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Autore: Chilemex    16/05/2014    0 recensioni
Una raccolta di one-shot focalizzate sulle nove classi, ambientata in un contesto in cui il respawn esiste ma ha un significato relativo; i personaggi infatti hanno dei pensieri, delle idee e delle storie tutte loro.
Ogni capitolo si concentrerà su uno dei mercenari, e ne racconterà le azioni in battaglia più particolari, insieme ai pensieri del personaggio stesso.
Venite a conoscere i protagonisti di questa eterna battaglia... Venite a conoscerne gli eroi!
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Molti potrebbero pensare che definire qualcuno una “Spia” non sia affatto una bella cosa. Una spia è solitamente una persona che ficca il naso negli affari altrui, per poi utilizzare le informazioni ottenute per i suoi scopi personali.
Insomma, se qualcuno viene chiamato “Spia” da qualcun'altro si sente spesso offeso. Ma non io! Io sono una Spia di professione, è il mio lavoro e la mia funzione all'interno di questo team.

«Accidenti... Avrò fatto bene a venire fin qui?»
La battaglia si stava svolgendo a 2fort, il che significava che l'obiettivo di entrambe le squadre era quello di raccogliere i segreti degli avversari.
Io ero riuscito ad infiltrarmi perfettamente nella base nemica, tanto è vero che mi trovavo accanto alla saracinesca attraverso la quale si può accedere all'area di partenza. Io, naturalmente, non potevo entrarci proprio perché appartenevo alla squadra BLU, mentre la base in questione era dei RED.
Per evitare di venire visto e smascherato, ero rimasto appostato vicino alla saracinesca mentre il mio orologio mimetico sensibile al movimento rimaneva attivo; così, stando fermo, sarei stato invisibile per quanto tempo desiderassi e nessuno mi avrebbe visto.
Dovevo approfittare di quel momento di relativa sicurezza per preparare un piano di azione. Era difficile cercare di concentrarsi, però, quando i membri della squadra RED continuavano a passarmi a pochi centimetri di distanza, anche senza accorgersi della mia presenza. I miei compagni di squadra si trovavano ancora all'esterno, cercando di irrompere nel territorio nemico; l'unico che era riuscito ad arrivare fino all'interno ero proprio io, ed era stato solo grazie al mio orologio mimetico.
Attesi ancora accanto alla saracinesca, finché non ne uscì un Ingegnere della squadra avversaria. Ah, gli Ingegneri... Bersagli così deboli e facili.
Decisi di seguire lui ed i suoi movimenti, quindi osservai ciò che stava facendo; a quanto pare, stava costruendo l'entrata di un teletrasporto.
«Perfetto» sussurrai, abbastanza piano da non farmi sentire.
Non appena l'entrata fu pronta, il teletrasporto si attivò; evidentemente, l'uscita doveva esser già stata costruita precedentemente. L'Ingegnere entrò nel teletrasporto appena ultimato, quindi sparì.
«Eh eh... Sto arrivando, mio caro “alleato”!»
Sempre rimanendo invisibile, presi il mio caro kit di travestimento e, valutando rapidamente la situazione, decisi che la cosa migliore sarebbe stata proprio travestirsi da Ingegnere. Così, dopo qualche secondo, riuscii a non sembrare più un rapinatore francese ma un idiota texano.
Mi guardai nuovamente intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno, quindi disattivai l'orologio mimetico e tornai visibile. A quel punto, chiunque avrebbe potuto sospettare di me o della mia presenza.
