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Autore: TheShippinator    19/05/2014    4 recensioni
Abbiamo lasciato Kurt e Blaine dopo essersi appena incontrati faccia a faccia, senza maschere, sulle scale del palazzo di Kurt. Sappiamo che Rachel ha cercato di spiarli e che è stata buttata fuori di casa, ma effettivamente, dopo... che cos'è successo?
• Relativa alla ff "The Red Line". È necessario averla letta, per comprendere il contenuto della OS •
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Come promesso, ecco l’OS relativa alla mia ff The Red Line, che potete leggere qui. Innanzitutto sappiate una cosa: mi dispiace che molti siano rimasti un po’ delusi dal finale, ma, come dicevo, lo scopo della ff era farli incontrare. Avrei dovuto approfondire molto di più l’ultimo capitolo e sarei come… uscita fuori tema, nella mia mamma pentole. Mi sarebbe sembrata una forzatura e mi dispiace, davvero, ma le ff non finiscono sempre come vogliamo o come immaginiamo. È anche per questo che ho scritto questa OS, perché sapevo come sarebbe dovuto essere il loro primo bacio, perché sapevo che non era davvero finita, solo che… era finita in quel momento. Quella parte di storia, la parte dell’incontro, doveva concludersi. Quella di Kurt e Blaine, invece, doveva continuare. E in qualche modo, oggi l’ho “conclusa”.
Vi auguro una buona lettura!


Have you ever invited a stranger to come inside?



«… non è chissà che, però è pur sempre casa.»
La porta dell’appartamento si aprì, proprio mentre Rachel apriva la prima rivista che le capitava sottomano e si gettava sul divano.
Kurt fece un paio di passi, entrando nel salotto e voltandosi subito verso la soglia, dove Blaine se ne stava fermo a guardarsi intorno, con una sorta di sciocco sorriso stampato in volto.
Non si poteva proprio dire che fosse passato molto tempo, da quando entrambi si erano catapultati sulle scale per corrersi incontro, anzi. Forse era solo questione di minuti. Magari una mezz’ora.
Di sicuro, era passato decisamente più tempo, da quando avevano iniziato a conoscersi a quando, finalmente, erano riusciti a vedersi.
Tutto era cominciato quel giorno alla NYADA, con un semplice disegno su un muro, ed era finito proprio lì, sulle scale del suo palazzo, l’uno a correre verso l’altro senza nemmeno saperlo.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, avevano comunicato in quello strano modo senza nemmeno capire perché, senza comprendere che, così facendo, si stavano gettando a testa bassa in una situazione curiosa, strana, ma non per questo pericolosa.
Kurt avrebbe dovuto uscire dalla porta di casa, diretto a quella di Blaine, molti giorni prima. Non l’aveva fatto, però, sopraffatto dalle emozioni, dal timore e dall’imbarazzo. Come poteva, Blaine, credere davvero che lui fosse sia il ragazzo del muro che l’amico con cui Santana aveva cercato di farlo uscire per tutti quei mesi? Sarebbe stato così difficile da spiegare, e Kurt aveva procrastinato l’inevitabile incontro; aveva temporeggiato finché, con le spalle al muro ed un improvviso moto di coraggio, aveva accettato le spinte di Santana e si era deciso a prendere in mano quel bouquet di rose gialle e rosse ed uscire di casa, salvo poi rientrarci poco dopo seguito proprio da Blaine, che a quanto pare aveva deciso di fare lo stesso.
«Hai fatto presto. Ti sei tenuto i… oh, Blaine! È bello vederti, finalmente!» esclamò Rachel, interrompendo un qualunque dialogo Kurt avesse avuto intenzione di iniziare ed alzandosi in piedi, gettando la rivista sul tavolino. La stava comunque tenendo al contrario e nemmeno le interessava.
Camminò in fretta verso Blaine, porgendogli la mano destra pronta a stringere la sua.
«Credo sia il caso di presentarsi ufficialmente. Rachel Berry. Magari hai sentito Madame Tibideaux parlare di me, a scuola.» affermò lei, sollevando le sopracciglia e spalancando le palpebre, carica d’aspettativa.
Blaine osservò la sua mano e Kurt lo vide virare per un istante, con lo sguardo, sulla sua stessa mano destra, che stringeva il bicchiere d’asporto di Starbucks. Sorrise tra sé e sé, mentre Blaine allungava quindi la mancina, stringendo la mano di Rachel in maniera goffa.
