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Autore: NeverMe    12/05/2014    7 recensioni
E se Alonso non fosse stato ferito? Se Gabriel quel giorno fosse andato al vescovato?
Un pupazzo a forma di orsacchiotto, alto quanto la spalliera del divano. Stringeva tra le zampre una busta con scritto “Per papà Gabriel”.
Sentì la bocca dello stomaco stringersi. Non era sicuro di aver capito. Si sedette sul tavolino, di fronte al pupazzo. Le mani gli tremavano. Aprì la busta, delicato, ma impaziente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Antinori
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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~~Claudia aveva mantenuto la promessa.
Gabriel lo capì appena uscito dal vescovato, quando ne individuò il volto teso tra la folla, gli occhi che si muovevano agitati nella sua direzione, per cercarlo, come se non si aspettasse di vederlo varcare quella soglia, come se credesse di essere stata abbandonata.
Indossava un maglioncino blu e si stringeva alla borsa come per cercare un appiglio. Era bellissima.
Non sentiva la terra sotto ai piedi mentre camminava verso Claudia, non sentiva il cuore battere, il respiro gli faceva male e il tempo rallentò bruscamente quando lei gli puntò gli occhi addosso, quando vide le sue iridi allargarsi per la sorpresa e la bocca piegarsi in un sorriso.
Sentì che il suo sguardo seguiva ogni suo movimento, qualcosa dentro di lui bruciava all'altezza dello stomaco, il cuore si accartocciava, come una bottiglia di plastica a cui era stata tolta l'aria.
Un altro passo nel vuoto e si trovò di fronte a lei, un ultimo passo e la sua mano le accarezzava la vita, mentre le loro labbra si sfioravano. Ed erano lì, fronte contro fronte, a lasciare che i loro respiri si fondessero nel poco spazio che avevano lasciato tra le proprie labbra.
Strusciò il naso contro il suo e si allontanò quel tanto che bastava per guardarla negli occhi.Occhi che continuavano a vagare apprensivi su di lui. Claudia si morse le labbra, le aprì leggermente, forse intenzionata a rompere il silenzio, ma poi sembrò ripensarci.
Gabriel ne approfittò per massaggiarle una spalla e farle scivolare la mano lungo braccio, fino ad incontrare quella di lei e stringerla forte. “Claudia...”  si schiarì la voce.
Claudia intuendo il suo imbarazzo e la sua agitazione si lasciò sfuggire un sorriso. Gli sfiorò la fronte con la mano “Sei Gabriel adesso. Solo Gabriel?”
Gabriel sentì gli occhi inumidirsi, vederla così fragile, preoccupata e allo stesso tempo dolce lo riempiva di tenerezza. Annuì. “C'è un motivo se ti ho chiesto di aspettarmi qui...” abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere l'urgenza delle domande sul volto di lei. “... da quando ho scelto di stare con te, tante volte mi sono trovato di fronte a situazioni che mi suggerivano di tornare indietro, che sarebbe stato il mio dovere.”
Claudia smise di stringergli la mano, ma lui non la lasciò andare, intrecciò con fornza le dita alle sue. “E non deve capitare mai più. Niente e nessuno deve più mettere in dubbio il nostro legame. Non voglio più rischiare di perderti o passare una notte lontano da te...” Si mise in ginocchio e la guardò mentre sembrava respirare a fatica. “Io vorrei che il nostro legame fosse ufficiale davanti agli occhi di tutti: della gente, di Serventi... e della chiesa.” mise una mano in tasca e tirò fuori la scatoletta di velluto. “Io ti voglio sposare, Claudia.”
Claudia deglutì e si guardò intorno per un attimo. Gabriel pregò che non gli dicesse di no.
Si inginocchiò di fronte a lui, gli prese il volto tra le mani e lo baciò con passione. Gli mordeva le labbra e le loro lingue lottavano con forza. Lo strinse di più a sé, cercando di minimizzare le distanze tra i loro corpi.
Gabriel si sentiva leggero, non poteva smettere di sorridere mentre la baciava. Le posò le mani sulla vita “Claudia, Claudia, aspetta...” la voce tradiva la sua ilarità.
“Che c'è?” non lo voleva sapere davvero. Prima che le potesse rispondere cercò un nuovo contatto con le labbra di lui.
Gabriel rise e cercò di allontanarsi quel tanto che bastava per parlare “C'è gente!”
Claudia osservò i passanti, alzò le spalle “Non mi interessa.” Sorrise e tornò a baciarlo come se il resto del mondo non esistesse. E Gabriel sentiva che era giusto così, si sentiva libero, amato. Sentiva che finalmente tutto stava andando come doveva e glielo suggeriva l'aria, che all'improvviso si era fatta più leggera, tanto da non essere respirabile. Glielo sussurravano le mani di Claudia, strette sul suo viso, come se volesse impedirgli di scappare e lo urlava anche la sua testa.