Non attesi ulteriormente e mi gettai nel teletrasporto appena creato. Dopo qualche secondo di smarrimento, mi guardai intorno e mi resi conto di essere nella zona della base RED in cui veniva custodita la valigetta coi segreti. Tuttavia, andare ad acchiapparli subito sarebbe stato estremamente stupido... Anche perché, girando leggermente la testa, mi resi conto che l'Ingegnere che aveva appena costruito il teletrasporto era proprio lì accanto a me... E mi guardava con aria sospetta. Era il momento di iniziare a recitare.
«Ehilà, compagno!» dissi, salutandolo e sforzandomi di imitare perfettamente la voce tipica degli Ingegneri «Ho visto che hai costruito una scorciatoia fino a qui ed ho pensato di venire a darti una mano! Stavi costruendo qualcosa?»
Lui continuò a fissarmi per qualche attimo, tanto da sembrare inquietante, dopodiché sorrise ed indicò ciò che si stava ergendo accanto alla scrivania con la valigetta.
«Sì, sto costruendo una torretta proprio lì! Così, se mai qualcuno dovesse passare per di qua con l'intento di prendere i nostri segreti, si renderà conto che gli converrebbe cambiare lavoro!»
«Ben detto, amico!» risposi, per assecondarlo «Allora, cosa posso fare per aiutarti?»
«Beh, potresti costruire un dispenser proprio accanto alla mia torretta! Non c'è mai uno senza l'altra! Io intanto ne costruirò uno un po' più a sinistra... Ecco, qui nell'angolo!»
Lui si mise al lavoro in un angolo della stanza, mentre io mi avvicinai alla torretta fingendo di star facendo qualcosa di utile. Naturalmente non avevo la minima idea di come si costruisse un dispenser, ma il mio obiettivo era completamente diverso...
Diedi un paio di colpi alla torretta per far credere di star lavorando su di essa, quindi mi assicurai che l'altro Ingegnere fosse ancora voltato dall'altra parte e presi il mio sabotatore; premetti un paio di pulsanti su di esso e lo posizionai sul lanciarazzi della torretta, e questa iniziò subito ad emettere dei suoni orribili e fastidiosi che testimoniavano il suo malfunzionamento.
Naturalmente, l'altro Ingegnere si voltò e corse immediatamente verso la sua costruzione, esclamando: «Che succede, che hai combinato?»
«Non lo so, amico! Stavo costruendo il dispenser ed ha iniziato a fare così!» risposi io, rendendomi conto di quanto fosse stupida quella giustificazione. Ciononostante, l'Ingegnere non sembrò notare il sabotatore posato sulla torretta e vi si avvicinò... Momento perfetto.
Ancor prima che cominciasse a picchiare la struttura con la chiave inglese, gli scivolai alle spalle e preparai il mio amato coltello... E senza che riuscisse a girarsi, glielo conficcai perfettamente nella schiena. L'Ingegnere gridò di dolore e crollò a terra, sistemato.
«Ah, non credevo che saresti stato così stupido!» dissi, sbeffeggiando la mia prima vittima giornaliera mentre il travestimento svaniva «Ed ora un, deux, trois...»
In quel preciso istante, il sabotatore concluse il suo lavoro e la torretta esplose in mille pezzi. Un altro giocattolo distrutto.
«Perfetto. Oh, vedo che ti stavi dando da fare qui...»
Recuperai il mio sabotatore, raggiunsi il dispenser che aveva appena finito di costruirsi nell'angolo della stanza e distrussi anche quello. Il rumore che fanno le strutture degli Ingegneri quando esplodono è musica per le mie orecchie.
Mi voltai verso la scrivania sulla quale giaceva la valigetta dei RED.
«Mmh... Cercare di rubarla ora sarebbe pericoloso. Devo prima cercare di indebolire le difese nemiche... E nel frattempo farò credere loro di essere al sicuro, lasciando qui i segreti»
Mi allontanai dalla zona in cui ero arrivato attraverso il teletrasporto (dopo aver sabotato anche quello, naturalmente), pronto a tornare di nuovo nel bel mezzo dell'azione.

