Nota:
ho lasciato qualche ‘San Valentino’ in inglese per
ovvi motivi di
trama…
“Allora,
avete programmi per domani?” chiese
Izzy.
Jace
inarcò un sopracciglio. “Domani?”
“Valentine’s
Day. Tutte le coppie dovrebbero
festeggiare!”
Clary le
mandò un’occhiataccia. “Stai scherzando,
vero?”
“Tra
tutte le stupide feste mondane, dovevi
scegliere quella col nome di quel
pazzo fanatico di mio padre, eh?”
Isabelle scosse
la testa. “Sono più preoccupata
del fatto che l’hai chiamato tuo padre quando in
realtà è il padre di Clary.”
Jace stava
cominciando a sbrilluccicare un po’.
Aveva ancora il fuoco del paradiso dentro di lui.
“Izzy…”
ammonì Clary.
Ma Jace rispose
comunque. “Perché non te ne vai
dal tuo ragazzo succhiasangue e ci lasci da soli?”
“Hey!”
Clary alzò una mano in protesta di quella
descrizione del proprio migliore amico.
“Certo,
vado così voi piccioncini vi organizzate
per San Valentino.”
“Izzy,”
Clary ripetè “Scappa.”
Jace la stava
accoltellando con lo guardo.
Appena sua
sorella se ne andò, Clary lo cinse con
un braccio, cauta. “Stava scherzando, sai.”
“Ho
reagito male.”
“Me ne
sono accorta.”
“Scusa.
E’ solo che… Sono sempre così nervoso
ed
arrabbiato. Questa – questo fuoco dentro di me, a volte mi
sento come se
potesse bruciarmi.”
Clary
sospirò. “Credo che sia il mio turno di
chiedere scusa. Per averti causato questa situazione.”
“Di
nuovo con questa storia? Te l’ho detto.
Preferirei morire che stare dalla parte di Sebastian. E direi che
possiamo
chiamarlo un successone, considerando che non sono nemmeno
morto.”
Le
baciò il capo. Era tutto quello che poteva
ottenere, ora come ora.
“Forse
dovremmo fare qualcosa,” mormorò Jace.
“Cosa?”
“Non
lo so, festeggiare.”
“Vuoi
festeggiare San Valentino?”
“Non
– non guardarmi come se fossi pazzo!”
“Izzy
ti ha dato alla testa,” dichiarò Clary
scuotendo il capo.
“Sono
serio.”
“Non
sei mai serio.”
“Per
l’Angelo, Clary! Sono serio. Voglio portarti
fuori domani. Magari perché è San Valentino,
magari sono solo arrabbiato che
non riusciamo mai a passare dei bei momenti assieme da… da
quando quello è
successo.”
Il fuoco, di
nuovo.
“Jace,”
gli pose le mani sulle spalle. “Jace,
devi stare calmo.”
“Non
toccarmi.”
Rieccoci.
“Ti
tocco,” rispose Clary testardamente, facendo
scorrere le mani sul suo petto e sul suo addome in modo rilassante.
Jace non
tentò di fermarla.
Al contrario,
avvolse un braccio attorno alla sua
vita e la avvicinò a sé. Clary lo
baciò. La veemenza con la quale Jace rispose
al bacio fu quasi troppa, considerando che erano nella palestra e
sarebbe
potuto entrare chiunque da un momento all’altro. Ma non le
importava. Bramavano
contatto fisico da troppo tempo. Non si erano fatti una pomiciata
decente da…
beh, da Parigi e l’appartamento di Sebastian.
Sentì
il fuoco dentro di Jace reagire e lui la
spinse via. Si era illuminato un po’. Se tutta questa
situazione non fosse
stata tragica, l’avrebbe persino trovata divertente. E
comica. Simon aveva
fatto migliaia di battute su Jace nell’ultimo mese.
“Clary,”
disse con tono di rimprovero. Ma non
c’era alcun rimprovero nella sua espressione.
“Che
c’è?” chiese lei innocentemente, non
lasciandogli ancora le braccia.
“Non
tentarmi.”
“Non
darmi ragione di farlo.”
Lui rise.
“Ma mi hai visto? Capisco che resistere
a tale bellezza è pressochè impossibile, ma
fa’ del tuo meglio. Sai che non
possiamo.”
