« Con una donna! » gridava, spensierata, mentre correva nel cortile per sfuggire dalle sue grinfie. « Un'altra! »

D'altro canto, Cesare sapeva che difficilmente avrebbe accettato di lasciarla andare, se l'avesse presa. Ma eccolo là, disteso sull'erba, con la sua adorata Lucrezia fra le braccia, la sua amata sorellina. 

I loro nasi si sfiorarono e Cesare poteva sentire sia il respiro affannato della minore mischiarsi al suo, che il suo battito accelerato. Sperò che invece Lucrezia scambiasse il suo cuore troppo veloce per la fatica, perché sentiva che tra poco gli sarebbe scoppiato dal petto.

Perché non poteva baciarla, abbracciarla o addirittura sposarla, come invece avrebbero potuto fare tutti gli altri? Tutti tranne lui. Perché non poteva esserci lei nel letto al posto di quella donna?

No, non poteva paragonare la sua innocente e pura Lucrezia a una di tali costumi.

Ma se non poteva sposare Lucrezia, allora non avrebbe voluto sposare nessuno. Forse ecco perché in fondo continuava a seguire le orme del padre, benché preferisse le armi. 

Un uomo di Chiesa doveva pregare e lui avrebbe pregato la sua dea Lucrezia, l'angelo che Dio gli aveva mandato per metterlo alla prova; così candida, eppure lo tentava più di un serpente, senza rendersene conto.

 

 

 

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