Non è stato facile farmi accettare all'interno della squadra, all'inizio di tutto. E la cosa non mi stupisce... Perché mai qualcuno dovrebbe fidarsi di una persona che, dopo essersi definita “Spia”, si presenta indossando un passamontagna e si comporta differentemente da tutti gli altri? Già... Però, con gli anni, ho capito che il più strano e misterioso del team non sono certamente io. L'avete visto il Pyro? Se non è strano quel coso lì... Però ho molto rispetto per lui, come per tutti gli altri colleghi, d'altronde. E credo che la cosa sia reciproca, dopotutto, quindi l'ostacolo iniziale della poca fiducia nei miei confronti è stato ben che superato.

Decisi di risalire percorrendo il corridoio a chiocciola che porta direttamente davanti all'area di partenza, in modo da non dover uscire all'aperto rischiando di farmi vedere. Riuscii ad arrivare in cima ad esso senza problemi, e nella zona sembrava non esserci nessuno; prima di uscire allo scoperto, però, sentii un rumore di passi provenire dal punto da cui ero partito. Qualcuno aveva iniziato a percorrere il corridoio che mi stavo lasciando alle spalle, e a giudicare dalla velocità dei passi doveva essere per forza uno Scout. Non potevo sapere se fosse amico o nemico, ma ero abbastanza sicuro che non fosse riuscito a vedermi. Un'ottima occasione per sorprenderlo.
Mi posizionai più a destra rispetto all'uscita del corridoio per far sì che, uscendo, lo Scout non mi potesse vedere, ed aspettai. I passi si fecero sempre più vicini, finché il mio obiettivo non si fece vedere: era effettivamente uno Scout del team RED.
Non potevo lasciarmelo scappare, anche perché non sarei mai riuscito ad inseguirlo (quanto diavolo corrono quei pazzi?), quindi aspettai che facesse un solo passo avanti ed uscii allo scoperto. Ero dietro di lui, a pochi centimetri di distanza, e non mi aveva ancora visto poiché stava esaminando la situazione intorno all'area di partenza. Decisi di giocarmi il tutto per tutto ed impugnai il coltello, correndo verso di lui e preparandomi a colpire.
Il piano funzionò alla grande: lo Scout, distratto ed ingenuo, si ritrovò la mia arma dritta nella schiena e rimase immediatamente senza forze, dopo aver emesso un breve urlo soffocato.
«Oh cielo, guarda che disastro che ho combinato...» dissi, allontanandomi immediatamente dal cadavere «Certo che ne hai di sangue al tuo interno, per essere così piccolino! Bah, è finito tutto sulla mia giacca...»
Passai un paio di volte la mano sul mio indumento, quindi decisi di tornare in azione prima che arrivasse qualcuno (fortuna volle che nessuno mi avesse visto, nel momento in cui pugnalai lo Scout).
Aprii di nuovo il mio kit di travestimento, e stavolta decisi di entrare proprio nei panni di colui che avevo appena eliminato.
Dopo essermi cammuffato da Scout, quindi, andai a sinistra diretto verso il “cortile interno” della base dei RED.

Nei miei anni di permanenza all'interno del team, ho dovuto combattere spesso contro lo stereotipo del “solito francesino”. Purtroppo, infatti, ho scoperto che dappertutto la Francia è conosciuta come una nazione popolata solo da omuncoli con la puzza sotto al naso, snob ed odiosi. Volevo evitare di dare quest'impressione, e a quanto pare ci sono riuscito. Se riesco ad andare d'accordo con il Medico, che è tedesco, vuol dire che posso andare d'accordo con chiunque. Un'ulteriore prova del fatto che il mio rapporto con tutti gli altri componenti del team è davvero solido ed affidabile.

