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Autore: Shirokuro    11/05/2014    1 recensioni
{ sachi centric; kirichi | one-shot di 1430 parole circa | angst; introspettivo | what if? | possibile ooc | io odio questa roba }
Non ricordava più gli inizi della sua vita da fantasma, perché da allora aveva imparato a gestirsi ed ora voleva solo rincontrare Kirito. Sinceramente non seppe mai trovare una spiegazione a quel suo desiderio, aveva paura di scoprire quanto la morte potesse ulteriormente ferirla. Ed il candido fantasma color cielo della notte, cosa avrebbe pensato allora?
Era libera e confinata. Voleva rivedere Kirito perché i suoi ricordi stavano sfumando e non voleva dimenticare il suo volto.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kirito Kirigaya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa fan fiction una volta l'avrei resa un evento fenomenale, unico, avrei resa pubblica la sua stesura con secoli di anticipo, ci avrei lavorato anche mesi. E l'ho fatto un sacco di volte, ma nulla. Non sono riuscita a scrivere manco una singola Kirichi o magari qualcosa su Sachi o qualcosa che ci andasse vicino. Ma davvero, io ci ho rinunciato un milione di volte e Signore mio, una sola volta che me ne pentissi. Ho scritto certe cagate e certi capolavori che MAI mi hanno convinto. E questa meno di tutte, ma davvero, io ODIO questa fan fiction! Maledetta la sera in cui mi venne in mente, maledette le settimane sulle quali ci ho rimuginato come fosse un mio tesoro e dannato il giorno in cui ho iniziato a scrivere! Io non so perché, ma odiandola ho sentito il malsano bisogno di postarla e renderla ufficialmente la mia fan fiction d'esordio sul fandom di SAO - uno dei miei preferiti.
Prima di tutto, questa è un'accozzaglia di pensieri e di riferimenti ad altre serie, a Nagi no Asukara (Manaka Mukaido) in particolare e le puntate stesse della serie, incoerenze e tante cose che io detesto come la PenguinShipping (povera Sachi, in che mani sei finita). Però davvero, se recensiste e mi faceste sapere cosa pensate di questa cosa io mi sentirei in paradiso. Ma bho, vivete felici, che ne so. Ho sparso note varie per il testo, tanto perché questa cosa dovrebbe avere un senso0. Buona lettura.
Ghosts – E tu per chi vivi?
   Un attimo e tutto il buio attorno a lei sparì, con enorme sorpresa. Non ci mise troppo a realizzare che quel corpo che giaceva sul letto che osservava rattristita fosse lei, esanime e sorridente. Si avvicinò di un passo volendo solo potersi rimirare e ricordare il perché di quell’espressione incorniciata frai capelli leggermente più lunghi, sebbene lo conoscesse perfettamente – solo che non se ne sarebbe potuta rallegrare.
   Sfiorò il casco che ancora comprendeva il capo della ragazza e un’idea le balenò in mente; decise di provare ad entrare ancora una volta in quel mondo virtuale, bello e crudele. Dopotutto non avrebbe potuto far altro, dato che venne presa alla sprovvista dalla porta che si spalancava e qualcuno gridava allarmato «Sachi Hayami1 è a rischio, potrebbe–» ed il silenzio calò attorno a lei. Forse spaventata aveva attivato qualche meccanismo o chissà cosa.
   Ruotando la testa, osservò il nuovo ambiente attorno a lei, apparso quasi per incanto. Se anche il solo poter esser lì non fosse stato incredibile, non avrebbe creduto di essere realmente nella sua camera. Per abitudine, fece scivolare le dita per controllare dove si trovassero Tetsuo2 ed gli altri, ma non apparì il menù che solitamente sarebbe slittato dall’alto per permetterle l’azione. Sicuramente perché non era più un’utente di Sword Art Online.
   Si morse il labbro. Dovevo aspettarmelo, si rimproverò. S’incamminò verso il Gate di Teletrasporto, portata sempre dall’abitudine eppure fu quando ci si ritrovò davanti che realizzò di non aver avuto senso tentare di usarlo: non era più un giocatore. Basta Sachi, fattene una ragione! Non è da te.
   Decise di tentare nuovamente il teletrasporto o quel che aveva fatto prima, pur non conoscendo il modo in cui compì il gesto – fallendo, per forza di cose. Cosa ci faceva lì, a questo punto? A cosa le sarebbe servito star lì?

