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Autore: xCyanide    26/05/2014    4 recensioni
Annusò quel profumo delicato di bagno schiuma e shampoo e si disse che sì, quello era rosso, era amore. Che tutti sbagliano, che non si può descrivere una sensazione, ma si può ascoltare, si può assaggiare. Non si può dare una definizione a un'emozione, ma si può toccare, palpare, plasmare a nostro piacimento, senza che nessuno possa contraddirci perché si tratta della nostra vita e del nostro spettro psicologico.
Tutti sbagliano a giudicare, a credere di avere la verità in mano e pensare di essere migliori di qualcun altro solo perché questo qualcuno è inetto socialmente.
Era arrivato a pensare che Frank fosse così solo perché sapeva che la società non meritava di essere capita e apprezzata, che come nessuno sembrava capire lui, lui avrebbe fatto finta di non capire nessuno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando gli squillò il telefono si rese conto di arrossire appena nel leggere quel nome che tanto aveva aspettato, quasi bramato, nelle ultime ore. L'ultima volta che si erano sentiti, quel ragazzo gli aveva promesso che l'avrebbe chiamato entro il pomeriggio per delineare per bene tutti i caratteri del loro primo incontro. Nonostante fosse sostanzialmente un incontro di lavoro, anche se molto importante, la cosa che più gli premeva nel petto era avere un buon impatto su di lui come persona e non come lavoratore.
Gerard -nome d'arte: Arthur, da poter abbreviare con Art- possedeva un'importante galleria d'arte proprio nel centro di New York e nonostante Frank non ci fosse mai stato, e nemmeno mai entrato, sapeva che riuscire ad esporre almeno un paio di quadri in quel posto sarebbe stato molto importante soprattutto per delle entrate di denaro che necessitava particolarmente in quel momento. Semplicemente, non era un artista affermato ma avrebbe potuto diventarlo in qualche modo grazie all'aiuto di quell'uomo, quasi suo coetaneo, che gli aveva proposto tramite un sito internet di incontrarsi e parlare del suo futuro lavorativo e delle possibilità che avesse di portare qualche opera da lui per metterla in bella vista nel salone centrale della galleria. Linda sembrava davvero molto entusiasta di tutto quello, era lei che gli aveva spiegato tutte le modalità del mondo del lavoro e dell'importanza di guadagnare in una società che purtroppo girava completamente intorno ai soldi e al commercio. Il ragazzo pareva aver capito.
Il problema era sopraggiunto solo quando, vedendo di andare d'accordo dopo le prime recensioni che si erano scambiati, avevano deciso di scambiarsi i numeri di cellulare, le e-mail, i profili Facebook, Twitter e addirittura di Instagram così da poter seguire gli spostamenti l'uno con l'altro e poter essere sempre in qualche modo a contatto così da non perdersi di vista - e non perdere un lavoro che faceva venire la bava alla bocca al nostro piccolo e giovane aspirante artista di talento. Ovviamente la sua mamma apprensiva faceva di tutto per non lasciarlo mai solo, dato i suoi leggeri problemi dal punto di vista psicologico.
Franklin, ecco il suo nome, aveva un talento quasi unico nel suo genere tra le mani, avendo quella che i dottori avrebbero definito la patologia della sinestesia. Per lui più un miracolo che una malattia vera e propria, dato che di male non portava niente di niente. Sapeva che era un caso su duemila il suo, ma quello che non sapeva è che quella fortuna era sopraggiunta solo dopo un problema maggiore, della quale ovviamente non teneva conto, non conoscendone propriamente l'esistenza: l'autismo.
Sin dai primi mesi di età aveva sviluppato un leggerissimo stadio di autismo che l'aveva portato ad essere ipersensibile verso tutto quello che lo circondava che facesse parte della sfera sensoriale della vita. La socialità non era il suo forte, non voleva circondarsi di persone, ma aveva deciso che Gerard gli piaceva. Sicuramente era una persona paziente per avere a che fare con lui, pensava sua mamma Linda, dato quello che Frank solitamente rappresentava per le persone.
