mi raccomando, vedi di non fare lo stesso nel posto in cui stai andando: sii pulita, ordinata e non disturbare! – le raccomandò la madre.

-         Sì, mamma! – rispose nuovamente la ragazza, pensando: “Ma disturbare chi? Se ci saremo solo io e Daichi!”. Quel pensiero la fece arrossire all’improvviso: sarebbero stati da soli… per tutta l’estate! Oh, accidenti! Perché le veniva in mente solo ora? Era la solita sbadata!

-         Allora divertiti! – le augurò Aiko.

-         Sì, ciao! – salutò Himeko, lasciandosi la casa alle spalle e dirigendosi verso la stazione dei treni. Sarebbe rimasta lontana da casa per ben due mesi: un periodo lunghissimo per chi, come lei, era abituata a vedere sempre gli stessi posti.

Dopo un po’ arrivò alla stazione, dove si sentì quasi subito battere sulla spalla, mentre una voce familiare esclamava:

-         Ehi, ciao! Sei in orario! – scherzò Daichi.

-         Certo che sono in orario! Sono una persona puntuale – ribatté Himeko.

-         Bene, allora saliamo. Ti aiuto con i bagagli – si offrì lui.

-         Grazie…

Trovarono posto in uno scompartimento vuoto, e presero posto l’uno di fronte all’altra. Dopo un po’ si sentì un fischio, e il treno partì.

Ormai non si poteva più tornare indietro. Himeko si voltò a guardare la stazione, pensando che non l’avrebbe rivista per un bel po’ di tempo.

-         Non dirmi che hai già nostalgia! – la punzecchiò Daichi.

-         Razza di cafone, io non sono una vagabonda come te! È la prima volta che mi allontano da casa per così tanto tempo!

-         Sì, questo lo so. Ma non preoccuparti: ci sono io assieme a te. Se dovessi sentirti un po’ giù, dimmelo senza problemi. Penserò a tirarti su il morale.

-         D’accordo! – rispose Himeko sorridendo.

-         Bene, così mi piaci!

-         A proposito, guarda chi ho portato! – disse la ragazza prendendo lo zainetto, e tirandone fuori un ben noto leoncino di pezza.

-         Pokotà! – esclamò Daichi – C’è anche lui!

-         Sì! Beh, ecco, vedi… lo so che non può più parlare, ma ha condiviso con noi tante di quelle avventure che mi sentivo in colpa a lasciarlo a casa…

-         Non preoccuparti, hai fatto bene! La nostra mascotte è sempre la benvenuta!

Sicuramente se Pokotà avesse avuto ancora il dono della parola, gli avrebbe risposto: “Mascotte a chi?”.

-         Non chiamarlo così! A lui non è mai piaciuto, lo sai! – lo rimproverò Himeko.

-         Va bene… tieni, riprenditi il tuo gattino.

A quel punto si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere entrambi. Quanto si sarebbe arrabbiato Pokotà! Quella risata allegra, però, si velò leggermente di tristezza. A che serviva prenderlo in giro? Tanto Pokotà non se la sarebbe presa mai più. Era tornato ad essere un inanimato animaletto di pezza, e tale sarebbe rimasto per sempre. Bisognava rassegnarsi, ma era così difficile…

       -    Allora, parlami un po’ della cittadina in cui stiamo andando! – si riscosse Himeko, cercando di farsi forza. Rimpiangere il passato non sarebbe servito a niente, doveva imparare a 

            guardare avanti! – Hai detto che sorge su un fiume, giusto?

-         Sì. Complimenti, ottima memoria!

-         Grazie!

-         Il fiume attraversa il centro della città, ma si divide in molteplici diramazioni che affiancano parecchie altre strade. Ad esempio, la casa di mio nonno sorge su una di esse…

-         Caspita, che bello!

-         Sì, da quel che ricordo è molto bello.

-         E le cose di tuo nonno che devi sistemare?

-         Per quelle non so ancora bene come fare. A dire il vero, non so nemmeno che cosa ci sia esattamente là dentro. Ma c’inventeremo qualcosa!

-         Io non ho molta esperienza in queste cose… - ammise la ragazza.

-         Basterà che tu segua le mie direttive. Non avremo problemi, vedrai!

-         Lo spero…

Dopodichè rimasero in silenzio per quasi tutto il resto del viaggio, guardando fuori dal finestrino e ammirando il panorama della campagna giapponese che si susseguiva, facendo solo qualche commento di tanto in tanto. Stavano bene anche così, in silenzio. A volte, quando erano insieme, non sentivano il bisogno di parlare poi molto.

 

Dopo un paio d’ore di viaggio, finalmente arrivarono.

-         Adesso dobbiamo prendere l’autobus – le disse Daichi.

-         È molto lontano? – chiese Himeko.

-         Beh, a piedi è una bella passeggiata, ma con i bagagli ci farà molto più comodo prendere la linea cittadina – spiegò.