La ragazza non si lasciò intimidire, anche se il suo sorriso vacillò per un istante, vista la naturalezza con la quale lui le aveva porto la mano sbagliata.
«In effetti no, ma probabilmente era perché non stavo facendo attenzione.» disse semplicemente Blaine, e Kurt sollevò un sopracciglio.
Due erano le cose: o Blaine era troppo educato per dirle che non aveva la minima idea di chi fosse (a parte la ragazza che l’aveva baciato quand’era ubriaca), o stava cercando di fare colpo su di lei.
Rachel tornò a sorridere in maniera luminosa, prendendolo a braccetto e facendolo avanzare.
«Prego, accomodati! Kurt mi ha parlato moltissimo di te! Cioè, ovviamente non di te te, ma dei tuoi disegni. Che non sapevamo nemmeno che fossero tuoi, prima che tu parlassi con Santana e lei mi chiamasse e Kurt ti riconoscesse sul…»
«Rachel!» esclamò Kurt all’improvviso, facendola zittire e sobbalzare. «Lo stai asfissiando.»
La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte, mentre Blaine arrossiva un po’, per le parole di lei. Lasciò andare il braccio del ragazzo, allungando una mano verso il bicchiere di cartoncino.
«Lo devi buttare? Dai pure a me. Kurt, dammi i fiori: li metto nel vaso, così non si sciupano prima che Blaine li porti via, va bene?» si riprese Rachel, quasi strappando il contenitore dalla mano di Blaine ed le rose da quella di Kurt. «Non badate a me, io faccio queste due cosette, poi mi chiudo in camera mia ad ascoltare la colonna sonora di Tutti Insieme Appassionatamente.»
Restarono a guardare Rachel che si adoperava di qua e di là per il salotto, senza muoversi e senza parlare. Solo quando ebbe chiuso le tende della sua stanza dietro di sé, Kurt si voltò a guardare Blaine, accennando una mezza risata.
«È sempre così…» abbozzò, restando con la bocca aperta e gli occhi socchiusi, alla ricerca della parola giusta.
«Esuberante?» azzardò Blaine, sollevando le sopracciglia.
«Impicciona.» concluse Kurt, ignorando l’offeso “Ehi!” che arrivò da dietro le tende della stanza di lei. «Dai, dammi il cappotto, lo appendo.»
Si levarono le giacche e Kurt aprì il frigorifero, estraendone una cheesecake alla quale mancavano, forse, tre o quattro fette.
Ne servì una porzione per lui ed una per Blaine, quindi lo fece accomodare sul divano.
Iniziarono a parlare, spazzolando il dolce in pochi minuti, senza curarsi nemmeno di alzarsi per mettere i piatti nel lavandino.
Parlarono del perché Blaine avesse disegnato quella rosa sul muro e di come mai Kurt avesse deciso di rispondere. Parlarono di cos’avevano pensato, quando avevano visto, per la prima volta, che l’altro aveva risposto ad un loro disegno. Parlarono di come si erano sentiti, quando avevano visto che l’altro aveva deciso di rivelarsi. Kurt non fu sorpreso di realizzare che probabilmente, sia lui che Blaine avevano capito di provare qualcosa per quell’altra persona, proprio nel momento in cui il murale era stato completato. Vedere il disegno finito rendeva tutto quasi più reale, compresi i loro sentimenti.
La musica che proveniva dalla stanza di Rachel non l’infastidiva: era bassa, troppo, tanto che a malapena Kurt riusciva a distinguere le canzoni. Quel sottofondo non era nemmeno lontanamente adeguato a quella situazione: lui sul divano a cercare di conoscere un ragazzo con il quale aveva intrattenuto uno strano rapporto per circa un mese, con la coinquilina e amica da una vita -nonché straordinariamente impicciona- nemmeno dieci metri più lontano. Gli metteva quasi ansia, non gli sembrava di essere sul serio solo lui e Blaine. Un paio di volte, dovette anche alzarsi in piedi ed andare a scostare le tende della camera della ragazza, solo per ritrovarla con l’orecchio proteso nella sua direzione ed i pollici impegnati a scrivere un messaggio, probabilmente a Santana. Provò a giustificarsi, lei, ma Kurt non le badò. Entrò nella stanza, mentre Blaine sbirciava imbarazzato da dietro il divano, ed alzò il volume della musica tanto quanto sarebbe bastato ad impedirle di origliare.
