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Autore: QueenVLondon    13/05/2014    4 recensioni
Se il destino vi offrisse l'occasione che stavate aspettando da tutta la vita, sareste pronte a coglierla?
Anche a costo di ferire qualcuno che vi sta a cuore?
Dal testo:
"Stavo quasi per andarmene sul serio quando qualcosa mi bloccò. Anzi, forse sarebbe stato più corretto dire qualcuno.
Mi sentii franare il terreno sotto ai piedi e al tempo stesso mi parve di essere stata sollevata da terra, perché in quel momento la porta del bar si aprì e vidi proprio lo stesso ragazzo a cui così tante volte erano andati i miei pensieri".
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Sperando che anche stavolta non salti il login, mi accingo a postare questa nuova storia.
L'idea mi frullava in testa da qualche giorno e oggi mi è sembrata la giornata giusta per postarla qui. ;)
Senza ulteriori indugi, vi auguro buona lettura!
Ci rileggiamo alla fine per i saluti ed eventuali delucidazioni.
Un abbraccio
Vale



Un’ondata di vento gelido mi fece rabbrividire. Era metà Gennaio, ma nonostante la giornata fosse inaspettatamente serena il termometro segnava 2°, il che per me equivaleva all’incirca a -20°.

Non ero mai stata un’amante dell’inverno, tuttavia avevo sempre adorato alla follia Londra ed era stato questo a spingermi ad accettare senza indugi la proposta della mia amica Beatrice.
Inoltre, seppur mi sentissi un pupazzo di neve, dovetti ammettere che la leggera foschia e la neve non facevano altro che contribuire a rendere magica quella città.

Non sarei mai stata in grado di spiegare a parole che cosa amassi così tanto, tuttavia c’era qualcosa nell’atmosfera che regnava lì da farmi sentire me stessa più di quando mi trovavo fra le mie calde pareti domestiche.
Mi ero sentita piuttosto ridicola nel formulare quella riflessione, ma non appena i miei piedi avevano toccato il terreno della pista di atterraggio di Londra Heathrow non avevo potuto fare a meno di pensare: “Sono a casa”.

Questo ovviamente prima di trovarmi da sola in mezzo al “nulla” e senza la più pallida idea di come raggiungere la più vicina fermata della metropolitana.
Purtroppo il giorno in cui era stato distribuito il senso dell’orientamento dovevo essere stata in fila per qualcos’altro, anche se ancora non avevo ben capito per cosa.

Sospirai e percorsi un'altra ventina di metri tenendo la cartina in mano.

Di regola non ero così imbranata (non a Londra almeno!), tuttavia non ero mai stata nella zona di Camden Town e, dopo aver perso di vista le bancarelle e i soliti negozi di souvenir avevo totalmente smarrito la direzione.
A rendere tutto ancora più complicato c’era il fatto che fossi assolutamente restia nel chiedere indicazioni stradali. Di solito preferivo arrangiarmi da sola, anche se questo rendeva la faccenda più complicata, tuttavia stavolta complice il gelo che mi aveva invaso fin dentro le ossa decisi che forse fosse il caso di venire a patti con me stessa e rivolgermi a qualcuno.

Scrutai con attenzione le persone intorno a me e alla fine, armandomi di coraggio, mi incamminai verso una ragazza bionda, che stava trafficando con l’iPhone di fronte all’insegna di uno Starbucks.

“Ehm… Scusami se ti disturbo”, le dissi in tono cortese.

Lei alzò gli occhi dal display e li puntò su di me.

“Serve aiuto?”, mi chiese molto gentilmente.

Annuii un po’ a disagio.

“Per caso sai come arrivare alla fermata della metro più vicina? Non conosco molto bene questa zona”, le spiegai, arrossendo.

Lei mise da parte il cellulare, mi sorrise magnanima e iniziò a spiegarmelo.

“Ti ringrazio molto”.

Lei mi sorrise di nuovo.

