Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: JacobStark    19/05/2014    3 recensioni
Due cuori di ghiaccio, due anime gemelle. Ciò che successe al loro primo incontro. Ciò che successe quando una giovane regina incontrò lo spirito dell'inverno
Prima fic romantica che scrivo, dedicata alla mia coppia preferita. Ditemi se fa proprio schifo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Frozen Hearts
 
Elsa si alzò dal letto senza un motivo preciso. Era notte, ma non aveva sonno, e decise di uscire sul balconcino. Chiunque sarebbe morto assiderato, ma per lei il freddo non era un problema, anche coperta solo da una sottile camicia da notte. Si beò della vista che il Palazzo Nord offriva, la parte di Arendelle che solo lei poteva vedere, le montagne coperte di ghiaccio e neve,  la neve scintillava alla luce delle stelle e del cielo limpido, mentre la luna le rifletteva addosso la sua luce argentea. Mentre rivolgeva lo sguardo al suo astro favorito, le sembrò di vedere una figura umana volare nella notte.
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Jack volava, trasportato, come sempre, dal suo amico vento. Volava, pensando ha quanto fosse stato fortunato, era l'immortale portatore del divertimento e dell'inverno. Poteva stare solo quanto gli pareva, e questo gli piaceva molto. Per lui valeva il proverbio "ogni uomo è un'isola". In quel momento, mentre volare sopra un innevata Arendelle, non sospettava di quanto presto la sua convinzione si sarebbe infranta. 
Mentre volava, vide una costruzione incredibile, un meraviglioso castello fatto di ghiaccio. Si, era ghiaccio quello che formava le pareti, le torri e le guglie che le sovrastavano. Erano di ghiaccio le sottili decorazioni e le grandi porte. L'unica cosa non di ghiaccio era la bellissima ragazza che si trovava sul balconcino centrale del castello, intenta ha scrutare la luna.
Si avvicinò per guardarla meglio. I capelli platino e la pelle candida riflettevano la luce lunare talmente tanto che sembrava risplendere di luce propria. Gli occhi color azzurro chiaro brillavano. Era così bella che per un secondi si chiese se non fosse un angelo, ma poi notò la mancanza di ali. Si diede mentalmente dello stupido. Osservò il resto del corpo, chiuso in un leggera camicia da notte, che ne rivelava in parte le forme meravigliose. Avrebbe voluto  conoscerla meglio, ma era evidentemente troppo grande per vederlo. 
Decise allora di visitare il castello. Non aveva mi visto niente del genere, ma mentre si avvicinava alle porte sentì uno scricchiolio, e, girandosi, si ritrovò davanti un enorme Golem alto quattro metri fatto interamente di neve e ghiaccio. " Chi sei?" chiese quello, con voce roca e minacciosa. "Jack Frost" rispose, semplicemente, il ragazzo. Il bestione non sembrò soddisfatto " Non mi dice niente." " Ma dove vivi?" Esclamò Jack " Io sono il motivo per cui non ti squagli! Io porto l'inverno nel mondo da più di centocinquant’anni!" "Io so solo che nessuno si può avvicinare al palazzo, quindi non mi interessa chi sei, qui non sei il benvenuto." poi cercò di afferrarlo. Grosso errore. Nessuno prendeva Jack Frost, non contro la sua volontà. sei poi era un mostro di neve a farlo... Bhe, diciamo che aveva poche speranza di restare intero.
Saltò sopra al golem che cercava di afferrarlo, poi gli diede una botta in testa col bastone, disorientandolo. mentre il mostro cercava di afferrare la pulce sopra di lui Jack ghiacciò tutto il tratto che li divideva dal profondo precipizio. Il bestione ci mise un piede sopra, scivolando, poi cadde sullo scivolo di ghiaccio e, con uno sguardo sorpreso, cadde ha velocità incredibile nel precipizio, con un gratificante " BONF!" allo schianto. 
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Elsa sentì un tonfo, un lieve "bonf", ma non gli diede peso, Marshmellow cadeva spesso, goffo com'era. Tornò a perdersi nelle profondità della luna, guardando quell'astro che l'attirava tanto. Non sentì la porta del castello aprirsi e richiudesi al soffio del vento, non sentì i leggeri passi di Jack sul pavimento ghiacciato. Non si accorse dei refoli di vento che venivano dal palazzo, e non dalla distesa innevata. Ma si accorse del ragazzo che gli svolazzava intorno, evidentemente certo di non essere  visto. Era un ragazzo di circa diciotto anni, con i capelli completamente bianchi. Gli occhi erano di un blu profondo, e la pelle pallidissima aveva una sfumatura bluastra, come se fosse affogato, ma, stranamente, non gli stava male. Era bellissimo. Rimase pietrificata, bloccata da quella strana visione. Il ragazzo continuò a girarle intorno, come per osservarla meglio, poi svanì nella notte, come se non fosse mi esistito. Elsa tornò nella sua stanza, un po scossa. Si stese nel suo letto e si riaddormentò. 
