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Autore: delilahs    18/05/2014    1 recensioni
"Il bambino è turbolento, egoista, senza dolcezza e senza pazienza; e nemmeno può, come il semplice animale, come il cane e il gatto, far da confidente ai dolori solitari." -Charles Baudelaire
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'This is war'
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“Ho già detto che siete bellissimi?”

Richard Castle era in piedi nel mezzo del salotto, vestito di tutto punto e aspettava. Le lancette dell’orologio ticchettavano sul quadrante di sua moglie, che era chinata di fronte a lui. Quando l’uomo parlò, si girò con un gran sorriso sulle labbra. Indossava un vestito blu scuro, tagliato appena sotto il ginocchio. La luce di prima mattina splendeva nel loft, riscaldando il pavimento di muratura e illuminando le vetrate. Le tende filtravano i raggi del sole, creando chiazze più chiare sul pavimento. La casa era lustra, pulita, anche se in mezzo al salotto troneggiava un box per bambini a due piani.

Kate annuì soddisfatta tra sé, e si alzò, spostandosi da davanti a dietro al divano. Una volta che si fu spostata, due bambini apparvero sul divano, un maschietto ed una femminuccia. Avevano si e no un anno ciascuno, e stavano uno accanto all’altro, seduti tranquilli. La bambina indossava un maglione, dei pantaloni e il cappotto blu. I capelli le arrivavano alle spalle, ed erano riccioluti e castani. Il bambino, invece, aveva un cappellino da baseball sopra un jeans ed una felpa, e sorrideva con due dita in bocca.

“Amore, togli queste ditine, sono sporche.” Intervenne Kate, togliendogli l’indice e il pollice da bocca. Lui la guardò incantato, e poi, come se nulla fosse, se le rificcò tra i dentini. Lei sbuffò, togliendogliele di nuovo e mettendo un ciuccio nuovo al loro posto. Questo fece incuriosire non poco la bambina, che mentre la mamma era chinata, tentò di afferrarle i capelli per mangiarli. La donna lanciò un gemito rassegnato. Poi notò suo marito che rideva, e lo fulminò con lo sguardo.

“No, ma grazie dell’aiuto Castle, davvero.” Disse sarcastica, staccando la ciocca di capelli dalla bambina e dandole un giochino per distrarla. Poi si alzò, massaggiandosi la schiena, e raggiunse suo marito.

“Dovremmo andare.” Aggiunse lei, scuotendo la spalla di Castle. Si avvicinò ai passeggini e controllò per l’ennesima volte le borse dei bambini. Quando si girò, scosse la testa e alzò un sopracciglio, critica.

“Ancora foto? Ma devo fare tutto io?” sbuffò, quando vide suo marito con la reflex in mano. Lui scattò una foto veloce ai due piccolini sul divano, e, dopo aver poggiato la macchina fotografica sul tavolo, si avvicinò a loro e aprì le braccia. I due bambini rotolarono letteralmente nelle braccia del loro papà, e lui lo sollevò entrambi, sorridendo estasiato. Kate sentì un sorrisone crescerle sulle labbra, e portò avanti i due passeggini per il marito. Joey a destra, con Castle, Charlie a sinistra con Beckett. La bambina adorava tutte le coccole che il papà le faceva, mentre al maschietto piaceva starsene tranquillo, appoggiato sul petto della madre. Rispuntato dalle cinghie e dalle copertine, Castle schioccò un bacio sulla guancia della moglie e le aprì la porta. Lei rise. I bambini le rendevano impossibile arrabbiarsi con suo marito, perché avevano le stesse espressioni, e quando sgridava uno le sembrava di sgridare l’altro.

Si infilarono nell’auto, e Castle stava già per accendere quando si ricordarono di aver dimenticato il regalo per la festa. Il primo Natale con i bambini. Mica roba da poco. Mentre Richard risaliva, strascicando i piedi come se stesse portando il peso del mondo sulle spalle, Kate ne approfittò per riguardarsi nello specchietto. Ombretto, rossetto, tutto a posto? La spallina più corta di qua, la sbavatura sulla sinistra. Tutto al suo posto. I bambini la guardavano incuriositi. Lei sorrise, allargando le labbra e creando quelle fossette ai lati della bocca come faceva sempre. Si girò, solleticando con la punta delle dita il pancino di Joey.  Johanna Castle, nome di battesimo. Joey per gli amici. Charlie, che aveva dormito poco quella notte, era già nel mezzo di uno dei suoi sonnellini fulminanti. Mezz’ora dopo erano arrivati a casa del detective Ryan. Videro la macchina di Esposito parcheggiata lì davanti.

Scesero dalla macchina,e con molta cautela Kate si infilò nella macchina e slacciò il piccolino che dormiva. Decise che era meglio svegliarlo quando avrebbe avuto qualcosa di accettabile da offrirgli, o qualcosa da mangiare. Castle, invece, ritirò un’eccitatissima Joey dal suo seggiolino. Entrambi piegati nella macchina, si scambiarono uno sguardo di incoraggiamento. La detective non fece neanche in tempo ad uscire che qualcuno si fiondò verso di lei. Lanie Parish, pseudo-seria fidanzata del detective Esposito, stritolò la sua migliore amica, non soffocandola per poco.

