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Autore: Mischa_Lecter    17/05/2014    3 recensioni
Può una Bestia amare?
(Forse molti di voi non capiranno il motivo di questo breve testo, il mio intento non è raccontare una vicenda avvincente ma quello di enfatizzarne le percezioni e i luoghi. Grazie in ogni caso a chi ha letto e a chi leggerà.)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannibal Lecter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sera.
La stanza di quell'elegante Hotel era semibuia, illuminata solo dai pallidi raggi lunari provenienti dalla finestra aperta che si affacciava sull'Arno.
Le tende, di pregiata stoffa finemente lavorata a mano, volteggiavano sulla tiepida brezza primaverile come fantasmi accompagnati dalle dolci note di una delle migliori sinfonie di Beethoven. Un calice di cristallo, riempito a metà di vino, poggiava a fianco di un bel vaso blu di rose rosse che si specchiavano sulla liscia superficie nero lucido del pianoforte a coda i cui tasti perlacei si piegavano al volere di quelle dita.
A tratti e per pochi attimi come riflettori di un palco scenico, i raggi argentei avevano l'onore di baciare il volto del Serial Killer più pericoloso e ricercato degli ultimi tempi, Hannibal Lecter.
Certo, chi lo avesse osservato in quel momento intento a suonare una delle sue melodie preferite, non avrebbe mai potuto immaginarlo capace di crimini così atroci come quelli di cui si era macchiato nel corso della sua vita, ma quell'uomo così intelligente, colto e romantico era stato condannato a nove ergastoli per omicidio e atti di cannibalismo; il Dottor Lecter, però, era riuscito ad evadere dall'ospedale psichiatrico di massima sicurezza dove era rinchiuso uccidendo due poliziotti e spacciandosi per uno di essi.
L'uomo smise di suonare deliziato, osservò ipnotizzato il movimento concentrico del vino dato dalle vibrazioni dello strumento e, quando questo fu perfettamente immobile, afferrò uno dei fiori per l'esile stelo. Poi si alzò rivelando il suo fisico ben piazzato, si diresse al balcone dietro il pianoforte e poggiò la spalla destra al muro.
Firenze offriva una vista mozzafiato a quell'ora.
Il Ponte Vecchio, illuminato dalle luci ambrate, spiccava in tutta la sua magnificenza riflettendosi nelle acque tranquille del fiume e una folla di turisti passeggiava concitata fra le oreficerie e i negozi ancora aperti. Poco più in la, dalla finestra del suo albergo, Hannibal poteva scorgere diversi edifici storici che avevano segnato la nascita e la crescita della città.
Amava Firenze. C'era stato parecchie volte nella sua vita e anche di recente nel periodo di latitanza nel quale era tutt'ora, periodo in cui aveva ucciso l'ultimo dei Pazzi lanciandolo dalla facciata di Palazzo Vecchio citando un'antica vicenda .
La mano sinistra si sollevò avvicinando i petali vellutati alle narici e inebriandole del dolce profumo; quella sera la luna era bellissima in quello sfondo magico, pensò, peccato non poterla condividere con nessuno.
A quel pensiero gettò una rapida occhiata alla stessa mano e, con la destra, sfiorò il profondo sfregio che ruotava attorno al polso.
Sorrise.
Quella cicatrice aveva il sapore di Clarice Starling.





[Grazie Thomas Harris per aver creato questo bellissimo personaggio.]
  
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