La donna l'aveva visto solo per così tanto tempo, volutamente, che essergli accanto e indicargli la via giusta per la sua prima amicizia quasi non gli sembrava una cosa vera. Era così emozionata! Frank sorrideva finalmente, non passava le giornate intere a sistemare in modo convulsivo i suoi pennelli in quello studio troppo piccolo per contenere tutto quell'estro che possedeva e lasciava andare solo quando dipingeva.
Sosteneva di poter ascoltare i suoi quadri, ogni colore lo riportava a un suono e a una situazione, una sensazione. Il rosso era l'amore, era un suono acuto della sua amata chitarra, era il sapore delle fragole in primavera, così succose e appena aspre, era il caldo sulla pelle quelle rare volte che si lasciava andare per uscire di casa. Il giallo era un sorriso sincero, era una sonata allegra, il sapore dolciastro dell'ananas sulla lingua, la sensazione di calore nel petto quando tutto intorno a lui era a posto, era in ordine proprio come il suo cervello gli diceva che doveva essere. Il verde era la sensazione dell'erba sotto il peso di un corpo, un manto di dolcezza che lo avvolgeva come le foglie facevano con i rami smunti di un albero che fino a qualche mese prima in pieno inverno si era dato per spacciato. Il grigio era il Requiem di Mozart, quelle note forti e sicure, quell'aiuto celato dietro una sonata, quell'angoscia che si aveva quando ci si trovava dentro una stanza piena di gente e la voglia di riuscire a farlo, di farcela, che cazzo! Ma la consapevolezza di non poterlo fare per niente al mondo.
Frank era un ragazzo d'oro, pensava Linda con amore, meritava di essere apprezzato tramite la sua arte e tramite la voglia di vivere che comunque trasmetteva, nonostante tutto quei problemi. I suoi quadri erano un'esplosione di colori, di sfumature felici, con qualche piccolissima connotazione triste. Per lo più erano ritratti, si focalizzava spesso sulle persone che aveva intorno e passava ore ad arrovellarsi il cervello per farle quadrare dentro la propria mente malata. A volte creava volti simmetrici, completamente sfatti per gli altri, e sensati per lui. Altre volte invece aggiungeva delle vertebre ai corpi delle donne che vedeva andare al parco davanti casa - quelle che osservava rannicchiato davanti alla finestra - così da farle sembrare scorpioni, esseri infimi e spregevoli ai suoi occhi. Era anche capitato che aggiungesse braccia per far diventare il soggetto una specie di aracne sinuoso o che semplicemente disegnasse un terzo occhio a tutti quelli che attiravano anche solo per un attimo la sua attenzione così compulsiva e decentrata.
Gerard, dal canto suo, si era innamorato del suo modo di vedere il mondo e di lui nonostante ancora non avesse avuto modo di saggiare con i propri occhi quella mente così geniale ma poco compresa. Ecco perché voleva assolutamente dargli quel lavoro, quel posto fisso e pagato nella sua galleria d'arte, perché in quel modo tutti quanti i visitatori avrebbero potuto vedere come era perfetto osservare quelle opere, come ti facesse capire che la realtà è relativa, che ognuno la vede come vuole. Sperava solo di essere quello che Frank credeva, l'amico che cercava. Perché con tutto l'amore che provava per lui, essergli confidente e aiutarlo in quella vita che non era stata per niente meritocratica con lui era il minimo. Non riusciva a non farlo.
Comunque, quando  Linda si rese conto che Frank non aveva intenzione di rispondere al cellulare perché ancora una volta si era perso in uno dei suoi arrovellamenti mentali mentre osservava il nome dell'amico sullo schermo del cellulare che con tanta fatica aveva accettato di farsi comprare, decise di prendere la situazione tra le mani e togliergli quell'aggeggio dalle dita così da poter rispondere di pugno suo.
