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Autore: Amika_Chan    13/05/2014    1 recensioni
Tsunami e Kentin sono amici da sempre, lui timido e introverso e lei temeraria e pronta a difenderlo dai compagni di scuola.
Questo fino a quando per lavoro, i genitori di Tsunami si devono trasferire per lavoro e lei li deve seguire lasciando l'amico in quella scuola dove tutti gli sono contro.
Lei farà nuove conoscenze, nuove amicizie ma anche nuovi spiacevoli incontri.
Lui invece verrà obbligato dal padre ad andare in un accademia militare.
Nuove verità sconvolgeranno non solo la loro vita ma anche tutta quella del liceo Dolce Amoris.
Il loro passato tornerà e cercherà vendetta, nel modo più terribile.
Vecchie conoscenze, antichi rivali e segreti orribili si nascondono dietro il loro Io.
La maschera sta per cedere e nessuno potrà mentire a se stesso: la guerra contro la propria anima sta per iniziare, sarete pronti ad affrontarla rimanendo lucidi?
***
Salve salve.
eccomi qui, mi presento: sono Ami, la folle a cui vengono idee idiote .
questa storia sarà abbastanza intrecciata e difficile da seguire e quindi se non ci sarà almeno una recensione (di qualsiasi genere) per ogni capitolo, la storia non andrà avanti proprio perché sarebbe inutile pubblicare qualcosa che nessuno legge.
A presto, spero
Ami
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Lysandro, Nathaniel, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Ehi, Demon >> saluta il cane scodinzolante sedendomi sul pavimento ed iniziando a coccolarlo.
Intanto Lysandre andò a cercare il padrone di casa e dopo un attento esame arrivò alla conclusione che non ci fosse.
  Così appoggiai la borsa sul divano e tornai a fare le coccole a Demon, che si era sdraiato a terra,con il muso sulle mie gambe, mentre Lys ci guardava sorridendo
Andò in cucina, a prendere un bicchiere d’acqua, lasciandomi sola con il cane, ad osservare la casa.
Osservai tutto: dalle pareti color caffelatte al lampadario di cristalli, fino ai mobili antichi in mogano, poi, improvvisamente una fitta alla testa mi fece sobbalzare.
Iniziai a vedere tutto sfocato, fino a non riuscire più a capire nulla. Tutti i colori si mescolavano, le forme non esistevano, i contorni e lo spazio erano confusi.
Iniziavo a sentire la testa pesante e tutto girava.
Misi le mani sopra a testa premendo forte, cercando di far passare il momento, ma fu tutto inutile.
Come al solito, poi, dopo i colori arrivò i buio.
Non sentii più nulla, ne’ la voce di Lysandre che nel frattempo doveva essere tornato dalla cucina, ne’ tantomeno la pressione della testa del cane sulle gambe.
Il buio fitto che mi circondava puzzava terribilmente di marcio, muffa.
Poi un rumore catturò la mia attenzione: sembrava come un sibilo, un miscuglio di suoni di cui non riuscivo a capire la provenienza.
Pian piano i miei occhi si abituarono a quel buio, lasciano intravedere forme scure.
Una piccola luce poco più lontano attirò la mia attenzione, così, mi alzai con non pochi dolori e iniziai a camminare verso la luce che si faceva sempre più forte, circondata da un rumore metallico sempre in continuo aumento.
Fino a quando la luce mi accecò, portandomi a chiudere gli occhi.
Quando li riaprii mi trovai in una stanza, senza finestre o porte.
Era interamente fatta di specchi, che ricoprivano anche il pavimento e il soffitto.
Poi, riflessa nel soffitto, vidi una sagoma.
Mi girai di scatto e mi trovai davanti ad una ragazzina, forse aveva tredici anni, rannicchiata sul pavimento, con i capelli biondissimi e lunghi che le cadevano disordinati sulla schiena. Aveva la pelle diafana ed indossava una canotta rossa molto più larga della sua normale taglia che le arrivava fino a metà coscia.
Le girai attorno per vederla in faccia.
Non riuscii nel mio intento perché due uomini vestiti di bianco aprirono una porta nascosta dagli specchi e la trascinarono via per le braccia, richiudendosi la porta dietro.
Rimasi sola.
Mi sedetti appoggiando la schiena alla parete e aspettai che accadesse qualcosa.
Mi avevano vista?
No, evidentemente no.
Rimasi assorta nei miei pensieri fino a quando il soffitto iniziò a cigolare ed aprirsi a metà, lasciando scendere delle pesanti catene, per poi richiudersi, lasciandole penzolare giù.
Poi la porta si aprì e i due uomini riportarono la ragazzina dentro la stanza.
I capelli erano ancor più in disordine e gli occhi erano coperti da una maschera di ferro, legata dietro la testa da del cuoio, e ai polsi aveva delle cinghie sempre in cuoio.
I due la portarono al centro della stanza e la legarono per i polsi e le caviglie alle catene.
<< Salve numero 10, Maestra Curatrice >>  e detto questo i due uscirono.
Poi il buio.
Mi risvegliai dopo non so quanto tempo.
Ero sdraiata sul divano e Lysandre mi guardava preoccupato, mentre Demon mi leccava la faccia.
Mi alzai di colpo, ricordandomi di essere a casa di Castiel.
Poi vidi tutto nero, di nuovo.
Non mi capitava più da quasi un anno di svenire e fare questi sogni, perché proprio ora dovevano rincominciare?
