Primo
incontro.
*Drin!!* *Drin!!*
Una mano, pigramente, sbucò fuori dal cumulo di coperte e si
posò sull’infernale aggeggio che ogni mattina interrompeva il sonno della
proprietaria.
Un ammasso informe di capelli rosa iniziò lentamente a
fuoriuscire dal piumone arancio. Non appena anche il volto fu scoperto, Doremi
aprì lentamente gli occhi, prontamente chiusi dopo che un raggiò di sole
proveniente dalla finestra li colpì.
“Perché i corsi devono iniziare così presto?” si chiese
uscendo dal torpore del proprio letto e preparandosi ad un’altra giornata di
lezioni e lavoro.
Si sedette di fronte alla specchiera, prese la spazzola e
iniziò a passarla sui lunghi capelli.
Tenerli in ordine stava diventando problematico, ma mai e poi mai
avrebbe rinunciato a quella chioma che ormai le arrivava ben oltre la vita.
Prese dal cassetto il fermaglio con il ciondolo a forma di
nota musicale, e si lego i capelli in un’alta coda di cavallo. Ormai usava
raramente acconciarli nei vecchi odango, abituali invece quando era una
bambina.
Il suo sguardo cadde, involontariamente, sulla fotografia
posta sul ripiano. Ritraeva lei, qualche anno prima, in compagnia di Tetsuya,
il suo ex-fidanzato… si conoscevano fin dai tempi delle elementari e da quelli
della terza media erano stati fidanzati… almeno fino a pochi mesi prima.
A Tetsuya era stato proposto di giocare nella squadra di
calcio dell’Università di Tokyo, una delle più prestigiose del Giappone e con
questo era annessa una borsa di studio, un’opportunità troppo ghiotta per
lasciarsela sfuggire. Questo, purtroppo, aveva implicato anche il trasferimento
del ragazzo nella città.
Malgrado i loro tentativi di mantenere il loro rapporto: lo
studio, i continui allenamenti di Tetsuya e il lavoro di Doremi, li avevano
allontanati sempre più, fino a che non presero la decisione di separarsi.
Sebbene dolorosa, sapevano che sarebbe stata l’unica soluzione, se avessero
continuato la loro storia avrebbero finito con litigare e rompere ogni
possibilità di riavvicinamento in futuro. In questo modo, forse, un giorno si
sarebbero ritrovati.
A quei ricordi le lacrime salirono agli occhi della ragazza,
che prontamente le scacciò. Non era più tempo di deprimersi. In fondo avevano
solo diciannove anni, ci sarebbe stato tutti il tempo in futuro per stare
insieme. Perché ne era sicura: Tetsuya Kotake era, e sarebbe stato, l’amore
della sua vita.
La porta della sua camera si spalanco e la figura di sua
sorella Pop comparve sulla soglia. –Doremi! Vuoi sbrigarti! Sono le otto
passate! – la rimproverò uscendo e sbattendo la porta e lasciando Doremi
impietrita. Dopo pochi secondi realizzò ciò che le era appena stato detto.
-Aaahhh!!!
Sono in ritardo! – schizzò in piedi e si gettò a capo fitto nell’armadio, in
cerca della divisa, la indossò e si precipitò in cucina.
-Finalmente Doremi. Tua sorella è pronta già da un pezzo! –
la rimproverò la madre, per poi sorriderle amorevolmente. –Siediti, che ti
porto la colazione… -
-Scusa mamma… non ho tempo… - disse, strappando dalle mani
del padre una fetta di pane tostato con sopra della marmellata e uscendo a
tutta velocità fuori dalla porta.
Iniziò a correre sul marciapiede verso l’università. Per
fortuna la facoltà di lettere non era molto lontana da casa sua. Un piccolo
sorriso apparve sulle sua labbra: Doremi Harukaze, la schiappa dello studio,
aveva deciso di frequentare l’università e diventare insegnante di lettere… la
signorina Seki, quando le aveva dato la notizia, non credeva alle sue orecchie.
Malgrado fosse passato molto tempo quella donna era sempre stata una figura
molto importante per la ragazza.
Entrò dentro all’immenso edificio e salì al terzo piano,
dove si trovava l’aula del primo corso della giornata. Ci mise un po’ di tempo
per trovarla. Benché fosse quasi un anno che frequentava quella facoltà aveva
ancora un po’ di problemi ad orientarsi nei vari corridoi.
Appena giunta davanti alla porta trovò ad attenderla una
ragazza con dei lunghi capelli castani e un paio di occhiali. Hazuki, appena la
vide, sorrise e le andò in contro.