“Jace,
ne abbiamo già parlato, sono disposta a
rischiare –“
“Io
no. Non sono in grado di controllare le mie
emozioni e quindi il fuoco. Ero così bravo! Celare, non
sentire, fingere… poi
sei entrata nella mia vita e mi hai incasinato.”
“Scusa,”
disse scherzosa.
“Deve
essere difficile. Sono tuo ma non puoi
avermi.”
Che Jace stesse
scherzando o meno, aveva ragione.
Il giorno di San
Valentino, Clary si svegliò al
vibrare del suo cellulare.
Era un messaggio
di Isabelle.
Le
cose si faranno hot con Jace oggi? xx
FUOCO
DEL PARADISO, fu la risposta
di Clary.
Potrei
avere una soluzione per quello… non sto scherzando, giuro.
Vieni da me appena
puoi così ne parliamo. Ti voglio bene.
Clary si
alzò dal letto e si fece la doccia.
Scelse attentamente l’intimo e gli abiti da indossare e
sorrise tra sé. Era San
Valentino, dopotutto.
Reggiseno e slip
rossi, top nero e jeans. Mise
l’anello dei Morgenstern sulla catenella che
indossò al collo e si truccò
attentamente. Prese anche il suo stilo ed un pugnale, non si sa mai.
Salutò
sua madre e Luke ed uscì. Quando arrivò
all’Istituto andò dritta in camera di Izzy,
sperando che Jace non passasse
proprio in quel momento.
Clary
bussò e Isabelle aprì la porta.
“Le
tue tette sono più grandi del solito.”
“Ciao
anche a te, Isabelle.”
“No,
davvero, che è successo alle tette?”
“Reggiseno
imbottito,” confessò Clary.
“Sono
così fiera di te.”
Clary
sospirò e si sedette sul letto.
“Qualcuno
è un po’ nervoso oggi,” disse Isabelle.
“Di
quale soluzione parlavi prima?” Clary chiese
all’improvviso e Izzy si fece seria.
“Ragiona
con me, Clary. Jace vuole farlo quanto
te. Probabilmente anche di più, perché
è un maschio, perché l’ha
già fatto…
qual è l’unica cosa che trattiene i suoi bisogni
fisici?”
“Il
fuoco celeste ovviamente,” rispose perché era
ovvio.
“Il
rischio che il fuoco ti faccia male,”
corresse Izzy. “Ma se tu potessi essere immune al
fuoco?”
“Mi
sono persa.”
“Se
riuscissimo a trovare un modo per rendere la
tua pelle… a prova di fuoco?”
“Se
hai qualche idea sono tutt’orecchi. Non
possiamo usare la magia,” le ricordò
“visto che Magnus non ci parla nemmeno.”
“Quella
è un’altra questione che prima o poi
dovrò risolvere, visto che Alec è troppo stupido
per rimediare da solo. Ma non
parlavo di ingaggiare uno stregone. E’ molto più
semplice. Una cosa tanto ovvia
che ce la siamo dimenticati.”
Isabelle ti
sfiorò i marchi sulla pelle.
“Le
rune,” sussurrò Clary.
L’altra
annuì. “Non sono sicura che una normale
runa di resistenza al fuoco funzioni, ma sei tu la creatrice qui. Puoi
fare
quello che vuoi.”
“Mi
dai un po’ di carta? Dovrei abbozzarla prima
di marchiarmi. E potresti prendermi anche il Libro Grigio dalla
biblioteca?
Andrei io, ma non voglio che Jace sappia che sono già
qui.”
“Va
bene. Quando abbiamo finito devi aiutarmi
però. Mi vedo con Simon più tardi.”
Clary sorrise.
“Certo.”
Izzy osservava
affascinata linee circolari che si
intrecciavano a linee dritte mentre lo stilo di Clary danzava sulla
carta.
“Dove
pensi che dovrei marchiarmi?” chiese Clary.
“Direi
sulla schiena, ma io quello non lo
disegno, quindi dev’essere da qualche parte dove puoi
marchiarti da sola… che
ne dici della spalla sinistra? Troppo in vista?”
“Non
fa niente, non è che mia madre
riconoscerebbe la runa,” sorrise.
Izzy
ricambiò il sorriso e chiese, “Hai idea di
dove Simon voglia portarmi stasera? Magari te l’ha
detto.”
