Serie TV > Il Tredicesimo Apostolo
Segui la storia  |       
Autore: DirceMichelaRivetti    14/05/2014    3 recensioni
Isaia non vuole uccidere Gabriel, ma non può neppure correre il rischio che la profezia si realizzi. Deve trovare un'altra strada...dovrà, però, scendere a patti proprio con Serventi.
Gabriel, intanto, prosegue la sua vita con Claudia e a Capo del Direttorio. Una gran noia la burocrazia della Congregazione, finché a smuovere la routine interviene l'eccentrica sorella di Isaia, che cerca il fratello.
Caso strano, Stefano riceverà l'incarico di fare una verifica proprio su di lei.
Presto tutti quanti i personaggi dovranno riunirsi per vedere se è possibile trovare una soluzione pacifica a tutte le divergenze.
Gabriel non sarà affatto felice di rivedere Isaia, che afflitto dal dolore deve costantemente ricordarsi di Dio, per potersi concentrare sulla sua missione.
Serventi non si fiderà delle proposte.
Il resto .... ve lo lascio leggere. Ho accennato qui ad alcuni dei punti di maggior rilievo di questa storia, ma non ci sarà solo questo.
Il tutto sarà condito da speculazioni esoteriche-filosofiche-teologiche. Probabilmente anche un po' di romanticismo, ma non sarà il tema centrale.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Antinori, Nuovo personaggio, Padre Isaia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gabriel si svegliò di buon ora, andò in cucina e preparò la colazione che mise su vassoio e la portò a Claudia che era ancora a letto. La donna lo abbracciò e lo baciò per ringraziarlo. Si diedero il buongiorno, parlarono un poco, si prepararono ognuno per la propria giornata. Uscirono assieme, salirono sull’auto della psicologa che lasciò l’uomo presso la sede della Congregazione della Verità e lei si diresse verso il proprio studio.

Erano passati già due mesi da quando Gabriel era stato nominato capo del Direttorio; all’inizio era stato titubante, ma poi aveva accettato tale carica, non appena aveva saputo che avrebbe potuto esercitarla anche da laico. Non era mai successo prima d’allora che un non gesuita potesse occuparsi degli affari della Congregazione, ma la situazione era del tutto eccezionale: lui era comunque un ex membro, nipote di un Monsignore, ma soprattutto era quello più addentro alle vicende in corso, o almeno tale lo si credeva. Sicuramente era il più informato, assieme ad Alonso, delle attività del Candelaio, che lo riguardavano molto da vicino, suo malgrado; dall’altra era l’unico, sempre assieme al bibliotecario, ad aver avuto a che fare col misterioso e, incredibilmente, redivivo Ordine dei Templari.

Già, i Templari … Crudeli, spietati, insensati, ottusi … e ora anche Isaia era dei loro.

Si era stupito quando aveva visto l’amico nella cripta, quando aveva scoperto il suo tradimento … Non era la prima volta che veniva tradito da Isaia, lo aveva sempre perdonato, ma non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe arrivato a tentare di ucciderlo. Perché non aveva avuto fiducia in lui? Perché non aveva accettato il suo perdono e la sua offerta di dimenticare l’accaduto?

Era triste, era ferito, ma col tempo … se ne era fatto una ragione. Anzi, si diceva di essere stato uno stupido a non aver capito subito le intenzioni di Isaia. Perché si era stupito? In fondo lo aveva sempre saputo come fosse l’amico: fanatico, inquadrato, ligio fino alla nausea … vedeva l’opera del demonio in qualsiasi fenomeno fuori dall’ordinario ed era sempre stato fermo su un punto: qualsiasi metodo era consentito per fermare il maligno, era possibile ricorrere qualsiasi mezzo.

Lui, Gabriel, era stato troppo buono e non si era reso conto di quanto meschino e ottuso fosse Isaia. Ora, invece, lo conosceva per come fosse davvero … Era arrabbiato con l’amico, soffriva … non lo avrebbe mai più visto con gli stessi occhi, non lo avrebbe più chiamato fratello.

Via, non doveva pensarci. Quei pensieri, quei ricordi, non facevano altro che mettergli malumore e rabbia addosso, sentimenti che voleva tenere alla lontana.