Una volta tornato in salotto, si gettò nuovamente sul divano, di fianco a Blaine, pronto a riprendere il discorso che avevano lasciato a metà: stavano parlando di quando quella sera, nel bar, l’alcol avesse un po’ annebbiato le loro menti.
«Devo chiederti scusa. Ha questa fissa di sapere sempre tutto. È straordinariamente curiosa e vista la situazione… insomma, capisci, no? Era lì che scriveva a Santana, ci scommetto la mano destra…» borbottò inizialmente Kurt, sospirando ed abbassando lo sguardo, mortificato. Non poteva proprio evitare di scusarsi, nonostante avessero lasciato la discussione a metà.
«Non preoccuparti, ti capisco. Thad e Bas sono così. O meglio… sono meno impiccioni, ma più… diciamo che se ci fosse stato Sebastian, al posto di Rachel, ci avrebbe lanciato addosso dei preservativi dall’altra parte della tenda. Ed avrebbe urlato qualcosa tipo “Tanto per farvelo sapere, ho qui dei tappi per le orecchie, quindi non preoccupatevi di essere discreti!”. Ovviamente, comunque, non li avrebbe usati.» disse Blaine, assottigliando le palpebre pensieroso. Qualcosa, in quello che aveva detto, gli suonava strano e si notava.
Kurt sollevò le sopracciglia, mentre ridacchiava e vedeva l’altro tingersi di un’intensa sfumatura cremisi sulle guance.
«Cioè… non intendevo dire che se fossimo stati da me avremmo… e quindi Bas non avrebbe dovuto indossare… cioè, era in senso figurato, io non voglio andare a letto con te. No, aspetta. Non nel senso… trovo che tu sia davvero, davvero carino, ma non sono qui solo perché…»
La risata chiara e limpida di Kurt bloccò il suo vomito di parole. Se possibile, Blaine arrossì anche di più e Kurt si ritrovò a posarsi una mano sulla pancia, perché i muscoli iniziavano a fargli male.
«Scusa, scusa! È solo che avevi quella faccia e… eri impanicato… scusami, non sono riuscito a trattenermi!» esclamò Kurt, provando ad evitare di continuare a ridergli in faccia, prendendo un profondo respiro e cercando di rimanere serio. «Dov’eravamo rimasti? No, lo giuro. Ci sono, ci sono. Non tornerò a ridere… okay. Bar. Cocktail. Io che mi rendo ridicolo sulla pista da ballo. Di solito non sono così, davvero! È solo che quando bevo… lo sai, no? L’alcol ti toglie ogni inibizione. È dal terzo anno di liceo che non mi ubriaco sul serio, perché l’ultima volta che è successo ho vomitato sulle scarpe della consulente scolastica scambiandola per la mamma di Bambi… Non posso credere di avertelo detto.»
Fu il turno di Blaine, questa volta, di scoppiare a ridere e portarsi le mani allo stomaco, abbracciandolo poi e cercando di riprendere fiato.
Kurt sollevò un sopracciglio ed arricciò le labbra, provando a trattenere un lieve sorriso. Sapere che Blaine stava ridendo per qualcosa che aveva raccontato lui, nonostante fosse qualcosa di piuttosto imbarazzante del suo passato, gli riempiva il petto di una sensazione calda e piacevole. Una sorta di tepore fatto di tranquillità ed orgoglio.
«Molto divertente, molto divertente. Trovi così esilarante il fatto che io abbia vomitato sulla mia consulente o che l’abbia scambiata per la mamma di Bambi? Perché a mia discolpa, posso dire che quella donna ha davvero degli occhi… enormi.»
«No no… Rido perché io e il mio vecchio gruppo di canto corale coreografato avevamo un sacco di sciocche tradizioni e una di queste consisteva nel festeggiare… beh, di tutto. Con fiumi di alcol. Una volta, io e i miei due coinquilini ci siamo ritrovati in mutande e cravatta, arrotolati in tre tappeti, nel corridoio del secondo piano della scuola. Non ho mai avuto più paura di farmi beccare ad infrangere le regole come quella volta. Siamo dovuti tornare in dormitorio mezzi nudi, portandoci dietro anche i tappeti.» spiegò Blaine, le guance rosse per le risate, le labbra tese in un sorriso che non se ne voleva proprio andare.
