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Autore: MaryMatrix    27/07/2008    6 recensioni
In passato li abbiamo visti lottare per le loro vite.
In passato li abbiamo visti compiere azioni rocambolesche.
In passato li abbiamo visti sorridere. Combattere. Uccidere.
Adesso è il passato che li vuole.
Perché forse
le loro azioni
non sono state
quello che sembravano.
ANNA, la ragazza forte e orgogliosa.
GEREMIA, il bellissimo ragazzo che ha rischiato la vita per farla ricca
STUB, il killer che l'ha salvata.
E' il passato che li pretende.
E' il passato che li chiama.
E' il passato che li avrà.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

O Fortuna

      ... and a bottle of rum!

 

Capitolo 1:
Nightmare

Era una notte buia e tempestosa. I fulmini lampeggiavano furiosamente, il rombo dei tuoni sovrastava ogni rumore, la pioggia scrosciava incessante. Tempo da lupi, quel tempo in cui si può ammirare la magnificenza di una tempesta, quel tempo in cui tutto può accadere e in cui si farebbe molto meglio a restarsene a letto, senza curiosare in giro, perché è in queste notti che di solito si scoprono particolari che avremmo preferito rimanessero nelle ombre della beata ignoranza.
Ma non tutti temono le intemperie: una figura incappucciata si dirigeva verso una casa, una grande villa, forse in cerca di un riparo o forse in cerca di qualcosa di molto più importante. Forse non sapeva neppure lei quello che cercava, o forse sì. Forse... tanti dubbi e nessuna certezza, e intanto, nonostante la pioggia, aveva un passo sicuro e lento, non affrettato.
Poi un fulmine illuminò il suo riflesso, che non sfuggì agli occhi di una ragazza dai capelli rossi perennemente ribelli e gli occhi neri, non magra, né grassa, non bella, né brutta, una ragazza normalissima. La ragazza in questione osservava il lento avvicinarsi della figura, volendola aiutare da un lato, ma dall'altro sapeva che per lei avrebbe costituito un pericolo.
Per un momento sperò che quella strana figura accelerasse il passo, che si levasse da quel sentiero, perché aveva paura, sentiva il battito del suo cuore andare a tempo con i passi di quella strana figura.
Un altro fulmine illuminò l'incappucciata, la ragazza alla finestra vide perfettamente che l'acqua passava attraverso il corpo della figura misteriosa, sempre che di corpo si potesse parlare in quel caso: era solo un'ombra nera, che quasi si mimetizzava con le tenebre della notte. Poi alzò il suo viso, nero anch'esso, e sorrise in direzione della ragazza alla finestra, mostrando denti bianchi, un sorriso minaccioso, solo un'incurvatura della bocca malvagia che risplendeva nella notte, e sebbene non le avesse visto gli occhi la ragazza alla finestra aveva la sensazione che l'incappucciata fosse lì per lei.
Spaventata arretrò e chiuse le tende, rimanendo nel buio più completo, decidendosi finalmente ad andare a dormire, cosa che avrebbe dovuto fare già da tanto tempo.
Ma poi sentì dei passi avvicinarsi e il terrore l'assalì. Non osava aprire né porta né finestre per paura di trovarsi davanti quell'orribile sorriso. Quindi attendeva, immobile, col respiro affannoso, mentre i passi erano vicini, sempre più vicini. Sentì la maniglia della porta muoversi, voleva urlare, chiamare aiuto, ma le urla le morirono in gola.
La porta cominciò ad aprirsi lentamente con uno scricchiolio inquietante.

SKREEEK

faceva la porta.

BUM-BUM, BUM-BUM

faceva il cuore della ragazza. Lo scricchiolio continuò finché la porta non fu completamente aperta e la luce di un fulmine rivelò la figura di un ragazzo. La sua mano scivolò dalla parete fino all'interruttore, accendendolo.
E la ragazza fu immensamente sollevata di vedere di chi si trattava.

- Geremia hai intenzione di rimanere sulla porta per tutto il giorno? - fece una voce acida dietro di lui.

Il ragazzo chiamato Geremia entrò, seguito dal proprietario della voce. Geremia era una ragazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri e la pelle chiara, era il messaggero di una nobile famiglia ormai estinta che aveva lasciato tutti i suoi averi ad Anna.
Il ragazzo dietro di lui invece era il killer più famoso del mondo. O meglio l'ex-killer più famoso del mondo. Il suo nome era Stub. Era alto, aveva gli occhi marroni, uno sguardo che infondeva sicurezza, i capelli castani folti e morbidi.

