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Autore: Hendy    11/05/2014    6 recensioni
Il Titanic era chiamato la "nave dei sogni". Lo era, lo era davvero! [Elsanna (no-incest), Au!Titanic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se c’è una cosa di cui Kristoff Bjorgman andava fiero, quello era sicuramente il suo lavoro. Non molte persone si potevano vantare di essere cacciatori di tesori di successo. Era noto in gran parte dell’America e in altre località del mondo per la ricerca e il ritrovamento di oggetti di valore di navi affondate. La sua più famosa scoperta al momento fu dell’oro spagnolo di cui prese i diritti per il recupero. Ma ciò che ancora non sapeva, era che da lì a poco si sarebbe trovato per le mani la testimonianza di una storia sensazionale, che portava con sé il resoconto di un amore travolgente e inestimabile , svoltosi nientemeno che nel più grande e lussuoso transatlantico del mondo: il Titanic.

*

“Dovremmo esserci. Ormai dovrebbe entrare nel nostro campo visivo.”

Quella di oggi avrebbe potuto essere per Kristoff l’immersione più importante della storia, per non parlare delle sua vita.
Per tre lunghi anni era stato ossessionato dall’idea del recupero di un particolare diamante che si raccontava essersi perso negli abissi all’interno dell’ormai relitto del Titanic. Il diamante in questione era stato presumibilmente acquistato da un ricco uomo d'affari, di nome Hans Southern, passeggero del Titanic quando affondò ed ex proprietario della collana di diamante, prima che la regalasse alla sua ex fidanzata, Elsa Arendelle.

Kristoff e il suo equipaggio  si erano avventurati negli abissi alla ricerca della nave con sommergibili speciali. Furono fatte un sacco di spedizioni, avevano perquisito tutti i luoghi all’esterno del Titanic in un raggio di 50 metri per poi passare agli interni. Purtroppo non tutte le aree erano facilmente raggiungibili e per questo dovettero procurarsi dei robot telecomandati a distanza, resistenti alle elevate pressione del fondale marino, con tanto di telecamere per l’esplorazione degli interni. Fu proprio il loro contributo ad aver permesso di individuare finalmente l’area designata alle suite private del transatlantico. Lo scopo dell’immersione era entrare all’interno della suite dove alloggiavano Southern e la sua fidanzata, e recuperare più oggetti di valore possibili.

“Avviciniamoci alla prua.” Ordinò.

La vista ormai familiare di quel colosso gli fu subito davanti: tonnellate e tonnellate di ferro in fondo all’oceano, devastati da ruggine, correnti di fondo e microrganismi marini. Kristoff, che si era affacciato all’oblò del sommergibile per dare indicazioni sugli spostamenti, si allontanò un attimo e prese la telecamera che portava con sé. Aveva l’abitudine di registrare tutte le loro spedizioni, sia come prova reale di quanto stava succedendo, sia come ricordo delle esperienze che vivevano lì sotto. Molti dei video documentavano semplicemente informazioni di carattere generali, altri invece erano vere e proprie testimonianze di scoperte sensazionali e ritrovamenti inaspettati.
Kristoff sperava con tutto il cuore che il video di quest’oggi rientrasse nell’ultima categoria.

“Ok, silenzio tutti quanti. Registriamo.” Avvertì e schiacciò il tasto Rec, puntando la telecamera prima su di sé e poi sullo scenario esterno e parlando con voce teatrale.

“Vederla uscire dal buio come una nave fantasma mi fa sempre un certo effetto. È doloroso vedere il triste relitto della grande nave adagiato qui dove toccò il fondo alle ore 2.30 del mattino del 15 aprile 1912 dopo il suo inarrestabile sprofondare negli abissi.”

Lì affianco un membro dell’equipaggio scoppiò a ridere, guadagnandosi un’occhiataccia dal biondo.

“Certo che ne dici di stronzate, capo.” Disse schiamazzando.

“Sven, mi hai rovinato l’atmosfera!”

Sven Reindeer era, per dirla in breve, il migliore amico di Kristoff e compagno d’avventure. I suoi capelli corti castani e gli occhi marroni scuro gli davano un aspetto piuttosto giovanile, anche se ultimamente si stava lasciando un po’ trasportare da cibi in scatola e fast food, che gli avevano fatto guadagnare qualche chilo di troppo. I due si erano conosciuti al liceo e da allora non si erano mai più separati. Sven aveva partecipato a tutte le spedizioni di Kristoff e amava prendere in giro il suo migliore amico. E questo Kristoff lo sapeva bene. Ma d’altronde, Sven era anche uno dei più bravi nel suo lavoro e in questa precisa immersione, sarebbe stato di fondamentale importanza. Sarebbe stato lui al comando del robot che da lì a pochi minuti avrebbero liberato per addentrarsi all’interno delle camere del Titanic.
Ma d’altronde Sven era Sven, quindi prendersela con lui sarebbe stato del tutto inutile.
Prendendo la telecamera iniziò a girare tra i vari oblò, dando qua e là qualche informazione su coordinate, profondità, pressione dell’acqua… e tutto quello che gli veniva in mente di dire finchè non si stancò a sua volta.

