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Autore: LadySparrow    25/05/2014    3 recensioni
Le sorelle la guardarono con occhi spalancati. “Ethel, cara, cosa stai facendo?” sussurrò Clarice “Non stavi riposando?”
“Le farfalle bianche.” mormorò Ethel con aria sognante “ Vedo le farfalle bianche.” Sorrise dolcemente, ma il suo sguardo era perso nel vuoto.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Paure bianche

 

Capitolo 1
 

 

Inevitabile
 

“Non abbiamo scelta,” dichiarò Hanna “ dobbiamo mandarla in una clinica psichiatrica.”
Clarice si sedette sul divano, spossata. “Perché dobbiamo portarla lì? Non potremmo trovare un’altra soluzione?”
“Quale soluzione, Clarice?” chiese spazientita. “Sono due anni che papà se ne è andato e da quel momento Ethel non si è più ripresa.”
“So benissimo che sta male, ma non credo che mandarla in una clinica psichiatrica sia meglio per lei. E poi anche noi abbiamo sofferto molto per la morte di nostro padre.” Hanna si portò una mano alla fronte e si voltò, dando le spalle a sua sorella.
“È stato un trauma, no?” continuò ostinatamente Clarice “Forse a lei serve solo più tempo, non credi?”
L’altra rimase girata, senza rispondere. “Hanna? Hanna almeno puoi guardarmi quando ti parlo?” La sua voce divenne quasi stridula per la tensione.
Hanna si voltò di scatto e le due donne si guardarono dritto negli occhi. “L’hai vista?” urlò con voce tremante “Riesci veramente a vedere come sta nostra sorella? Ha le allucinazioni, parla da sola e non riesce a dormire a causa degli incubi.” Si bloccò per un istante, continuando a tenere lo sguardo fisso in quello della sorella. “Non possiamo più tenerla con noi, ha bisogno di aiuto.”
Clarice scosse la testa “Non voglio rinchiuderla lì dentro.”
“Noi non possiamo aiutarla.” ribadì Hanna con forza “Non abbiamo scelta!”
Clarice si alzò in piedi, sdegnata. “ Maledizione Hanna! C’è sempre un’altra scelta.” Le si avvicinò “Sai perché vuoi mandarla in una clinica? Perché a quell’egoista del tuo ragazzo questa situazione non va più bene! E tu ti stai facendo condizionare.”
Hanna divenne furiosa “Come ti permetti? Jack non c’entra assolutamente niente.” Erano solamente a pochi centimetri di distanza l’una dall’altra. “E poi a me sembra che in questa situazione la parte dell’egoista la stia facendo proprio tu.”
Clarice rise nervosamente” Senti, se non vuoi più occuparti di nostra sorella dimmelo subito, perché in tal caso me ne prenderò cura io.” Disse, guardandola con sguardo furente.
Hanna stava per rispondere, quando la porta del salone si aprì e dalla camera da letto Ethel avanzò lentamente verso di loro: i suoi occhi, celesti, erano vacui, le sue labbra violacee, e tendeva le braccia davanti a sé come se fosse cieca.
Le sorelle la guardarono con occhi spalancati. “Ethel, cara, cosa stai facendo?” sussurrò Clarice “Non stavi riposando?”
“Le farfalle bianche.” mormorò Ethel con aria sognante “ Vedo le farfalle bianche.” Sorrise dolcemente, ma il suo sguardo era perso nel vuoto.
Clarice andò versò di lei “ Ethel, tesoro, sei molto stanca. Perché non torni in camera da letto?” Tese le braccia in avanti per afferrale le mani, ma l’altra indietreggiò immediatamente, inorridita. Clarice sobbalzò, seriamente preoccupata. “Ethel? Che cosa è successo?”
Gli occhi di Ethel si spostavano freneticamente da quelli di Clarice a quelli di Hanna. Spalancò la bocca ma riuscì a parlare con fatica “Le farfalle …” singhiozzò violentemente, portandosi le mani alle labbra. “Le farfalle bianche sono morte.” Le si leggeva il terrore negli occhi. “Sono tutte morte! Ed è tutta colpa mia! Sono stata io ad ucciderle!” gridò disperatamente, con tutta la forza che aveva. Poi, stremata, cadde a terra in ginocchio.
Le sorelle si precipitarono verso di lei per aiutarla. La presero da sotto le braccia e con fatica la rimisero in piedi. Clarice le carezzò il viso “Stai tranquilla, tesoro, tra un po’ starai meglio.” Ethel aveva gli occhi semi chiusi e non dava alcun segnale di avere recepito le parole di sua sorella. Hanna e Clarice si guardarono, i loro occhi erano gonfi di lacrime trattenute. “Te l’avevo detto.” sussurrò Hanna. L’altra non rispose; poi si voltò verso Ethel ” Dai Ethel, andiamo.” disse, esortandola con estrema delicatezza. “Stasera verrai a dormire a casa mia.” Tenendo la sorella per un braccio, si avviò verso la porta per uscire dall’appartamento.
Hanna aprì loro la porta e l’ultima cosa che vide prima di richiuderla fu la rassegnazione negli occhi di Clarice.

  
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