“Figurati”.

La ringraziai di nuovo e fu soltanto in quel momento che i miei neuroni si misero in moto. Avevo appena parlato con… Lizzie Pattinson!

Cercai di restare impassibile, ma ero certa di star arrossendo in maniera assolutamente indegna.

Dovevo andarmene, tuttavia lei pareva star aspettando qualcuno e ben sapendo chi si trovava in città in quel periodo non potei fare a meno di domandarmi se si trattasse proprio di lui.

Ahimè, non potevo certo restare a fissarla senza alcun motivo apparente senza fare la figura dell’idiota. Inoltre, quante erano le possibilità che suo fratello fosse insieme a lei in giro per Camden Town alle 11:30 di un giovedì mattina qualsiasi?

Meno di zero, mi risposi mentalmente.

Lizzie mi rivolse uno sguardo alquanto perplesso. Probabilmente si stava domandando perché fossi ancora lì e non stessi seguendo le sue indicazioni. Peccato che le avessi scordate nello stesso istante in cui avevo pensato a quella remota possibilità…

Avevo fantasticato un numero quasi vergognoso di volte su come sarebbe stato imbattermi quasi per caso in Robert e la mia mente si era aperta a svariati scenari.

Avevo immaginato di incontrarlo mentre stavo camminando per strada: magari gli avrei chiesto una indicazione senza rendermi conto di colui che avevo di fronte e poi, dopo averlo riconosciuto, gli avrei gentilmente chiesto un autografo, o una foto.
Oppure avrei potuto vederlo una sera in un pub. I nostri sguardi si sarebbero incrociati e…

NO. Non sarebbe mai successo niente di tutto questo, perché sebbene non mi considerassi la persona più brutta del mondo di certo lui non mi avrebbe mai notata, per il semplice fatto che il suo sguardo non si sarebbe mai posato, neanche per un istante, su una ragazza qualsiasi per poi scoprire di trovarsi di fronte l’ennesima fan petulante.

Non mi ero mai ritenuta appartenente a suddetta categoria e, sebbene non avessi mai avuto la fortuna di incontrarlo, mi ritenevo troppo cortese per sbraitare come una pazza in preda a una chiara crisi isterica.
Avevo visto fin troppe ragazze rendersi ridicole in tal modo e non avevo alcuna intenzione di unirmi a loro.

Stavo quasi per andarmene sul serio quando qualcosa mi bloccò. Anzi, forse sarebbe stato più corretto dire qualcuno.

Mi sentii franare il terreno sotto ai piedi e al tempo stesso mi parve di essere stata sollevata da terra, perché in quel momento la porta del bar si aprì e vidi proprio lo stesso ragazzo a cui così tante volte erano andati i miei pensieri.

Mi ero ripetuta che era sciocco perdere così tanto tempo a fantasticare su qualcuno di cui non sapevo nulla di reale, tuttavia nel corso degli anni Robert- o perlomeno quel qualcosa che ero certa di aver visto in lui- era divenuto parte integrante del mio mondo. Pur sapendo che io non sarei mai stata inclusa nel suo.

E in quel momento capii esattamente come tutte quelle ragazze si erano sentite vedendolo.

Indossava un giubbotto nero, che non ricordavo di avergli mai visto, sopra un paio di jeans scuri. In testa portava un berretto di lana nero, mentre in mano aveva un bicchiere dello Starbucks.

Dall’alto delle mie due maglie di pile e del mio piumino da sci mi chiesi come potesse non congelare con il giubbotto aperto, ma a quanto pare neanche vivere nella calda Los Angeles doveva aver cambiato la sua percezione del freddo.

“Sei sicura di non voler…?”

La sua voce si spense vedendomi accanto a sua sorella.

Non avevo idea di quale aspetto potessi avere- a parte quello di un pupazzo di neve- poiché io stessa non sapevo come mi sentivo.
Tuttavia in quel momento compresi bene come non volevo che si sentisse lui. Non desideravo essere l’ennesima ragazza in preda agli spasimi, in fibrillazione mentre lo pregava per una foto, o un po’ di attenzione.