“Non
sono a conoscenza dei suoi piani, ma so che
Jordan porta Maia fuori a cena quindi dovreste avere
l’appartamento per voi,”
rispose Clary. Era vero, Simon non le aveva detto nulla riguardo
stasera e lei
non aveva indagato.
“Indizi
su come dovrei vestirmi?”
“Izzy,
smettila di farti così tanti problemi. Non
te ne sei mai fatti prima, non vedo perché dovresti
cominciare adesso. Tanto
sei perfetta comunque.”
Izzy le sorrise
davvero. “Quindi come sempre? Un
vestitino corto e stivali col tacco a spillo? E tu, vuoi che ti presti
dei miei
vestiti? Senza offesa, ma dovresti essere un po’
più sexy…”
Intanto Clary
aveva finito di disegnare la runa.
“Okay,” disse guardando prima il marchio appena
inciso e poi l’amica. “Basta
che non mi trasformi in una Barbie.”
Circa
un’ora dopo le ragazze erano entrambe
pronte. Isabelle aveva anche acceso una candela così che
Clary potesse toccare
la fiamma con la pelle: non aveva sentito dolore né si era
scottata. La runa
che aveva creato funzionava. Con del fuoco normale, almeno.
“Sei…
emozionata?” chiese Isabelle.
“Sì,”
ammise Clary. “Qualche ultimo consiglio?”
“Sul
sesso? Non rendere la situazione
imbarazzante. Ridi, scherza se proprio devi. Aspetti questo momento da
tanto
tempo ormai, potrebbe non essere come te l’eri immaginato.
Semplicemente,
divertiti.”
Clary
ingoiò il nodo che aveva in gola. “Grazie
Izzy. Di tutto.”
“A
questo servono le amiche femmine.”
“Non
incasinare le cose con Simon!” Clary le
disse mentre Isabelle usciva.
Lei si
girò. “Non preoccuparti, non ne ho alcuna
intenzione.”
Jace era nella
sua camera. Clary doveva solo bussare
ed entrare. Lo fece.
“Clary…”
Jace era seduto alla scrivania e
certamente non se l’aspettava.
“Ciao.”
Lui la
guardò e degutì. “Cosa – cosa
ti porta
qui?”
“Ragazzo
dai capelli biondi ed occhi dorati,
risponde al nome di ‘Jace’ o di ‘Tanta
Roba’.”
“Hai
dimenticato ‘affascinante’ e
‘disumanamente
bellissimo’.”
“Cosa
stavi facendo prima che ti onorassi con la
mia presenza?” chiese Clary sorridendo.
“Sono
appena tornato dalla palestra,” rispose lui
con casualità.
Jace non si era
mosso da quando era entrata, non
aveva fatto un passo verso di lei. In altre circostanze, la prima cosa
che
avrebbe fatto sarebbe stata prenderle il viso e baciarla.
“Oh,
buon San Valentino comunque,” le disse.
Lei si mise in
quella che credeva fosse una posa
sexy. “Non dovrei avere un bacio per quello?”
Jace
sembrò trovare il suo sforzo divertente,
perché rise. “Certo che sì.
Vieni,” disse e aprì le braccia così
che lei
potesse entrarvi.
Clary gli mise
le braccia al collo come se volesse
baciarlo o strangolarlo, la prima che capitava. Aspettò che
Jace facesse la
prima mossa, che si avvicinasse di qualche centimetro, e quando lo fece
lei gli
poggiò le labbra sulle sue, forte. Il bacio non
durò a lungo, perché presto –
decisamente troppo presto – Jace si allontanò per
guardarla.
“Devo
uccidere Sebastian,” disse semplicemente.
“E’ colpa sua che non possiamo – per
l’Angelo, lo ucciderò. Dimentica il
Conclave, tutto quello che è successo a Idris e i suoi piani
di bruciare il
mondo. Lo ucciderò per quello che ha fatto a noi.”
Clary soppresse
una risata. A quanto sembrava,
Jace voleva uccidere Sebastian perché era colpa sua se loro
non potevano fare
sesso.
Clary si tolse
con attenzione la giacca di pelle
che Izzy le aveva dato.
“Che
stai facendo?”
Lei sorrise.