- Come mai siete qui? - domandò Anna, la ragazza dai capelli rossi, che sembrava essersi appena svegliata da un brutto sonno.

- Come sarebbe "perché siamo qui"? - chiese Geremia di rimando. - Hai urlato come una forsennata! - si stava agitando per la salute della giovane. - Pensavamo che ti fosse successo qualcosa e ora arriviamo qui e... -.

- Biondo. - fu interrotto dalla voce perentoria di Stub. - Non ti sembra di notare dalla sua espressione che non ha più pallida idea di quello che stai blaterando? -.

Geremia la guardò meglio e fu costretto a concordare con Stub.

- Io non ho urlato. - specificò Anna.

A quel punto Stub alzò le sopracciglia, dubbioso. Geremia lanciò ad Anna uno sguardo un po' apprensivo. E lei li guardò, con la paura negli occhi, uno che protendeva le braccia verso di lei, e l'altro con le braccia incrociate appoggiato comodamente ad un mobile. Fu proprio quest'ultimo a parlare.

- E' successo di nuovo. - constatò Stub.

Anna sembrava turbata, nonostante si sforzasse di nasconderlo. Aveva fatto di nuovo quell'incubo, aveva di nuovo sognato quella figura, aveva davvero urlato per poi svegliarsi e non ricordarsi di aver urlato... non si rendeva nemmeno conto di quando il sogno cominciasse e di quando il sogno finisse. Nessuno conosceva il perché di questi disturbi di cui Anna soffriva da un po' di tempo.
I suoi genitori minimizzavano la cosa: attribuivano la colpa al cambiamento a cui era stata sottoposta Anna dall'estate a quell'inverno, a quei 5 mesi; certo la vita di Anna era molto cambiata quando aveva ricevuto l'eredità, Stub, Masky (il fratellino di lui), Thomas e Antonella (cugina di Stub) avevano cercato di ucciderla in quanto facevano parte di un'agenzia per killer professionisti, con basi sparpagliate in tutto il mondo. Era fuggita in Brasile, poi era tornata in Italia, per poi scappare nuovamente in India. Ma questo risaliva a 5 mesi fa.
Adesso vivono tutti nella nuova villa di Anna, che in cambio però ha preteso che lasciassero l'agenzia.
Federico, il cugino di Anna, aveva superato il trauma della perdita della sorella, Lavinia, colei che aveva messo Stub sulle traccie di Anna. Anche Sveva, la migliore amica di Anna, viveva in quella specie di villa-castello.

Geremia la invitò a scendere per fare colazione, ma Stub si mise tra loro e la porta.

- Togliti di mezzo. - lo intimò Geremia. - Anna ha bisogno di mangiare. -.

- Anna ha bisogno di parlare con qualcuno che non abbia peli sulla lingua. - replicò Stub con calma glaciale. Non era nel suo stile agitarsi. - Esci per favore. -.

- Sì. - lei appoggiò Stub.

Geremia la guardò e uscì controvoglia, comunque solamente perché lei glielo aveva chiesto. Non si fidava ancora di Stub, temeva che il suo spirito di assassino prima o poi sarebbe tornato a galla.

Anna però non aveva paura di lui. Non ne aveva mai avuta. Si mise seduta sul letto, Stub tornò ad appoggiarsi al mobile. Aveva ancora qualche difficoltà a stare in piedi senza reggersi dopo l'incidente che aveva avuto quell'estate, precipitando da un elicottero. Non stava più sulla sedia a rotelle, ma a volte sentiva il bisogno improvviso di tornarci. Faceva riabilitazione e i medici dicevano che nel giro di poco meno di un anno sarebbe tornato a posto.

- Senti... - cominciò Stub con aria seccata. - ... io te l'ho sempre detto che sarebbe giunto il momento di andare da uno psichiatra. -.

- Stub... -.

- Fammi finire. - la interruppe. - Per te e per platinato, di là, non è mai il momento di parlarne. Per me il momento è giunto. Credo che continuare con questi sogni non ti faccia affatto bene, anzi. E' evidente che negli ultimi mesi sei stata sottoposta ad una situazione di stress non indifferente... lo so l'effetto che fa essere inseguiti da me. - e a quel punto non poté evitare di sorridere malizioso. - Secondo me se vai da un medico può darti delle medicine che potranno farti dormire meglio. E inoltre magari potrà cercare qual'è la causa di questi tuoi sogni. -.

- Non sono malata! - sbottò Anna.

