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Autore: _Maisha_    16/05/2014    2 recensioni
E ora ti sfioro le guance, le labbra perché tu le muova, perché possa sentire di nuovo la tua voce, il tuo respiro.
Ma sei silenzio, un fantasma dal tocco leggero.
Voli, ti perdi in un turbine di parole non dette, di baci non dati, di addii mai pronunciati.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'assenza attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi,
come il vento spegne le candele e ravviva il fuoco.


 

 

 

Vuoto di te.
Incredibile vuoto di te.
E fino a ieri eravamo insieme. O forse no, forse non era ieri. Forse era una settimana, un mese, un anno, una vita fa.
Una vita fa ti conoscevo. Bello come il sole o come la luna o come, semplicemente, le tenebre.
Cuore di pece. Caldo, caldo, caldo… ma così nero.
Chi sei tu?
Mostro mitico, angelo, il nulla? Cosa?
Sei tu, eri tu.
Immenso come il mare in tempesta. Onde che rapivano, lambivano gli scogli, il mio corpo, la mia anima.
Annego.
Soffoco.
Respiro nel vento. Sono sballottata a destra e a sinistra e ovunque tranne che a casa, tranne che da te.
Ma tu non sei casa. Tu sei quella bufera che mi scaraventa contro i muri e mi fa male, mi fa male.
E la pelle brucia anche al freddo, divorata dall’interno, tumefatta.
Credimi,  non sono quei lividi che fanno male. Provo a convincermi, ci penso.
No, non fanno male. Se non consideri quello lì, sì, quello.
Casa tua, il terrazzo, la cena sul mondo e la festa dei ragazzini ai piani di sotto.
Un sorriso: « Te l’ho detto, è una città pittoresca. Ti ci abituerai. »
Occhi verdi, marroni, dorati, di tutti i colori del mondo. Ferivano.
E lì, lì una piaga mi consuma. Senti? Poggia la mano, è gonfio.
Batte? Quanto? Ascoltalo, ascoltami.
Silenzio. Puoi parlare, esprimiti, sussurra qualcosa, ti prego, almeno una parola!
Silenzio.
Hai sempre odiato i silenzi. Ore ed ore a parlare; parlavi troppo. Non si parla mentre si mangia, si guarda la tv, si fa l’amore.
E tu parlavi e parlavi e respiravi la mia aria e io rimanevo senza, ma andava bene, andava bene finché me la restituivi.


E ora ti sfioro le guance, le labbra perché tu le muova, perché possa sentire di nuovo la tua voce, il tuo respiro.
Ma sei silenzio, sei un fantasma dal tocco leggero.
Voli, ti perdi in un turbine di parole non dette, di baci non dati, di addii mai pronunciati.
Non mi piace dire addio, non piace neanche a te. Siamo così simili e diversi.
Tu mi dici ciao e io resto ferma, immobile, copia perfetta di te, uno specchio. Cosa dovrei dirti?
Ti bacio. Bacio me stessa o bacio il mio opposto?
« A presto! Ci risentiamo. »
Quando? Che hai deciso? Quando torni? Quanto mi farai aspettare?
Torno a casa, da sola.
E il mio appartamento è sempre più vuoto e la camicia che mi hai regalato profuma di meno e le mie lenzuola sono impregnate dell’odore del detersivo che ti piaceva tanto. Non è niente in confronto al tuo, di profumo. L’ho sempre detto che sai di zucchero a velo e cioccolata, mi sentivo quasi bambina quando ti ero accanto.
Chissà cosa sentono gli altri quando sono vicini a te.
Sono lontana, ora, ma lo sento ancora. È penetrato nelle pareti del mio spirito.
Provo a tirarlo fuori, scavo, scavo, ma ha messo radici profonde, non vuole uscire, sarà testardo, un po’ come te.
E tu? Tu lo senti il mio profumo? 
Cerca, cerca dentro. È radicato anche in te? Sì?
No? Come no! Una radice deve esserci,  vai più a fondo!
Nulla?
Il germoglio è volato via, forse, mentre parlavi. Te l’ho detto che dovevi stare zitto!
E ora? In me cresci, io brucio, fumo. In me divampi, sei fiamma.
Io? Io dove sono? Spenta. Una candela morta, cera sciolta nel tuo stomaco, un rifiuto.
Buttami via.
Buttati via.
Tu vetro opaco, io carta arsa. Inutili.
Lontani per sempre.
Assenti per sempre.
Vuoto di te.
Incredibile vuoto di te.

 

 

 

 

  
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