La mattina dopo, alla luce del sole, i ricordi della notte le tornarono in mente, ma attribuì la visione del ragazzo al sonno e alla luce lunare. Provò comunque ha riprodurre il volto del ragazzo con il ghiaccio, un attività che riteneva estremamente  rilassante. Il risultato la stupì. Aveva già provato ha riprodurre oggetti e volti visti in sogno, ma non erano mai dettagliati come quelli delle persone di cui aveva vera memoria. Per rilassarsi e distrarre la mente da quegli strani pensieri cominciò ha frantumare busti su busti del principe Hans, facendoli cadere dalla balaustra delle scale e ascoltando il frantumarsi del ghiaccio poco compatto dei busti al contatto con quello durissimo del pavimento. Un'altra attività estremamente rilassante.
Arrivò al portone d'ingresso e trovò Marshmellow accaldato (per quanto potesse esserlo un golem di neve) e preoccupato. Quello tirò un sincero sospiro di sollievo nel vedere la sua regina incolume, e quando Elsa, in modo più che legittimo, gli chiese cosa lo angosciasse il Golem rispose: " Un ragazzino, pallido da far pietà e scalzo mi ha fatto cadere dal precipizio e voleva entrare nel castello." " il cuore di Elsa cambiò velocità " Ti ha detto per caso il suo nome?" chiese,con un tono ha metà fra l'ansioso e il curioso. " Si, mi pare abbia detto di chiamarsi Frost, Jack Frost. L'ha infastidita mia signora?" chiese Marsh, premuroso. "No, grazie Marshmellow. Ora io andrei a fare una cavalcata." Si mise una gonna con uno spacco che molte donne avrebbero considerato troppo audace per una regina, un paio di stivali e, con un gesto, richiamò Brina, la sua giumena di neve e ghiaccio, un esemplare unico e magnifico. Salì in groppa alla cavalla e la spronò verso le terre dei Troll. Sapeva che, se aveva voleva delle risposte, le avrebbe trovate di sicuro lì. 
Quando arrivò alla radura pietrosa in cui vivevano quelle strane creature dal corpo di pietra e il cuore d'oro congedò Brina, lasciandola libera di andarsene in giro per il paesaggio ghiacciato.  Poi si mise comoda, aspettando che il re dei Troll Granpapà si svegliasse e gli desse udienza. Poco dopo, nella zona più ombrosa della radura, le pietre iniziarono ha rotolare, ad agitarsi, finché alcune di loro non si aprirono per rivelare un omino di pietra, alto poco meno di mezzo metro, con la faccia sorridente e lo sguardo un po assonnato. 
Uno, il più anziano di tutti, si fece avanti, inchinandosi alla regina, mentre questa rispondeva al saluto con un inchino reciproco. " Granpapà, cosa mi sa dire di Jack Frost?" " il vecchio troll si stupì di sentire quel nome, era tanto tempo che nessun umano gli chiedeva più dello spirito dell'inverno, anche se lui veniva ha trovare i troll ogni anno.  
"Perché credo di averlo visto, l'altra notte, ma non sono sicura di questo."  Per una volta il Granpapà era rimasto senza parole. Non era mai successo che qualcuno riuscisse ha vedere Jack Frost a quell'età, quando già era raro che qualcuno lo vedesse da bambino. Era incredibile, ma forse non così tanto, visti i poteri di Elsa. Forse lui era l'unica persona la modo in grado di vederlo, o forse era l'atmosfera intrisa di magia di Arendelle a rendere Jack visibile ai più fantasiosi e sensibili. Raccontò comunque la storia del ragazzo ad Elsa, lasciando ha lei se credere o meno alle sue parole. 
Elsa, solo per un attimo, sentì un brivido correrle su per la schiena, e l'idea che una leggenda come Jack frost potesse essere reale le scaldò inspiegabilmente il cuore.                   
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Jack si era ritirato, tornando nel cielo, ma aveva una strana sensazione che non lo aveva abbandonato per tutta la notte. La sensazione che quella ragazza bellissima lo avesse visto. All'inizio non l'aveva notata nè ci aveva rimuginato troppo. Ma era tutto il giorno che quella sensazione lo tormentava, e ora era il momento di chiedere spiegazioni all'unica persona che potesse dargliene, il re dei troll, Granpapà.   
Volò veloce verso la radura dei troll e arrivò verso il tamonto, quando ormai il sole era calato. Aspettò che il disco solare sparisse del tutto e che sorgesse la luna, che rischiarò la radura con la sua luce argentea.
 A quel punto i troll cominciarono ha muoversi, salutandolo con le solite facce allegre e spensierate. Solo Granpapà sembrava pensiroso, ma si aprì comunque in un grande sorriso quando vide il giovane spirito che era venuto ha trovarli, lasciando che i piccoli troll si divertissero con la neve creata apposta per loro.
Quando Jack vide il vecchio troll si fece più serio, per quanto lui potesse esserlo, e chiese: " Granpapà, cosa sai dirmi della ragazza che vive nel palazzo di ghiaccio sulla Montagna del Nord?" 