-Finalmente Doremi. Non hai sentito la sveglia nemmeno
stamattina? – le chiese, dirigendosi insieme all’amica all’interno della classe.
Doremi scosse la testa. –Affatto… solo che mi sono persa a
pensare… - un lampo di tristezza passò negli occhi della rosa, e Hazuki capì
immediatamente la natura dei suoi pensieri.
Prese l’amica a braccetto e la trascinò. –L’importante è che
tu sia arrivata in tempo. Ora è meglio che ci spiacciamo. Il prof dovrebbe
arrivare tra pochi minuti. –
Le due ragazze si sbrigarono a raggiungere i loro posti in
quinta fila. Mentre saliva le scale, Doremi inciampò in uno zaino. Chiuse gli
occhi attendendo il dolore dovuto alla colluttazione con il pavimento, ma
questo non arrivò.
Avvertì una leggera pressione sull’addome. Aprì gli occhi…
poté vedere un braccio che la sorreggeva e, lentamente, la tirò in piedi. Si
voltò per trovare il proprietario e ringraziarlo.
-Ti ringraz…- ma le parole le morirono in bocca non appena
il suo sguardo incrociò quello viola del ragazzo, ma la sua attenzione fu
catturata dai suoi capelli scompigliati azzurri per quanto riguardava la parte
superiore, blu quella inferiore. Avvertì una vampata di calore salirle alle
guance.
Il giovane incrociò le braccia. – Be’… allora? – chiese,
impaziente.
-V…volevo ringraziarti… - rispose la ragazza, un poco
imbarazzata.
-Uhm… sta’ più attenta a dove metti i piedi! – poi si
abbassò e raccolse lo zaino incriminato –Guarda come lo hai ridotto! – esclamò
pulendolo dalle impronte delle scarpe della ragazza.
Doremi si ridesto dal suo stato di trance. –Vuoi dire che
quel coso è tuo? – chiese, con un po’ di rabbia nel tono.
-Esatto. E tu lo hai calpestato. – ribatté l’azzurro.
-Non lo avrei fatto se tu non lo avessi lasciato in mezzo al
passaggio! – la ragazza strinse i pugni e si sporse in avanti.
-Uhm…- il ragazzo di voltò e tornò a sedersi al suo posto,
ignorando le ultime parole di Doremi.
-Ehi tu! Non abbiamo finito di… - ma venne interrotta da
Hazuki, che le tappò la bocca e la trascinò indietro.
-Eh eh eh… Dai Doremi… non è il
caso di prendersela così… - disse la
castana, rossa in viso per la vergogna.
-Ma dico! Hai sentito? Praticamente mi ha dato
dell’imbranata! –
-Su, lascia perdere. Ora è meglio che andiamo a sederci… -
continuò Hazuki, precedendo l’amica e prendendo posto. Venne raggiunta in pochi
secondi da Doremi.
-Però non è finita! Uff! Uff! Uff! –
Quel gesto, così tipicamente infantile di Doremi fece
scappare una piccola risata a Hazuki. Era da così tanto tempo che non vedeva
l’amica così infuriata con qualcuno che non fosse Kotake…
-Cosa c’è da ridere? – chiese la rossa, con le guance ancora
gonfie per la rabbia.
-Mmf… nulla Doremi… nulla. –
Poche file più avanti l’azzurro tirò fuori il quaderno per
gli appunti e si preparò per le due ore seguenti. Nel farlo non poté non notare
le due vistose tracce sul tessuto nero e sospirò contrariato. Avrebbe dovuto
lavarlo una volta a casa…
Accanto a lui c’era un ragazzo con dei lunghi capelli nero e
gli occhi ambrati, che si voltò per guardare l’oggetto macchiato, poi lo posò
sullo sguardo dell’amico e si mise a ridere.
-Kai… dovresti vedere la tua faccia! Per due macchie poi… -
soffocò la sua stessa risata con una mano davanti alla bocca. Non era il caso
di attirare l’attenzione di tutti gli studenti presenti.
-Uhm… - replicò il ragazzo, puntando lo sguardo verso la
cattedra, ancora deserta.
Rei continuò a ridere, beccandosi, in più di un’occasione,
un’occhiata fulminante di Kai.
Purtroppo il divertimento del ragazzo fu interrotto
dall’arrivo del prof di Filosofia, un uomo sulla sessantina, ma molto arzillo e
vivace. Tirò fuori il Mac e, maldestramente, cercò di collegarlo al proiettore,
scatenando l’ilarità di buona parte degli studenti.
-Ehm… Buongiorno ragazzi… scusate il ritardo. – disse,
collegando il Mac al proiettore e facendo apparire la prima slide. –Bene, direi
che possiamo iniziare la nostra lezione… -