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Autore: fri rapace    19/05/2014    11 recensioni
“Perché sei qui? Aspettavo Alastor per fare rapporto,” disse bruscamente a Tonks, rifiutandosi di guardarla.
Lei accennò un pallido sorriso.
“Il rapporto lo farai a me. È lo stesso, no?”
Remus non era affatto d'accordo.

Settima classificata al contest 'Di fiabe e di canzoni' di Mary Black
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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    "Sei il suono, le parole, di ogni certezza
    persa dentro il tuo odore.
    Siamo gli ostaggi di un amore che esplode
    fragile di istinto e sudore."
    L'odore, Subsonica. 





    Quando si concedeva una pausa dal ruolo di spia tra i licantropi, Remus veniva ospitato alla Tana e in quelle rare occasioni, complice la compagnia di maghi e streghe normali, riusciva quasi a tornare com'era prima di offrirsi per quella maledetta missione.

    Purtroppo, lo stesso non si verificava se la strega che gli stava accanto era Ninfadora Tonks.

    In sua presenza l'istinto di lupo esplodeva in lui e avvertiva impellente la voglia di toccarla con mani, labbra, unghie, denti. E più si tratteneva, più l'eccitazione cresceva, tanto che aveva spesso temuto che si notasse sotto ai suoi malconci abiti.

    Sapeva che forse sarebbe stato meglio se Tonks se ne fosse accorta, perché avrebbe finalmente capito che l'uomo che era convinta di amare era solo quello: un animale che a stento riusciva a resistere, quando l'odore della femmina che desiderava gli arrivava sotto al naso.

    Ma Remus era troppo vigliacco per sopportare una simile umiliazione, così teneva il capo chino, nascosto sotto ai capelli sporchi, le spalle chiuse e le braccia incrociate a nascondere, in qualche modo, il proprio corpo.

    “Perché sei qui? Aspettavo Alastor per fare rapporto,” disse bruscamente a Tonks, rifiutandosi di guardarla.

    Si trovavano al limitare della New Forest, dove le distese d'erica prendevano il posto delle felci del sottobosco e gli alberi si diradavano fino a scomparire. Tutta quella luce lo metteva a disagio, era più difficile sfuggire a Tonks se non poteva sottrarsi al suo sguardo.

    Lei accennò un pallido sorriso.

    “Il rapporto lo farai a me. È lo stesso, no?”

    Remus non era affatto d'accordo.

    “Non è lo stesso e tu lo sai bene,” camminò in tondo come un animale in gabbia, agitato da un'incontrollabile tensione, “sei venuta per tormentarmi, ancora, e io non ne posso più,” la accusò, la voce incrinata dal ringhio del lupo che si portava dentro e che mai era stato così vivo prima del soggiorno tra i suoi pari. C'era qualcosa di antico, nella foresta, qualcosa che lo chiamava insistentemente giorno e notte e che sarebbe riuscito, prima o poi, a ottenere ciò che voleva: rovesciarlo come un indumento, liberando il lupo e intrappolando la sua parte umana. Allora sarebbe stato come Greyback, sempre.

    Tonks non si lasciò impressionare.

    “Fa' rapporto e basta,” tagliò corto, “volevo solo accertarmi con i miei occhi che tu stessi bene.”

    'Io non sto bene', pensò Remus. “Sto bene,” le disse però, sperando che sentirsi dire ciò che voleva sarebbe bastato a convincerla ad andarsene.

    “Vedo,” commentò seccamente lei, indugiando sfacciata sui suoi abiti strappati, sulle mani sporche con le unghie rosicchiate fino alla carne, sui capelli scarmigliati, sulle sue nuove ferite.

    Anche lei non stava bene: i capelli incolori acutizzavano la magrezza e il pallore della giovane, ma il suo odore non era cambiato. Remus avrebbe voluto averlo addosso, incollato alla propria pelle.

    “Ottimo, ora vattene.”

    “Mi devi dire...”

    “Te l'ho già detto: non ti voglio vicino, perciò vattene!”

    Il viso della donna si accese di rabbia.

    “Intendevo dire che voglio il tuo cazzo di rapporto, idiota, cosa me ne faccio di un altro rifiuto?” gli urlò in faccia. “Sei così fissato che mi riesce difficile credere che davvero non t'importa nulla di noi. Mi uccide sapere che ti sei ficcato in questo pericoloso casino per scappare da me!”

    “Lo scopo era quello, ma purtroppo non ha funzionato, visto che mi stai ancora tra i piedi!” replicò lui, con una crudeltà che gli procurò un doloroso spasimo allo stomaco.

    Lei strinse le labbra, gli occhi scuri velati di lacrime.

    “Vorrei proteggerti, se Greyback dovesse capire chi sei...” la voce le si spezzò, facendolo sentire un verme per come la stava trattando, “lo sai che ti amo,” concluse Tonks, con una semplicità disarmante.