   Non ricordava più gli inizi della sua vita da fantasma, perché da allora aveva imparato a gestirsi ed ora voleva solo rincontrare Kirito. Sinceramente non seppe mai trovare una spiegazione a quel suo desiderio, aveva paura di scoprire quanto la morte potesse ulteriormente ferirla. Ed il candido fantasma color cielo della notte, cosa avrebbe pensato allora?3
   Da non poco si interrogava, piuttosto, del perché il Sistema le avesse permesso di entrare senza crashare il videogioco. Si disse che era fenomenale. Aveva sempre pensato che i fantasmi potessero solo danneggiare i sistemi elettrici, che avrebbe distrutto i dati con quella sua aura e forza sovranaturale o che venisse rifiutata e debellata – in qualche modo –; invece continuava a vagare, nei boschi per predilizione.4
   Le piaceva la naturalezza con la quale il gioco riproduceva il suono delle foglie al vento, la luce che filtrava tra gli alberi o come sbizzarine volavano le farfalle, due a due. Peccato che non avrebbe potuto toccarle, sentendo quella che nella realtà rapprensentava la loro delicatezza, essendo mero effetto visivo5. Però la calma ed i bei ricordi le alleviarono questo pensiero che rendeva il tutto decisamente meno romantico, come quando le raccontarono di come il suono delle conchiglie fosse solo l’amplificare del sangue che scorre nell’orecchio.6
   Non le pareva di essere morta, se non per il fatto che nessuno poteva avvertirla con nessuno dei cinque sensi e poteva muovere liberamente senza bisogno di Cristalli costosi o raggiungere un Gate. Sono fortunata?, si interrogava spesso. Ma non per questo, la morte le pareva bella.
   In realtà, adesso più che la fine della vita, temeva se stessa, che l’aveva affrontata. Temeva che altre persone, come lei morte proprio lì, continuassero a camminare e sparire nel nulla senza che lei li vedesse o che alcune persone non accettassero la loro situazione e tentassero disperatamente di comunicare, mentre lei non li poteva scorgere. Avrebbe preferito credere che piuttosto gli altri giocatori fossero rimasti nel mondo reale, accanto ai propri cari – perché lei no? – o che esistesse veramente un Nirvana e che loro fossero riusciti ad arrivarci – come mai si era confinata lì? –7, per non demoralizzarsi e smettere di rincrescersi per quella condizione orribile e stupenda.
   Abbassò gli occhi ed osservò quel lago, altra falsa realtà riguardante il gioco. Se avesse provato ad immergersi là – ci provò una volta, agli inizi –, si sarebbe ritrovata in uno spaventoso nero ripieno di registrazioni in tempo reale dei vari giocatori e sebbene molti sembravano tranquilli, altri impegnati in lotte e cose del genere, provò il sensore che fosse sbagliato che fosse lei a vederli8. Aveva paura, per qualche motivo. Per questo si sarebbe limitata ad osservarla.
   Era libera e confinata. Voleva rivedere Kirito perché i suoi ricordi stavano sfumando9 e non voleva dimenticare il suo volto.

   Sachi si stava divertendo malinconicamente ad osservare la gente che tremava dal freddo a causa dell’inverno e della neve che seppur finta, era programmata per dare le stesse sensazioni di crudele gelo. Non ricordava perché, ma sentiva che il Natale sarebbe stato importante. 
   «Ehi, quello non è un Solo Player10?» sentì bisbigliare all’improvviso ed istitivamente si girò, cercando la fonte di quella frase che le pareva tanto rilevante per una ragione o l’altra. Vide che non pochi sguardi erano indirizzati ad un ragazzo vestito di nero, moro e in non poco realizzò che quel Kirito che cercava da tempo le si trovava davanti.
   Gli corse incontro e dopo aver superato una decina di giocatori, senza ragionare troppo, lo abbracciò. Per il rinculo, il ragazzo balzò indietro anche se di poco, ma con grandissima sorpresa. Nonostante sentisse un qualche calore familiare – mah, non badò al fatto che lei fosse un fantasma e lui un avatar –, ricordò che purtroppo lei non poteva essere recepita in alcun modo, quindi ritirò le braccia ed abbassò lo sguardo – se non l’avesse fatto, avrebbe capito dall’espressione del giocatore che forse qualcosa era stato avvertito. Silenziosa seguì il moro, che aveva ripreso a camminare. 
   «Kirito, perché hai sempre quella faccia cupa?», avrebbe volentieri domandato – ma non l’avrebbe mai fatto davvero. Si chiedeva se fosse sempre stato così senza che lei lo notasse, se era solo lei che lo ricordava diversamente o se magari gli fosse accaduto qualcosa. Sachi aveva dimenticato come si parlava, o quantomeno faceva fatica11. Aveva paura che qualcuno potesse davvero sentirla, per questo non poté intrattenere un contatto con Kirito – e se ne dispiaceva.
   Mentre entravano nella casa del ragazzo, si interrogò sull’espressione che si sarebbe potuta dipingere sul viso di lui se avesse saputo che la piccola ragazzina della gilda dei Black Moonlite Cats era là al suo fianco? 