Lysandre si avvicinò a me e mi appoggiò le mani sulle spalle.
<< Nami, va un po’ meglio? >> mi chiese premuroso come al suo solito.
Aspettai qualche secondo poi risposi.
<< Sì, non ti preoccupare, capita spesso. Ormai sono abituata …. Cambiando argomento … Castiel dove si è cacciato? >>
Un rumore ci fece girare di scatto e dalla porta entrò il padrone di casa.
 << Sono qui principessa. Sai, sono stato trattenuto al negozio di dischi da una tipa strana, che chiedeva di te e dice di conoscerti. >>
 Detto questo si fece da parte, lasciando spazio alla donna di cui stava parlando.
Era alta, molto magra e doveva avere intorno ai 40 anni. I capelli biondi erano tirati tutti in un coda alta e gli occhiali scuri impedivano di vederle gli occhi. Indossava una tuta da motociclista completamente argentata e degli stivali di pelle del medesimo colore.
 La fissai per qualche secondo ma non la riconobbi.
Non l’avevo mai vista, come poteva conoscermi?
<< Ciao numero sette, siamo venuti a prenderti >>
Numero Sette? Cosa stava dicendo?
<< Chi? Mi spiace, se ne deve andare >> Castiel, detto questo, prese per un braccio la donna e la strattonò in malo modo fino alla porta, fino a farla uscire e tornare da me e Lysandre, che nel frattempo mi aveva messo un braccio attorno alle spalle, come per farmi stare dove ero.
<< Ora spiegami che cazzo voleva quella >>
Castiel tornò in sala con aria alquanto arrabbiata, avvicinandosi a me a passo svelto.
Lysandre mi strinse a sé con fare protettivo.
<< Ti giuro, non la conosco! Non ho capito nulla di ciò che ha detto, credimi >> cercai di spiegare al rosso.
A questo seguì una litigata pazzesca tra Castiel e Lysandre, il primo che urlava e l’altro che con calma (sempre tenendomi stretta) rispondeva e tentava di convincerlo che io non sapevo nulla … non capii mai perché Castiel quella sera si era arrabbiato in quel modo, fatto sta che dopo circa dieci minuti di urla il rosso si calmò e si sedette sulla poltrona accanto al divano, dopo essere andato in bagno.
Non sapevo cosa fare, Lysandre ormai mi aveva lasciata andare ed ero seduta accanto a lui, così feci un po’ di spazio tra me e il bracciolo del divano e feci segno a Castiel di sedersi vicino a me.
Lui dopo avermi guardata male si alzò e sbuffando si sedette e iniziammo a vedere il film che avevo portato: “The Rocky Horror Picture Show”, uno dei miei film preferiti.
Dopo un po’ Lys si alzò e andò a prendere da bere e Castiel lo seguì.
Rimasi seduta dov’ero e aspettai. Sentii dei rumori forti di porte che sbattevano e poi un silenzio pesante.
Improvvisamente Castiel tornò ,mi mise un braccio attorno alle spalle e si sedette stringendomi così forte che gli caddi addosso.
<< Scusami per prima, ero arrabbiato e me la sono presa con te e Lysandre … >>
Era così strano ricevere delle scuse da parte di Castiel che rimasi abbastanza sorpresa e soprattutto senza parole. E poi la sua vicinanza era tutt’altra cosa rispetto a quando scherzavamo e la nostra posizione era abbastanza equivoca.
Oddio, cosa mi stava succedendo? Ero imbarazzatissima e Castiel sembrava un’altra persona.
Ero come paralizzata e Castiel evidentemente ne approfittò, facendomi sdraiare sul divano e sovrastandomi completamente.
I nostri nasi si toccavano e la sua bocca era a meno di cinque centimetri dalla mia, poi quattro, tre, due, uno.
La distanza tra le nostre labbra era svanita e il mio cervello smise per un brevissimo istante di funzionare.
Quelle labbra erano stupende, calde e sapevano di fumo.
Le sue mani sui miei fianchi e i gomiti appoggiati al divano.
Ed io ero lì, ferma con gli occhi spalancati.
Forse per il sapore del fumo o per il fatto che avessi iniziato ad avere fitte fortissime alla testa, mi svegliai da quello stato di trans.
Iniziai a dimenarmi ma lui non demordeva.
La testa faceva male, immagini sfocate.
Cercai di spingerlo via da me con le braccia, ma niente da fare.
La testa faceva male, una bambina nel mare.
Mossi i piedi cercando di fargli male, ma non ci riuscii.
La testa faceva male, la bambina è in una rete.
Gli tirai una ginocchiata sotto la cintura e finalmente me lo tolsi di dosso, ma la testa continuava a farmi male e la bambina ormai era stata marchiata: quattro.
Scappai, ma la porta era bloccata e lui si stava rialzando.
Cambiai direzione e salii le scale, cercando Lys che non tornava.
Aprii una porta a caso e mi ci infilai di soppiatto.
<< Sette, lo so che sei qui. Vieni fuori, ti porteremo a casa. >> no, non era la voce di Cass, decisamente.
Anzi, in parte sì era la sua, ma mescolata ce ne erano altre. Sembrava di sentire parlare un fantasma.
Improvvisamente immagini di fiamme mi apparvero come scene di un film.
Fuoco, distruzione, sangue.
Eccoli, i miei ricordi.
  
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