Gabriel stava passando accanto alla biblioteca della Congregazione, ad aiutarlo a pensare altro fu Stefano che gli si avvicinò, lo salutò e gli consegnò tutti i plichi delle segnalazioni che erano arrivate in Congregazione e delle quali si sarebbe dovuto parlare in Direttorio per decidere quali tenere in considerazione e quali scartare e poi suddividerle per le assegnazioni.

Generalmente, il capo del Direttorio manteneva puramente il proprio ruolo istituzionale e si occupava solamente di scartoffie e burocrazia, ma questa non era certo la vita che piaceva a Gabriel, per cui aveva nominato un suo vice affinché si occupasse dell’aspetto più amministrativo. Lui, invece, si occupava dell’analisi generale della situazione e anche delle verifiche più particolari o complesse. Stefano era diventato il suo assistente: fungeva da segretario in Congregazione e da primo aiutante durante le verifiche, benché avesse ancora tutto da imparare.

Gabriel chiese rapidamente al giovane se ci fossero novità particolari, la risposta fu negativa. Entrambi raggiunsero la stanza dove si riuniva il Direttorio. Una volta che tutti i membri furono arrivati, iniziò la discussione delle varie faccende.

Una gran noia per Gabriel: non era tagliato per quel ruolo, lo sapeva benissimo, lui era adatto per studiare i singoli casi, non di analizzare le situazioni generali. Quando non era impegnato in una verifica, svolgeva i propri compiti controvoglia e non faceva altro che pensare a quando, la sera, avrebbe rivisto Claudia.

Quel giorno, tuttavia, la monotonia fu d’improvviso interrotta. Quando si rese conto di quel che stava accadendo, però, l’animo di Gabriel non seppe se sentirsi sollevato o preoccupato.

Infatti, inaspettatamente, una ragazza di circa venticinque anni, alta, di corporatura robusta; aveva capelli neri, mossi, lunghi fino a più di metà schiena; il suo abbigliamento era singolare: cappello da cowboy scamosciato in testa; maglia senza maniche celeste, con una scollatura a V che stringeva il prosperoso seno; sopra, tenuta aperta, una camicetta viola corta, con maniche a sbuffo che arrivavano appena sotto le spalle; braghe larghe verde militare; fusciacca blu e rossa attorno alla vita; sandali di cuoio; a tracolla una sacca sempre in pelle.

Il suo ingresso provocò sorpresa e indignazione tra i membri del Direttorio, specialmente tra coloro che erano sopravvissuti all’attacco di Jacopo.

La ragazza avanzò, sporgendo le mani in avanti, come a volerli calmare, infatti disse: “Seduti, seduti, non è necessario vi alziate in piedi per me.”

Arrivò a capotavola esattamente di fronte a dove si trovava Gabriel.

Continuò: “Non preoccupatevi, vi lascio subito alle vostre faccende, devo solo fare una domanda rapida, rapida. Antinori, giusto te!” lo indicò con l’indice, stendendo il braccio “Dov’è Isaia?”

I Monsignori si stavano scambiando occhiate perplesse, ma non borbottavano più: c’era stato qualcosa in quella gestualità, in quella voce, che li aveva ammutoliti.

Gabriel era indeciso se essere sconcertato, imbarazzato, indignato o addirittura furioso. Capiva, però, bene l’animosità della ragazza, nonostante non potesse certo tollerare quell’intromissione mantenne la calma e con tono fermo le disse: “Giuditta, come puoi vedere, in questo momento sono piuttosto impegnato. Quando avrò finito qui, ti dirò tutto quello che so; d’accordo?”

La giovane fece una smorfia, poi guardò i Monsignori in un misto di disprezzo e severità e poi chiese: “Quindi, tu sei il capo del Direttorio adesso, per quel che vedo.” si mise ad applaudire in maniera lenta e sarcastica “Ma bravi, bravi, davvero complimenti ad eleggere lui.”

“Adesso smettila!” ordinò seccamente Gabriel, innervosendosi.

“Calmati! Mi stavo solo congratulando con la loro coerenza: si sono dati come capo un uomo che fino a un paio di mesi fa, almeno, ritenevano essere il male, un pericolo tremendo e che volevano allontanare il più possibile dalla Chiesa.” volse il capo verso un Monsignore e, sorridendo, gli domandò: “Dica un po’ la verità: avete scelto lui, così da poter continuare a sorvegliarlo, nevvero?”

