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Autore: DalmausitaSonadora    25/05/2014    0 recensioni
[Cast Casi Angeles http://es.wikipedia.org/wiki/Casi_%C3%A1ngeles]
Lali Esposito e Peter Lanzani vengono da due mondi diversi, ma si amano. Dopo innumerevoli difficoltà, sono riusciti a tornare insieme e devono affrontare almeno una parte del loro passato, per poi riuscire ad andare verso il futuro.
Questo è un epilogo alternativo ad una storia che ho letto su un blog spagnolo. L'ho pubblicata tradotta su facebook, quindi chi vuole leggere la storia può dirmelo tramite la recensione.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo alternativo

 

Lali si accorse che sua sorella stava applaudendo e gridando come un tifoso alla partita della sua squadra del cuore. Peter si staccò da lei e sorrise - “Abbiamo già una sostenitrice. Direi che siamo già a buon punto, o no?”

La ragazza sorrise a sua volta e si avvicinò alla sorella, accarezzandole la testa - “Lei mi ha sempre sostenuto. Forse è l'unica persona che mi abbia mai capita... be', lei e te.”

“Lali, non prenderla come offesa, ma non è stato difficile capirti. E non perché tu sia nel complesso una persona facile, ma perché non ho mai trovato qualcuno che mi somigliasse come te... Tutta quelle stronzate sull'apparenza, sulle aspettative da rispettare... nessuno capiva che il ragazzo menefreghista e delinquente era solo una maschera, ma tu si. Tu lo hai capito dopo nemmeno un paio di parole. E niente è stato più bello, nella mia vita, di quando ti sei aperta a me, di quando mi hai fatto capire che per te ero importante, che mi amavi per ciò che ero, non per l'immagine che tutti avevano di me. Di questo non ti ringrazierò mai abbastanza.”

Lali si asciugò le lacrime che avevano cominciato a scendere lungo le sue guance - “Credevo di riuscire a non piangere, ma se mi parli così, la vedo impossibile.”

Peter rise e si avvicinò alle due sorelle, circondando con un braccio le spalle della sua ragazza - “Non voglio veder scendere nemmeno un'altra lacrima dai tuoi occhi per causa mia. E quando piangerai, io sarò sempre con te. Non ho intenzione di lasciarti mai più... se non mi mandi via tu.”

La voce di Georgia arrivò alle loro spalle, quando lei si schiarì la gola con discrezione - “Mariana, scusami, ma Laura ha la fisioterapia in piscina.”

“Nessun problema, Georgia. Grazie mille per avermi chiamata...” - poi la ragazza si rivolse a sua sorella, abbracciandola - “Tesoro, non so se domani riuscirò a venire, perché iniziano i corsi. Ma vengo appena ho un attimo libero, ok?”

Laura digitò qualcosa sulla tastiera del suo portatile ed una voce metallica rispose per lei - “Non preoccuparti, io sto bene, quando potete venite.”

“Ah, quindi tu vuoi che venga anche Peter? Non possiamo nemmeno fare una chiacchierata tra donne?”

“Lau, sbaglio o tua sorella è gelosa?” - le chiese Peter, circondandole la vita con le braccia.

“Si, e molto.” - rispose la voce metallica - “Ma non ti ruberò il fidanzato, tranquilla Lali.”

Tutti e quattro, compresa Georgia, scoppiarono a ridere, e l'infermiera spinse via la carrozzella verso l'ingresso della piscina.

 

Quando uscirono dalla struttura, passeggiarono sull'erba ben curata del campus, raccontandosi cosa era successo in quei mesi bui in cui erano stati malissimo.

“Prima di fare quello scambio, chiamai Gary e gli parlai di tutto. Da quel momento, lui è stato il mio contatto qui quando ero in Messico. E quando sono andato ad affrontare la sfida per uscire dalla banda, se non fosse stato per lui sarei morto. Ha mandato una pattuglia come gli avevo detto e mi hanno portato in ospedale. Ora Chuy e gli altri capi sono in gattabuia e gli altri ragazzi... gli altri sono liberi, svolgono dei lavori in comunità, e sembra che siano ben integrati. Non possiamo dire che la zona sud e la zona nord siano diventate un tutt'uno, ma almeno a scuola adesso non ci sono più pregiudizi e risse.”

“Cosa ti hanno fatto?”

“Mi hanno picchiato, ovunque... e quel maledetto sadico di merda di Chuy mi ha marchiato a fuoco, come un fottuto vitello.”

Al sentire quelle parole, Lali strinse la mano del suo ragazzo, quasi aggrappandosi ad essa - “Come hanno potuto? Tuo cugino! Gli amici di una vita...”

