Morta.
Sempre
così energica e
piena di vita, Camille era morta.
Beh,
più morta di prima.
Una volta, tanti
secoli
fa, una chiromante mondana le aveva predetto che avrebbe avuto una
morte
inaspettata. Camille non l’aveva mai dimenticato. Ma per
quanto avesse imparato
a proteggersi – non che fosse mai stata proprio indifesa – e ad essere sempre
pronta a tutto, quella mondana ci
aveva visto giusto.
Camille non si
era mai
aspettata di morire per mano di Maureen.
Magnus aveva
appena
ricevuto la notizia – il gossip vola veloce tra i Nascosti
– e non sapeva bene
come sentirsi.
Aveva appena
lasciato
Alec. Era emotivamente distrutto, e si stava ancora chiedendo se avesse
fatto
la cosa giusta.
Si era quasi
aspettato
che sarebbe stato Alec stesso a uccidere Camille, o viceversa.
Era praticamente
impossibile uccidere Camille. Era una delle creature più
antiche che
camminavano sulla Terra, più antica anche di Magnus.
Probabilmente nessuno
Shadowhunter ci sarebbe potuto riuscire, e nessun vampiro –
qualcuno ci aveva
provato per sottrarle il comando del clan di New York ed aveva fallito,
negli
anni – ma Maureen, così piccola e apparentemente
così innocua si era guadagnata
la sua fiducia e l’aveva colta di sorpresa.
E
poi l’aveva uccisa.
~
“Ho sentito che state per lasciarci, Signor Bane. Mi
dispiace vedervi
andar via. Credevo che Londra vi avesse conquistato, e che sareste
rimasto.”
“Quando
tornerò, dedicherò un’era intera ad
ammirarvi.”
“Un’era?”
“Forse”
rispose Magnus, stuzzicandola. “Vi
penserò quando sarò lontano.”
Camille
lo baciò.
~
“E
la pietà? La compassione?
L'amore? O non provate questo sentimento?”
“Io amo,”
affermò Camille con aria
sdegnata. “Io e voi, Magnus, che dureremo in eterno, amiamo
in una maniera che
non può essere concepita dai mortali... una fiamma scura e
costante in
confronto alla loro luce breve e crepitante. Che vi importa di loro? La
fedeltà
è un concetto umano, basato sull'idea che siamo qui solo per
breve tempo. Non
potete chiedermi di esservi fedele in eterno.”
“Che
sciocco. Pensavo di poterlo fare.
Pensavo di potermi almeno aspettare che non mi mentiste.”
~
“Non è mai davvero finita tra noi, eh?
Non c’è mai stato un altro, non
come te. E’ la stessa cosa per te?”
“Camille…”
“So
che non possiamo tornare indietro. Lo
so. Dimmi solo che non c’è mai stata
un’altra come me.”
“No.
Non c’è mai stata un’altra come te.”
~
“Mi sei mancato, Magnus,” disse Camille.
“No,
non è vero. C’è stato un muro di
ghiaccio tra noi, Camille.”
“Non
sono stata io a costruirlo. Io ti ho
sempre amato.”
“Mi hai lasciato.
Hai fatto di me un
giocattolo, e poi te ne sei andata. Se l’amore fosse cibo,
sarei morto di fame
sulle ossa che mi avevi lasciato.”
~
“Tu potresti darmi il passato. Ma Alec è
il mio futuro.”
~
Magnus non
sapeva perché
si sentiva così. Era molto tempo che non l’amava
più. Lei non l’aveva mai
amato. Non quanto lui aveva amato lei. Da
quanti anni aveva smesso di associare al suo viso poesie dolci? Quanto
tempo
era passato da quando l’aveva stretta l’ultima
volta tra le sue braccia? Non
l’amava. Quanto tempo era passato
dai tempi in cui la sua voce melodiosa era riservata solo a lui? Non era mai stata solo sua, questo lo
sapeva. Quanto tempo era passato da quando si erano baciati per la
prima volta?
Centocinquant’anni. Da
quanto si
erano lasciati? Centotrentacinque.
Quanto era durata la loro relazione, in confronto
all’enormità del dolore che
lei gli aveva provocato? Troppo poco.
Quando aveva cominciato a detestarla, e quando quell’odio si
era lentamente
trasformato in indifferenza? Troppo presto? o
troppo tardi? Quante emozioni gli aveva provocato rivederla
dopo più di
cento anni, nel Santuario dell’Istituto qualche settimana
prima?
E soprattutto,
quanto era
stata influente nella sua rottura con Alec? Magnus cercava di odiare
Alec per
quello che aveva quasi fatto, ma
dentro di sé sapeva che Camille lo aveva condizionato.