“Hai parlato abbastanza.” ribadì Gabriel, pur sapendo che ogni tentativo di metterla a tacere sarebbe risultato inutile, se non fosse stata lei a decidere di smettere.

Giuditta scosse la testa, uno strano luccichio nei suoi occhi profondi, poi replicò: “Oh, no … ci sarebbero tante cose da dire e che, sono sicura, interesserebbero parecchio lor signori ... ma aspetterò di aver prima parlato con te. Tra quanto finisce questa riunione?”

“Non lo so.” rispose Gabriel, poi voltò il capo verso Stefano, in piedi dietro di lui, e gli disse: “Accompagnala da Alonso e aspettatemi lì.”

“So benissimo dov’è Alonso.” gli ricordò lei.

Gabriel si limitò ad un’occhiataccia e a fare cenno a Stefano di andare.

La donna uscì senza aggiungere altro e Stefano dovette affrettarsi per raggiungerla, lei non si degnò neppure di guardarlo. Nonostante fosse lui a dover condurre lei, il ragazzo si trovava indietro di un passo rispetto alla giovane. Non appena l’aveva avvicinata, aveva avvertito una strana sensazione, come se ci fosse un alone invisibile che la circondasse e che tenesse gli altri a distanza.

Stefano voleva parlarle, ma si sentiva un po’ in imbarazzo; dopo un po’ riuscì a chiederle: “Quindi … tu sei un’amica di padre Morganti?”

Giuditta si fermò, voltò il capo verso l’altro, sorrise e rispose con voce calda: “Oh, no, sono molto di più …”

Stefano strabuzzò gli occhi e rimase interdetto, con un’espressione allibita.

La giovane scoppiò a ridere, divertita; poi porse la mano e si presentò: “Giuditta Morganti, sono la sorella di Isaia.”

“Ah!” si riprese il ragazzo, poi si scosse, strinse la mano e replicò: “Stefano Fabbri, sono l’assistente di Gabriel.”

“So tutto di te.”

Un’altra espressione di stupore si dipinse sul volto del giovane.

Giuditta riprese a camminare e domandò: “Tu eri stato mezzo posseduto da un tedesco nazista, giusto?”

“Reincarnazione …”

“No, la reincarnazione è una cosa diversa … Hai la media del 30 all’università, giusto?”

“Sì, esatto, ma tu come …?”

“Mio fratello mi scriveva ogni giorno, ogni tanto ha parlato anche di te.”

“Oh, carino da parte sua … Aveva una buona opinione?”

“Stima senza dubbio le tue conoscenze e la tua dedizione allo studio, ma ritiene parecchio invalidante il tuo attaccamento ad Antinori.”

“Beh, sono naturali la stima e l’affezione che ho per Gabriel, lui mi ha salvato la vita! Vedi, era successo che …”

“Conosco la tua storia.” lo interruppe lei “Ma, se ti fa piacere raccontarla, ti ascolto volentieri.”

Il viso di Stefano si illuminò di gratitudine e, tutto contento, iniziò a narrare. L’altra ascoltò tutto con attenzione, senza perdere una parola, una pausa, un tono, un sospiro, un’espressione del volto.

Nel frattempo erano arrivati nello studio di Alonso, ma il bibliotecario non c’era.

“Non sapevo che padre Morganti avesse una sorella.” osservò Stefano, dopo che era calato qualche secondo di silenzio.

Giuditta stava guardano il dorso dei volumi negli scaffali, rispose: “Abbiamo anche un fratello più piccolo.”

“Ah sì? Strano, già tra te e padre Isaia c’è una notevole differenza di età.”

“Dieci anni. Lui è nato quando i nostri genitori erano piuttosto giovani; poi mia madre ha aspettato di fare carriera, prima di avere una seconda maternità.”

“Che mestiere fa?”

“È curatrice in un museo d’arte medievale e moderna. I nostri genitori si sarebbero fermati a due soli figli, ma quando nostro padre si rese conto che non avrebbe mai convinto Isaia a dedicarsi al mestiere di famiglia, l’avvocatura, decise che era necessario un altro figlio maschio che portasse avanti la dinastia. Questo è quanto, contento? O vuoi sapere altro?” non era sembrata affatto seccata, anzi era risultata cordiale.

