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Autore: sxds    25/05/2014    2 recensioni
NdA.
Vi rubo un po' di tempo ora, poco lo giuro :)
Allora, in pratica poco tempo fa ho scritto una One-Shot con lo stesso titolo, e mi è stato chiesto di farne una fanfic a capitoli.
A me era già venuta quest'idea, però poi non ne ero sicura perciò mi sono limitata a scrivere una One-Shot.
Ora sono di nuovo qui con una fanfic a capitoli... Spero possa piacervi, la dedico a tutti coloro che sono degli Epica-Drogati come me
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille, Briseide | Coppie: Achille/Briseide
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Achille e Briseide: un amore infinito.

 

NdA.

Vi rubo un po' di tempo ora, poco lo giuro :)

Allora, in pratica poco tempo fa ho scritto una One-Shot con lo stesso titolo, e mi è stato chiesto di farne una fanfic a capitoli.

A me era già venuta quest'idea, però poi non ne ero sicura perciò mi sono limitata a scrivere una One-Shot.

Ora sono di nuovo qui con una fanfic a capitoli... Spero possa piacervi, la dedico a tutti coloro che sono degli Epica-Drogati come me <3

Buona lettura! A più "sotto"!


Briseide.

 

Prologo.

"Briseide! I tuoi cugini sono tornati!"

Alzai lo sguardo, sorpresa. Una sacerdotessa di Apollo, esattamente come me, mi guardava dall'ingresso del tempio con un grosso sorriso dipinto sul volto. Si chiamava Demetra, come la madre di Persefone, ed aveva un'enorme cotta per mio cugino Ettore da sempre -inutile dire che la premurosa Andromaca le avrebbe scoccato una freccia in pieno petto, se avesse potuto.

Che sbadata ero: avevo già scordato ciò che mi aveva detto Demetra.

Mi si arrossarono le gote: "Ehm ... Andromaca, cos'avevi detto?" domandai imbarazzata.

Lei sembrò interdetta, si appoggiò allo stipite della porta all'ingresso del tempio e mi osservò curiosamente.

"Da quanto sei lì, Briseide, a pregare il nostro dio? La tua mente è stanca: forza, vieni a salutare i tuoi cugini" mi esortò e finalmente capii.

Ettore e Paride erano a Troia. Mi si sciolse il cuore: da troppo tempo non li vedevo.

Mi alzai dal suolo, dov'ero stata inginocchiata ore a pregare Apollo, e andai incontro a Demetra sorridendole.

"Ettore ti ha salutata?" le chiesi sbeffeggiandola scherzosamente.

Quello che era un amore impossibile. Un principe troiano e una sacerdotessa con il voto di castità -era anche un affronto ad Apollo, a ragionarci.

Le guance della ragazza divennero rosse mentre ci incamminavamo verso il palazzo reale.

Tuttavia, quando mi rispose, la sua voce era forte e salda: "In verità, Briseide, io l'ho evitato." Mi scoccò un'occhiata eloquente. "Al dio Apollo si spezza il cuore quando una sua sacerdotessa si comporta indegnamente."

Sorrisi: "Demetra, sei così saggia! Ti ammiro molto."

"Oh... Non devi, Briseide." Mi si piazzò davanti, era più alta e formosa di me, mi bloccò la via e mi sorrise leggiadra: "Tu sei l'esempio di saggezza: vivi nell'amore per il tuo dio!"

Non seppi cosa dirle. Era davvero vivere amare un dio? Più lo pregavo più mi sembrava che non mi ascoltasse. E allora perché perseverare su questa via anziché amare un degno mortale?

Oh, se Demetra avesse saputo che pensavo da empia, cos'avrebbe detto di me?

In poco tempo fummo nella stanza dove Priamo, mio zio, teneva i banchetti. Tutto era allestito al meglio per accogliere i principi.

Quando arrivammo lì il re di Troia, ormai anziano e con i capelli brizzolati d'argento, ci si avvicinò sorridendo radioso.

