Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: Arianna_Reale    17/05/2014    0 recensioni
Johanna Catherine Yara Mason è una ragazza semplice. Ha 17 anni compiuti. Ama le cose genuine nell'essenza. Suo padre è morto quando lei aveva 3 anni. E' solitaria e taciturna, quel tipo di ragazza che non si lascia abbindolare da nulla e va avanti, dritta verso la propria strada, cercando di trovare quella giusta. Ha una migliore amica di nome Anne. Sono inseparabili. Poi, arriva un giorno. Un incontro, una scoperta. La sua vita cambia del tutto. I suoi princìpi, quelli dell'evoluzione dell'uomo scritti dagli scienziati. Le crollano tutti fra le mani. Ogni cosa può cambiare.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ross Lynch
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La guardai, interdetta. Lì ero una leggenda. Era strano. Sentirsi in questo modo, quasi additata, rispettata dagli altri. Mi sentivo in soggezione. Avevo una ridicola paura di fare qualche mossa falsa, per essere poi indicata da loro, i miei nuovi compagni. Li scrutai da sopra la spalla. Erano tutti molto alti, tranne d...ue o tre. Due ragazzi, un ragazzo e una ragazza si tenevano per mano e guardavano il cielo, altezzosi. Sentivo che non avevano nulla di buono, loro. Natasha mi osservava mentre io guardavo i miei compagni.
"Da dove vieni?" le domandai, ora con gli occhi fissi nei suoi color nocciola. Mi ricordava.. Mi ricordava qualcuno. Non avevo idea di chi fosse, ma qualcuno di familiare. Adocchiai la tuta stretta che portava addosso. Lasciava scoperte le clavicole, con 3 farfalle tatuate su quella sinistra. "Tutti ti vogliono come compagna qui, tranne loro" sussurrò, indicando i due ragazzi che stavano a testa alta. "Tutti crediamo tu abbia qualità eccezionali, proprio come dice la profezia." Sollevai gli occhi su di lei:"A quanto pare, resterete delusi." Lei non rispose. Stette in silenzio mentre il ragazzo mi guardava di sottecchi. "Non essere timido, dai!" Lo incoraggiò Natasha. A passi da formica, lui si avvicinò a me e mi guardò sorridente. "Sei un cagasotto, lo sai questo, no?" Natasha rise. Il ragazzo per un attimo sembrò contrariato, poi la seguì in una risata bassa e roca, quasi coinvolgente. Mi sentivo strana. Sentivo che mancava qualcosa di me. Mi mancava qualcuno. Guardai negli occhi il ragazzo. "Io sono William Clifford, per gli amici Cliff. Piacere." Allungò la mano e io la strinsi come se fosse una cosa che non avevo mai fatto. Cliff aveva morbidi riccioli neri, un grande sorriso e ... due occhi ... uno ... verde e l'altro castano! Li guardai attentamente e le parole del prof. di scienze riaffiorarono da chissà quale parte del mio cervello! Conoscevo quel tipo di fenomeno! Policromia! Il ragazzo mi sorrideva. "Ti incuriosiscono i miei occhi, leggenda?!" Queste maniere sfacciate mi ricordavano qualcuno. "Mi incuriosisce il fatto che non ti faccia più paura..." Natasha mi guardò con un sorriso da un orecchio all'altro. Era ovvio che stava trattenendo una risata. "Non ce la faccio più!" gridò. Scoppiò in una risata convulsa. "Tu sei fuori, comunque, Natasha, eh."
"Non è che tu sia meglio" sollevai un sopracciglio. Lui mi guardò con disappunto, così decisi di cambiare discorso. "Come si svolge l'allenamento?" chiesi, con un groppo in gola. Natasha e Cliff si scambiarono uno sguardo complice. Lei mimò qualcosa mentre muoveva le labbra, lui scosse la testa. "Non so se possiamo dirtelo.." fece Natasha, con i denti socchiusi. "Non importa." risposi, ovviamente rassegnata. "Qua sono tutti o manca qualcuno?"
"Oh, ovviamente mancano quelli che sono a fare la simulazione.." interpretò il mio sguardo confuso e fece:"Che poi capirai cos'è..."
"D'accordo." dissi. Mi sentivo ancora strana. Cos'era che mi mancava? Guardai Natasha. Lei sembrava così felice, così completa. Dopo aver parlato con me, stava discutendo animatamente con un altro ragazzo. Cliff, invece era rimasto al suo posto e mi osservava, mentre, con i denti sul labbro inferiore, cercavo di decidere chi mi avrebbe dovuto accompagnare all'iniziazione, ma soprattutto, mentre mi preparavo mentalmente a tutto quello che sarebbe potuto accadere. Cliff, il sorriso beffardo, la risata roca, la voce gutturale.. Mi ricorda Ross!!! È proprio lui la parte che manca di me. Lo vorrei qui, al mio fianco, ma sono sicura che la promessa che avrei potuto vederlo, era solo una sporca menzogna, d'altronde, a nessuno dei miei parenti adulti rimasti, Beth e Daniel, costa mentire. A loro non importa. Ross è diventato una parte di me. Ma ora non devo perdermi in queste cose sentimentali, qui, in questo posto, in questo mondo, nella mia situazione, non servono a nulla se non a perdere tempo inutile. Devo sopravvivere. Devo farlo. Per me. Per mia madre, per le mie sorelle. Solo ora mi rendo conto che dovrò uccidere. Se mio padre fosse ancora vivo, proprio come mia madre, di sicuro, non approverebbe. Penso alle loro facce spaventate mentre mi vedono puntare una pistola contro qualcuno. È inquietante. Guardai le mie mani bianche, immacolate. Era strano pensare che prima o poi saranno macchiate di sangue. "Ci sono altri iniziati oltre a me?" chiesi, la voce soffocata.
"Sì." rispose. Mi guardò con compassione. Si sedette per terra e io e Cliff la seguimmo.
Li guardai bene. Sembravano sani. La pelle abbronzata di Cliff faceva pensare a origini latino americane. "Ancora non mi hai detto da dove vieni." feci a Natasha.
"North Carolina!" rispose con un sorrisone sul viso.
"Oh amavo quel posto. Mi manca." Natasha fece un cenno al ragazzo che prima rideva con gusto alle sue battute, lui si avvicinò a noi e si sedette sull'erba e le foglie scricchiolanti e secche.
"Io sono del Mississipi" fece Cliff. "Ma sono di origini argentine" disse. Ottima intuizione, Sherlock! Mi lodai mentalmente, mentre il ragazzo rivolgeva un sorriso a Natasha e si presentava:"Io sono Edward. Chiamatemi Ed, se volete. Io sono di Denver."
"Oh, Colorado!" fece Cliff.
"Già.." mormorò Ed.
Io seguivo solo con l'udito le conversazioni. Il mio cervello era da un'altra parte. Tutti, tranne Cliff e parlavano tra loro con voce concitata. Io continuavo a pensare a quello che avrei dovuto fare, mentre Cliff mi osservava. "Quanto manca allo scadere del tempo?" chiesi,la voce roca, interrompendo una conversazione sugli hobbies.
"1 minuto." fece Natasha e mi guardò con pura comprensione. Tutti erano in silenzio e mi guardavano. "Avevi paura, tu, quando l'hai fatta?"
"No."
"No.. Ero completamente terrorizzata. È normale avere paura." disse Natasha.
Chiusi gli occhi. Posso farcela. Devo credere in me stessa. Devo essere forte. Devo sopravvivere.
Quando riaprii gli occhi erano illuminati da una luce diversa. "Scelgo voi." dissi, decisa.
Appena in tempo. Daniel arrivò con una pentola in mano e cominciò a sbatterla con insistenza:"Tempo a disposizione, terminato. Tutti gli iniziati mi seguano, per favore."
Il rumore di passi assordante e poi, una folla accalcante di ragazzi, seguì Daniel, nel folto della vegetazione.