“Hanno fatto quello che dovevano per non rischiare la loro vita e quella delle loro famiglie, Mariana; li capisco. È la stessa cosa che feci io quando morì mio padre... ed è la stessa cosa che avrebbe dovuto fare Vico se fossi morto io.”

Lali lo abbracciò forte e lui le diede un bacio sulla fronte - “Io in confronto a te ho passato cinque mesi alle Hawaii a bere latte dalle noci di cocco.”

“No, amore mio, tu hai passato l'Inferno a pensare che io non ti amassi e che ti avessi usata per una maledettissima e stupidissima scommessa. Ma ti giuro che d'ora in poi ti ricorderò che ti amo, tutti i giorni, tutte le notti, ogni ora e ogni minuto.”

“Mmmmh, sembra promettente. Perché non cominci subito?”

“Ti amo, ti amo, ti amo...” - disse lui, prima facendo sfiorare i loro nasi e poi premendo le labbra sulle sue più e più volte, fino a che i baci non divennero sempre più esigenti, sempre più appassionati.

“Dov'è il tuo alloggio?”

“Mi hanno sistemato nell'alloggio degli studenti lavoratori. Noi ne abbiamo uno a parte perché abbiamo delle chiavi a doppio zero e quindi delle serrature particolari e delle attrezzature nell'edificio. Vuoi sapere dove passeremo la nostra vita da sposati? Perché ti assicuro che quando vivremo insieme non sarà di certo condividendo la casa con degli impiccioni nerd.”

Lei rise e gli sbottonò il primo bottone della camicia, per poi posare un bacio sul suo collo - “Peter, non la prendere a male... ma se ti presenti di nuovo con una camicia inamidata da secchione, ti lascio, ti preferisco in jeans e maglietta. E ti ho chiesto dell'alloggio perché voglio stare da sola con te... sola sola.”

Lui le rivolse uno sguardo malizioso ma dispiaciuto - “Amore, mi dispiace, ma c'è il mio compagno di stanza, Maxi, che ha coperto il turno di notte, e sta dormendo... non posso cacciarlo.”

“Mmmmh, poco male... perché nel mio dormitorio c'è una festa e Lexie, la mia compagna di stanza, ci è andata con tutte le altre del mio piano. La stanza sarà mia per almeno altre sei ore...”

“Diamine, tu mi vuoi morto prima dei quaranta?”

“No, tesoro. Per quello che voglio fare mi serve che tu sia vivo e vegeto.”

Lei lo prese per mano e insieme si diressero verso il dormitorio delle alpha beta gamma, la confraternita di Lali.

 

“Amore, sei sicura? Non voglio che tu ti senta pressata o...” - disse il ragazzo, una volta sul letto di una piazza e mezzo di Lali.

Lei lo interruppe posandogli un dito sulle labbra - “Amore, non voglio altro che stare di nuovo con te. Farti capire quanto ti amo. E sentire quanto tu ami me. È possibile?”

“Non posso chiedere di più, amore mio.”

Lui la strinse fra le sue braccia forti, coperte dai tatuaggi dei Latinos Blood, accarezzandola con le mani dure e ruvide, le mani di un ragazzo che aveva sempre lavorato e che continuava a farlo.

Le loro labbra restarono incollate per intervalli di tempo lunghissimi, fino a perdere il fiato, mentre pian piano si liberavano dei vestiti.

"Mh, amore, aspetta." - disse lei, tra un bacio e l'altro.

"Che c'è?"

Lei si alzò, prese un foulard rosso e lo allacciò al pomello esterno della porta, chiudendola a chiave.

Lui rise - "Non avevi detto che avevamo come minimo sei ore?"

"Si, in effetti... ma non mi dispiacerebbe sforare e stare con te finché Lexie non mi caccia." - disse lei, tornando al letto.

"Non sai quanto ne sono felice, La." - disse lui, accarezzandole le natiche - "Cazzo!"

"Che?"

"Lali, non abbiamo preservativi."

"Non preoccuparti, a questo abbiamo rimedio." - la ragazza frugò nell'armadio, dove trovò una scatola di profilattici. Poi, ridacchiando, spiegò - "Lexie mi ha detto che ne teneva uno qui, in caso di urgenza. Quindi credo non avrà nulla da obiettare se lodiamo la sua prudenza."

"Sei terribile... Mi fai impazzire."

"Devi parlare ancora per molto?"

"No, meglio passare all'azione."

Improvvisamente, lui la fece stendere e cominciò a baciarla con più foga, al punto che la tenerezza di poco prima lasciò spazio alla passione, al desiderio, alla necessità...

Lei gli accarezzò i capelli, scendendo lungo la nuca fino ad arrivare alla schiena muscolosa e ormai piena di cicatrici... La ragazza sussultò sentendo al tatto le sue bruciature.

