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Autore: miatersicore23    16/05/2014    6 recensioni
Storia improbabilissima che non ha una spiegazione, ma che non ho potuto far a meno di scrivere. Delena! Non va contata assolutamente la 5x22!
Dalla storia:
Alaric, invece, non ha neanche sentito la mia voce. Rimane addormentato, completamente avvolto dalle coperte, dalla testa ai piedi.
Mi avvicino al suo letto e con uno scatto gli tolgo completamente le coperte.
Jenna e Stefan ridacchiano mentre il loro fratello emette un verso di protesta. Non si decide ad aprire gli occhi, ma quando a tentoni cerca di riprendersi le coperte e non le trova. Allora li spalanca. Azzurri, come i miei e … e arrabbiati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A possible family'
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They are my humanity

Prendo le ultime cose dalla credenza. Strano come in questi ultimi anni abbia iniziato a utilizzare una cucina, quando in circa centocinquanta anni di vita da vampiro non ne ho avuto mai bisogno.

In realtà neanche Elena ne ha bisogno. Non ha bisogno di queste uova strapazzate, questo bicchiere di succo d’arancia – Avrei preferito portarle una sacca di plasma, ma questo è ancora un segreto. Loro non devono sapere, per ora. – e questa fetta di torta. Forse l’unica cosa che le farebbe veramente piacere è la rosa che le ho preso per decorare il vassoio che le sto per portare.

Oggi è un giorno speciale ed io le sto per fare una sorpresa, ma ho bisogno di loro.

 Lascio il vassoio sul ripiano della cucina già pronto e mi dirigo su per le scale, attento a non far rumore. Affino l’udito per capire se lei si sveglia, ma riesco a sentire il suo respiro regolare. Posso procedere.

Noto che la prima porta è aperta.

Ma certo! Stanotte si è svegliata e non riusciva a dormire, così le ho fatto compagnia fino a quando non ha chiuso i suoi occhi – no, in realtà io volevo dormire, ma come faccio a resistere a quei suoi occhietti, che sanno fare il mio stesso gioco, quando m’implorano di farle compagnia? – e ho dimenticato di chiuderla. È meglio. Eviterò di fare rumore.

Entro e la osservo dormire a pancia in giù. Piccola, dolce e così simile a Elena. I capelli lunghi e castani le ricadono morbidi sul visino e vanno a coprire la sua pelle olivastra. Non è simile, è uguale a lei. Tranne che per gli occhi. Sono verdi. Di un verde che t’infonde tranquillità. La sua stessa tranquillità. Quella di Stefan quando non aveva alle spalle centocinquanta anni di sofferenze e di sacrifici buttati al vento.

“Jen … Jenna, piccola svegliati.”

La bambina che sta davanti a me, m’ignora completamente girando la testa dall’altro lato, lasciando che i suoi capelli si stropiccino ancora di più.

Allora m’inginocchio a terra all’altezza del suo viso. Le accarezzo con una mano la testa e continua sussurrarle il suo nome fino a quando non decide di rigirarsi verso di me e di aprire gli occhi.

Stefan.

Penso per un attimo. Sì, sono gli stessi occhi.

“Papà, ho sonno.”

Dice spingendo la mia testa con la sua mano per mandarmi via, ma io resisto e la prendo in braccio prima che si riaddormenti di nuovo.

“No.”

Mi supplica, ma invece di cercare di liberarsi dalla mia presa, trova che il mio petto sia un ottimo cuscino e allora si lascia andare su di me, come se niente fosse. Piccola testarda!

“Ma ieri non mi avevi detto che volevi fare la sorpresa alla mamma con me?”

E a quella domanda apre istintivamente gli occhi ancora una volta e mi guarda perplessa, ricordandosi che giorno e oggi.

“Però se vuoi porto solo io la colazione …”

Faccio per metterla giù, nel suo letto caldo, ma un nuovo “no” riecheggia forte nella stanza.

“Ssh, non dobbiamo fare rumore, principessa. Altrimenti la mamma si sveglia.”

E intanto si tiene stretta alla mia maglietta.

“Voglio fare la sorpresa con te!” mi dice “e voglio dare a lei il disegno che ho fatto.”

Scende dalle mie braccia e corre verso il suo tavolino da disegno. Prende un foglio e quando me lo avvicina al naso, con troppo impeto, posso notare che sopra ci sono disegnate cinque figure. Tre piccole che rappresentano loro e due più grandi. Me ed Elena. Siamo davanti al camino del nostro soggiorno e per quanto possano essere brutti i disegni di una bambina di sei anni, quando mi chiede se mi piace quel foglietto tutto stropicciato, io non posso fare a meno di dirle che è il disegno più bello che io abbia mai visto.

Accidenti, mi sono rammollito!

“Ora andiamo a svegliare i tuoi fratelli.”

Usciamo dalla sua camera ed entriamo in quella di Stefan e Alaric.

“Sveglia pigroni, andiamo a fare la sorpresa alla mamma.”

Controllo con il mio udito che Elena non si svegli. Perfetto.