Ora
era morta.
Magnus era
abituato a
vedere la gente morire, anche persone che amava. Era successo con Will,
con Woolsey,
con Etta e con decine di altri, ma era naturale, perché
erano mortali e quello
era il corso della loro vita.
C’erano
poche presenze
costanti nella vita di Magnus, persone che non andavano mai via.
Immortali come
lui.
Ma lentamente,
anche loro
lo stavano abbandonando. Ragnor Fell, il suo storico e solitario
migliore amico
verde, nonché ex Sommo Stregone di Londra, era morto in
autunno a Idris, per
colpa di Valentine.
Ora era morta
Camille, l’eterna
e bellissima Camille, uccisa di punto in bianco da una neo-vampira
tredicenne.
Erano rimasti in
pochi, e
ancora di meno erano gli amici di Magnus. Catarina Loss, che aveva
dedicato la
sua vita e i suoi poteri agli altri, che lavorava a tempo pieno in un
ospedale
mondano per una paga da schifo; Tessa Gray, che da quando era morto
Will era
sempre in viaggio alla ricerca di qualcosa, – non sapeva
nemmeno lei cosa – e
quando non era in giro per il mondo risiedeva a Los Angeles, per tenere
d’occhio i Blackthorn, i discendenti di sua figlia; Raphael
Santiago, il
vampiro che tanti anni fa aveva salvato, ora sempre più
calato negli intrighi
dei clan di Nascosti…
Camille
era morta.
Magnus non
riusciva a
concepire un mondo in cui Camille non ci fosse. Non era possibile.
E poi, un altro
pensiero
gli offuscava la mente.
Alec. Alec. Alexander.
Alec.
Così insicuro, così
giovane, così ingenuo… come aveva fatto anche
solo a considerare l’offerta di
Camille? (Perché ogni pensiero
tornava
sempre a lei?) Alec. Come aveva anche potuto pensare
di accorciare la vita di Magnus?
Era quello che
stava
pensando anche lui stesso, d’accordo. Era uno dei motivi per
cui aveva voluto
il Libro Bianco: cercare un incantesimo che gli togliesse
l’immortalità. Ma era
stata una sua propria iniziativa, era diverso. C’erano tante
difficoltà, tante
cose che potevano andare storte quell’incantesimo…
avrebbe potuto perdere i
poteri, sarebbe potuto morire…
Camille. Camille era morta.
Alec.
L’ultima volta che aveva visto Alec lo aveva lasciato a
piangere, solo, sul
pavimento gelido di una abbandonata stazione della metropolitana,
tremante –
forse di freddo, forse per le sue parole – illuminato solo
dalla debole
stregaluce.
Quel giorno
Magnus aveva
perso le due persone che aveva amato di più nella sua vita.
Si sentiva solo,
più solo
che mai. Eppure aveva la sensazione che fosse giusto. Avrebbe potuto
chiamare
Catarina e Tessa, loro non avrebbero esitato a correre da lui.
Avrebbero aperto
un portale e sarebbero state da lui nel giro di qualche minuto, pronte
a
consolarlo e a farlo ridere. Ma no, doveva
stare da solo. Era giusto così.
L’appartamento
– di
solito così colorato e chiassoso – gli pareva
grigio e silenzioso, come se
riflettesse le sue emozioni cupe.
Quella notte
Chairman
Meow si accoccolò accanto a lui in cerca di carezze, ma
tutto quello che
ricevette da Magnus furono singhiozzi e tante, tante lacrime.
“Aku cinta kamu.”
Angolo
autrice:
Con una nota malinconica,
salve a tutti. City of Heavenly Fire incombe e non sono sicura che i
Malec
sopravviveranno, perché Cassandra è sadica e
vuole vederci piangere.
Per
quanto
riguarda la storia, spero vi sia piaciuta. Ho preso alcuni passi da
Clockwork
Prince, The Bane Chronicles e City of Fallen Angels.
Mi
ha
sempre incuriosito la relazione tra Magnus e Camille. In The Infernal
Devices
lei è una stronza, sicuramente. Ma in tutte le Bane
Chronicles, Magnus fa il
nome di Camille almeno una volta, quindi deve averla amata molto
più di quanto
traspare dai libri. E per quanto riguarda Alec… beh. Malec
è Malec, non c’è
bisogno di aggiungere altro.
Nel
mio
universo di arcobaleni e unicorni, Alec e Magnus si rimettono insieme e
nessuno muore. Ma
conoscendo
Cassandra, è altamente improbabile.
Voi
che
pensate? Avete teorie per City of Heavenly Fire?
Fatemi
sapere, e già che ci siete ditemi anche se vi è
piaciuta la storia.
Alla
prossima,