Sentì le lacrime salirle agli occhi - “Oh Dio Santo, ma cosa ti hanno fatto?”

“No, amore mio, non piangere per me. Non piangere per qualcosa che non hai fatto tu... Forse dovremmo fermarci per ora... finché non ti sarai abituata all'idea.”

“No, no... sto bene. Fammi guardare meglio.”

“Ti ho detto che non è necessario, Lali. Ti farai del male...”

Lei non ascoltò le sue proteste e si rialzò a sedere, posizionandosi dietro di lui. Percorse le sue cicatrici con le dita e poi vi posò le labbra, seguendo il percorso con una tale dolcezza che fece venire le lacrime agli occhi di Peter.

Finite le cicatrici, Lali lo abbracciò, posando il seno contro la sua schiena, lasciando che la pelle morbida di lei “consolasse” quella martoriata di lui, e lo baciò sul collo dolcemente - “Abbiamo tante di quelle cicatrici, interne, esterne... ma non mi interessa finché ci sarai tu a curarmele. Lascia che sia lo stesso per te. Non mi interessa ciò che abbiamo le spalle. Voglio solo pensare a quello che abbiamo davanti a noi ogni giorno. Puoi riuscirci?”

“Aspettavo che me lo dicessi, La. Però adesso per favore se non la smettiamo di parlare, la tua amica ci troverà insieme e ancora non avremo fatto niente.”

Lei gli lasciò un ultimo bacio sulla spalla sinistra - “Le prossime sei ore sono tutte per noi due.”

Lui si girò e le prese le labbra fra le sue, accarezzandole la lingua con la sua. Le sfilò gli slip e cominciò ad accarezzarla piano... ma quando lei gli tolse i boxer non fu capace di trattenersi oltre e le disse - “Non sai quante notti insonni ho passato pensando a questo momento.”

Srotolò il preservativo sulla sua erezione e si guidò dentro di lei; cominciò a muoversi, baciandola e toccandola dappertutto, non risparmiandosi niente, dandosi tutto a lei.

Le lancette continuavano a girare mentre loro alternavano piccole carezze a confessioni e dichiarazioni appassionate, baci roventi e altri 'avvicendamenti'.

“Di nuovo.” - sussurrò lei, con la testa sul suo petto.

“Cosa?”

“Di nuovo. Abbiamo ancora altro tempo, non sprechiamolo.”

“Di cosa hai paura?”

“Che il nostro tempo non sarà mai abbastanza.” - confessò lei, mettendosi a cavalcioni sul bacino di lui.

“No, amore, no... Abbiamo tempo fino a quando ne vorremo. Ti giuro che mai più ci separeranno... mai più”.

 

1 anno dopo, Natale

 

Peter sbuffò, bloccato nel traffico.

Lali gli accarezzò la mano posata sul cambio delle marce e, stringendola, se la portò alle labbra, posandovi un bacio - “Amore, tranquillo. Andrà tutto bene.” - gli sorrise rassicurante.

“Ah, dici? Be', non mi sembrava da quello che ha detto tua madre al telefono.” - fece lui, rassegnato.

“Lo sai com'è fatta mia madre. La fa sempre tragica. Papà già ha cominciato ad accettarlo, tua madre comincia a parlarmi senza volermi schiaffeggiare... ora manca solo la mia. Dovrà accettarlo, si o si.”

“Cosa dovrò fare? Ho smesso con i Latinos Blood, mi sono messo a lavorare, ho ripagato il debito studentesco, sto dando gli esami, con ottimi voti, ad una velocità straordinaria.”

“E infatti mi stai trascurando molto per lo studio, macho.”

Lui la guardò truce - “Dico sul serio, Lali.”

“Amore, potresti anche laurearti domani stesso, ma i pregiudizi di mia madre non spariranno da un giorno all'altro. Ci vorrà tempo, ma alla fine vedrà che sono felice insieme a te, e dovrà accettarlo. E, se ci mettiamo a litigare, non inizieremo bene, perché sarò molto triste.”

Questo riuscì a strappargli un sorriso - “Cosa posso fare per renderti felice?”

“Comincia stando zitto e dandomi uno di quei baci che mi tolgono il respiro.”

Lui rise e le prese il viso fra le mani, stampando le labbra sulle sue. Se non fosse stato per i clacson insistenti, il traffico sarebbe stato fermo per parecchio tempo ancora.

Rimettendo la macchina in moto, Peter espresse un pensiero che aveva in mente da un po' - “Vorrei andare al cimitero. Sai per... Nicolas e... per mio padre.”

Lei lo guardò intensamente e gli accarezzò la guancia - “Certo, andiamoci.”

Alla seconda uscita per Fairfield, Peter imboccò la stradina secondaria che portava al vecchio cimitero, tutto diroccato sulla collina.