- Beh io sì! - sbottò Stub. - Non mi reggo in piedi per colpa di quello stupido incidente, tu mi costringi a fare una vita che non è la mia, e non sai quanto mi manca quella vecchia. Quindi se qui c'è qualcuno che deve lamentarsi sono io. - tornò in posizione eretta, un po' a fatica. - O tu ti decidi a fare qualcosa per quei sogni oppure io tornerò ad essere quello che ero. -.

Anna rimase zitta a quelle parole. Un ricatto, ecco quello che Stub le stava proponendo. La credeva malata, quella era la verità, acconsentiva a stare in quella casa solamente per tenerla sottocontrollo, forse aveva paura che potesse nuocere a qualcuno. Non c'era bisogno che lo dicesse, Anna lo aveva capito dal suo sguardo in quel momento.

- Sono forte Stub. Posso riuscire a controllare quei sogni. -.

- Benedetta ragazzina! - si infuriò lui. - Come puoi pretendere di controllare un qualcosa che non conosci? -.

- Come ho fatto con te. - replicò Anna, sorridendo con aria di sfida e uno sguardo trionfante.

Stub le avvicinò minaccioso. - Attenta a come parli, ragazzina. -.

- Perché se no che fai, killer? -.

Si alzò dal letto e si diresse verso la porta senza dare possibilità a Stub di rispondere in alcun modo. Sembrava che ogni loro conversazione finisse in quel modo, con una minaccia anche solo velata. Sembrava che le loro più che conversazioni fossero sfide in piena regola. Quella l'aveva vinta Anna.

Stub la seguì per le scale in marmo di Carrara, scotendo la testa, mentre Anna guardava il sole fuori dalla finestra, il giardino innevato, rincuorata. Non era buio, non c'erano tempeste. Non c'era niente di minaccioso.
Poi vide qualcosa che la fece irrigidire sulle scale. Stub si fermò appena dietro di lei.

- E adesso che ti prende? -.

- Guarda. - per risposta lei indicò un manto nero che spiccava sul bianco della neve.

- Un pezzo di stoffa nero. - commentò Stub. - Che cosa c'è di così terrificante? -.

- Non ne sono ancora sicura... - Anna si slanciò giù dalle scale per raggiungere il giardino.

Stub non provò nemmeno a dirle che non poteva andare nella neve con la camicia da notte e la vestaglia, in quei casi l'unica cosa da fare era seguire la ragazza. Quando tra un dolore e l'altro riuscì a raggiungerla la vide chinata sul mantello.

- Spero per te che ci sia stato un buon motivo per cui mi hai fatto correre fin qui. -.

- E' questo. - spiegò Anna. - E' questo il mantello della figura dei miei incubi. -.

Stub non nascose neppure il suo sguardo che parlava da solo: e diceva che lei era completamente uscita di senno. - Sei sicura? -.

- Sì. - sembrava davvero convinta.

- Ti rendi conto, vero, che stai affermando che un incubo è reale? -.

Anche ad Anna sembrava una cosa stupida. Fuori dal normale. Ma dopo quello che le era successo 5 mesi prima come faceva a dire con certezza che cosa era normale e cosa invece non lo era?
Mentre si sentiva stupida per quello che aveva detto, vide che Stub si inginocchiava accanto a lei e prendeva il mantello tra le mani. Per lui quel mantello aveva qualcosa di stranamente familiare. Lo aveva preso in mano e aveva cominciato a frugare nelle tasche, in cerca di qualcosa. Non sapeva bene nemmeno lui quello che stava cercando.
Qualcosa trovò. Un ciondolo. Un ciondolo che anticamente poteva essere stato d'oro, ma adesso era tutto rovinato e sporco. Era ovale e sopra c'erano incise due lettere intrecciate tra loro: una I e una S. Era grosso quanto bastava per poterlo aprire.

- Non è possibile. - sussurrò lui.

Anna non ci capiva più niente, le sembrava che per lui quel ciondolo significasse molto. Lui lo aprì: c'era una foto in bianco e nero e raffigurava una donna bellissima, elegante, che teneva in braccio un bambino di 5 anni circa, sorridendo.

Stub chiuse il ciondolo. - NELL! - chiamò a gran voce, mentre si affrettava verso la sala della colazione. - NELL! -.

Nell era la cugina di Stub. Anche lei era una killer, e il suo vero nome era Antonella. Anna non capiva che cose c'entrasse Antonella con quella faccenda. Arrivarono nella sala e Antonella stava mangiando con gli altri. Stub le mostrò il medaglione.