Aprirono la porta e Gabriel si avvicinò subito a Claudia per baciarla. Le strinse le braccia intorno ai fianchi e l'attirò a sé. Guardò bramoso le sue labbra, così calde e sensuali. Voleva fare l'amore con lei, essere una cosa soltanto insieme a lei, sentire di non avere possesso del proprio corpo, provare quel momento di smarrimento in cui si chiedeva chi fosse, in cui sentiva Claudia al punto di credere di essere Claudia, per un attimo soltanto. Prima di vedere il suo viso imperlato di sudore e il suo corpo completamente abbandonato tra le sue braccia, prima di scambiarsi un casto bacio e crollare l'uno accanto all'altra, prima di ricordarsi chi fosse lui e chi lei. Prima di sentire il bisogno di stringerla un po' di più, per farla sentire amata e protetta. Prima di costringersi a non addormentarsi per primo, per poterla guardare mentre dormiva accoccolata accanto a lui.
Pregustava già questi momenti nella testa quando Claudia gli posò le mani sul petto e lo spinse quel tanto che bastava per allontanare i loro visi.
“Devo fare un paio di telefonate...”
Doveva aver fatto una faccia buffa, perchè Claudia scoppiò a ridere e gli fece una carezza “Ti prometto che ti raggiungo tra cinque minuti.”
Gabriel abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire un sorriso “E' di fondamentale importanza che Teresa lo sappia ora, eh.”
Claudia guardò l'anello al proprio dito, gli occhi le brillavano. Era bellissima. Non poteva resistere a quei suoi atteggiamenti, gli facevano stringere il cuore. “Ti aspetto in soggiorno.”
Lei gli diede un bacio all'angolo della bocca e sgattaiolò in camera da letto, richiudendosi la porta alle spalle, come se dovesse rivelare chissà quale segreto di cui lui non era a conoscenza. Gli sfuggi una risata, una risata vera mentre si dirigeva in soggiorno scuotendo la testa.
Qualcosa sul divano attirò la sua attenzione.
Un pupazzo a forma di orsacchiotto, alto quanto la spalliera del divano. Stringeva tra le zampre una busta con scritto “Per papà Gabriel”.
Sentì la bocca dello stomaco stringersi. Non era sicuro di aver capito. Si sedette sul tavolino, di fronte al pupazzo. Le mani gli tremavano. Aprì la busta, delicato, ma impaziente.
“Ciao papà” era la scrittura di Claudia “tu e la mamma 5 settimane fa avete fatto l'amore per la prima volta e vi amavate talmente tanto che avete fatto un piccolo miracolo.” Sentì una lacrima scivolargli lungo il viso. “Lei è tanto felice perchè pensa che sarai il papà più bravo del mondo e anche se non ero nei vostri programmi quando ha scoperto che ci sono ha capito che sono la cosa più importante della sua vita, insieme a te...” sorrise, cercando di cacciare indietro le lacrime calde che gli inumidivano gli occhi. “Spera che anche tu sia tanto felice, anche se forse è presto. Io non vedo l'ora di conoscerti, mi ha detto solo cose belle di te. Che sei calmo, paziente, forte, che sei dolce e che ti piace farle le coccole (anche io avrò tanto bisogno di coccole).” Deglutì, cercando di riprendere fiato e di formulare qualche tipo di pensiero, ma non ci risciva. Sentiva solo una sensazione di calore nel petto e nient'altro. “Mi ha detto anche che vai in moto e che sei un gran fico.” Scoppiò a ridere e alle sue risate si accompagnarono altre lacrime. “Anche io non sono male! Sono piccolino, non si riesce a vedermi bene, se non mi credi sulla fiducia puoi vedere la mia foto!” Si accarezzò la barba. “La prossima foto che faccio sarò un po' più grande e mi vedrai meglio, promesso! A presto, papà. Ti voglio bene!”
Aprì di nuovo la busta, sì... c'era l'ecografia del suo bambino. Era davvero difficile da vedere, doveva essere minuscolo. Sfiorò quella foto con la punta della dita, come nel tentativo di accarezzarlo. Non si capacitava che fosse vero. C'era davvero, esisteva. Mentre stringeva a sé Claudia, quella notte, mentre loro diventavano una cosa soltanto, avevano davvero creato un'altra vita. Tutti quei giorni che avevano passato insieme, mentre la loro storia decollava, il loro piccolo c'era, c'era davvero e ci sarebbe stato.
Fece per portarsi una mano verso il volto, ma sentì due labbra barciargli le guance, asciugandogli le lacrime, e le braccia di Claudia stringerlo da dietro, le mani di lei cercare le sue. La sentì infilare la testa nell'incavo del suo collo e rimanere lì, stretta stretta a lui, con la ferma intenzione di non lasciarlo andare. Il cuore di lei battere sulla propria schiena.
Le prese una mano e se la portò alle labbra, lei sorrise, lo capì da come respirava.
Sì girò in modo tale da poterla guardare negli occhi, appoggiò la fronte alla sua e la strinse a sé.
Anche lei piangeva.
Le diede baci sulle guance, sulle labbra, sulla fronte.
Le mani di Claudia strette sulla sua camicia.
Le accarezzò la pancia. Era lì il loro miracolo. Era lì. “Grazie.” riuscì a singhiozzare all'orecchio di Claudia e lei rise, rise di cuore e lo strinse più forte. E per un attimo Gabriel ebbe l'impressione che loro due fossero una cosa soltanto, anche senza fare l'amore.

  
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