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Autore: Infected Heart    16/05/2014    0 recensioni
Ansie e gioie metafisiche di una studentessa universitaria che musica storie, compresse in 584 parole. Slice Of Life, tra presente e futuro di un'anima.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stufa di troppe cose.
Odio che di tutto ci sia sempre l’altro lato della medaglia. E odio questa parte di me che ama vedere tutto solo bianco o nero.
E io, che credevo di aver imparato l’equilibrio.
Ma la passione è cieca, e se si è come me, non si può fare a meno di sentirsi sempre intrappolati in qualcosa che sembra troppo stretto.
E’ troppo stretta la mia voce, troppo stretta la mia famiglia, troppo strette le mie finanze, troppo stretto il mio tempo.
E per tutto questo, per il quale nutro amore, ora  provo solo un estremo fastidio e frustrazione.
Fastidio, perché devo riassettare tutto. Riassettare: una parola che non mi piace per nulla, come quei sentimenti. Schemi, convenzioni, sicurezza.
Non mi piace, perché non mi piace la monotonia della perfezione, e preferisco a questa di gran lunga la creatività. Gli eterni antipodi. Gli eterni opposti.
L’ordine creativo è perfetto, unico. Ci deve sempre essere un compromesso.
Difficile da accettare, per una che non fa altro che dare testate al muro, nella speranza che si spacchi, mentre basterebbe fermarsi un attimo, e guardare la porta vicina, aperta.
Non sopporto la mia voce, che non so più come gestire, sconvolta, con un paio di ali diverse, rinate, che devono ancora crescere, e che non sanno ancora volare. Ruvide, gracili, ma potenti.
Mi urta chi mi dice di prendermi tempo, quando io di tempo non ne ho.
Non sopporto più dover stare ad una vita impostata in regole che non sono le mie, e che per ora sono ancora costretta a seguire.
Non sopporto il controllo, non avere i miei spazi; non sopporto chi non capisce quanto valore dò ad ogni cosa che amo. 
Non tollero il mio non sapere nulla di troppe cose, e, ancora meno, tollero il non volerne sapere nulla. Come per me è incomprensibile non voler approfondire sempre di più le cose che veramente interessano.
Odio anche il solo pensiero di non avere le capacità di fare il lavoro che voglio, e odio ancora di più il pensare che in futuro potrei dovermi accontentare di una vita che, se non dovesse andare come voglio io, sentirei vissuta a metà.
Io, che non sopporto, a 22 anni, lo stare finendo gli studi, che mi rubano tempo, e a cui vorrei dedicare più tempo.
Io, che mi intestardisco, perché detesto la paura della possibilità di non trovare lavoro dopo questa laurea a breve, e perché questo significherebbe non poter gustare la “libertà”, sì economica, ma soprattutto di tempi e spazi. Uno stile di vita e di passioni che mi posso gestire pienamente io, e io soltanto.
Io, che predo ostinatamente le cose di petto, perché è l’unico modo che conosco per superare le prove della vita.
Più di tutto, non sopporto l’attesa. L’attesa di questo futuro che vorrei ora e adesso. In cui vorrei immergermi da capo a piedi. Con impegno, sudore, e gioia. Per guadagnarmi ciò che è mio, e al quale sento di appartenere, in maniera così viscerale da esserne soffocata.
Vita e Musica, Musica e Vita. Passione. Realtà diverse, suoni ingannevolmente diversi; solamente disparate e disperate espressioni dello stesso e immenso universo, molteplice e di infinite alternative.
Ma più faccio, più c’è da fare, e le cose sembrano non arrivare.
Sempre a metà, sempre come bloccata in questa sensazione di “vorrei ma non posso”; sempre con questa prova di pazienza, che la vita mi mette di fronte, quasi come una beffa.
Beh, se è una beffa, allora, ridiamo. Il pubblico ne sarà soddisfatto. 
  
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