«Perché ve li siete portati dietro?» domandò Kurt, ridendo e respirando a malapena.
«Non lo so! Al momento c’era sembrata una cattiva idea, lasciarli lì in corridoio. Li abbiamo rimessi a posto la notte dopo.» concluse Blaine, ridacchiando sotto i baffi.
Presero entrambi un profondo respiro, cercando di riprendersi da quel momento e di lasciar riposare per un istante i loro addominali tesi per le risate.
«Sai,» disse Blaine dopo qualche secondo, tenendo il viso rivolto verso il basso, ma sbirciando da dietro le ciglia. «Quella sera, al pub… avrei tanto voluto baciarti.»
Blaine abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
«Quel weekend è stato come se i disegni sul muro non fossero mai esistiti. Mi piaceva l’idea di… te, ma quanto ho visto il… te “fisico”, beh, mi sei piaciuto anche tu, perché ovviamente non sapevo che foste la stessa persona. E mi sono dimenticato del muro.» continuò Blaine, sollevando lo sguardo e fissando ora Kurt. «Quand’eravamo in pista, a ballare… avrei davvero voluto baciarti, ma non volevo… non so, correre troppo o spaventarti o darti un’idea sbagliata di me. Non ero alla ricerca di una storia da una notte, volevo davvero trovare qualcuno con cui iniziare una relazione. Lo voglio ancora. Ecco perché non… non l’ho fatto.»
Restarono a fissarsi qualche secondo, quindi Kurt sbatté le palpebre. Era il suo turno di parlare, giusto? Perché le sue parole… oh, le sue parole risuonavano ancora nell’aria. Poteva sentirle galleggiare tutt’intorno alla sua testa, o forse dentro alla sua testa, e ne era certo, perché non c’era più nemmeno la musica di Rachel a disturbare la voce di Blaine, cosa che in quel momento non lo preoccupò nemmeno troppo.
«Io… io la penso come te.» riuscì a sussurrare piano Kurt, rilasciando un respiro un po’ tremante. «Avevo decisamente bevuto, quella sera, ma anche io non sono… non ero alla ricerca di “una botta e via”. Non sapevo nemmeno come ti chiamavi e… mi piacevi molto, sai? Ti ho guardato tutta la sera… Non è stato difficile riconoscerti subito, non appena ho visto il tuo disegno.»
Blaine chinò il capo di nuovo, scuotendolo e sorridendo imbarazzato.
«Ancora non ci credo che non ti ho riconosciuto… Riguardando il murale adesso, è così palese che sei tu! Sono proprio tonto, vero?»
Kurt non rispose, ma si limitò a sorridere. A lui, Blaine sembrava semplicemente adorabile.
Rimasero a fissarsi per diversi secondi, finché Blaine non si leccò nervosamente il labbro inferiore, mordicchiandolo tra i denti, e Kurt rimase quasi incantato da quel semplice, inconscio gesto.
«Sai… ho voglia di baciarti anche adesso…» sussurrò Blaine, senza, però, avvicinarsi.
Kurt avrebbe voluto dire qualcosa. Avrebbe davvero voluto aprire la bocca, scuotere le spalle e dirgli “Beh, fallo, avanti!” o semplicemente avvicinarsi e fargli l’occhiolino. Se ne restò lì, invece, a prendere un profondo respiro, gli occhi spalancati e luccicanti, pieni di aspettativa. Il petto si sarebbe alzato ed abbassato velocemente, se solo lui si fosse ricordato che respirare è necessario alla sopravvivenza di un qualsiasi essere umano… invece no, rimase immobile, a trattenere il fiato, mentre Blaine, una volta capito che Kurt non si sarebbe spostato, si avvicinava lentamente, avanzando verso di lui e socchiudendo già le palpebre dalle ciglia lunghe.
Kurt si stava quasi decidendo a chiudere un po’ gli occhi, dopo essersi mentalmente preparato a quello che avrebbe seguito quel gesto, quando… un sonoro -bzzzzz bzzzzz- fece sussultare entrambi.
«Merda…» disse piano la voce di Rachel, dall’altra parte della tenda.
Kurt e Blaine si allontanarono di scatto, d’istinto. Il cuore di Kurt iniziò a martellare, sia per lo spavento che per l’emozione.