Prima di scendere la breve rampa di scale che portava a quella specie di cortile, notai che al centro di esso si trovava un Medico della squadra nemica. Non c'era nessun'altro nelle vicinanze, solo lui; stava decidendo da che parte dirigersi, ed ero intenzionato a fornirgli personalmente la risposta più adatta.
«Yo, Medico!» dissi, imitando la voce dello Scout «Che ci fai qua impalato? Aspetti che venga una Spia a pugnalarti, per caso?»
Lui mi vide, e a differenza dell'Ingegnere sembrò volersi fidare immediatamente di me.
«Finalmente!» rispose lui, sembrando risollevato «È da un'eternità che ho preparato quest'Übercarica, e non si è ancora presentato nessuno su cui usarla! Forza, raus, andiamo ad invadere la base nemica!»
A quanto pare, quel giorno avrei fatto ancora più danni del previsto.
«Molto bene, amico» affermai, dirigendomi verso il corridoio alla mia sinistra «Seguimi, doc!»
Lui fece come gli avevo chiesto, e nel frattempo attivò la sua pistola medica su di me. È sempre una strana sensazione, farsi curare da un Medico nemico... Ma alla fin fine è come se lo stesse facendo un alleato. Solo che lui non lo sa!
Arrivati alla fine del corridoio, decisi di entrare seriamente in azione. Perciò mi affacciai oltre all'angolo per poi tornare indietro con aria preoccupata, guardando il Medico.
«Dottore, è pieno di nemici qui avanti! Non possiamo affrontarli soltanto così...» gli dissi «Devi attivare l'Übercarica!»
Lui all'inizio sembrò esitare, ma poi la sua fiducia nel proprio team lo tradì definitivamente.
«E va bene. Avanti!» esclamò lui.
Uscimmo allo scoperto, dietro all'angolo, e immediatamente dopo il Medico attivò effettivamente l'Übercarica su di me.
Se farsi curare da un nemico è una strana senzazione, farsi Übercaricare è ancora più particolare. Ti senti forte, invincibile, pronto a combattere e sbaragliare i nemici... Ma sai di non poterlo fare. Qualsiasi passo falso rivelerebbe la tua verà identità, l'effetto dell'Übercarica sparirebbe e rimarrebbe attivo solo sul Medico, che riuscirebbe a scappare e a raccontare ai suoi compagni della tua presenza. Bisogna cercare di resistere e non attaccare.
Arrivammo sulla soglia delle due aperture che portano all'esterno, quando il Medico sembrò finalmente accorgersi dell'inganno.
«Schweinhunds! Non c'è un solo nemico nel raggio di chilometri! Che ti prende, Scout?»
Prima che potessi rispondere, l'effetto della carica si esaurì.
«Gaah... Un'altra Übercarica sprecata...» aggiunse, sbottando.
«Dannazione, hai ragione... Eppure ero sicuro di averne visto più di uno...» mormorai, cercando di sembrare il più confuso possibile.
«Dummkopf... Andrò avanti da solo, sperando di trovare qualcuno più competente di te!»
Il Medico mi superò e si avviò verso il ponte che univa le due basi.
«Ottima idea, Herr Doktor...» bisbigliai, in modo che non potesse sentirmi, estraendo il coltello e correndogli dietro. Doveva essere davvero molto sbadato, perché non considerò minimamente l'idea di girarsi per controllare dove fossi. Così, in pochi attimi, lo raggiunsi e lo pugnalai alle spalle con estrema facilità.
«Con le mie più sentite scuse, Dottore...» gli sussurrai, prima di lasciarlo crollare a terra senza vita.
Sghignazzai per qualche secondo, per poi voltarmi di nuovo verso la base nemica.
«ORA credo sia il momento di tornare indietro e recuperare la valigetta» dissi, pensando ad alta voce. Perciò, stando attento a non farmi vedere, tornai indietro passando attraverso i tunnel subacquei situati nella parte inferiore di 2fort.

Non crediate che sia stato sempre così facile per me, eh. In passato, mi sono posto più volte domande come “Quella della Spia è davvero una professione che merita così tanto rispetto?”. Ricordo quella volta in cui sono stato chiamato “feccia pugnalatrice” da un mio stesso compagno di squadra. Era un momento di rabbia e poi ci siamo riappacificati, ma ho comunque ragionato su ciò che ha detto. Di solito un uomo che attacca alle spalle il nemico è un vigliacco, perché non ha il coraggio di affrontarlo faccia a faccia... È questo che sono diventato? Un codardo?
Ci ho pensato molto, ed ho raggiunto una conclusione che seguirò per sempre: no, non è così. La mia non è una debolezza o una mancanza... Ma un ruolo.

Gran parte dei miei compagni di squadra hanno il compito di attaccare frontalmente, mentre io ho quello di infrangere silenziosamente le difese ed attaccare da dietro. Un'offensiva passiva, per così dire. Non vedo alcuna differenza rispetto a coloro che affrontano il nemico guardandolo negli occhi. E comunque, spesso mi capita di dover combattere esattamente come tutti gli altri, che sia a causa di un errore o meno. Ma l'importante è che sia riuscito a chiarire questa problematica che mi perseguitava da un bel po'; sono una Spia ed il mio lavoro è uccidere silenziosamente gli avversari, così come quello degli altri è affrontarli direttamente. Se si parla di lavoro di squadra, il mio contributo è essenziale!