Stefano rimase ancora un po’ in silenzio, dubbioso. Continuava ad avere l’impressione che quella donna avesse qualcosa di strano, oltre al carattere. Aveva ancora la sensazione che un alone d’energia invisibile la circondasse, ma ora non lo percepiva più come respingente, bensì come qualcosa di caldo e accogliente. Che stranezza!

Un po’ assorto in queste osservazioni, il seminarista domandò, curioso e perplesso: “Come mai ora sei gentile, mentre al Direttorio sei stata così scortese e arrogante?”

Giuditta si voltò a guardarlo, mentre rispondeva: “Sono arrabbiata con Antinori: mio fratello è sparito da due mesi e lui non s’è preso nemmeno la briga di farmi una telefonata. Il tempo e la possibilità li avrebbe avuti, se avesse voluto.”

“Conosci bene Gabriel?”

“Un po’ … venivo spesso a trovare mio fratello, fino a qualche anno fa.”

“Dopo che è successo? Hai iniziato a lavorare?”

“Sì; si può dire sia stato per quello.” si voltò e tornò a guardare i libri.

“E di cosa ti occupi …?”

“Ricerche, studi, conferenze … questo genere di cose.”

“Ah, sei una ricercatrice universitaria, quindi …” il ragazzo stava cercando di capire.

“Non proprio, lavoro per un’istituzione privata.”

“E qual è l’ambito dei tuoi studi?” era incuriosito.

Giuditta gli diede un’occhiata e domandò scherzosa: “Visto che io sono informata su di te, tu vuoi metterti in pari sul mio conto?”

“Beh, ecco … mi pare il minimo.”

Si rivolse a lui, senza farsi distrarre dai libri: “Non è semplice da dire, spazio alquanto tra religioni, antropologia, letteratura, arte … sia per quello che comunicano esteriormente, sia, anzi, soprattutto ciò che comunicano occultamente. Le mie indagini si concentrano su questo.”

“Interessante!” Stefano era sincero “Quindi sono studi che si avvicinano un po’ al lavoro della Congregazione. Cioè noi indaghiamo su fenomeni paranormali che possono avere radici in quello che tu studi.”

“Pressappoco.” sorrise lei “Effettivamente, quando ci si addentra molto in una cultura e in pratiche religiose, si riscontrano fenomeni inspiegabili per la comune scienza.”

“Quindi tu e tuo fratello avete in comune l’interesse per questo genere di cose … bello!”

“Vero, ma abbiamo diversi modi di considerarli. Non c’è però da stupirsi di questa passione comune: finché non è entrato in seminario, è stato lui a crescermi.”

Stefano rifletté qualche momento, poi osservò: “Non credo fosse il tipo di fratello che legge le fiabe …”

“Oh, qualcuna sì, ovviamente accompagnata dalla spiegazione esoterica.”

Il ragazzo fece un’espressione stralunata e disse: “So che ci sono ricerche al riguardo, sono molto complessi ed è difficile distinguere i riferimenti reali da quelli casuali o inseriti inconsapevolmente, poiché diventati topoi della tradizione fiabesca popolare. È complesso!”

“Dai, secondo me qualcosa lo intuisci anche da te: che riferimenti occulti puoi trovare in Biancaneve?”

Biancaneve?!”

Stefano rimase un poco perplesso, poi iniziò ad ipotizzare: “Allora, lei ha i capelli neri, la pelle bianca e le labbra rosse … Nigredo, Albedo e Rubedo sono le tre fasi alchemiche che designano l’evoluzione spirituale.”

La giovane annuì e lui si sentì incoraggiato a continuare: “Poi i nani sono sette che è un numero certamente importante è sacro e … No, ma certo!” esclamò “Sono minatori, rappresentano i sette minerali basilari dell’alchimia!”

“Ottimo.”

“E la morte da cui si risveglia può essere il simbolo della morte iniziatica.” concluse soddisfatto il giovane.

“Bravissimo; visto? Non è difficile.”

“Eh, ma io sono all’università e sto studiando queste cose; invece voi eravate dei bambini!”

