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Autore: MajoWriter    25/05/2014    3 recensioni
Elia è un giovane ed umile pittore che ha perso la sua ispirazione da anni oramai. Decide di affrontare un viaggio per cercare di ritrovarla e tornare così a dipingere i capolavori che lo hanno sempre contraddistinto.
Genere: Generale, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminò per ore Elia, in mezzo alla desolazione più totale: intorno a lui c'erano solo rocce e qualche sterpaglia. La terra aveva delle crepe causate dalla siccità, il vento alzava polvere e terriccio facendo apparire l'ambiente ancora più desolato. Era un ambiente veramente ostile, inadatto alla vita.

"Perfetto! È il luogo ideale per fare pratica di pittura" pensò Elia che estrasse la sua incredibile tavolozza. Prese il pennello e pensò: "Inizierei con un po' di verde...". Detto fatto: il pittore agitò il pennello ed una scia verde ne scaturì dalla punta. Si muoveva leggiadro Elia, come se quel pennello fosse l'estensione del suo braccio e, cosa più importante, stava sorridendo. Dopo tanto tempo, aveva finalmente ritrovato la voglia di dipingere, la gioia di dipingere! Non era più solo un lavoro, non era più un obbligo: lui stava dipingendo per il gusto di farlo, per vedere le sue creazioni prendere vita. Con la sola differenza che, questa volta, le sue opere avrebbero preso realmente vita!

"Un po' di verde qui.... un po' di marroncino lì.... un po' di rosso qua.... un po' di giallo la...."

Pian piano intorno a lui si stava formando una vera e propria foresta: alberi imponenti, alcuni ricoperti da frutta, il terreno ricoperto da erba e fiori di ogni genere, funghi che crescevano ai piedi degli alberi, cespugli pieni di frutti di bosco, piante di ogni specie, terra fresca e viva.

"Senza un sostentamento la mia opera rischia di appassirsi e tornare alla desolazione di prima.... ci serve dell'acqua!". Detto fatto, Elia agitò il pennello e creò un lago in mezzo alla foresta.

"Ora tutte le piante avranno dell'acqua fresca con cui sostentarsi, evitando di appassire. Però così il paesaggio è un po' spoglio.... ci vuole un po' di vita!". Elia riprese ad agitare il pennello. "Un po' di grigio, un po' di bianco, un po' di giallo.... orecchie a punta, occhi profondi che incutano timore, zanne aguzze...", la mente del pittore aveva ben chiaro il soggetto del disegno. Dopo qualche minuto, ecco apparire un bellissimo esemplare di lupo: occhi gialli, pelo argentato, lunghi artigli. Aveva il naso giallo, questo perché Elia non voleva che incutesse troppo timore e che fosse docile ed amichevole. Ma quel lupo era tutto fuorché amichevole: appena vide il pittore, tirò indietro le orecchie e cominciò a ringhiare, mostrando i suoi affilati denti aguzzi. Elia capì che non bastava creare qualcosa perché questa ti fosse fedele. Il lupo si mise in posizione d'accatto, pronto a balzare al collo del pittore che, preso dal panico, iniziò a tremare. "Che cosa faccio adesso? Cosa può addolcire una creatura selvaggia? Pensa Elia, pensa..... ci sono!". Il pittore mosse il pennello prima che la bestia potesse balzargli addosso. Quest'ultima, vedendo il brusco gesto di Elia, saltò istintivamente addosso all'uomo, facendolo cadere a terra. Il suo muso era a pochi centimetri dal viso del pittore. Elia poteva sentirne il caldo respiro. La fine era vicina... chiuse gli occhi pregando con tutte le sue forze di sopravvivere. Sorprendentemente il lupo non lo azzannò, ma iniziò a leccarlo affettuosamente.

«Piano... piano.... così mi fai il solletico!» disse ridacchiando Elia, allontanando il muso del lupo dalla sua faccia. Quel lupo che un attimo prima era una spietata belva assetata di sangue, ora era docile come un agnellino.

"Il segreto è l'amore! Mi è bastato tingere il suo cuore di un forte rosso per far sì che mi amasse, e ha funzionato" pensò il pittore mentre fissava quel docile lupo. "Ora so come mi devo comportare!"