"Briseide!" mi abbracciò. "Demetra" prese la mano alla sacerdotessa e gliela baciò. "Per me è una gioia avervi qui. Fra poco i Ettore e Paride torneranno dalle loro stanze e banchettermo assieme."

Sorrisi di circostanza -avevo un brutto presentimento.

Priamo si dedicò a Demetra. Le domandò della famiglia e dell'amore -Apollo. Lei si sentì sicuramente a disagio con il suo re davanti e a un certo punto mi prese la mano ed esclamò: "Eccoli!" indicando la scalinata che portava dall'ala delle camere del palazzo a quella più pubblica.

Ettore e Paride scesero i gradini come due eroi -anzi, loro erano due eroi- sorridendo persino alla servitù.

Ero così felice. Almeno, finché non comparve una terza figura alle loro spalle: era una donna, indossava una pesante veste che le copriva il volto; alcune ciocche di capelli erano sfuggite al velo e arrogantemente le si posavano, bionde, sulle spalle.

Quel biondo mi spiazzò: chi era costei?

Subito i tre vennero da Priamo e perciò da me e Demetra -che arrossì violentemente e si coprì la bocca con la mano.

Ettore non la degnò di un'occhiata -com'era giusto: era persino sposato, non sarebbe mai funzionata fra loro una relazione, seppure segreta.

Mi stritolò in un caldo abbraccio.

"Cugina!"

"Ettore!" sorrisi e le lacrime mi pizzicarono gli occhi. "Sei qui..."

"Sono qui" mi baciò le guance. "Sei bellissima, dèi!" Si allontanò un po' da me per guardarmi; io feci un giro su me stessa per farmi guardare.

"Ettore, non tenerla tutta per te!" protestò Paride, che aveva già salutato il padre Priamo. Quando fece per venire verso di me, la donna misteriosa lo bloccò, sussurrando qualcosa.

Misi il muso: chi era costei per privarmi dell'abbraccio di mio cugino? Anche Paride parve infastidito, disse: "Elena, scusami un attimo" e tornò verso di me per abbracciarmi.

Ma io mi ero spenta, ormai.

Elena. Quella Elena?

Ti prego, Apollo, fa' che non sia Elena di Sparta

Il mio stomaco sussultò e il mio cuore impazzì. Mentre Paride mi abbracciava, gli sibilai all'orecchio: "Dimmi che non sei così imprudente, cugino."

La cattiveria nella mia voce stupì persino me.

Lui si allontanò scioccato. "Perché dici questo?"

Non gli avevo dato esattamente un caloroso benvenuto, ma nemmeno lui mi aveva trattata così bene, presentandosi con la sua nuova puttana qui a Troia. Una sgualdrina fin troppo pericolosa.

Sperai con tutta la mia forza che non fosse lei.

Priamo le posò una mano sulla spalla, su quei caratteristici capelli chiari.

"E voi, siete la nuova donna di Ettore?"

Paride si schiarì la gola. "No, padre. E' la mia nuova donna." Sorrise. In quel sorriso c'era amore -l'avrei voluto strozzare.

"Ah sì? E posso permettermi di chiedere chi siete?" la guardò paterno, parlando con voce arrochita dall'età. "Anche se non abbiamo ancora mangiato il banchetto. Sono... curioso, lo ammetto" sogghignò brevemente.

La ragazza -ero ormai sicura che fosse lei, dannazione- si rivolse con il viso coperto verso Paride. Lui le sollevò il velo.

Elena di Sparta.

La rabbia mi divampò dentro e si propagò in me come fuoco brucianta, mi sfuggì un urlo esasperato e feci un passo col pugno in aria verso la puttana di Paride.

Una forza esterna si impossessò di me e mi fece urlare a gran voce: "QUESTA DONNA CI PORTERA' ALLA MORTE!"

Poi caddi svenuta sul pavimento di marmo, battendo le membra al suolo.

 

 

NdA.

Eccoci qui. E' stato all'altezza delle vostre aspettative? Mi auguro vivamente di sì :)

La "forza esterna" che si impossessa di Briseide è una divinità.

Se vi va vi invito a lasciare una recensione ;)

A presto,

Sxds.

  
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