“Giusto: merito o colpa del nostro nonno materno, era un importante antiquario e trattava sia mobili, sia quadri, sia libri, che leggeva sempre con cura, prima di rivenderli e i più interessanti li teneva per sé. Un suo vecchio professore, solo, era appassionato di esoterismo e occultismo, era un grande collezionista, e aveva trasmesso in parte quest’interesse a mio nonno, a cui aveva lasciato in eredità tutto quanto. Mio nonno condivise questa passione ad Isaia e insieme contagiarono me.”

Stefano sorrise: non aveva mai saputo nulla della vita di Isaia; in realtà non lo aveva mai preso troppo in considerazione: gli sembrava totalmente l’opposto rispetto a Gabriel!

“Come mai ha poi deciso di fare il prete? Cioè, una simile formazione non avrebbe dovuto allontanarlo dalla Chiesa?”

“No. Hanno radicato sempre più in lui la convinzione dell’esistenza di Dio, del Bene, ma anche il fatto che fosse nascosto da tantissimi veli, come il Sole in una giornata nuvolosa, oppure come il centro di un labirinto. Isaia, sicuro di avere trovato Dio, la Verità, ha sentito di non potersi sentire completo e realizzato se non al servizio di Dio, difendendo gli innocenti e punendo i malvagi.”

“È inquietante.”

“No, è naturale: l’undici è il suo numero. È nato il cinque novembre. Quindi i suoi numeri sono 5 e 11”

“Aspetta, ti stai riferendo al fatto che nella kabala il numero 11 simboleggia la giustizia divina, la lotta, il martirio?! Mentre il 5 è la religione ... Tu ci credi?”

“In buona parte.”

Stefano era meravigliato, ma anche interessato, per cui chiese: “E il tuo numero qual è?”

“Ho il 4 e il 9.”

Stefano fece mente locale per ricordare a cosa fossero collegati, ma non fece in tempo a dire nulla, poiché nella stanza entrò Alonso.

L’archivista non si aspettava di trovare qualcuno nel proprio studiolo e si sorprese ancora di più nel vedere la ragazza, l’abbracciò e le fece varie domande.

“Quindi la conosci anche tu?” domando il seminarista.

“Certo! Esta chica veniva da ragacina a spiare Isaia o a studiare con lui e io dovevo quasi sempre nasconderla dai monsignori del Direttorio.” si mise a ridere.

“Ah! Ho un regalo per te!” disse la donna.

Giuditta frugò nella propria sacca e tirò fuori un portasigari in argento, con sopra incisa una panoramica di Gerusalemme stilizzata.

Alonso fu molto contento e la sua gratitudine aumentò quando lo aprì e vi trovò dentro alcuni pregiati sigari orientali.

“Come mai es venuda da este parti?”

“Cercavo mio fratello. Da due mesi, circa, ha smesso di scrivermi, sono dunque venuta di persona qui e mi sono bastate un paio di domande per scoprire che non lo vedete da altrettanto tempo. Non essere stata avvisata, mi ha fatto adirare parecchio.”

“Beh, non es proprio desaperesido, se n’es andato, faciendo entiendere che non voleva piò stare achi. Gabriel te racontarà melio. Spero tu non sarai delusa.”

“Penso che al massimo potrò essere addolorata.”

Alonso scosse la testa e poi si accese subito uno dei sigari, stando ben attento a non mettere a rischio i libri.

Non trascorsero molti altri minuti, prima dell’arrivo di Gabriel. Antinori entrò nello studiolo con cipiglio piuttosto irritato e, dopo aver salutato rapidamente il bibliotecario, si rivolse subito alla ragazza, rimproverandola: “Cosa ti salta in mente di piombare nel mezzo di una riunione al Direttorio e rivolgerti a me e ai Monsignori con quei toni?!”

Giuditta, senza scomporsi, replicò: “Non credevo ti avrebbe dato fastidio. Per quanto ne so, sei tu quello che ha sempre criticato il formalismo del Direttorio, le sue procedure, apparenze etc … Non è così? O, adesso, visto che a comandare sei tu, pretendi quel rispetto che non hai mai concesso ad altri?”

“Ma di che stai parlando?!” protestò Gabriel.

“Di tutta l’arroganza che hai sempre usato davanti al Direttorio … e anche con mio fratello, ma questa è un’altra questione.”