- Antonella guarda! -.

Antonella guardò prima il medaglione, poi Stub con gli occhi marroni che sembravano la fotocopia di quelli del cugino. Poi scosse i capelli neri, ondulati. - E' il tuo ciondolo Stub. - Antonella non sapeva dove il cugino volesse andare a parare.

- No. - replicò Stub, mostrandogliene un altro. - Questo è il mio! -.

Antonella spalancò gli occhi, ma nessuno a parte lei sembrava capire come stavano le cose. Stub guardava il secondo ciondolo raffigurante lui e sua madre. La sua vera madre. - Mamma... -.

Sveva, altra, magra, lunghi capelli lisci biondi, guardò la foto. - Non ci assomiglia per niente a tua madre, lo sai? -.

- Perché quella che conoscete voi non è sua madre. - replicò Antonella. - E' la sua matrigna. La madre di Masky. -.

- Siete fratellastri? - domandò Federico. Lui era il cugino di Anna, appassionato di sport: snowboard e basket... non a caso era alto 2 metri precisi precisi. Era due anni più grande di Anna.

- Sì. - rispose Masky. - Solo che non ci teniamo a farlo sapere in giro. -.

- La madre di Stub era un membro del G.A.S.P. - ricominciò la sua spiegazione Antonella, con l'evidente aria di chi si annoia a morte.

- Il cosa? - Geremia la guardò stupito.

Antonella gli rivolse uno sguardo scocciato. - Meglio che tu non lo sappia. Ad ogni modo lavorava lì. Un brutto giorno fu mandata sul fondo dell'Atlantico perché stavano studiando un mistero che riguardava la William, una nave. Non fece mai ritorno dagli abissi. -.

Stub si rese conto che la spiegazione di Antonella non riguardava i medaglioni, quindi prese in mano il discorso. - Prima di partire aveva in mano 2 medaglioni. - spiegò con voce grave. - "Ora io sto per partire Stub" mi disse dandomene uno "e non so quando tornerò. Ogni volta che sentirai la mia mancanza aprilo e guarda dentro. Io farò lo stesso., lo guarderò sempre. Voglio che tu ricordi una cosa: la mamma sarà sempre orgogliosa di te". Dopodiché si allontanò in una notte buia e tempestosa. - finì il suo racconto.

Thomas, un ragazzo con un gran cesto di capelli mori ricci in testa, abbronzato e mulatto. - Fammi capire amico. Mi stai dicendo che tua madre è tornata? -.

- E che la creatura dei sogni di Anna è vera. - aggiunse Stub. - Abbiamo trovato il ciondolo nel suo mantello. -.

Sveva lo guardò come se fosse impazzito. - Sei uscito di senno anche tu? -.

Prima che il cugino potesse rispondere Antonella si intromise. - C'è solamente una cosa da fare a questo punto Stub. -.

Si lanciarono uno sguardo complice. Stub riprese i due medaglioni. - Andiamo da Maurice. -.

 

 

 

 

 

L'angolo della Matrix

Salve a tutti!!! Eccomi tornata prima di quanto io stessa pensassi col seguito di O Fortuna - Anna.

Ho cercato in questo capitolo di introdurre brevemente i personaggi che si conoscono già e i fatti avvenuti, quindi probabilmente lo avrete trovato pesante. Comunque sempre per coloro che hanno già seguito l'altra storia voglio dire che questa sarà un po' diversa... ci sarà sempre azione, ovviamente, se no non sarebbe più una mia storia e sarà sempre piena di idee un po' fuori dal normale... ok, molto fuori dal normale. Nonostante questo credo che la troverete un po' diversa dalla prima, con più avventura e meno azione (per esempio qui non ci saranno inseguimenti stradali con sparatorie, per fare un esempio).

Spero di avervi almeno un po' incuriositi con questo capitolo... e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi non siate timidi e usate quella tastiera che avete davanti per dirmi che ne pensate!!!

Il titolo O Fortuna è preso dall'omonimo canto dei Carmina Burana, invece "... and a bottle of rum" significa "...e una bottiglia di rum" è tratta dalla celebre canzone di pirati dell'"Isola del Tesoro" di Stevenson... e se non è un indizio questo di che cosa parlerà in seguito la storia ditemi cosa lo è...
L'impostazione del titolo della storia che trovate in altro l'ho copiato alla mia amica myki, col suo consenso, dalla sua storia "Passion and Patience".

Inoltre leggendo le ultime recensioni che mi sono state lasciate al primo capitolo della saga ho pensato che non fosse giusto non rispondere solamente perché questa è una storia diversa... quindi i ringraziamenti!!!