Una volta saliti sul mezzo, la ragazza diede un’occhiata al paesaggio che li circondava. Le sembrava una normalissima cittadina, quasi identica alla sua, quando all’improvviso passarono su un ponte e… vide il fiume.

-         Ma… ma è magnifico! – esclamò.

L’acqua scintillava alla luce del sole. L’enorme ed imponente massa d’acqua che si spostava lentamente sembrava raddoppiare questa luce e riversarla sulle strade della città. Da quella posizione, Himeko poteva intravedere anche alcune delle diramazioni di cui le aveva parlato Daichi inoltrarsi in mezzo alle vie e alle case, mentre il fiume vero e proprio proseguiva il suo tragitto verso il centro della città.

-         Bello, vero? – concordò il ragazzo, avvicinandosi a lei – Questo è il fiume Kohaku. (*) Tutti gli altri corsi d’acqua, invece, non hanno un nome vero e proprio. Tuttavia gli abitanti, per orientarsi meglio, fin dai tempi più antichi cominciarono a riferirsi ad un rivo particolare con un nome convenzionale, come ad esempio “Sora no mizu” (**), “Yuki no hana” (***)…

-         Che poetici…

-         Già… ciascuno fa riferimento ad una determinata caratteristica di quel particolare corso d’acqua: il “Sora no mizu” si chiama così per la trasparenza delle sue acque, lo “Yuki no hana” per i fiori bianchi che sbocciano sulle sue rive all’inizio della primavera…

-         Uau! E tu come sai tutte queste cose?

-         Me le ha raccontate mio nonno, quando ero più piccolo e venivamo a trovarlo. Mi portava spesso in giro per la città…

L’espressione di Daichi si fece all’improvviso un po’ triste e pensierosa. Ma Himeko sapeva come tirarlo su.

-         L’ho detto e lo ripeto: se tu sei così, è merito di tuo nonno! Scommetto che è stato tutto quell’andare a zonzo per questa città che ti ha fatto diventare un simile amante del viaggio!

Le parole di Hime-chan riportarono il sorriso sul volto del ragazzo.

-         Sai, non ci avevo mai pensato, ma forse hai ragione. Che sia stato il mio momento-chiave?

-         Sì, per diventare un vagabondo!

E si misero a ridere tutti e due, per scacciare quella nuvola di tristezza passeggera.

Poi la ragazza chiese:

      -    E il corso d’acqua su cui sorge la casa di tuo nonno, come si chiama?

      -    “Hotaru no umi” (****).

      -    È il più bello di tutti! – esclamò lei, sinceramente colpita – E perché mai si chiama

           così?

      -   Come, non lo immagini?

Himeko scosse la testa, meditabonda.

-         Mi sa che a volte ti sopravvaluto un po’, sai? – rise Daichi, facendole “pat-pat” sulla testa.

-         Ehi, non sono mica un cane – rispose Hime-chan, un po’ offesa.

-         Dai, non prendertela! – la consolò l’amico – Vorrà dire che lo scoprirai da sola, perché ormai siamo arrivati!

 

-         Ehi, ma… somiglia moltissimo a…

-         … alla vecchia casa abbandonata – concluse Daichi, incamminandosi – Sì, lo so. È per questo che il nostro posto segreto mi piaceva così tanto.

-         Ti ricordava la casa di tuo nonno? – chiese Himeko.

-         Già – annuì lui.

Effettivamente quell’antico edificio in stile occidentale aveva il suo fascino. E somigliava davvero parecchio alla casa che aveva fatto da “covo segreto” ai due amici per tutta l’avventura col fiocco magico. Ogni tanto ci tornavano, ma non era la stessa cosa.

-         Ehi, ti sei incantata? – le chiese il ragazzo, visto che Hime-chan sembrava essersi bloccata sul marciapiede.

-         Beh… a dire il vero sì, scusami! – esclamò lei – È che sono rimasta piuttosto sorpresa…

-         Ti aspettavi qualcosa più in stile giapponese, vero?

-         Se devo essere sincera… sì.

Daichi soffocò un risolino.

-         Ormai avrai capito che mio nonno era un tipo un po’ particolare…

-         … come il nipote… - fece lei guardandolo di sbieco, divertita.

-         Sì, d’accordo, come me… Comunque non è bellissima?

-         Certo! – esclamò Himeko, convinta.

 

Quando entrarono, il corridoio era quasi completamente al buio, fatta esclusione per la i raggi del sole che entravano dal lucernario della scala.

-         Aspetta qui, vado ad aprire qualche finestra.

-         Se vuoi ti do una mano… - si offrì Himeko, ma nella fretta inciampò in un gradino e perse l’equilibrio.

Due mani la afferrarono, una per il braccio e l’altra per la vita, impedendole una rovinosa caduta.

-         Uh, grazie… non l’avevo proprio visto – cominciò la ragazza, rendendosi conto, subito dopo, di trovarsi tra le braccia di Daichi.

Arrossire e scostarsi bruscamente da lui fu un attimo.