   Non ci volle molto, prima che il Solo Player si concedesse del riposo, comunque, e così il fantasmino candido color cielo della notte si permise di punzecchiarlo sulle guance con l’indice12. Si ricordava che di tanto in tanto le veniva riservato lo stesso trattamento – solo che lei si svegliava e sorrideva, mentre lui si incupiva ancor di più.
   Passò tutte le giornate a seguire in quella stanza, attendeva che il ragazzo tornasse a casa e sorrideva, standogli accanto tutto il tempo, senza che si accorgesse mai di lei. Durante quel mese di Dicembre, era sempre sovrappensiero e se avesse parlato avrebbe capito cosa gli passasse per la testa – ma lui non lo fece, perché non parlava mai da solo; sarebbe stato strano, no?
   Si consolava abbracciandolo sorridente, ma non diceva nulla, l’avrebbe spaventato se l’avesse udita, giustamente.
   Andò avanti così fino a Natale, quando decise di seguirlo per l’intera giornata. E pianse. Forse era commossa, ma sentì Kirito sussurrare il suo nome e cercare un item per resuscitare i morti. Aveva lasciato indietro Klein e non si era fatto scrupoli a far fuori un mostro che per lei sarebbe stato impossibile. Quando il suono di vetro in pezzi si udì ed il bagliore dei poligoni si fece tanto forte da accecarla sentì altre lacrime rigarla e avrebbe sinceramente voluto piangere e ringraziare il ragazzo, nonostante i sforzi fossero stati vani13.
   Rientrando, vide Kirito – appoggiato alla scrivania – sussultare. Sentì una voce femminile provenire da un oggetto dagli otto lati e delle parole così familiari. «Quella è... la mia... voce?»
   E pianse anche il ragazzo. Sachi sorrise – perché è così che si fa, vero? – e si avvicinò ad egli. Lo abbracciò un’ultima volta e sussurrò un «Ti amo» frai singhiozzi che si facevano strada tra le sue labbra. 
   Per la seconda volta Sachi sparì, ma sentiva che aveva finito il suo lavoro: «Vivi Kirito, continua a farlo per me!»
   Altri poligoni che si infrangono in altri ancora14, mentre rimasero lacrime e sorrisi. Però avevano imparato che amare, significa dire grazie15 – lui l’aveva capito da tempo
.
 
(molte) Note sul testo;
#0 – Che pretese.
#1 Sachi Hayami: facciamo caso che si chiami realmente Sachi, solo che il cognome l'abbiamo adottato dalla doppiatrice, Saori Hayami.
#2 
Tetsuo: nome random della gilda.
#3 – Ed il candido ... allora?: contraddizioni tra candido e "color cielo della notte" voluti, e no, non ha un senso il resto della frase, sta lì.
#4 – nei boschi per predilizione: meh, diciam che mi piacerebbe che il famoso fantasma di cui parla Kirito a Asuna non fosse Yui, ma semplicemente qualcuno avesse visto a caso Sachi e da lì la voce si fosse estesa e CASUALITA' appare Yui quando i due son lì.
#5 – Peccato che non ... mero effetto visivo: la novel mi ha contagiato per benino, sì, è filo filo quello he dice Kirito riguardo alle farfalle.
#6 – il suono delle conchiglie ... nell'orecchio: tutto vero, vi ho rovinato l'adolescenza, eh?
#7 – Avrebbe preferito ... confinata lì?: riferimenti ad Ano Hana e Menma on the road!
#8 – che fosse ... a vederli: sì, tanto avete capito che è riferito a Yui, ma si somiglano troppo queste due. Facciamo caso che Yui le somigli tanto perché è entrata in quella che è la sua "dimensione" ed il Sistema l'abbia memorizzata #headcanons#.
#9 – i suoi ricordi stavano sfumando: meeeh, headcanons sui fantasmi.
#10 – Solo Player: nella novel i Solo Player sono proprio una tipologia di giocatore e non si limita a Kirito, esattamente come i Beaters. Ho preferito renderlo generico, ecco.
#11 – Sachi aveva ... faceva fatica: frase che ci sta bene per il seguito, ma non ha molto senso, sta bene lì a far da zavorra.
#12 – si permise ... con l'indice: eeeh. Dai, avete capito che è una specie di premessa alla nottata che Kirito ed Asuna passano insieme- oddio, credo.
#13 – Forse era commossa ... stati vani: riassunto dell'episodio, perché fa più figo.
#14 – Altri poligoni ... in altri ancora: ho scritto poligoni per rimanere in tema, ma sia chiaro che l'immagine è meno dura, più che altro è dolce e mi immagino dolci linee curve al posto di questi poligoni random. 
#15 – grazie: citiamo Manaka Mukaido perché Sachi è la ragazza del "arigatou"! Quando senti questa piccolina dire che amare significa dire "grazie"... MA SI' CHE LA KIRICHI E' CANON.
   
 
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