“Fa caldo qui dentro, eh?” Controllò
che la runa fosse bene in vista, non coperta dal top o dalla spallina
del
reggiseno.
Gli ci vollero
tre secondi per chiedere “Che runa
è quella?”
“E’
una runa che ho creato io,” Clary disse
vagamente.
“Cosa
fa?”
“E’
una runa Anticombustione potenziata. Pensavo
che volessi aiutarmi a vedere se funziona
correttamente…”
“Mi
prendi in giro?” chiese Jace.
“Per
niente. Ora baciami.”
“Clary…”
disse lui riluttante.
“Jace.”
Ebbero una gara
di sguardi. Clary potè quasi vedere
il momento in cui lui si arrese,
decidendo che non gli importava. Clary sorrise della sua vittoria e lui
non ce
la fece più.
Jace le
afferrò i passanti dei jeans e la attirò
a sé finchè i loro corpi non aderirono del tutto
– petto, fianchi, gambe – come
pezzi di un puzzle. Le mani di lui scesero alla vita di lei e la
baciò, un
bacio lungo e persistente, facendola rabbrividire.
Clary era
decisamente troppo presa per pensare
lucidamente, ma sentì un certo senso di soddisfazione.
Rimasero lì a baciarsi –
a mangiarsi le facce, come avrebbe detto Isabelle – lei
avvinghiata a lui fino
a quando Jace la sollevò definitivamente, stanco di doversi
abbassare per la
notevole differenza di altezza. Clary gli strinse le gambe attorno alle
anche e
Jace quasi perse l’equilibrio per la sorpresa.
“Letto,”
gemette Clary tra un bacio e l’altro, e
fu soddisfatta della velocità con cui Jace
obbedì. Si sistemò sopra di lei e
riprese a baciarla – sul viso, sulle labbra, sul collo, era
ovunque.
Le mani di Jace
vagavano lungo il suo corpo e
trovarono l’orlo del top. Clary allungò le braccia
verso l’alto. Tolto il top,
lei si sbarazzò della maglia nera di lui, che
andò a fare compagnia al suo top
sul pavimento.
Le venivano in
mente poche volte in cui i baci di
Jace erano stati così violenti, così urgenti. Le
tremavano le mani, quindi le
nascose tra i capelli di lui avvicinando il suo volto al proprio.
Cercò di non
pensare molto al fatto che non sapeva cosa stava facendo e che non
aveva la
minima idea di cosa fare. Jace sapeva che non aveva esperienza in
questo campo.
Sperava che lui –
Le sue labbra
lasciarono quelle di Clary per
avventurarsi sul profilo del mento, si soffermarono sulla sua gola e si
fermarono sul petto, godendosi la pelle del seno che l’intimo
non copriva. La
mente di Clary smise di funzionare. Gli guidò la mano sulla
sua schiena, per
slacciare il gancio del reggiseno.
D’improvviso
fu consapevole del caldo sulle
guance, l’arrossimento che si manifestava. Voleva che non ci
fosse niente a
dividerli, ma aveva anche la decenza di sentirsi un po’
timida.
Jace si accorse
del cambiamento del suo umore.
Smise di
baciarla. “Stai bene?”
“Certo
che sto bene.”
Si
ricordò di cosa le aveva detto Izzy sul non rendere
la situazione imbarazzante.
“E
tu?” gli chiese di rimando.
Lui
alzò la testa. “Come potrei non stare
bene?”
“Non
so, sembrava educato chiederlo… tra l’altro,
stai andando a fuoco, cioè, volevo dire, brillando. Stai
sbrilluccicando.”
Si
allontanò automaticamente da lei.
“Non
preoccuparti, non sento nulla. La runa sta
funzionando,” disse, e lui si avvicinò di nuovo e
le prese una mano.
“Jace…”
“Che
c’è?”
Clary sorprese
anche se stessa con la domanda che
gli fece. “Quando è stata l’ultima volta
che hai fatto sesso?”
“Cosa?”
“Se ti
va di parlarne, ovviamente.”
Jace
guardò in basso.
Clary non sapeva
da dove veniva questo improvviso
ardire. Avrebbe dovuto usare questo coraggio per altre cose, come
togliergli i
vestiti.
Giudicando dal
suo silenzio, Jace era scioccato
quanto lei. O semplicemente non voleva parlare della vita libertina che
aveva condotto
prima di conoscerla.