Si fermarono al chiosco del fioraio vicino alle mura e comprarono dei tulipani per il padre di Peter, che li amava, e dei girasoli per Nico.

“Perché i girasoli?”

“Lui diceva sempre che dove c'era il sole sarebbe andato lui. Odiava la notte. I girasoli sono come lui.”

La loro prima fermata fu alla tomba del padre di Peter, dove lui recitò una silenziosa preghiera e Lali sistemò i fiori nel vaso.

Senza altre parole, i due si spostarono nel settore dove era stato seppellito Nicolas. L'epitaffio recitava 'Un uomo la cui famiglia non era quella scelta dal sangue, ma quella che lui sceglieva di volere e formata dalle persone che lui sceglieva di amare.'

Peter pose i fiori in un vaso, vicino alle rose già messe da qualcun altro.

“Amico, lo so che dicevi di odiare i fiori, per fare il duro, ma lo so che ti piacevano. Notavo come guardavi le ghirlande al matrimonio di Rochi e Gas, ho visto come guardavi quel mazzo di rose rosse... scommetto che le volevi regalare ad Eugenia.”

“Parli di me in mia assenza, Juan Pedro?” - disse una voce alle loro spalle.

La ragazza che aveva difeso Lali contro Belen nel loro primo scontro, l'unica che l'avesse appoggiata sin dall'inizio nella sua storia con Peter, era lì davanti a loro, ma di lei non sembrava essere rimasto molto. Non che non fosse sempre bellissima, ma quell'ingenuo bagliore nei suoi occhi verdi e la sua sfrontatezza, erano spariti. E, davanti a sé, spingeva un passeggino.

“Euge...” - lui corse ad abbracciarla e la strinse forte a sé.

Era dalla fine della scuola che non la vedevano, faceva troppo male ricordare i tempi passati assieme.

“Euge. Che cos-...” - fece per domandargli Peter, ma lei lo interruppe.

“E' esattamente come pensi, Peter.”

“Il bambino è tuo figlio?”

“Si... mio e di Nicolas.”

“Ma quando ci siamo incontrate quella volta vicino agli armadietti non mi hai detto niente... e nemmeno si vedeva.” - intervenne Lali.

“Lali, non sapevo nemmeno se tenerlo quando l'ho scoperto, così coprii la pancia con una panciera. Poi ho deciso di tenerlo e... ed eccoci qui, io e Nicolas Jr.”

“Come stai?” - le chiese la ragazza, guardando il bambino, quasi estasiata. In testa aveva pochi ricci, biondi come quelli del padre, ma per il resto era uguale alla madre.

“Sto, Lali. Sto come si sta in questi casi. Ma tiro avanti. Per Nicolas Jr. Che battezzerò tra un paio di settimane.”

“Congratulazioni, Eu. È bellissimo.” - disse Peter, accarezzando la guancia morbida del bambino.

“Vorresti essere il padrino? Per la madrina avevo pensato a mia sorella, ma volevo ci fosse anche qualcuno della famiglia di Nico. Tu eri suo fratello.”

“Lo sono. Non ho mai smesso di esserlo. E sarà un onore essere il padrino di suo figlio.”

Una lacrima solitaria scese dagli occhi di Euge e Peter la abbracciò di nuovo. Per dar loro un po' di privacy, Lali andò a prendere un po' d'acqua da versare nel vaso dei fiori e li lasciò da soli per un'oretta buona.

 

“Sei sconvolto.” - chiese Lali a Peter, ancora in macchina davanti casa di lei.

“Ho sempre pensato che Nicolas avrebbe avuto un figlio, prima o poi, ma non che non sarebbe stato presente per crescerlo.” - rispose lui, appoggiando la testa al sedile, e sospirando.

“Se non te la senti possiamo venire domani, tranquillo.”

“No, non c'è niente che non mi senta di fare. Su, andiamo.” - disse lui, prendendo il vassoio di pasticcini comprati nel negozio dove Victorio aveva trovato lavoro part-time.

Usciti dall'auto, si presero per mano e Lali disse - “Si prospetta una serata interessante.”

“Non c'è una serata che non sia interessante con te, tesoro mio.” - disse lui, baciandola - “Meglio andare. Non vorrei cominciare già da adesso a perdere punti con i tuoi per il ritardo.”

“Si, andiamo.” - rispose lei, e insieme si incamminarono verso casa.

Insieme, come sempre avrebbero fatto in futuro. Insieme, per superare quello che era successo in passato. Insieme, per vivere, giorno per giorno, il loro presente.

 

Questo è un epilogo alternativo ad una storia che ho
letto su un blog spagnolo e poi tradotto sulla mia
pagina facebook. Per chi volesse leggere tutta la
storia, può scrivermelo nelle recensioni.
  
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