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Autore: Julietds    19/05/2014    1 recensioni
Capelli neri appiccicati alla fronte, corpo grondante di sudore, centinaia ragazzi urlanti davanti a me e un forte mal di testa dovuto al troppo alcool misto a eroina in corpo quella sera.
Ecco com'era essere Ronald Joseph Radke.
Ero in quell'esatto momento in cui il rumore si fa ovattato per le mie orecchie e la mia mente si svuota completamente; è come se non fossi più nel mio corpo, come se non fossi io a dover cantare e fossi lì per mero caso. Il mio chitarrista mi fa un cenno, sono pronti ad iniziare. Ma io decisamente no, mi sento un cerchio alla testa. Cerco poco realisticamente di alzare il microfono per aprire questa serata ma riesco solo a fare qualche passo barcollando all'indietro prima di ritrovarmi per terra.
Tutto quello che ricordo dopo sono solo un mucchio di pallini neri che mi appannano la vista.


Una storia che racconta molti fatti realmente accaduti e molte altre situazione che ho immaginato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Craig Mabbit, Max Green, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ronnie Radke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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PROLOGO














Capelli neri appiccicati alla fronte, corpo grondante di sudore, centinaia ragazzi urlanti davanti a me e un forte mal di testa dovuto al troppo alcool misto a eroina in corpo quella sera.
Ecco com'era essere Ronal Joseph Radke.
Ero in quell'esatto momento in cui il rumore si fa ovattato per le mie orecchie e la mia mente si svuota completamente; è come se non fossi più nel mio corpo, come se non fossi io a dover cantare e fossi lì per mero caso. Il mio chitarrista mi fa un cenno, sono pronti ad iniziare. Ma io decisamente no, mi sento un cerchio alla testa. Cerco poco realisticamente di alzare il microfono per aprire questa serata ma riesco solo a fare qualche passo barcollando all'indietro prima di ritrovarmi per terra.
Tutto quello che ricordo dopo sono solo un mucchio di pallini neri che mi appannano la vista.
 


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CAPITOLO 1: THE BEGINNING


Settembre 1999.
Terza superiore, di nuovo. Il solito, fottutissimo liceo Mojave.
L'anno appena scorso era finita abbastanza male, ma che volete, a quindici anni chi ha voglia di studiare? Forse non avevo abbastanza pazienza per stare attento alle lezioni o anche solo per andare a scuola, non saprei.
Quest'anno probabilmente non cambierà un cazzo, ma finalmente ho trovato qualcuno con cui formare una band. Mitch è un tipo a posto, ci incontriamo quasi tutti i pomeriggi per le prove della nostra nuovissima band, i 3.0. Abbiamo un sound molto simile ai Blink 182, probabilmente anche perché la prima canzone che ho imparato a suonare è stata proprio Dammit dei Blink e hanno avuto un forte impatto su di me. Andiamo abbastanza bene: io suono e canto e lui mi fa da spalla; se continuiamo così potremmo anche pensare di partecipare al talent show scolastico quest'anno. Lo so, sarà una cosa un po' da sfigati, purtroppo questa scuola è piena di fighetti, ma si parte dal basso no?


***
 
Novembre 1999
 
La band va alla grande quindi ho deciso di trasferirmi da Mitch, che tanto vive solo con sua madre. In ogni caso mio padre era troppo occupato ad ubriacarsi continuamente, mio fratello maggiore Anthony ha altro a cui pensare e mia nonna è anziana. E così potremo provare anche tutti i giorni.
I professori non fanno altro che rompere per le mie frequentissime assenze ma non ci faccio caso, adesso io e Mitch siamo troppo presi dalla band e abbiamo suonato già in un paio di locali qui a Las Vegas. Finalmente sta iniziando ad andare tutto dannatamente bene.

 
***
Febbraio 1999
 
Sono tornato a casa da mio padre. La band è andata a rotoli. Mitch ha detto che era stufo e così abbiamo stroncato il futuro della band sul nascere. Ho lasciato anche la scuola da tre settimane, forse ci riprovo il mese prossimo. In compenso ho conosciuto un ragazzo un po' più giovane di me ma con i miei stessi gusti musicali, si chiama Robert, Robert James Ortiz, e mi ricorda molto una versione in miniatura di Slash. Lui suona la batteria e così abbiamo messo su una band di nome Lefty.
Sono ancora convinto che partecipare a questo talent sia una buona idea e così ne ho parlato a Robert. Sono andato da lui e gli ho detto “Hey Rob, che ne dici se partecipiamo al talent della scuola?” e lui mi ha risposto “Perché no! Abbiamo un buon sound e poi non mi dispiacerebbe vincere” e così ci siamo rimboccati le maniche, in marzo mi sono ri-iscritto a scuola e siamo tra i candidati di questo talent.
Spero che faremo un buono show e, magari, che ci lancino anche qualche reggiseno come alle vere rockstars.
 