Si voltarono verso la camera di Rachel, dal quale, solo ora se ne accorse, non proveniva più alcun suono.
«Rachel…» ringhiò Kurt a bassa voce, alzandosi in piedi con il volto in fiamme.
Il ragazzo raggiunse a grandi passi le tende che separavano il soggiorno dalla camera di lei, quindi rimase a guardare, a braccia conserte, la figurina che se ne stava vicina vicina a lui, con l’orecchio proteso proprio nella sua direzione.
«Rachel!» ripeté, più forte, mentre la ragazza sussultava e cercava d’infilare il cellulare in tasca più in fretta che poteva.
«Kurt! Stavo… stavo andando a cambiare cd, le canzoni di Tutti Insieme Appassionatamente le so a memoria, forse dovrei dedicarmi a qualcosa di diverso, per una volta… che ne dici di Cats?» tentò lei, sorridendo nervosamente ed arretrando.
«Mettiti il cappotto e lasciaci da soli.» disse Kurt, con tono fermo, assottigliando le palpebre.
«… Magari Rock of Ages?» tentò di nuovo lei, torcendosi le dita della mano sinistra con quelle della destra.
«Tu e Santana dovete smetterla di farvi i fatti degli altri. Siete delle pettegole e se voi infilate sempre il naso negli affari miei, cosa dovrei mai raccontarvi durante le nostre serate tra ragazze? Vi lamentate anche perché sto sempre zitto!» esclamò, mentre Rachel scivolava di fianco a lui, diretta alla porta. Il ragazzo la seguì come un cagnolino che segue il padrone, senza smettere di parlare.
«Adesso tu vai da Starbucks, dove lavora Santana, e le dici di piantarla d’interferire! Vi ringrazio per quello che avete fatto per me, ma da qui in poi credo di potercela fare anche senza di voi, anzi, sono sicuro di potercela fare e vi sarei grato se evitaste di fare le guastafeste, dopo che avete tanto insistito per convincermi ad invitarlo qui!»
Rachel si voltò, abbottonando l’ultimo bottone del suo cappotto.
«Va bene, Kurt, ma sappi soltanto che sono molto indispettita per il tuo modo di parlare e che ti scuso solo perché sei sessualmente represso.» ribatté lei, stringendo le labbra. Era straordinariamente seria.
«Io non sono sessualmente represso!» esclamò Kurt, le guance che si tingevano di rosso.
«E va bene, non lo sei! Ora scusami, ma a quanto pare muoio dalla voglia di andare a trovare Santana, cosa che non pensavo avrei mai detto, perché non è nemmeno vero. Questa sera porterò la pizza, per cena, ma tu non sei invitato a mangiarla con noi.» concluse lei, piroettando su sé stessa e spalancando la porta dell’appartamento con fare teatrale.
«Tanto non sono io quello che dovrà affogare le sue frustrazioni nei carboidrati!» ribatté Kurt, mentre lei chiudeva la porta dietro di sé.
Rimase un attimo in silenzio, attendendo solo di sentire il rumore dei passi di Rachel che si allontanavano ad ogni gradino che scendeva, quindi si voltò verso il divano, dove Blaine se ne stava seduto con le mani posate sulle ginocchia e gli occhi fissi sul tavolino davanti a lui.
«Mi… dispiace…» borbottò Kurt, lasciando cadere le braccia ai lati del corpo e la testa in avanti, fino a toccarsi quasi il petto con il mento.
Si aspettava una qualche scusa, un “non importa, ma devo andare”, invece quella che accarezzò le sue orecchie fu una semplice e limpida risata.
Quando sollevò la testa e si mise a fissare Blaine, lo vide semplicemente immobile, con gli occhi chiusi e le labbra tese sulla sua perfetta dentatura.
«Cosa c’è di così divertente?» domandò cauto Kurt. Era convinto che l’atmosfera fosse stata di nuovo rovinata e di certo non s’immaginava, invece, di ritrovarsi un Blaine pronto a riderci sopra.
«È sempre così che discutete, tra voi?» domandò alla fine Blaine, sollevando lo sguardo per fissarlo, sempre divertito.
«Così come?» chiese Kurt, sinceramente perplesso.
«”Affogare le frustrazioni nei carboidrati”?» lo citò Blaine, sollevando le spalle quasi non capisse che tipo di minaccia potesse essere.