“Cosa? Quando mai io sarei stato arrogante con Isaia?!” si meravigliò Gabriel.

“Beh, ci sarebbero quelle volte in cui lui si preoccupava per te e tu lo accusavi, dicendo che ti stava solo controllando per ordine del Direttorio. Oppure … per un anno non hai fatto altro che occuparti solo ed esclusivamente di cercare informazioni su Serventi, in quel periodo mio fratello teneva le proprie e le tue lezioni all’università e si incaricava anche delle verifiche che sarebbero spettate a te; poi è arrivato un tale, Vargas, a consegnarvi un sacco di materiale proprio sull’uomo che stavi cercando e tu, di punto in bianco, ti sei disinteressato alla faccenda e hai sdegnato quei documenti e hai a stento acconsentito alla richiesta di mio fratello di esaminare quelle carte, come se stessi facendo un favore a qualcuno e la faccenda non ti riguardasse affatto. Per fortuna ci ha pensato Alonso!”

“Non parlare a vanvera! Stavo passando un pessimo periodo, era normale che fossi nervoso e, per come sono andate le cose, avrei fatto meglio ad essere ancora più brusco e non dirgli assolutamente nulla.”

“Ah, sì? E, dimmi, come sono andate le cose?” lo incalzò lei.

“Isaia ha tentato di uccidermi. Mi ha tradito e assieme a un pazzo mi ha teso una trappola per ammazzarmi!”

“Sì, su una cosa hai ragione.” disse severamente Giuditta “Avresti fatto meglio, forse, a non dirgli nulla.” poi parve mitigarsi e continuò: “So della profezia e posso solo immaginare quanto tu abbia sofferto, tuttavia nei sei stato il solo ad essere tormentato. Eri preso dai tuoi problemi e non ti sei reso conto di quanto fosse difficile anche per Isaia.”

“Difficile?!” fu la sprezzante reazione di Gabriel “Non mi sembra proprio: che cosa c’è di difficile nell’obbedire ciecamente al Direttorio? Non doveva neppure fare lo sforzo di pensare al da farsi. Inoltre mi è sembrato piuttosto deciso e tranquillo, quando ha tentato di uccidermi nella cripta.”

“E non pensi che avesse le sue buone ragioni?”

“Oh, certo, far bella figura davanti al Direttorio! Non sapeva che, alla fine, i Monsignori sarebbero stati più intelligenti di lui.”

“Certo! Quando Isaia non si comportava come tu ritenevi fosse meglio, allora lo faceva solo per il Direttorio! Le ultime lettere che mi ha scritto mio fratello, contenevano tutto il dolore del conflitto tra affetto e dovere. Il dramma di accettare quella che sembrava essere la realtà, pur con la paura di sbagliare. Era alla ricerca disperata di una speranza. Ti chiedeva di essere rassicurato, circa il fatto che tu non fossi un pericolo e tu cos’hai fatto? Nulla! Da un lato c’era il Direttorio che continuava a ripetere che tu fossi una minaccia e pretendeva da Isaia delle risposte. Sai quanti rimproveri ha preso perché ti trattava con troppa amicizia? Dall’altro lato, c’eri tu che non facevi altro che piagnucolare, dicendo di non saperti controllare, di essere un pericolo, di avere un oscuro potere che ha il sopravvento sulla tua volontà. Passeggia per strada e, dietro di sé, sente la voce di Bonifacio che ribadisce come tu abbatterai la Chiesa. Si ostinava a non crederlo, nonostante avesse visto davanti a sé te che trasformavi in un demone un uomo. Tutto, attorno a lui, lo induceva a pensare che tu fossi un pericolo.”

“Ma nella cripta gli ho dimostrato che non era così! Gli ho offerto il perdono e la pace, ma lui non ne ha voluto sapere. Non voglio avere più nulla a che fare con lui, almeno finché non avrà riconosciuto di essere in errore e non mi avrà chiesto perdono. Fino ad allora, lui, con me, ha chiuso.”

Giuditta guardò l’uomo, alquanto furioso; lei avrebbe avuto ancora molto da dirgli, ma decise di non farlo e si limitò a chiedere: “Sai dove possa essere, ora, mio fratello?”

“No, non ne ho idea.” disse Gabriel, calmandosi un poco “Sappiamo che è entrato in un Ordine segreto, pare addirittura i Templari.”