Semplicemente, non volevo essere l’ennesima a portargli via qualcosa.

I due si scambiarono un’occhiata in attesa che me ne andassi, o che rendessi reali i loro timori, ma ahimè non feci nulla di tutto ciò, dicendo la cosa più idiota che mi venne in mente in mezzo a quel silenzio imbarazzante.

Cercai di non guardarlo per un secondo di più e mi focalizzai sul ringraziare un’altra volta sua sorella. 

“Purtroppo il mio senso dell’orientamento è più o meno equivalente a quello di Richard Armitage”, dissi.

Robert sgranò gli occhi, sollevato e alquanto sorpreso da quella bizzarra affermazione.

Ma di cosa diamine stavo blaterando?!

“Che cosa?”

Com’era possibile che la sua voce suonasse così sexy?!

“Richard Armitage- zio Thorin in The Hobbit- durante uno screening si è perso nel cinema. A quanto pare tutti sono usciti e lui si è ritrovato a vagare lì da solo”, precisai.

I miei neuroni dovevano proprio essersi congelati, oppure si erano fusi a causa dell’ondata di calore che avevo avvertito vedendolo.

Forse non avevo sbraitato come un’ossessa, ma ero certa di aver fatto ugualmente un’impressione. E non ero sicura di quanto potesse essere positiva.

Tuttavia, contrariamente alle mie aspettative, Robert ridacchiò. Probabilmente era sollevato dal non essere lui il centro dell’attenzione in quel momento.

“E com’è finita?”, mi chiese, curioso.

“Credo lo abbiano riaccompagnato fuori”.

In realtà non ne ero certa al 100%, ma avevo già detto abbastanza stupidaggini per una vita intera.

“Beh, grazie ancora per la indicazioni”, aggiunsi, rivolgendomi a Lizzie.

Se non altro non sarei sembrata una maleducata.

Sorrisi appena e mi incamminai in una direzione a caso, sperando ardentemente che fosse quella giusta.

 
Per un miracolo mi trovai esattamente dove avrei dovuto essere, così chiamai Beatrice e stabilii di aspettarla direttamente in hotel.
Le accennai qualche dettaglio del mio incontro con voce tremante e lei, seppur non potesse considerarsi appartenente alla schiera delle sue fan, rimase sbigottita nell’udire il mio racconto.

“Mi stai prendendo in giro!”, esclamò.

Scossi la testa con vigore e le garantii di no.

“Dimmi che almeno la parte in cui ciarli di zio Thorin è finta”.

Sospirai, fra il divertito e l’imbarazzato.

“Magari”, mormorai, ancora rossa come un peperone. “Mi è salito il panico quando l’ho visto e quella è stata la prima cosa che mi è venuta in mente”.

“Complimenti… Da quanto aspettavi di incontrare Rob? Cinque anni? E non avevi immaginato nessuna conversazione un po’ più decente?”

“Certo, Bea! Ma non credevo che lo avrei visto davvero così!”

Nonostante molte ragazze avessero avuto la fortuna di incontrarlo, non avevo mai creduto che la medesima sorte avrebbe baciato anche me.

“Davvero non gli hai chiesto neanche una foto?”, s’informò dopo un secondo.

“Davvero”, ripetei.

“Beh…”.

“Sono un’idiota, vero?”

La mai amica sospirò.

“No, sei stata gentile. Però…”.

“Non mi ricapiterà mai un’altra occasione. Lo so”, mormorai.

Avevo rinunciato a qualcosa che desideravo da tempo immemore e tutto quello che avevo ottenuto era stato sentirmi la persona più stupida del pianeta.

Ben fatto, pensai sgomenta.