«Beh, non bisogna esagerare con i carboidrati, si depositano tutti nei posti peggiori e sono difficili da mandare via…» borbottò Kurt, mettendo su un finto broncio ed incrociando anche le braccia.
Blaine tornò a ridere di nuovo e Kurt lo seguì a ruota, solo qualche secondo più tardi.
«Kurt?» disse alla fine Blaine, riprendendo lentamente fiato, con ancora un tiepido sorriso teso sulle labbra.
«Sì?» domandò l’altro, rimanendo in piedi, forse temendo che, avvicinandosi, qualche altra calamità si sarebbe verificata.
«Riusciremo mai a baciarci, noi due?» domandò Blaine all’improvviso, fissandolo intensamente ed arcuando un po’ le sopracciglia, quasi con tristezza.
Kurt si leccò pensierosamente il labbro inferiore.
«No, non credo. Rachel sarà sempre dietro l’angolo, pronta a sventare qualunque nostro peccaminoso tentativo.» rispose Kurt con espressione seria, ma, chissà come, lo sguardo di Blaine gli fece intendere che lui aveva capito che stava scherzando.
Si sorrisero quasi contemporaneamente, quindi distolsero lo sguardo, imbarazzati.
Parlare di baci, di baciarsi, non sembrava così strano. Sembrava molto più strano che fossero lì insieme. Forse perché si erano innamorati prima ancora di conoscersi e forse perché il destino aveva in qualche modo giocato con le loro vite, facendoli incontrare ben due volte, senza che però potessero vedersi in volto in entrambe le occasioni.
«Beh, adesso non è qui, grazie al cielo.» disse Blaine ad un certo punto, come a voler rompere il ghiaccio.
Forse si sentiva nervoso? Forse il pensiero di poterlo davvero baciare gli dava le farfalle nello stomaco e gli faceva venir voglia di parlare e di non lasciare quel silenzio lì, tra loro.
Kurt fece un paio di piccoli passi verso il tavolo della cucina, quindi fissò il vaso dentro al quale Rachel aveva sistemato il bouquet di fiori. Sempre in silenzio, prese una delle rose; era gialla, ma sulle punte spiccava un po’ di rosso. L’estrasse cautamente dal vaso e si assicurò che non avesse alcuna spina residua, cosa comunque improbabile, visto che erano state acquistate da un fioraio e non raccolte in giardino.
Sempre guardando la rosa, tornò a sedersi sul divano, giocherellando con il fiore e facendo rotolare lo stelo lentamente tra le dita.
Sollevò lo sguardo ed incrociò gli occhi di Blaine, quindi portò la corolla vicino al naso ed inspirò il profumo della rosa.
Blaine arcuò un sopracciglio, quasi interrogativo, per poi sollevarli entrambi quando Kurt gli porse il fiore con un mezzo sorriso.
«Blaine… circa un’ora fa, sono uscito da quella porta con in mano un mazzo di rose, che Santana mi aveva comprato perché io ti chiedessi di uscire con me. Lei e Rachel sono state un po’ impiccione, in questi ultimi minuti, ma per lo meno questo glielo devo: sono state molto premurose. Quindi, credo che sia il caso che io faccia quello che avrei dovuto fare non solo prima, ma probabilmente una settimana fa. Vorresti uscire co-…?»
«Sì!»
Kurt sollevò le sopracciglia, mentre Blaine si portava in fretta una mano alla bocca, per tapparsela. Sorrise intenerito, decidendo che il fatto che Blaine fosse così impaziente di rispondergli non poteva che essere un buon segno. Sollevò la rosa di qualche centimetro, verso di lui, per fargli capire che poteva prenderla. Blaine lo fece, spostando la mano dalla bocca e rinchiudendo le dita attorno allo stelo, parzialmente sopra a quelle di Kurt.
«Scusa…» borbottò, mentre Kurt ridacchiava e distoglieva lo sguardo per un istante, scuotendo poi il capo.
«Non fa niente. È un buon segno. Ed è la risposta che speravo di ricevere…» confessò, continuando a sorridere, mentre Blaine si lasciava andare ad una sottile risata. Avvicinò a sua volta la rosa al naso, inspirandone il profumo.