Il troll non potè dire di non essersi aspettato la domanda, perciò rispose " Si tratta della regina di Arendelle, la giovane Elsa. Ella possiede poteri simili ai tuoi. Lo squilibrio nelle stagioni che hai sentito quest'estate era proprio a causa sua, che aveva lasciato scatenare i suoi poteri senza farvi attenzione." Jack rimase di sasso più di un troll. Un'umana con potreri simili ai suoi? Non poteva crederci. Si era sempre sentito unico, speciale, ma quella sensazione di unicità era in parte mitigata da un altro sentimento, la solitudine. Nessuno poteva capirlo, nessuno era come lui. 
All'improvviso la fitta che sentiva nel cuore ogni volta che pensava al fatto di essere invisibile a tutti si fece sentire, più fredda e dolorosa del normale. L'unico freddo che sentisse davvero, quello della solitudine. Comiciò ha pensare come sarebbe stato bello poter parlare e giocare con quella ragazza, e decise che, anche se non lo poteva vedere, le avrebbe fatto sentira la sua presenza. 
Non informò i troll del suo proposito, ma rimase a giocare a palle di neve con i piccoli ancora per un pò, e , andando via, si lasciò dietro una scia di neve fresca, quasi ha ricordare a tutti la sua esistenza.    
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  Elsa era tornata tardi a palazzo, quasi a sera. Trovò ad aspettarla una tavola imbandita, con ogni ben di dio sopra. Sapeva che era merito degli invisibili valletti che la servivano, fatti freddo e ghiaccio. Mentre si accomodava a tavola notò che sulle pareti c'erano dei motivi discordanti con i suoi. Dove lei aveva fatto sorgere leggeri motivi ad intrccio qualcuno aveva aggiunto un panneggio, dove c'erano rose qualcuno aveva aggiunto sottili vasi. Non poteva credere a ciò che vedeva. Eppure quelle cose erano lì. 
Cercò di calmarsi, ma poi lo vide. Era proprio lui. Jack Frost. un bellissimo ragazzo con dei semplici vestiti, che coprivano ha malapena il corpo scarno. Lui la stava guardando, rafforzando l'idea che fosse reale. Poi Elsa si fece coraggio e parlò:" Jack Frost?" chiese con voce titubante.  
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Jack quasi cascò a terra dallo stupore. Quella ragazza, Elsa, lo aveva chiamato per nome? Quindi lo vedeva? Sentiva che il cuore stava per uscirgli dal petto. Nessuno lo vedeva da tantissimo tempo. Eppure quella meravigliosa ragazza aveva detto il suo nome, senza ombra di dubbio. E lo stava guardando. Anche su quello non c'erano dubbi. Decise di fare una cosa folle. Si avvicinò ha lei, e la baciò. Sulle labbra. Fu un bacio leggero e veloce, come un soffio di vento. "Si" rispose dopo il bacio. Lo schiaffo che seguì fu molto meno leggero.
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Elsa era scioccata. L'aveva baciata! Si era azzardato ha baciarla! E senza rispondere, o quasi. Lo schiaffo se lo era cercato. Ma il bacio gli aveva lasciato una sensazione di calore sulle labbra. Strano, quelle di Jack erano fredde come il ghiaccio. Eppure, nonostante lo shock e la sorpresa quel bacio gli era piaciuto. Non gli era dispiaciuto, anzi. Lo schiaffo era stata una reazione spontanea, ma si stava già pentendo di aver interrotto quel contatto. Poi vide l'espressione stupita sul viso di Jack. Era chiaro che non si aspettava ne il bacio ne lo schiaffo. Elsa sentì un rossore salirle su per le guance, mentre una sensazione che non aveva mai provato le scaldava il cuore. 
Guardò Jack con occhi scintillanti, mentre il ragazzo arrossiva come lei. Nessuno dei due osò parlare per molti minuti, poi Elsa si avvicino di nuovo a Jack, e riprese il bacio da dove lo aveva interrotto. Il ragazzo sembrò stupito, poi ricambiò il bacio con foga. Dopo un tempo che alla regina di ghiaccio sembrò troppo breve. Nessuno dei due disse nulla, ma per entrambi fu la prima volta che si regalarono un bacio, sperando che fosse il primo di tanti.
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Jack sentiva le labbra di Elsa palpitare sotto le sue, mentre cercava di forzarle per approfondire quel bacio. Quella era la prima volta che si innamorava, ed Elsa era la ragazza più belle che avesse mai visto. Quando riuscì a far entrare la lingua nella sua bocca pensò di non essere mai stato meglio. Si sentì invaso da una  miriade di pensieri. Pensava ha quanto si sbagliava, ha quanto si era illuso, ha quanto era stato sciocco a rifiutare ogni contatto. Sentiva che se fosse stato allontanato da Elsa sarebbe appassito, condannato per sempre alla solitudine e all'infelicità.  
Il suo unico desiderio era rimanere avvinghiato a lei per l' eternità, senza sciogliersi mai da quell'abbraccio meraviglioso, senza mai staccare le labbra dalle sue. La felicità che provava in quel momento non era paragonabile ha nulla di ciò che aveva già provato. Meglio di volare, meglio di congelare le città, meglio di far divertire i bambini.  Quella notte la sua vita cambiò, ma non aveva ancora idea di quanto.
  
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