Nonostante la fortuna che mi aiutò a non incontrare nessuno nel tunnel, ebbi comunque bisogno dell'orologio mimetico per raggiungere nuovamente la sala che custodiva i segreti del nemico. Stavolta, stranamente, non sembrava esserci nessun Ingegnere o difensore a proteggere la valigetta.
«Più facile del previsto» dissi, prima di agguantarla ed iniziare a correre via da lì. Non appena la sollevai, nell'intera base nemica iniziarono a suonare svariati allarmi che annunciavano la scomparsa dei segreti dalla loro posizione. Questo mi spinse ad affrettarmi, quindi continuai a correre lungo lo stesso corridoio percorso prima.
Riuscii a raggiungere senza problemi l'esterno, ma fu proprio lì che si presentarono i problemi seri.
Mentre io stavo cercando di uscire da destra, accanto all'uscita di sinistra si trovava una torretta di livello 3 con tanto di Ingegnere intento a lavorarci su. Era sistemata in maniera a dir poco strategica, perfetta per evitare agli avversari di uscire dalla base in cui erano entrati.
Poiché non mi accorsi subito della sua presenza, rischiai seriamente di venire ucciso da quell'aggeggio; riuscii a malapena a tornare indietro, “rifugiandomi” di nuovo all'interno del forte nemico, senza che i suoi missili mi colpissero.
«Hahaha! Prova a superare questo ora, traditore! Mi hai fregato una sola volta!» gridò l'Ingegnere da fuori, divertito. A quanto pare, era lo stesso che avevo ingannato prima nella stanza della valigetta.
«Dannazione...» pensai, quasi mormorando «Se rimango qui, tutto il resto del team nemico verrà a uccidermi... Ma se avanzo, verrò distrutto dalla torretta... Cosa posso fare?»
Stavo per arrendermi al mio destino, ma poi ebbi un'idea tanto brillante quanto assurda.
Non potevo arrendermi. Dovevo portare i segreti nemici alla base ad ogni costo.
In fretta e furia, presi il sabotatore e lo maneggiai un po', preparandolo per ciò che avevo intenzione di fare. Dopo aver premuto l'ultimo pulsante, l'attrezzo iniziò ad emettere suoni e stridii acuti e fastidiosi.
«O la va o la spacca» dissi, quindi corsi fuori uscendo dall'apertura a destra. Non appena la torretta fu nel mio campo visivo, lanciai il sabotatore verso essa facendolo scivolare a terra, continuando a correre verso la mia base.
Il sabotarore scivolò, e si fermò esattamente sotto alla torretta. Prima che questa potesse voltarsi verso di me per spararmi, le onde radio della mia “arma” la mandarono completamente in tilt.
«Diavolaccio di una Spia...» fece l'Ingegnere, voltandosi verso la sua struttura cercando di rimuovere il sabotatore.
«Adieu, mon ami» replicai sottovoce, prendendo il mio revolver e sparando al nemico. Lo colpii alla nuca, e per questo bastò soltanto un proiettile per ucciderlo; il mio avversario crollò accanto alla sua stessa torretta, che esplose pochi attimi dopo insieme al mio sabotatore.
«Sei veramente... Un PESSIMO Ingegnere! Hahahahahaha!» esclamai quasi istericamente, senza smettere di correre. Ormai la via era libera, ed ero praticamente già arrivato nel forte dei BLU.
Raggiunsi senza ulteriori problemi la sala della valigetta del nostro team, ed appoggiai i segreti del nemico accanto ai nostri.
«Missione compiuta» affermai «Non avevo dubbi a riguardo, d'altronde»
Mentre sentivo che i miei alleati correvano verso il forte nemico per prendersi gioco di loro vista la nostra vittoria, presi una bottiglia di champagne ed un calice che avevo “nascosto” dietro alla scrivania con la valigetta un po' di tempo prima e me ne versai un po'.
«Aah... Alla salute!» mormorai, gustando l'orgoglio del mio paese.

Molto spesso, i miei compagni non sembrano notare l'aiuto che fornisco al team. Lo apprezzano, e questo mi basta, ma raramente se ne accorgono. Ma, al contrario di quanto potrebbe sembrare, questo mi fa soltanto piacere.
Se nemmeno i miei compagni si accorgono delle mie azioni... Figuriamoci gli avversari! E questo volge a mio favore, poiché una Spia deve agire silenziosamente. E poi, la cosa importante è avere buoni rapporti con i colleghi e nel mio caso questi non mancano affatto.

Quindi, finché continuerò a trovarmi bene con la mia squadra e con il mio lavoro, esattamente come sta succedendo ora... Consiglio a tutti di guardarsi attentamente alle spalle. Chiunque, intorno a loro, potrebbe essere in realtà un traditore... Un gentile traditore pronto a colpirli con estrema grazia ed accuratezza.

Io sono la Spia. Silenzioso, furbo ed astuto, faccio credere ai nemici di essere al sicuro cammuffandomi come uno di loro... Per poi pugnalarli alle spalle quando meno se l'aspettano, distruggendo le loro difese e permettendo alla mia squadra di avanzare e vincere.

  
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