 
***
 
Dicembre 1999
 
Finalmente è arrivato il fatidico giorno, oggi ci esibiremo.
Abbiamo passato gli ultimi due mesi ad allenarci senza sosta dopo scuola nel mio garage e ora siamo carichi al massimo. Siamo dietro le quinte e stiamo sudando fiumi di sudore e come noi un'altra trentina di ragazzi di età tra i 14 e i 18 anni.
“Vuoi?” Robert mi passa una birra e io ne mando giù qualche sorso. Sembra che ci sia qualche altra band che suona il nostro genere, così decido di fare un giro nel backstage finché non arriverà il nostro turno. Mi siedo su di un tavolo ed appoggio la schiena alla parete mentre sorseggio birra ripassando mentalmente il pezzo.
Un ragazzo moro con una paio di ciocche tinte di rosso, una pettinatura molto simile alla mia e una maglia degli Iron Maiden mi si avvicina, pare debba recuperare la sua attrezzatura; così a quanto pare lui fa parte di uno dei pochi gruppi simili al nostro. Lo osservo un po' senza dare troppo nell'occhio e poi finalmente mi decido a spiaccicare due parole.
“Hey, io ti ho già visto da qualche parte..siamo nello stesso corso di scienze no?” Ci pensa un attimo.
“Sì, ora mi ricordo.. Suoni anche tu stasera? Comunque piacere, Max Green.”
“Piacere mio, Ronnie Radke. Lefty. Anche tu hai una band giusto?”
“Almost Heroes, bassista. Beh, ora mi stanno chiamando i miei compari.. allora a dopo. E in bocca al lupo Ronnie”
“Tranquillo, devo andare anch'io. Crepi!”
Corro da Robert, dobbiamo esibirci tra qualche minuto.
“Ronnie, dov'eri finito?! E' cambiato il programma, noi siamo ora. Pare che la band che si doveva esibire prima di noi abbia avuto qualche problema con l'attrezzatura, allora entriamo prima noi”
Non ho neanche il tempo di ribattere che un organizzatore che del backstage ci manda di corsa sul palco.
“Ehr.. Ciao a tutti, io sono Ronnie e noi siamo i Lefty e stasera suoneremo la nostra prima canzone, che ho scritto io: Not the End”.
Inizio a suonare avvicinandomi al microfono… che cade. Meglio di così si muore. Letteralmente, di vergogna.
Però invece di scazzarmi continuo a suonare e rido, è quello che mi riesce meglio, sono conosciuto da tanti come un buffone svogliato, sono il mio piccolo pubblico e io sono abbastanza nervosetto.
Faccio per chinarmi a raccoglierlo ma, a parte il fatto che ho addosso una chitarra, il bastardo si è non so come incastrato tra i fili collegati ad un amplificatore che sta davanti all'asta. Fortunatamente qualcuno se ne accorge e viene in mio aiuto: Max. Pare che il microfono non vada, forse si è rotto. Tutte a me stasera, gli dico piano. Lui si mette a ridere e mi risponde “spero che la performance vi vada meglio perché fino ad ora è una strage..e non di ragazze”.
Ai tempi mi misi a ridere, poi me lo disse che scherzava e che nessuno se lo sarebbe ricordato seriamente.
Rimise – finalmente – il microfono sull'asta.
È strano, con lui mi sono sentito sin da subito come con un amico, a casa.
Sentivo che avrei potuto dirgli di tutto perché già con uno sguardo ci intendevamo alla perfezione. E così fu con uno sguardo divertito verso Max, che iniziai a cantare.
Appena dopo avermi aiutato con il microfono Max corse giù dal palco ma ogni tanto con la coda dell'occhio riuscivo a vederlo lì, in mezzo al pubblico, con la sua band che seguiva, a ridosso del palco e tutto eccitato, la nostra esibizione mentre teneva il tempo.
Sorridevo, sorridevo un sacco. Non era la mia prima volta su di un palco, non era il primo ragazzo con cui andavo d'accordo che conoscevo a scuola, era persino di una band rivale... ma sentivo che a questo incontro sarebbero seguite molte, moltissime avventure.
Dopo la loro – fenomenale, quel ragazzino ci sapeva fare alla chitarra! – esibizione, decisi di invitare Max a una festa post concerto che si sarebbe svolta lì vicino. Per fortuna accettò, altrimenti mi sarei dovuto inventare una qualsiasi altra scusa per rivederlo. Scherzammo e parlammo tutto il tempo, nessuno riusciva più a staccarci! Per la fine di quella serata eravamo amici.

E fu così che nel giro di qualche settimana fondammo insieme i “True Story”.




Ecco il primo capitolo della mia prima fanfic sugli Escape..l'ho presa molto alla lontana okay, ma mi piaceva l'idea di poter raccontare come si fossero conosciuti, come sia iniziato tutto. Gli Escape non sono nati dati da un giorno all'altro, hanno iniziato che erano ragazzini praticamente. A chi come me ha adorato gli Escape The Fate, penso farà piacere ripercorrere la loro storia dagli inizi: dalla nascità dell'amicizia tra Ronnie e Max fino alla dipartita di piu' di metà band.
Parentesi: ho dovuto saltare qualche anno, primo perchè volevo presentare un quadro generale della situazione della band a chi non sapesse a memoria proprio tutti i fatti e secondo non li so nemmeno io tutti cioè, ho tentato di spulciare ovunque su internet ma ovviamente ci sono periodi di cui non ho trovato "testimonianze" riguardo a che stavano facendo gli Escape.

Detto questo spero che vi piaccia e scusate il commento kilometrico al primo capitolo (se lo avete balzato non vi biasimo) ma è la mia seconda fanfic in assoluto! (La prima era su un manga, tutto un altro mondo praticamente)
Lasciatemi una recensione (se qualcuno la leggerà mai)!
Juliet.
   
 
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