Il primo ad alzarsi dal letto è Stefan. Quel ragazzino ha gli occhi di Elena. Occhi marroni, occhi da cerbiatto. I capelli sono castani e corti e la pelle è olivastra. Praticamente è Jeremy. Ma il carattere è esattamente quello dell’altro zio. Mite, gentile e calmo. È affezionatissimo a Elena e farebbe qualsiasi cosa per lei.

Alaric, invece, non ha neanche sentito la mia voce. Rimane addormentato, completamente avvolto dalle coperte, dalla testa ai piedi.

Mi avvicino al suo letto e con uno scatto gli tolgo completamente le coperte.

Jenna e Stefan ridacchiano mentre il loro fratello emette un verso di protesta. Non si decide ad aprire gli occhi, ma quando a tentoni cerca di riprendersi le coperte e non le trova. Allora li spalanca. Azzurri, come i miei e … e arrabbiati.

“Papà, voglio dormire.”

“Ric se non sbaglio sei stato tu ad avere l’idea di questa sorpresa. Perché ti stai tirando indietro?”

“Ma ho sonno.”

“Oh andiamo, sono le dieci di mattina.”

Il bambino, stufato dalla mia insistenza, si alza dal letto e si raddrizza il pigiama che si era storto durante la notte.

Lui invece è identico a me. In tutto e per tutto. Capelli, pelle, naso occhi e anche lo stesso caratteraccio.

“Va bene andiamo, ma solo perché è la mamma!”

Già, è uguale a me. Infatti, mi detesta, ma ama lei. Be’ più che detestarmi, lui prova un certo imbarazzo nel dimostrarmi affetto, la maggior parte delle volte.

 Una delle poche volte, fu quando non riuscivano a dormire tutti e tre a causa di un temporale e Jenna voleva stare al centro e Stefan per forza tra le braccia della mamma. Ric fu costretto a dormire vicino a me, ma non appena si addormentò, si strinse a me e alla mia maglietta. Non mi lasciò libero per un secondo quella notte, ma a me faceva incredibilmente bene quel contatto. Infondo lui era mio figlio. Era stato il primo a nascere trai gemelli. Era stato il primo che avevo visto con i miei occhi, il primo che avevo in braccio mentre Elena era intenta a far nascere gli altri due.

Quando io e lei non sapevamo con quale miracolo, era potuta rimanere incinta non di uno ma di ben tre bambini. Come non lo sappiamo adesso, come non sappiamo cosa ci capiterà in futuro.

Non m’importa assolutamente niente. Loro sono la cosa più bella che mi sia mai capitata in centosettantatre anni su questa terra con Elena. Voglio solo godermeli.

Corro al piano di sotto a prendere il vassoio con la colazione e ci dirigiamo tutti e tre nella nostra camera.

Dio, si è svegliata. Lo sento dal suo respiro che non è più regolare, lo sento perché sta cercando di soffocare una risata, ma lei, da brava mamma, fa finta di dormire nascondendo il suo viso nel cuscino.

Faccio cenno ai tre di salire sul lettone e di svegliarla. Lei finge di spaventarsi al tocco loro, ma sorride non appena si accorge dei fogli colorati apposta per lei e per la colazione che le sto posando sulle gambe.

“Tutto questo per me?”

Ci chiede stupita mentre bacia le guancie di Stefan.

“Ovviamente.”

Le sussurro io posando le labbra sulle sue. Un bacio leggerissimo, a fior di labbra. E sebbene sembri innocente, i nostri figli rimangono del tutto imbarazzati.

“Papà, no!”

Sento esclamare da parte di Ric, che dà voce ai pensieri di tutti quanti. Li guardo provocandoli con gli occhi.

“Perché non posso baciare la mamma?”

Per dispetto la ribacio ancora e ancora … e ancora. Se non ci fossero i bambini, la rifarei mia in questo stesso istante, mandando al diavolo la colazione.

Jenna ride imbarazzata e nasconde la faccia nel mio cuscino.

“Damon!”

Mi rimprovera Elena.

“Va bene, va bene.” Mi allontano da lei e faccio il giro del letto per sdraiarmi dalla mia parte. I nostri figli sono tranquillamente seduti al centro “Credo che sia arrivato il momento di dare il vero regalo.”

Lei mi guarda spaventata, perché sa che il sorriso furbo e malizioso che ho appena lanciato a tutti quanti, anticipa qualcosa di non buono. Loro, mi guardano complici perché ieri sera abbiamo deciso di complottare contro di lei.

“Solletico alla mamma!”

Urlo e in questo momento mi rendo conto che la mia umanità è completamente emersa da quando ci sono loro.

Me ne accorgo mentre ci buttiamo addosso a lei che fa in tempo a salvare il vassoio con la colazione, appoggiandolo a terra.

Me ne accorgo perché non solo sento come se fossi ritornato umano, ma mi sento anch’io un bambino di sei anni mentre ci gettiamo tutti e quattro su Elena, mentre le solletichiamo i fianchi e sotto la gola e sulla pianta dei piedi.

Sono inspiegabilmente umano.

Loro sono la mia umanità.


Questa storia non ha assolutamente senso! Mi è uscita all'improvviso e ovviamente non avevo ancora visto la 5x22 D: che sto ancora piangendo! Spero che vi sia piaciuta
Mia.

 
   
 
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