«Quindi…» continuò Kurt, inclinando il capo verso destra di giusto un paio di centimetri. «… vuoi aspettare la fine del primo appuntamento, per darmi il bacio della buona notte? Perché se è così possiamo uscire insieme anche oggi, tanto a quanto pare per Rachel stasera dovrei andare a letto senza ce-… Mpf!»
Blaine aveva veramente una fissa per l’interromperlo mentre parlava, di questo Kurt era ormai certo, perché era la seconda volta di seguito che agiva d’impulso, senza che nemmeno lui avesse finito di dire quello che stava dicendo. A dire il vero, però, non avrebbe potuto importargliene di meno.
Blaine lo aveva baciato. Blaine lo stava ancora baciando.
Aveva semplicemente posato le labbra sulle sue e, già solo così, il suo cuore iniziò a dare i numeri e a piroettargli nel petto, rischiando di perforargli la cassa toracica. Erano secoli che non provava un’emozione così forte, un sentimento tale per qualcuno. Aveva quasi dimenticato che cosa si provasse ad avere le labbra di un altro sulle proprie, ma il suo istinto di certo non aveva dimenticato che cosa si dovesse fare in quel frangente.
Visto che Blaine non sembrava intenzionato ad approfondire il bacio, Kurt mosse lievemente il labbro inferiore. Non si aspettava di certo che quello sarebbe stato il segnale che lui aveva intenzione di ricambiare, ma probabilmente Blaine lo interpretò in quel modo, visto che prese un profondo respiro dal naso e portò la mano libera alla sua guancia.
In quell’istante, la mente di Kurt si azzerò del tutto. Non avrebbe saputo dire chi, per primo, chiese il permesso di approfondire il bacio, fatto sta che qualche secondo più tardi erano impegnati a mantenere l’equilibrio, mentre spingevano, con bisogno, la bocca l’uno verso l’altro.
Quando si separarono, non troppo tempo dopo, Kurt tenne gli occhi chiusi ancora qualche attimo. Inconsciamente, si passò la lingua sul labbro superiore, che era stato attaccato un paio di volte da Blaine e trattenuto tra i suoi denti.
«Scusa, l’ho…»
«… fatto di nuovo? Sì.»
Kurt aprì gli occhi, la bocca che si tendeva in un ghigno mentre, questa volta, era lui ad interrompere Blaine.
Si sorrisero entrambi, quindi Blaine piegò lievemente il capo in avanti, andando a sfiorare la guancia di Kurt con la punta del naso. Le sue mani ricercarono quelle dell’altro e, presto, le trovarono. La destra era posata sui cuscini del divano, per aiutarlo a mantenere l’equilibrio, la sinistra era posata sul proprio ginocchio sinistro. Kurt sentì le dita di Blaine cercare d’intrufolarsi tra le sue, quindi si rilassò e gli diede campo libero. Le intrecciarono, anche quelle che stringevano ancora la rosa. Semplicemente, si limitarono a posarla sulla coscia di Kurt e ad allacciare le dita sopra allo stelo.
«È che pensavo…» disse all’improvviso Blaine, in un sussurro. «… abbiamo aspettato già abbastanza, non credi?»
Kurt si limitò ad annuire talmente piano che quasi lo attraversò il pensiero che Blaine non avesse percepito la sua risposta. In realtà, non poteva fregargliene di meno, vista la quantità di brividi che il solo strofinare della punta del suo naso, sulla pelle, gli stava mandando lungo la spina dorsale.
Senza pensarci su troppo, Kurt piegò il capo in modo da andare a far incontrare nuovamente le loro labbra.
Iniziarono a baciarsi ancora e ancora e ancora, prima dolcemente, poi con più necessità, poi di nuovo lentamente. Kurt sperò davvero che Rachel se ne fosse andata via, perché non aveva proprio voglia di trattenersi, mentre Blaine decideva che ricoprirgli la mandibola di baci e mordicchiargli il collo fosse una buona idea.
Dopotutto, a che pro uscire ed avere un appuntamento, se avevano già affrontato la fase del conosciamoci-a-vicenda e potevano passare direttamente a quella del pomiciamo-in-macchina-prima-di-salutarci?
Potevano benissimo uscire un altro giorno… giusto?

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Ecco qui! Spero che vi sia piaciuta!
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Spero che il finale di questa sera ne valga la pena… incrociamo le dita!

Baci, Andy <3
  
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