Forse mi ero sopravvalutata.
Forse se fossi tornata indietro avrei potuto agire diversamente.
Forse…

Parlai con lei per un altro paio di minuti, ma l’ascoltai appena. Quando riattaccò, rimisi il telefono nella borsa e ricontrollai per l’ennesima volta di essere sulla giusta linea della metropolitana.
Scossa com’ero sarei potuta finire fino a Richmond senza neanche accorgermene.

La prossima metro sarebbe arrivata fra tre minuti, così sebbene l’attesa fosse irrisoria decisi di ascoltare un po’ di musica, onde cercare di rilassarmi.
Avevo posto il lettore sulla riproduzione casuale che aveva scelto per me Firework di Katy Perry.

Non era una delle mie canzoni preferite, ma non la cambiai. E fu allora che sentii che qualcuno mi stava fissando.
Non ero solita percepire certe sensazioni, però in quel momento non potei fare a meno di voltarmi e, quando lo feci, mi trovai di fronte il medesimo ragazzo che mi aveva fatto sussultare il cuore solo una ventina di minuti prima.

Gli sorrisi appena, cercando di controllarmi e sperando di avere un’espressione più intelligente di quella che quasi sicuramente avevo sfoderato poco prima.

“A quanto pare sei riuscita a trovare la dannata fermata”, mi disse, ricambiando il mio sorriso.

Parlava a voce piuttosto sussurrata ed era chiaro che stesse facendo il possibile per non dare nell’occhio.

In qualche modo sembrava che stesse imparando, perché mi ritrovai a pensare che le ultime foto che avevo visto di lui risalivano all’anno precedente.

“Già”, mormorai.

Non sapevo cos’altro dire e volevo evitare di ripetere la precedente gaffe.

Mi sarei aspettata che Robert si allontanasse, ma non sembrava intenzionato a farlo.

Tenni gli occhi fissi sul pannello che indicava il tempo che ci divideva dall’arrivo della metro. Dal momento in cui le nostre strade si sarebbero divise di nuovo.

Quando la metro arrivò mi alzai dalla sedia e mi avvicinai. Sentivo che era dietro di me e questo per poco non mi procurò un attacco di panico.

Il cuore mi batteva all’impazzata. Avevo il respiro veloce e irregolare. Le mani dentro ai guanti erano gelide e sudate.

Non mi ero mai sentita meglio e al tempo stesso peggio.

L’unica cosa che avrei voluto in quel momento era guardarlo un’altra volta. Avrei desiderato memorizzare ogni centimetro del suo volto, perché in tutta onestà non credevo di averne mai visto uno così bello.

C’era sempre stato qualcosa di diverso ad attrarmi in lui, un dettaglio a cui non sarei mai stata in grado di dare un nome. Quello stesso qualcosa che mi aveva spinto a continuare a interessarmi a lui indipendentemente da tutto il resto.

Salii sulla metro senza guardarmi indietro e visto che era piuttosto vuota mi sedetti nel primo sedile libero che scorsi.
Riaccesi l’mp3, senza neanche preoccuparmi di rialzare il volume. Non avevo più voglia di ascoltare dell’inutile musica, speravo soltanto che così facendo sarei riuscita a guardarlo per un altro secondo.

A parte una signora che stava sfogliando una rivista, non c’era nessun altro.

Se fossi stata più sicura di me, o semplicemente più irruenta avrei potuto cambiare posto, o chiedergli qualcosa con una scusa, ma non ero mai stata quel tipo di persona e non potevo diventarlo.

Così rimasi a sedere fino a quando non mi resi conto che la prossima sarebbe stata la mia fermata.
Allora fui costretta mio malgrado ad alzarmi e nell’avvicinarmi alla porta mi ritrovai ancora più vicina al posto dov’era seduto.

Cercai di non farci caso, ma nel tentare di restare indifferente fui abbastanza imbranata e rigida dal far cadere per terra l’mp3.
Mi piegai per raccoglierlo, tuttavia una mano che non avevo mai visto così da vicino fu più veloce della mia e me lo porse.