La donna aggrottò la fronte.

Gabriel si sentì più sicuro e continuò: “Proprio così: templari e, per quello che abbiamo potuto constatare, sono dediti a massacrare la gente dotata di poteri paranormali. È questo che fa Isaia, adesso. Mi sento pienamente autorizzato ad avercela con lui.”

Giuditta rimase come ammutolita, pareva non sapere che cosa ribattere.

Gabriel non riuscì a continuare a guardarla severamente, si addolcì: in fondo lei si era così arrabbiata perché preoccupata per il fratello.

Alonso sussurrò a Stefano: “Me despiace por lei; lo sapevo che sarebe stata delusa.”

Il ragazzo annuì: da quel poco che le aveva sentito raccontare poco prima, supponeva che lei dovesse sentirsi parecchio affranta; sentì un po’ di empatia verso di lei.

Gabriel sospirò e le disse: “Senti, so che è difficile da accettare che Isaia ora abbia deciso che quella sia la strada corretta da seguire: fa molto male anche a me, per questo sono arrabbiato con lui. Non posso sopportare che lui abbia preferito quei pazzi sanguinari a me, il suo migliore amico … Io … io non so come reagirò quando me lo troverò di nuovo davanti.” sospirò ancora “Se ci aiuterai ad indagare su quest’Ordine, quando ce ne sarà l’occasione, prima di qualsiasi nostro intervento, tu potrai cercare di parlare con Isaia e farlo ragionare. Ti sta bene?”

“Certamente.” rispose Giuditta, molto educatamente; poi prese un foglietto e scrisse qualcosa, lo consegnò ad Antinori, spiegando: “Ci sono i miei due numeri di cellulare e il numero e l’indirizzo dell’albergo in cui potete trovarmi. Dovrò incastrare le ricerche con il lavoro, per cui avvisatemi per tempo, quando avrete bisogno di me.”

“Non stai dai tuoi genitori?” chiese Gabriel, stupito.

“Ci passerò, è inevitabile, quando ne avrò il tempo. L’albergo dovrei usarlo come ufficio, ma finirò coll’abitarci, almeno per le prime settimane: ho un sacco di incontri in attesa di essere fissati.”

Antinori, dubbioso, prese il biglietto e se lo infilò in tasca.

Giuditta guardò l’orario, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, è già tardi. Mi spiace, ma devo salutarvi: non posso far attendere i miei clienti e devo pure prepararmi prima di incontrarli.” andò alla porta “Profonda pace a tutti voi!” e se ne uscì.

Alonso scosse il capo. Stefano rimase interdetto e dopo qualche istante disse: “Credo che mi abbia mentito sul proprio mestiere.”

“Perché? Cosa ti ha detto che fa?” si interessò Gabriel.

“La ricercatrice per un’associazione privata … ma da come ha parlato, adesso, sembra tutt’altro. Tu sai che cosa faccia?”

“Non ne ho idea. Negli ultimi anni, Isaia era piuttosto evasivo, circa le sue attività, nonostante nulla facesse presupporre che il loro rapporto si fosse incrinato.”

Intervenne Alonso: “Si è mesa a fare la strega por la gente rica.”

Gli altri due uomini si stupirono e Gabriel domandò da che cosa gli fosse nata quella convinzione.

Dos anni fa, un francescano mi amico me dise che voleva segnalare alla Congregacione una chica che, a suo dire, praticava magia, facendose pagare por previsioni e incantesimi. Je disi che de solito este persone erano trufadori e che, quindi, prema de mobilitare la Congregacione, avrei fato una prima indagine io. F cossì che con muy stupore me retrovai davante Giuditta.”

“Ecco perché Isaia non ne voleva parlare!” esclamò Gabriel.

Alonso proseguì: “Imagino sia cossì. È un pecato che quela chica abia deciso de usare in esta maniera le sue conoscenze. Con la sua parlantina, un po’ de ogeti folkloristici e tanta teatralità, riesce ad amaliare muy persone.”

“Quindi è una truffatrice?” nel chiederlo, Stefano parve deluso.

“Così pare.” rispose Alonso “Se non altro, ha solo clienti muy bienestanti e non aprofita dei poveri.” diede le ultime boccate al sigaro.

