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Autore: Claudine Delacroix    17/05/2014    2 recensioni
Il giorno dello spettacolo è giunto prima di quanto avresti immaginato, e tu sei entrata nel teatro reprimendo a fatica un sorriso a trentadue denti.
Le poltroncine, il palco, le luci, la regia. Era tutto così reale, perfetto e professionale; il lavoro di mesi stava finalmente per essere riconosciuto lì.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sopra ad un palco, tremanti e bellissimi.

 

 

 

Quando hai iniziato non avresti mai immaginato che sarebbe andata a finire così.
Ricordi?
Hai esordito con un maglione largo, le mani seppellite nelle maniche e l'impressione di stare antipatica a tutti. Perché eri piccola, nuova e inesperta.
Hai pronunciato le tue prime battute incerta, come un neonato pronuncia 'mamma' per la prima volta. Davi troppa o poca enfasi, o ti veniva da ridere. Per un momento hai pensato addirittura di mollare tutto, perché ti sei sentita poco attrice e molto incompetente.
Poi hai scoperto che le persone del corso non erano lì per giudicarti, ma aiutarti. E volevano esserti amiche quanto tu lo volevi.
Il tuo primo copione.
Dopo averlo stampato e dopo aver sottolineato le tue battute l'hai fissato a lungo, l'aria vetusta dei caratteri grandi del titolo, e i nomi dei personaggi che avresti interpretato sottolineati in giallo.
Tu, proprio tu, avresti recitato loro, persone uscite da un'opera scritta. Non riuscivi a crederci e pensavi di non essere degna a tanto.
Hai saggiato le loro frasi con voce titubante, cercando di imitare i caratteri di queste persone immaginarie. Li hai conosciuti giorno dopo giorno, e alla fine ti sono entrati dentro la pelle.
Non eri più un'adolescente complessata; eri un tenente, eri una Lady. Tu non esistevi più, solo i personaggi e le battute.
I tuoi colleghi di teatro - la tua seconda famiglia - non erano più dei normali ragazzi, ma un'affascinante compagnia di londinesi di fine ottocento.
Il giorno dello spettacolo è giunto prima di quanto avresti immaginato, e sei entrata nel teatro reprimendo a fatica un sorriso a trentadue denti.
Le poltroncine, il palco, le luci, la regia. Era tutto così reale, perfetto e professionale; il lavoro di mesi stava finalmente per essere riconosciuto .
Sei entrata nel camerino – il tuo primo camerino! - con il cuore che batteva a mille; le luci attorno allo specchio ti sono sembrate meravigliose e ti hanno fatta sentire importantissima.
Avete fatto le prove sbagliando un sacco di passaggi per l'ansia, il tempo per i cambi esiguo, il dimenticarsi degli oggetti e di dove uscire. Ma è stato bello anche quello.
Poi le porte del teatro si sono aperte.
Dietro le tende, il brusio delle voci del pubblico in sottofondo, vi siete abbracciati tutti quanti – corpi sudati e frementi di aspettative – e vi siete augurati buona fortuna. Ognuno di voi era agitatissimo, ma gli occhi vi brillavano per l'emozione. Eravate tremanti e bellissimi.
Alla fine è iniziato.
Una danza meravigliosa di battute, espressioni e movimenti, programmati talmente bene da risultare naturali. Sei entrata in scena e la tua mente si è svuotata del tutto. Non eri più tu, solo il personaggio. Hai volteggiato tra frasi ora melliflue, ora piccate e comiche, ora tristi. E ti è sembrato così... giusto. Ti sei sentita nel posto in cui dovevi esattamente stare, il rifugio che cercavi da una vita, la felicità pura che anelavi da tempo.
Gli apprezzamenti del pubblico, le risate; erano per voi, solo per voi... per te.
L'ultimo inchino è stato dolorosissimo da eseguire, ma gli applausi vi hanno scaldato il cuore. Hai provato un moto d'orgoglio grandissimo, e la celebrazione del tuo ego ha raggiunto l'apice.
Siete scesi dalle scale e l'onda di complimenti, telefoni che scattavano foto, abbracci vi ha travolti. Hai sorriso fino a provare dolore alla mascella, e hai pensato che quello fosse il giorno più bello della tua vita.
Te ne sei resa conto ore dopo a casa, in bagno, dove hai frugato nell'armadietto per cercare lo struccante; l'hai trovato e ne hai versato un po' su un dischetto di cotone. Hai esitato un secondo e guardato a lungo il tuo riflesso, prima di eliminare il trucco. L'ultimo legame fisico con quella serata perfetta.
Hai cominciato a strofinare e il liquido si è confuso con le tue lacrime, mentre un sorriso nostalgico si allargava sul tuo viso. Macchie nere si sono formate sotto ai tuoi occhi, e non sei riuscita – non hai voluto – toglierle. Hai deciso di rimanere così.
Ti sei addormentata con il copione tra le braccia, lasciando tracce di mascara sul cuscino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto quello che avevo da dire è già stato detto ampiamente sopra, in quel minuscolo angolo di felicità nostalgica.
Aggiungo solo un grazie ai miei compagni di teatro, anche se non leggeranno, che sono fantastici e che non vorrei davvero lasciare; siamo stati tutti perfetti, davvero. Abbiamo spaccato.
Ho detto tutto ma forse dovrei menzionare anche le risate, le canzoni urlate per i camerini in modo da calmarci, i momenti-scazzo di gruppo, la nostra cialtronaggine saltuaria – c'è stata anche quella –, gli abbraccioni iniziali e finali, il nostro regista.
Non so più cosa dire, è impossibile esprimere a parole l'emozione di una tale serata. Tornare alla vita di sempre è orribile. Ma aver avuto la possibilità di fare quest'esperienza... non mi sono mai sentita così bene e a casa, mai.

  
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