    Remus tremò, ma si impose di non cedere. Non poteva cedere.

    “Nel branco ci sono molte donne,” le disse atono, fissando un punto imprecisato dietro le sue spalle, “fa molto caldo e loro sono nude, sempre. Ne ho scopata qualcuna,” colpì duro, certo che quella menzogna avrebbe funzionato. Era caduto molto in basso ma ne valeva la pena se sarebbe servito a salvarla.

    Tonks sobbalzò come se l'avesse percossa, ma un istante dopo nella sua espressione baluginò qualcosa, pur avendo accusato il colpo sembrava sospettasse che mentiva.

    La osservò rigirarsi la bacchetta nel pugno, preparandosi a parare uno Schiantesimo o peggio, invece lei gli parlò.

    “Riferirò al più presto il tuo rapporto a Malocchio,” sibilò gelida, pronta ad andarsene.

    Remus inorridì all'idea che potesse farlo davvero.

    “Aspetta... non dirgli nulla, non è questo il mio rapporto!”

    “Gli dirò che hai scoperto che il sesso è un'ottima arma di persuasione. Scommetto che le donne che ti sei fatto hanno abbracciato la nostra causa, dopo la scopata.”

    “Non l'hanno fatto, Tonks, ora sei arrabbiata, ma forse, tu...”

    “Io non cambierei fazione neppure per amore, figuriamoci per una scopata. Non ripudierò per nulla al mondo ciò in cui credo,” disse con fierezza, poi sogghignò, “ma non ti preoccupare, non sono arrabbiata, visto che anch'io mi sono fatta due o tre Auror dopo che te la sei data a gambe sarebbe ipocrita.”

    Remus sentì il sangue salirgli alla testa. Tonks si stava solo vendicando, si disse, e anche se avesse detto la verità era esattamente quello che voleva per lei: un uomo giovane, sano e con un ottimo impiego. Ma anche se si fosse ripetuto le proprie buone intenzioni in eterno non sarebbe riuscito a stemperare la selvaggia gelosia che lo aveva assalito.

    In un secondo le fu addosso e seppe che, nonostante la furia che lo aveva guidato, non l'avrebbe colpita per nulla al mondo, così abbandonò le braccia lungo i fianchi e lasciò cadere il viso nell'incavo del suo collo. I capelli di lei, ispidi come rovi, gli solleticarono il naso.

    “Non è vero,” mormorò, sentendosi fragile come una foglia secca, ed erano entrambi quasi in lacrime quando le lambì con le labbra la pelle, posandole un bacio vicino all'arteria pulsante che le andava dritta al cuore.

    Era fine estate e un caldo umido soffocava la foresta sotto a un mantello bagnato, anche la pelle di Tonks era velata da minuscole, brillanti gocce e lui si riempì le narici del suo odore, sulle labbra il gusto salato della pelle accaldata.

    A Remus parve di sprofondare dentro di lei come fosse fatta di creta, il contatto con il suo giovane corpo era una giornata di sole che gli veniva rovesciata addosso. Capì che quello che sentiva esplodere dentro non era l'istinto del lupo, ma un sentimento nuovo. Non si era mai innamorato, prima conoscere la buffa, piccola Ninfadora.

    Finalmente Tonks si mosse: gli affondò le dita nei capelli, stringendolo fino a fargli male e lui alzò una mano e le accarezzò la morbida guancia, la certezza che anche il più sottile graffio che vi avesse lasciato sarebbe stato una cicatrice che lei avrebbe portato per sempre gli provocò un dolore incessante al petto. Poi, anche quella consapevolezza andò perduta nel contatto dei loro corpi; i vestiti leggeri, incollati alla pelle dal sudore, lasciavano percepire ciò che si muoveva al di sotto. Tonks girò il viso, cercando la sua bocca e Remus volle baciarla, morderle le labbra piene, pur sapendo che la propria saliva era infetta e se l'avesse mescolata al suo sangue l'avrebbe maledetta.

    Tensione dolorosa al basso ventre, la mano di lei si avvicinava, lo aiutava.

    Quanto gli costò staccare la bocca dalla sua e avvicinargliela all'orecchio, tanto che Remus faticò a credere di possedere una tale, sovrumana forza.

    “Dimenticami, o giuro che mi uccido,” le bisbigliò disperato, offrendo a Tonks l'ultima opportunità di salvarsi da lui.

    La sentì trasalire, era sconvolta.

    Remus soffocò il rimorso e il dolore, le voltò le spalle e se ne andò. Per la prima volta da quando aveva iniziato a fuggire da lei, Tonks non tentò di fermarlo.



    Note: alcune delle informazioni contenute in questa storia provengono dai contenuti speciali di Pottermore, ad esempio il fatto che la saliva dei licantropi, anche quando sono in forma umana, è infetta, o che Remus non si era mai innamorato prima di conoscere Tonks.
    Il titolo è una strofa della canzone dei Subsonica.
   
 
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