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Autore: frankyfitzgerald    12/05/2014    1 recensioni
Siamo nel 2021 e il governo americano ha in programma di lanciarsi alla conquista del resto del mondo. Prima di fare ciò hanno bisogno di preparare un piano B, in caso qualcosa vada storto ed è allora che decidono di mandare 300 prigionieri considerati tra i più pericolosi del paese su un pianeta appena scoperto dalla NASA alla ricerca di una via di salvezza per la popolazione.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eccomi con una nuova FF. Questa fan fiction è ispirata al Telefilm 'The 100', ma ho cambiato alcune cose tra cui i personaggi stessi. Ditemi che cosa ne pensate e ricordatevi di lasciare il vostro nome di Twitter se volete che vi avvisi quando pubblicherò un nuovo capitolo.
PS. Non vi scordate di recensire e, in caso voleste seguirmi su Twitter ricordatevi che io sono @itsliad

 

  
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Tutto ciò di cui sono a conoscenza è che siamo nel 2021 e che è da 3 anni che non vedo la luce del sole. Il mio caso, prima di essere archiviato era finito su tutti i giornali creando grande scandalo e salvandomi in questo modo dal braccio della morte. Ciò nonostante ora mi trovo condannata a rimanere in questa cella unica a vita, in una prigione fatta apposta per persone i cui crimini hanno minato la sicurezza dello stato o peggio ancora, del mondo.
Non conosco i miei vicini di cella, il pranzo e la cena ci viene consegnato direttamente e i momenti di libertà sono singoli e organizzati in modo tale che ci sia un contatto minimo con le altre persone all’interno di questo edificio fatta eccezione dello staff.
E’ mattina, questo lo so perché le luci si accendono ogni volta alla stessa ora forzandoti fuori dal letto e obbligandoti a presentarti davanti alla porta in modo tale che qualcuno dei lavoratori ti scannerizzi la pupilla per controllare che la persona in cella sia sempre la stessa.
Però questa mattina c’è qualcosa di diverso nell’aria, rumori sconosciuti dal fondo del corridoio arrivano fino alla mia cella e pur schiacciandomi completamente contro il muro che mi divide dal resto del mondo non riesco a percepire di chi siano le voci in questione.
Ad un tratto la mia porta si apre e la luce mi coglie di sorpresa facendomi alzare istintivamente il braccio per coprirmi gli occhi.
“Prigioniero 103, mi dia il braccio” un uomo muscoloso, vestito completamente di nero mi fissa e io non posso fare a meno di notare ciò che tiene nella mano destra: una siringa con uno strano liquido rosso al suo interno.
“Che cosa? Cosa volete farmi?” faccio un passo indietro cercando di creare più spazio possibile tra me e quel bestione, ma lui mi viene incontro con passo deciso e mi afferra il braccio prima ancora che possa fare resistenza. Il liquido entra nelle mie vene e io chiudo gli occhi aspettando di addormentarmi o di sentirmi stordita. Magari avevano cambiato idea riguardo alla mia condanna e avevano deciso di abbattermi come avevano fatto con il resto dei miei colleghi, ma no, nessun effetto collaterale. L’uomo mi sorride, un sorriso che pare più un ghigno che altro e lascia la stanza chiudendo a chiave la porta e lasciandomi di nuovo ai miei pensieri.
Il mio sguardo cade sul mio braccio, non vi è alcuna traccia di sangue, ne un minimo di indolenzimento per via della puntura alla quale sono stata sottoposta.
Mi siedo sul letto in attesa che qualcos’altro accada e la mia attesa si protrae per ore fino a quando uno strano suono, quasi metallico inizia a riempire tutto il piano e a seguire le porte di tutte le celle si spalancano.
A fianco di ogni cella vi sono due guardie, pronte a prendere controllo di chiunque esca e senza nemmeno riuscire a vedere chi altro si trova al mio fianco vengo trasportata attraverso un lungo corridoio grigio che sembra non terminare mai.
Non ci viene data nessuna spiegazione, nessuna parola esce dalla bocca di quei soldati e nessuno fiata, finchè non arriviamo al luogo verso il quale ci stavano portando e non notiamo cosa si trova davanti ai nostri occhi.
Un gruppo di astronavi di dimensioni giganti si ergono davanti a noi, le loro porte aperte, pronte ad accogliere chiunque sia stato scelto per entrarci. La luce del sole si riflette contro i vetri spessi di quelle che dovrebbero essere le finestre e dopo qualche minuto di silenzio finalmente sento una voce, una voce che non avrei mai potuto dimenticare nemmeno sul letto di morte.
“Prigionieri, oggi è un nuovo giorno per voi, un giorno che potrebbe darvi la libertà di riprendere in mano la vostra vita e di farne ciò che volete. Oggi, è un giorno che vi renderà partecipi di uno dei più grandi passi per l’umanità nella storia di questo paese. Siete stati selezionati per essere i primi ad atterrare su un pianeta scoperto dalla NASA, un pianeta che pensiamo possa essere colonizzato dalle nostre forze e voi costituirete la prova iniziale di questa nostra teoria.” Sento uno strano rumore di sottofondo e la voce principale si interrompe mentre alcuni dei prigionieri vengono forzati a salire su una di queste navi, alcuni oppongono resistenza, altri invece si limitano a camminare a testa bassa, come se ormai si fossero lasciati andare al pensiero di una morte imminente.
Io non sono una di loro. Le mie guardie iniziano a spingermi verso uno di questi contenitori spaziali e non appena uno di loro afferra il mio braccio io mi ribello dandogli una gomitata in piena faccia facendo si che lasci la mia presa per poi rivolgere le mie attenzioni alla seconda guardia che nel frattempo si era preparata con un vecchio manganello in versione 2.0, uno di quelli che trasmettono scariche di energia pari a quelle che venivano somministrate ai pazienti sotto lobotomia negli ospedali psichiatrici.
Non faccio in tempo a reagire che una scarica parte dal fondo della mia schiena e raggiunge il mio cervello facendo si che io cada a terra priva di sensi. Tutto è nero attorno a me, sento i miei occhi aprirsi e chiudersi, ma non riesco ne a parlare ne a muovermi. Il mio corpo viene trascinato fino a quello che deve essere uno dei sedili dell’astronave e solo allora un’altra scarica parte dal mio cervello e raggiunge i miei piedi, questa volta non sento nulla. Il vuoto. Ed è così che perdo i sensi.