“Va
bene,” disse Clary riavvicinandolo a sé. Le
cose si stavano facendo imbarazzanti, proprio quello che Izzy le aveva
detto di
evitare.
“No,”
rispose lui. “Voglio che tu sappia.”
“Isabelle
mi ha parlato di com’eri prima che ci
incontrassimo, e – va bene, Jace. Sei diverso ora. E ti
amo.”
Lui
alzò lo sguardo. “La sera prima che
incontrassimo te e Simon al Pandemonium,” disse lui
rispondendo alla sua
domanda.
“Con
ch– chi era lei?”
“La
conosci.”
“Davvero?”
Non ne aveva la minima idea.
“Kaelie,”
confessò.
Ma
certo… Clary aveva
intuito che c’era stato qualcosa. Si
ricordava di loro due che flirtavano, la prima volta che era stata da
Taki.
Spiegava anche perché la nixie non era mai stata carina con
lei.
“Di
sicuro una scopata migliore di me,” borbottò
Clary, che si accorse troppo tardi di averlo detto.
“Clary!
Non –“
“Scusami,”
lo interruppe. “Non avrei dovuto
nemmeno cominciare questo discorso. Non so perché
l’ho fatto. Dimentichiamocelo
e ritorniamo a me e te, okay?”
Jace si
portò la mano di Clary alle labbra e
baciò il suo polso.
“Ti
amo.”
Era abbastanza
tardi quando Clary arrivò a casa.
Le luci erano spente e Jocelyn e Luke chiaramente dormivano
già.
Clary si chiese
se loro avessero fatto qualcosa di
speciale per San Valentino.
Celebrare il 14 febbraio non era sicuramente un’usanza a
Idris quando loro due
erano ragazzi, ma la mamma di Clary aveva vissuto tanto a lungo tra i
mondani,
si era impegnata così tanto per far parte di quel mondo
– per dimenticare da
cosa stava fuggendo – che ne aveva accettato tutte le
tradizioni. Stupide feste
comprese.
Non avevano
ancora avuto modo di sposarsi, ma
erano innamorati e facevano sempre cose da coppiette, e Clary a volte
si
sentiva fuori posto. Sentiva sempre di dovergli lasciare un
po’ di spazio.
Anche se le sembrava strano immaginare i suoi genitori (la parola patrigno non poteva certo essere
utilizzata per Luke) che festeggiavano Valentine’s
Day, Clary pensò che forse in effetti lo avevano
celebrato. Perché no.
Sorrise entrando
nella sua camera.
Si mise il
pigiama ed era in procinto di andare a
dormire quando il suo cellulare vibrò.
Guardò
il numero: sarebbe stata una lunga
chiacchierata. Disegnò una runa
Silenzio sulla porta, non volendo svegliare Luke e Jocelyn.
Rispose.
“Clary?
Sei già a casa tua? Certo che sei a casa
– sono appena tornata all’Istituto e tu non ci
sei… devi raccontarmi com’è
andata con Jace! E Simon – per l’Angelo, Clary! Io
non –“
“Iz?
Va tutto bene?”
“Sì,
sì, sto bene. Ma parliamo prima di te.”
Probabilmente
era un po’ brilla. Izzy reggeva
l’alcol, ma Clary l’aveva vista ubriaca e delirante
prima di allora. Non era
questo il caso, ma comunque. Sospirò. “Che cosa
vuoi sapere?”
“Tutto!
Saresti dovuta rimanere qui. Avremmo
potuto parlare direttamente.”
“Sai
che non posso. La più rigida regola di mia
madre: è niente pigiama party dove vive il tuo
ragazzo.”
“Ma
saresti stata con me!”
“Lascia
stare, Iz.”
“Jocelyn
dovrebbe mollare un po’ la presa su di
te. Direi che è lei che ha bisogno di una buona scopata, ma
penso che Luke
provveda a quello.”
“Potremmo
non parlare dell’attività sessuale dei
miei genitori e tornare alle nostre?”
“Sicuro.
La runa andava bene?”
“Sì,
è stata sorprendentemente duratura. Comincia
a scomparire adesso.”
“Wow.
E Jace?”
“Sai
come è fatto tuo fratello. All’inizio non
voleva rischiare, ma l’ho sedotto. Grazie per i consigli.