***

Camminavo nell'erba alta, tra le fronde fruscianti della foresta, ogni tanto scostando qualche ipotetico ramo di rovi che mi sbarrava la strada. Sentivo distintamente il rumore della folla scalpitante insieme al vociare concitato che accompagnava la maggior parte degli iniziati. Ed eccomi qui. Avevo deciso di seguire un sentiero parallelo a quello percorso da tutti gli altri, perché avevo subito notato di essere diventata la preda prediletta di quei due ragazzi altezzosi. Così, almeno,restavo lontana da loro. Un rumore di passi più veloci interruppe i miei pensieri. Qualcuno mi inchiodò contro un albero. Poggiai la mano sulla fronte: gocciolava sangue. Per un po' vedetti bianco. Poi aprii gli occhi e misi a fuoco il volto contrito di un ragazzo dai capelli biondo cenere, gli occhi grigi come il fumo di ciminiere di fabbrica.
"Tu." sputò. "Tu,sporca, infame, traditrice di razze. Tu, non sai quanto ci sia voluto a guadagnare rispetto. Questo campo è un posto dove io sono il Boss. Tu non puoi arrivare qui e sconvolgere tutto. Com'è che ti chiamano? 'La Predestinata'" sghignazzò. "Ma per favore!!!!" fece un sorriso sarcastico e sottolineò le virgolette con le dita. Il sangue colava copioso sul mio vestito blu, ormai zuppo.
"E se ti uccidessi qui? All'istante? Nessuno mi vedrebbe,no?!"
Non risposi.
"Cos'è che le vorresti fare, tu?" una voce roca superò il fogliame. Oh. Grazie a Dio. Cliff oltrepassò il fogliame, con un coltello stetto tra le dita lunghe e un' espressione contrariata. "Sei un vigliacco, Sam, lo sai?! Prendersela con un'iniziata debole e più piccola di te."
"Ma..."
"Torna al campo."
"Però ... "
"Non si discute, vai."
Sam se ne andò mentre Cliff si avvicinava a me. Mi curò la ferita sul sopracciglio, poi si alzò a contemplare quello che era riuscito a fare. Un ultimo ritocco alla benda, poi si alzò di scatto. Io mi misi in piedi lentamente. Mi aveva ripulito il viso dal sangue e aveva messo una benda sul sopracciglio. Me ne stavo per andare, quando la voce roca di Cliff echeggiò nella radura:"Grazie Clifford sei il mio principe,il mio eroe,ti adoro mi hai salvato la vitaa" fece,imitando la voce di una ragazzina di 10 anni. Io risi. "Molto divertente. Grazie." mi limitai a ridere. Lui sorrise e mi seguì.
"Chissà quanto siamo indietro." dissi. "Ma... Perché sei vestito così?" "Perché non mi hai detto che sei un iniziato.."
"Sono... Diciamo una specie di capitano." rispose,con la sua voce gutturale.
"Alleni?"
"No. Non lo faccio da tanto tempo. Però devo rifare l'iniziazione. Niente domande."
"Ma perché ..."
"Ho detto niente domande."
Cliff scostò un ramo e continuammo a camminare nel folto del bosco, in silenzio.
  
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