Fu così che mi trovai di nuovo di fronte a lui.
Stavolta non c’era nemmeno Lizzie ad aiutarmi a mantenere la mia concentrazione ferma.

“Grazie”, mormorai.

“Non c’è problema. Spero non si sia rotto”, mi disse.

“Non credo. Ormai è abituato a cadere un giorno sì e l’altro pure”.

Possibile che ogni frase che uscisse dalla mia bocca fosse una sciocchezza?

E meno male mi ero sempre considerata discretamente intelligente.

Lui sogghignò.

“La prossima è la tua fermata?”, mi domandò tranquillo, senza riprendere il suo posto.

Annuii proprio mentre la metro stava rallentando.

Pochi istanti. Solo pochissimi istanti e tutto sarebbe finito.

Era la mia ultima occasione. Qualsiasi cosa volessi chiedergli dovevo farlo subito, o sarebbe stato troppo tardi.

Le mie mani fremevano, tormentando il lettore mp3. Avevo la gola serrata.

Stavo male fisicamente e all’inizio non riuscii a capirne il motivo. Ero a pochi centimetri da lui, più vicina di quanto probabilmente sarei mai potuta essere in futuro e quello era il massimo che avrei mai potuto avere.

Non importava quanto Robert contasse per me. Io non sarei mai stata nulla per lui.

E nel momento in cui lo compresi sentii il mio cuore perdere un battito.

Eravamo ancora vicini, ma non avremmo mai potuto esserlo davvero per il semplice fatto che lui non avrebbe mai saputo a cosa stavo rinunciando pur di non turbarlo.

All’improvviso mi resi conto che tutto quello che provavo per lui, tutto l’affetto- non mi sarei mai azzardata a definirlo amore- apparteneva solo a me e questo mi diede la forza di fare ciò che non avrei mai creduto di essere in grado di fare.

Lasciarlo andare.

“Ti auguro una buona giornata”, gli dissi.

“Grazie, anche a te”.

Scendere da quella metro senza chiedergli niente, senza che lui sapesse cosa avesse significato per me incontrarlo fu difficilissimo, ma in qualche modo ci riuscii. Senza guardarmi indietro.

E felice al tempo stesso per la preziosa occasione che il destino mi aveva riservato. Felice come non mai di essere stata finalmente capace di fare io qualcosa per lui. Qualcosa che non avrebbe mai saputo.



Eccoci di nuovo!
E' trascorso un bel po' di tempo da quando ho postato la mia ultima storia su Robert, ma vista la particolare ricorrenza avevo voglia di scrivere qualcosa di nuovo che lo riguardasse.
Non ci sono state foto, non ci sono stati abbracci, non c'è stato nulla di tutto ciò. Soltamente un dono che questa ragazza, una fan che resterà senza nome, ha voluto fargli in una giovedì mattina qualsiasi.
Quante volte ci siamo trovate di fronte a scatti più o meno rubati, o chiesti in malomodo?
Per una volta ho voluto che questa ragazza mettesse lui al primo posto e i suoi desideri in secondo piano. Certo, lui non saprà mai a cosa lei abbia rinunciato, tuttavia non è la "foto ricordo" quello che lei voleva, bensì un'occasione per vederlo, per parlare con lui.
E credo che quando una fan riesce ad ottenere quei preziosi minuti (o secondi) forse a volte non dovrebbe chiedere altro. :)
Ed è proprio questo il mio augurio per Robert nel giorno del suo ventottesimo compleanno: riusciure a trascorrerlo lontano da fan invadenti e fotografi dalla discutibile professionalità.
Spero che questa mia nuova creazione vi sia piaciuta e sia riuscita ad emozionarvi almeno un po'!
Ringrazio tutte coloro che mi hanno sempre letta, che hanno commentato, o semplicemente curiosato da queste parti almeno una volta.
E... Buon compleanno, Rob!
Un bacione
Vale
  
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