“Lanie, Lanie, il bambino!” riuscì a sputacchiare Kate,  tenendo Charlie tra le braccia. Castle, che aveva previsto tutto dai rumori, non si girò nemmeno vero la nuova ospita, che sorpassò con Joey tra le braccia. “Salve dottoressa!” scherzò, accompagnato da un verso divertito della donna, che si abbandonò poi a strilli d’eccitazione rivolti al bambino, che si svegliò.

“Se piange te lo tieni tu eh.” Annunciò la detective, passando suo figlio a quella che quest’ultimi amava chiamare zia Lanie, o almeno tentava di farlo. Quando il bambino si accorse dov’era capitato, cacciò un gemito di approvazione e si rifugiò nel collo della dottoressa.

“Questo bambino è un amore!” esclamò poi lei, portandoselo dietro e molando Kate da sola davanti alla macchina.

“Evviva la gentilezza e la galanteria.” Disse quest’ultima, prendendo un borsone e chiudendo la portiera.  Aprì la porta della casa del suo collega e posò la borsa per terra. Ad accoglierla venne subito Jenny, che sorridendo si congratulò con lei dei bambini.

“Non sembrano più neanche miei.” Scherzò Kate. “Non me ne è rimasto neanche uno.” E seguì la donna nella sala da pranzo. Quello che trovò le fece venire voglia di mettersi le mani nei capelli e scoppiare in una risata isterica. Al centro della stanza, dove stavano i due divani e il camino, la piccola Sarah Ryan sorrideva sdentata, con quel dentino che le era caduto da poco, accarezzando il dorso di un cagnolino minuscolo. Doveva aver scartato i suoi regali prima del previsto, pensò la detective. Su un divano erano seduti Lanie e Esposito, e Charlie era disgraziatamente capitato sulle ginocchia di quest’ultimo. Poggiato sul bracciolo c’era Kevin, che cercava di insegnare al suo migliore amico come bisognava tenere il bambino.

“Così gli fai male alle gambe.” Insisteva quest’ultimo, sistemando il figlio di Beckett più in fuori sulle ginocchia di Javier.

“Così, invece, lo fai cadere. Mi stupisce che Sarah sia cresciuta così bene, guarda.” Rispose a tono Esposito.

“Che cagnaccio, Javier.” Intervenne la detective, acchiappando il bambino poco prima che rotolasse all’indietro sul pavimento. Lo sistemò in braccio a Lanie.

“Bau.” Rispose il detective, sarcastico mentre salutava la sua amica. Charlie, intanto, sorrideva accanto a lui.

“’au” fece, battendo le manine. Esposito lo guardò vittorioso, mentre Kevin scuoteva la testa avvilito. Risero per qualche minuto, poi Kate si fece perplessa

“Qualcuno ha visto quella peste di mio marit- mia figlia?” chiese. Esposito indicò con un cenno del capo il divano dall’latro lato della stanza, dove Castle aveva poggiato Joey e cercava di farla ridere, senza successo. La bambina era imbronciata come non mai. Kate riconobbe quella smorfia, e attese finche anche suo marito non se ne sarebbe accorto.  Richard prima guardò la bambina, poi registrò lo sguardo della moglie sulla nuca, ed infine capì. La prese in braccio, si diresse verso Kate e sospirò solenne.

“Credo che la piccola Johanna abbia fame.” Annunciò, passando la bambina alla moglie.

“Non ti sfugge niente, accidenti.” Replicò lei, poi gli lasciò un bacio sulle labbra. A quella distanza, sussurrò “Recupera tuo figlio se non vuoi che torni a casa con un trauma cranico triplo.” Rise, godendosi la faccia di Castle. Mentre si dirigeva nell’ingresso per recuperare il biberon della figlia, notò con la coda nell’occhio Richard che discuteva con Lanie e intanto le sottraeva il bambino. Attraversò l’ingresso buio a tentoni, consolando la bambina che aveva iniziato a piagnucolare.

“Shh,piccola.” Le accarezzava i capelli. “Ora mangiamo.” Finalmente raggiunse la borsa, e si chinò per raccogliere il necessario. Si tirò su e si diresse verso la stanza. Quello che vide la fece sorridere. Ad un divano, Castle era seduto con Charlie in braccio, che giocava con le scarpette di tela. Sarah rincorreva il cagnolino, ed appena passò la salutò. 

"Zia Kate!"  e la abbracciò all'altezza della vita, poi corse di nuovo via. La detective raggiunse suo marito sul divano, e iniziò a servire la bambina. Poggiò la testa sulla spalla dello scrittore. Sentiva il respiro rilassato di Charlie, le manine di Joey che tenevano le sue. Castle le depositò un bacio sui capelli. Gli altri li guardavano felici. Erano felici. Era tutto perfetto,

così come sarebbe dovuto essere.








 
   
 
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