  • DamaArwen88: grazie mille!!! Sono contenta che la fine ti sia piaciuta anche perché di solito a scrivere i finali sono una frana... quanto al seguito, beh, se stai leggendo queste righe significa che hai letto perlomeno il primo capitolo... e spero davvero che ti sia piaciuto!!! Tranquilla... tratterò benissimo il piccolo Masky!... ok... Draco è tuo... io mi prendo Stub... xD Bacione!
  • Lallix: il tuo entusiasmo riesce sempre a farmi sorridere :). Sono felice che ti sia piaciuta questa storia. Davvero. Quanto a Geremia e Antonella, come hai detto tu, c'è sempre il seguito. E poi chi lo sa... Mi fa piacere non sai quanto che ti abbia tenuto compagnia come "In the Summertime"... quindi chiedo perdono se mi ci è voluto un po' per postare il seguito... ma niente punture!!! Tra parentesi, sai che il termine "patagnocco" mi piace? Te lo posso fregare per inserirlo in questa storia? Please *_*. Spero che ti sia piaciuto questo primo capitolo! Bacione!
  • Shia: non puoi sapere quanto mi ha fatto felice leggere la tua recensione... perché mi hai fatto un grande complimento, mi hai detto che la ff ti ha emozionata e soprattutto che ti sei sentita parte integrante della storia... è così che vorrei che si sentissero tutti i lettori quando leggono una mia storia. Sapere che ci sono riuscita almeno con te per me è un grande risultato. Quindi grazie. E ovviamente spero che ti sia piaciuto questo primo capitolo! Bacione!
  • BabyzQueeny: grazie! Beh, che dire... ho cercato di scriverla il prima possibile ;)
  • myki: accidenti quante recensioni!!! Va beh, mi metto e rispondo a tutte e 7: allora sì, la malattia del romanticismo mi è del tutto passata. Sono guarita, non sai che sollievo. Poi vorrei che mi spiegassi perché non ti fidi di me e quando scrivo le cose devi sempre avere dei dubbi: quando ho scritto che è licenziato intendevo sul serio... in fondo Anna mica gli ha fatto nulla a lui. Beh Sveva non è strano... è che quando la scrivevo mi era venuta in mente l'antagonista di Prisca in "Ascolta il mio cuore", Sveva Lopez del Rio... Sveva era un nome che mi piaceva... e quindi l'ho usato. Stub invece è il nome che aveva lui nel sogno che ho fatto e che ha ispirato la storia. Quanto al fatto che Anna rappresenta normale è vero. E' una ragazza normalissima e l'ho voluta fare normale perché sono stanca delle ragazzine che devono aver qualcuno che le protegga, oppure quelle ragazzine tutte belle perfette che però dentro sono deboli e hanno bisogno del principe o robaccia simile. No. Anna è il modello di ragazza normale, di ragazza forte che non ha bisogno di nessuno, ma non perché ha la scorza dura perché è così, punto e basta. Il suo non è un atteggiamento, è davvero in quel modo.
    Davvero riesco a far sembrar vere le mirabolanti avventure della mia mente, come le chiami tu? Grazie! Sono molto soddisfatta... ad ogni modo sconsiglio vivamente a chiunque di provare, a meno che non sia stato addestrato dai servizi segreti... xD
    Ah, non sai chi ti piace di più tra Stub e Geremia? Non so perché ma per te vedo meglio Geremia. Più romantico, più tranquillo, più dolce e meno brusco di Stub. Geremia è il biondo cavaliere, il classico principe azzurro. Stub è un killer. E questa è la differenza di fondo.
    Sono contenta che ti sia piaciuto l'idea di ambientare un po' di storia a Firenze. E comunque non è vero che non riesci a unire le due cose, è solamente che non ci provi e non hai l'occasione di farlo... Lily e James sono in Inghilterra, non puoi catapultarli a Firenze... però sarebbe un'idea...
    Trovi romantico un pezzo della mia storia? Va beh, un po' di romanticismo ci vuole... ma romanticismo alternativo, romanticismo nascosto, sempre sottoforma di qualcos'altro. Sono contenta che ti piaccia... detto da una romanticona come te è un gran complimento! E mi è piaciuta la sequenza di aggettivi immediata, visibile, elettrica. Era quello che volevo trasmettere.
    Per concludere sì... la mitraglietta è il marchio di fabbrica :)

Un bacio a tutti!!!

@matrix@

 

  
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