Il pittore riprese a destreggiarsi con il suo pennello, usando ogni genere di colore e disegnando ogni genere di forma: creò animali di tutti i tipi e dimensioni, dal possente elefante fino alla minuscola formica, e a tutti infuse una dose di amore così che non potessero attaccarsi a vicenda. Predatori e prede coesistevano armoniosamente in quell'habitat dalla magica atmosfera. Tutto era un tripudio di colori: nel cielo volavano stormi di tanti uccelli diversi, nel lago erano presenti tante di quelle specie di pesci da formare un quadro nell'acqua, sulla terraferma le varie specie davano vita al tutto: ghepardi, lupi, leoni, iene, orsi, tori, pantere andavano tranquillamente a passeggio insieme a cervi, pecore, zebre, gnu e tantissime altre specie, pericolose o meno. Era un vero paradiso.

"Sento che manca ancora una cosa...." pensò Elia. Agitò per l'ultima volta il pennello ed ecco spuntare dal nulla un uomo ed una donna, entrambi di carnagione chiara e con indosso abiti arabeggianti. L'uomo era alto e muscoloso, pelato e con una folta barba risaltata dai suoi occhi verdi. Indossava degli abiti rossi con dei ghirigori dorati che somigliavano a tante chiavi di violino. La donna invece aveva capelli lunghi e neri, leggermente ondulati, che le arrivavano fino ai fianchi. I lineamenti del viso quasi perfetti, come quelli di un angelo. I suoi occhi azzurri e cristallini avrebbero rapito chiunque, come le sue labbra estremamente sensuali. Indossava degli abiti celesti con dei ghirigori dorati che ricordavano delle chiavi di basso.

«Dove siamo? Che posto è questo?» disse l'uomo spaesato. Anche la donna non sapeva cosa stesse succedendo.

«Benvenute nel mio mondo! Io sono Dio e voi siete delle mie creazioni, insieme a tutte le altre creature che vedete qui» disse Elia cercando di contenere le risate.

«Quindi sei stato tu a crearci? Te ne saremo eternamente grati!» disse l'uomo.

«Ma perché ci hai creato?» chiese la donna.

«Già e quali sono i nostri nomi?» ribatté l'uomo.

"Caspita, li ho fatti più svegli di quanto pensassi! Ed ora che gli rispondo? Nel libro che ho letto, non hanno mai esposto questa domanda.... oh beh, mi inventerò qualcosa".

«Tu, mio uomo, sei Adamo. E tu, mia graziosa fanciulla, ti chiami Eva. Siete stati creati per vivere in armonia insieme a queste altre creature in questo luogo. Non temete, non vi faranno del male. Qui siete al sicuro, questo è il giardino dell'Eden!» disse con fierezza Elia.

«Ti ringraziamo Dio per averci creato. Come possiamo ripagare la tua immensa gentilezza?» disse Adamo.

«Non devi ringraziarmi, l'ho fatto per amore. Potete fare ciò che volete, ma badate bene: non dovrete mai cogliere i frutti dell'albero che è al centro del lago.

I due si girarono ed Eva esclamò: «Quale albero, mio Dio?»

"Diamine, mi sono dimenticato di disegnarlo!". Elia, con un astuto stratagemma, porse rimedio al malinteso: «Guardate in alto, c'è una maestosa aquila!». I due uomini alzarono la testa il tempo necessario perché Elia disegnasse un albero di melo pieno di frutti al centro del lago.

«Davvero un bell'esemplare di ucc... hey, ecco l'albero!» esclamò Eva per lo stupore.

«Come abbiamo fatto a non vederlo prima?» si domandò Adamo.

«Non è il momento di porsi simili domande Adamo... Ora è tempo per me di lasciarvi, ho delle questioni urgenti da sbrigare. Sapete.... creare mondi, popolarli.... quello che fanno le divinità» Elia stava calcando un po' troppo la mano e doveva andarsene prima di perdere completamente il controllo della situazione.

«Possiamo davvero fare tutto ciò che vogliamo?» chiese Adamo.

«Tutto, tranne cogliere i frutti da quell'albero» rispose Elia.

«Grazie Dio, non ti deluderemo!» esclamò Eva.

Elia salutò nuovamente le sue creature e si allontanò. Quando fu abbastanza lontano, si girò per ammirare nuovamente la sua opera e disse: «Sono veramente soddisfatto, è un capolavoro assoluto! Se fosse stato un quadro, si sarebbe intitolato 'Il Paradiso Terrestre'». Dopo averlo ammirato ancora per qualche secondo, Elia si girò e proseguì verso la sua strada, fischiettando allegramente.

   
 
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