-         Se ti dico di aspettarmi qui, un motivo c’è – le disse il ragazzo paziente, senza far caso allo strano comportamento dell’amica – Io conosco bene la pianta di questa casa, so come muovermi sicuramente meglio di te. Adesso fa’ come ti ho detto, io arrivo subito.

Ed entrò nella stanza più vicina, dove cominciò ad aprire scuri e finestre.

-         Ma… perché non hai acceso la luce? – chiese lei quando il ragazzo fu di ritorno.

-         Perché a dire il vero non ricordo molto bene dove si trovano gli interruttori, e piuttosto che andare alla cieca preferisco fare un po’ di luce in questo modo. Mi dai una mano?

-         Certo – rispose lei.

Un po’ alla volta, aprirono tutte le finestre del piano inferiore, poi salirono le scale per andare ad arieggiare un po’ anche quello superiore.

Ad un certo punto Himeko entrò in una stanza d’angolo e, non appena ebbe aperto le finestre e fatto entrare la calda luce del mattino ormai inoltrato, si voltò a guardare la camera e… restò a bocca aperta.

Era meravigliosa.

Il letto era splendido, grande, con una specie di piccolo baldacchino e le coperte rosa pesca. Alle pareti si vedevano ancora i segni degli innumerevoli poster che dovevano esservi stati appesi, mentre in un angolo c’era anche una chitarra.

-         Hime-chan, dove sei? Non ti sarai già persa! – esclamò Daichi dal corridoio.

Himeko non rispose, tanta era ancora la sua meraviglia.

-         Ah, eccoti qui! – disse entrando – Ehi, hai trovato la camera di mia madre! – continuò, guandandosi intorno - Ti piace?

-         È… è splendida! – quasi urlò la ragazza – È adorabile! Ma davvero era la stanza di tua madre?

-         Sì. La bambina che ora è diventata una poliziotta, un tempo ha dormito qui. Comunque, se ti piace così tanto, per quest’estate puoi starci tu.

-         Co-cosa? Dici davvero?

-         Certo. In fondo da qualche parte dovremo pur dormire, no? Io mi prendo la stanza dei gemelli, qui accanto alla tua. Così, nel caso avessi bisogno di me, sai dove trovarmi.

-         Oh, Daichi! – esclamò Himeko, gettandogli le braccia al collo – Non so come ringraziarti, davvero! Questa è… è la mia stanza dei sogni!

-         Ah, davvero? – le rispose lui, arrossito ma compiaciuto nel vedere come la ragazza lo stesse abbracciando – Si vede che deve piacerti proprio un sacco…

Hime-chan sbarrò gli occhi. Ma che stava facendo? Si scostò piano da Daichi, stavolta senza movimenti bruschi, ma comunque imbarazzatissima. Non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi.

Lui si riscosse quasi subito, esclamando allegro:

-         Ehi, ma è mezzogiorno passato! Non hai fame? Andiamo, ho portato dei panini squisiti! Vedrai che ti piaceranno!

Nessuna risposta.

-         Hime-cha-an! Un corvo del mondo della magia ti ha per caso mangiato la lingua? Guarda che mi pappo tutto io! – ribadì il giovane, uscendo dalla stanza e cominciando a correre giù per le scale.

Dopo un altro istante di silenzio, la ragazza inspirò profondamente, per poi urlare a squarciagola:

-         Daichi, non osare! Guarda che sto morendo di fame anch’io!

E lo inseguì a rotta di collo, mentre le giungevano alle orecchie le risate dell’amico.

 

 

(*) fiume Kohaku: piccolo tributo ad Hayao Miyazaki, il Grande Maestro.

                              Da “Sen to Chihiro no kamikakushi”, in italiano “La città incantata”.

 

(**) “Sora no mizu”: “acqua del cielo”

 

(***) “Yuki no hana”: “fiori di neve”

 

(****) “Hotaru no umi”: “mare di lucciole”

 

 

Uh-oh! Che sta succedendo! Come mai questa tensione crescente nel rapporto tra Himeko e Daichi? Non è che sta nascendo qualcosa di nuovo?

Credo che in tutte le amicizie profonde che si trasformano in amore, ci sia un momento in cui uno dei due per primo se ne accorge e comincia ad averne paura. Ad aver paura che tutto cambi, che non continui più come è sempre stato, ma soprattutto del fatto che, se le cose non dovessero funzionare, uno splendido rapporto verrebbe irrimediabilmente compromesso.

A me non è mai capitato, ma ho la sensazione che sia così. Ho ragione oppure no? Mi piacerebbe che qualcuno che l’abbia sperimentato me lo sapesse dire, scrivendomi anche cosa ne pensa di questa fanfiction. La sto scrivendo in un periodo veramente duro, e mi sta aiutando non poco.

Ma credo che la scrittura sia così per chiunque la ami profondamente. Sbaglio anche qui?

Comunque sia, alla prossima! E recensite, mi raccomando!

 

   
 
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