Abbiamo parlato un
po’ prima di… hai capito. Mi ha detto –
in realtà ho domandato io – che
l’ultima ragazza con cui era andato a letto
era–“
“Aspetta,
fammi indovinare. Era Kaye?”
“No.”
“Non
dirmi che era Aline.”
“Dio,
no!”
“Valerie?
Selene? Layla?”
“No!
Isabelle, chi sono queste ragazze?”
“Sei
gelosa, Fray?”
“Certo
che sì. Sembra che il mio fidanzato si sia
scopato più ragazze di Magnus.”
“Credo
che sia impossibile. Chi era comunque?”
“Kaelie.”
“Oh,
giusto. Avrei dovuto saperlo. Capitava
spesso che Jace e Kaelie… scomparissero insieme. Con le
nostre ordinazioni,
aggiungerei.”
“E’
deciso, domani andiamo al Taki’s. Devo
staccarle la testa.”
“Carina.”
Isabelle fece una pausa. “Torniamo
all’argomento centrale di questa conversazione. Arriva la
domanda fatale: ti è
piaciuto?”
Clary
esitò. “Sì, credo... Ha fatto molto
male.
Davvero. Avevi ragione. Non avrei dovuto avere aspettative tanto alte
per la
mia prima volta. Ma è Jace, ne valeva la pena. Sono felice
che ti sia venuta
quell’idea, Iz. Ti devo un favore.”
Anche se non
poteva vederla, Clary sapeva che
Isabelle stava sorridendo. “Jace si è
divertito?”
“Spero
di sì. Vedevo che cercava di essere
gentile… ha appiccato fuoco alle lenzuola,
però.”
“Lo
sfotterò fino alla morte.”
Clary non le
disse di fottersi e lasciare in pace
il suo fidanzato. Jace era grande, poteva vedersela da solo con gli
insulti della
sorella.
“Che
mi dici di te e Simon? Vi siete divertiti?”
Era curiosa.
Izzy era stata davvero bellissima –
più del solito – quando era andata via. Poteva
solo immaginare la faccia di
Simon nel vederla.
“Diciamo
che è stata una serata particolare.”
“Solo
questo? Non mi dici niente?”
“Non
adesso.”
“Ma…
va tutto bene, almeno?”
“Ascolta,
ne parliamo domani, d’accordo? Sono
molto stanca ed è ora che andiamo entrambe a dormire.
Buonanotte, Clary.”
Isabelle
attaccò.
Clary rimase
lì, a farsi domande, ad esplorare
ogni possibile scenario e ad immaginare tutte le cose che magari erano
andate
storte tra quei due. Altrimenti perché non parlarne?
Mandò
un messaggio a Simon.
Hey,
com’è andato l’appuntamento con
Isabelle?
Aspettò
una risposta, che arrivò dopo diversi
minuti, più breve di quanto avesse sperato.
Posso
venire da te domani? Ci sono tante cose da raccontare
Nemmeno lui
voleva darle una risposta chiara…
Clary pensò che avrebbe solo dovuto aspettare.
Certo.
Ti voglio bene
Finalmente Clary
si mise a letto. Avrebbe
affrontato qualsiasi fosse il problema di Simon e Isabelle domani. Ora
voleva
solo riposarsi.
Prima di
addormentarsi ripensò a Jace e a quello
che era successo tra loro nella giornata. Ripensò a risate
attutite e alla sua
pelle nuda sulla propria e a conversazioni imbarazzanti e a
‘ti amo’
sussurrati.
Era felice.
//
Salve a tutti! Spero che la prima parte vi sia piaciuta.
L’altro
capitolo sarà su Simon e Izzy, ma non so quando lo
scriverò. Dipende un po’
dalle recensioni e dalla mia – sfuggente –
creatività. Infatti l’idea della
runa ce l’avevo da mesi, ma per i Sizzy sono a corto di
fantasia. Quei due
scemi sono la mia coppia preferita quindi non voglio arronzare il loro
San
Valentino tanto per scrivere qualcosa. (Si accettano idee!) Poi magari
farò
capitoli anche per altre coppie, le amo tutte.
Io
non sto più nella pelle per City of Heavenly Fire. Voi?
Vogliamo
parlare dei teaser che Cassie sta pubblicando?!
Alla
prossima,