“Non è comunque qualcosa di cui dovrebbe occuparsi la Congregazione?” chiese Stefano.

“No; noi dobbiamo solo distinguere i dotati dai ciarlatani e interveniamo circa i primi, non sui secondi.” spiegò Gabriel.

Stefano non parve convinto, rimase pensieroso ancora un poco, poi chiese: “E voi siete sicuri che lei si limiti davvero ad imbrogliare?”

“L’ha ameso lei stesa, quando le ho ablato.” disse Alonso “Me dise che non c’era nada de sovranatural ne le sue opere.”

“E tu le hai creduto?” rimase perplesso il ragazzo.

“Certo, porquè non avrei dovuto?”

“Beh, sa benissimo di cosa si occupa la Congregazione, probabilmente non voleva avere problemi di sorta e, quindi, ha negato ci fosse qualcosa di paranormale.”

Gabriel era rimasto colpito da quell’osservazione e fece notare: “Il tuo ragionamento è logico e plausibile, però … in tutti gli anni che la conosco, non ho mai notato nulla: se avesse delle capacità particolari, me ne sarei accorto. Che cosa non ti convince?”

“Non lo so …” si sentì in difficoltà Stefano “In realtà è una mia sensazione, niente di più, non so neppure da cosa sia determinata …”

Alonso replicò: “Le piace inserire sempre referimenti esoterici nei suoi descorsi, por esto può dar la sensazione de avere a che fare col magico por davero.”

“No, non è questo: io ormai sono abituato a sentire parlare di queste cose. È altro.” scosse un poco il capo e guardò nel vuoto alla ricerca di una risposta.

Gabriel era alquanto interessato e chiese: “Che cos’è?”

“Non lo so, scusami. È davvero puramente una sensazione … mentre ero con lei, mi sembrava quasi di poter toccare l’energia che emanava … è strano, non so come dire …”

“Va bene Stefano, non ti preoccupare.” lo tranquillizzò Gabriel “Voglio che tu segua questa tua sensazione. Fa una piccola indagine su di lei.”

“Come?” sbalordì il seminarista.

“Sì. Proprio come se si trattasse di una verifica: se scoprirai qualcosa, sarà un bene; se confermerai, invece, le parole di Alonso, avrai fatto pratica. In ogni caso sarà produttivo.”

“D’accordo Gabriel, come vuoi tu.”

Stefano era alquanto emozionato per la responsabilità affidata e per il dover intraprendere la sua prima verifica da solo: non doveva e non voleva assolutamente deludere il suo maestro.

 

 

 

Nota dell’Autrice.

Salve a tutti! Innanzitutto, grazie per essere arrivati fino in fondo alla lettura.

Questa storia è un ipotetico proseguimento della serie, dopo i fatti della seconda stagione.

Ne ho scritta un’altra, sempre con la medesima intenzione, che potete trovare sempre qui su efp; si intitola: “Terror degli angeli apostati” ed è incentrata sulla figura di Isaia. È piuttosto apocalittica e vede l’azione di Gabriel Oscuro.

Nella fanfic che mi accingo a scrivere ora e di cui avete appena letto il primo capitolo, continuerò a valorizzare il punto di vista di Isaia, ma la trama e lo sviluppo sarà (ovviamente) del tutto diverso. Cercherò di mantenere lo stile della serie e quindi raccontare alcune delle verifiche della Congregazione, sottendendo la trama principale, ma in realtà non garantisco il buon esito.

Mi spiace non poter dirvi molto di più, ma al momento ho chiari alcuni punti centrali della storia, ma devo ancora capire bene il percorso per arrivarci. Spero di non superare i 10 capitoli.

Come avrete capito, voglio cercare di valorizzare il personaggio di Stefano (glielo devo, specie dopo che l’ho trattato malissimo nell’altra fanfic), non so ancora quanto sarà centrale nella storia, ma sarà alquanto presente.

Un altro elemento che non mancherà sono le speculazioni più o meno filosofiche e/o esoteriche.

Ecco, dopo avervi scoraggiati con queste parole confuse, vi do un saluto e vi aspetto al prossimo capitolo.

 

Ciao!

 

Dirce

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Tredicesimo Apostolo / Vai alla pagina dell'autore: DirceMichelaRivetti