“Basta con queste cavolate. Preparate il robot e posizionatelo nello stesso punto dell’altra volta. E’ il momento di iniziare con la roba forte.”
“Credi che oggi sarà il grande giorno?” chiese Sven.
“Lo spero amico mio. Non ci resta che scoprirlo! Su, vai a prendere i comandi.”

Dopo aver dato il tempo a Sven di prepararsi, un altro membro del equipaggio diede l’Ok per la partenza, e il robot venne liberato.
Kristoff si posizionò affianco a Sven dove uno schermo mostrava tutto ciò che il robot era in grado di vedere.

“Ora ricorda Sven, avanza lentamente. Tieni gli occhi aperti e massima attenzione.”
“Sì, sì. Lo dici come se fossi un principiante.”
“No no no, non è così, non sei un principiante, sei il migliore, il più meglio, cioè, il meglio più, cioè – aspetta, che?”
“Kristoff, lo so che sei nervoso, rilassati. Facciamo questo e andiamo ad aprirci una bella bottiglia di champagne, ok?”

Kristoff, ora rosso come un peperone dall’imbarazzo, non poté fare altro che approvare l’idea. Tendeva sempre a blaterare quando era nervoso. Ogni giorno sperava nel successo della spedizione e come un rituale, ogni giorno aveva i suoi due minuti in cui era vagante dal nervosismo. Prese un respiro profondo per calmarsi e tornò a concentrarsi sullo schermo. Una volta calmato, parlò di nuovo.

“Allora, sai dove andare. Prima di tutto scendi e supera le aree di prima classe. Dobbiamo entrare nel ponte B.”

Sven si mise subito all’opera. Il suo controllo era fenomenale. Dallo schermo si potevano vedere un sacco di oggetti ammuffiti, rotti e di nessun apparente valore. Un sacco di cianfrusaglie occupavano i pavimenti. Il robot superò porte scardinate, finestre infrante, una sala da pranzo dove ancora c’erano i resti di un pianoforte distrutto, scese scale e finalmente dopo quella che a Kristoff sembrò un’eternità, superarono una curva e si trovarono davanti l’ingresso della suite di Southern.

“Attento a non sbattere, attento a non sbattere.”
“Lo vedo, lo vedo. E’ tutto sotto controllo. Stai calmo capo.”

L’ingresso era appena abbastanza grande da far entrare il robot, ma una volta entrato, il gioco era fatto. Sven si asciugò il sudore sulla fronte e iniziò a perlustrare la zona. La camera all’interno era quasi irriconoscibile. Il suo vecchio splendore era solo un ricordo lontano. Oramai era diventata solo la dimora di pesci e batteri. Alcuni mobili erano ancora in piedi, un sacco di oggetti erano sparpagliati di qua e di là, probabilmente il contenuto di valigie da viaggio, un letto mezzo distrutto era situato in un angolo, unico segno visibile che quella una volta era stata una camera da letto, mentre assi di legno ricoprivano il suolo.
Un’asse in particolare attirò l’attenzione di Kristoff poiché sembrava poggiare su qualcosa. Il cuore di Kristoff cominciò a battere all’impazzata. Non si erano mai spinti fino a quel punto fino ad oggi. E forse ciò che stava cercando così passionatamente da anni, era proprio lì a portata di mano.

“Certo che avrebbero potuto mettere un po’ di ordine prima di lasciare la nave.” Scherzò Sven.
Ma Kristoff non stava ascoltando.

“Avvicinati a quell’asse. Quella lì sulla destra. C’è qualcosa…”

Sven fece avvicinare il robot fermandosi a mezzo metro dall’asse in questione.

“Pensi di aver trovato qualcosa?”
“Voglio vedere cosa c’è sotto. Toglila di torno.”
“Datemi l’uso delle mani.”
E una volta che il controller si fu esteso anche ai bracci meccanici, Sven si mise all’opera.

“Fai piano, se si spezza non riusciremo a levarla.” Ammonì Kristoff.

Ma Sven non aveva bisogno di aiuto né di consigli. Da lì a breve riuscì a spostare l’asse, facendo scappare due pesci che avevano trovato nascondiglio sotto di essa. Appena il robot si voltò a vedere cosa ci fosse sotto l’asse, Kristoff trattenne il respiro.
Davanti a loro videro una scatola quadrata, all’apparenza di metallo, ancora chiusa e in perfette condizioni, tralasciando l’ammontare di ruggine che la copriva. Una cassaforte. Kristoff e Sven non poterono che sorridere alla vista.

“Hai visto che roba capo?”

Tutto ciò che Kristoff poté dire fu:
“Prepara lo champagne amico.”



A/N: Ciao a tutti e grazie se siete arrivati fino in fondo a leggere. Due cose importanti da specificare:
1. Gli aggiornamenti saranno piuttosto variabili, così come la lunghezza dei capitoli credo.
2. All'inizio i dialoghi saranno molto simili a quelli del Titanic. Certe citazioni saranno esattamente le stesse con piccole sfumature. Questo perchè ci sono cose che non possono essere cambiate a mio parere, per esempio la storia del titanic e della collana ovviamente. 

Detto questo, alla prossima e grazie ancora.
  
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