-Buonasera! - trillò nel ricevitore, forse un pochino troppo entusiasta, ma senza preoccuparsi perché non era la prima volta che sentiva Gerard in prima persona ed ormai avevano una certa confidenza. Si rese conto, senza nemmeno guardarlo, che Frank era rimasto con le dita curve come se stesse ancora tenendo il cellulare a se e lo sguardo perso nel vuoto, un leggerissimo movimento del capo scandiva il tempo. Sapeva che in quel momento, qualsiasi cosa gli avrebbe detto lui non l'avrebbe presa in considerazione, quindi con la sua esperienza ventennale con quel tipo di problema decise di fare da se anche per decidere dove e quando incontrare quell'uomo che si stava dimostrando così gentile nei confronti di un ragazzo di venti anni che non aveva nessuno al mondo a parte sua mamma. Linda avvertì Gerard ridere appena nel sentire quel tono così felice, quindi fece appena spallucce premurandosi di chiudere la mano del suo bimbo nella propria in modo da far riposare quelle povere falangi così distrutte dalla tensione dei tendini. -Frank in questo momento è un pochino... impegnato, quindi dovrai metterti d'accordo con me, ragazzo, mi dispiace.
-Oh si, io... capito, lo lasci stare e gli faccia fare quello che vuole, non importa. Tanto ci vedremo tra pochissimo tempo, avremo tutto il tempo di parlare - rispose cortese il ventisettenne dall'altra parte del telefono, ben conscio che in realtà l'amico probabilmente stava semplicemente fissando il vuoto perso in un qualche pensiero davvero particolare. Preferiva non chiedere, in qualche modo lo faceva sentire meglio pensare di voler trattare Frank come se non avesse nessun problema effettivo, non voleva essere l'ennesimo stronzo. -Comunque, mi metto d'accordo con lei sicuramente, dato che questa settimana sono sempre libero. Mio fratello baderà alla galleria e io avrò modo di sistemare tutto quello che riguarda Frankie così da fargli spazio nella mostra. Ha già tre posti nel salone principale, ma vorrei tanto fargli lasciare qualcosa anche nelle altre due stanze, e magari lasciargli proprio un angolo per una qualche istallazione, se se la sente. Ma sono sicuro che andrà tutto bene, nessuno ha intenzione di fargli pressione o cose del genere. E' così bravo, madame Iero, glielo garantisco.
La donna si sentì arrossire perché fare i complimenti a Frank era come farli direttamente a lei e stavolta non si sentì in dovere di puntualizzare che odiava le persone che le si rivolgevano con il lei, dato che la facevano sentire già troppo avanti con l'età nonostante avesse poco più di quaranta anni. -Ragazzo, io ti ho capito, sai? So perché fai tutto questo e so che dietro c'è un sentimento molto nobile e cavalleresco quindi l'unica cosa che posso dirti è un grandissimo grazie, perché stai dando un'opportunità al mio Bambino che non tutti gli darebbero. - Si sentiva libera di parlare dato che il piccolo Frankie, ancora fisso in quel punto vuoto del proprio corpo, non si sentiva in dovere di ascoltare e partecipare attivamente a quella conversazione. E voleva semplicemente estorcere la confessione a quel ragazzo così gentile dato che in cuor suo sapeva già la risposta. L'amore avrebbe smosso anche le montagne se fosse stato possibile e quando la piccola risatina di Gerard riempì il silenzio si rese conto di aver azzeccato in pieno quello che stava succedendo. Si sentiva super, una super mamma con i superpoteri. -Quindi... va bene per te e per il tuo bel faccino se ci vediamo domani alle quindici allo Starbucks davanti la tua galleria? Se Frank si comporta bene potrei anche lasciarvi soli un pochino, però dipende da lui.
-Domani... allo Starbucks - sentì sussurrare dal suo Bambino, seduto proprio accanto a lui, ma stavolta aveva gli occhi puntati su lei, come se finalmente avesse capito quello che stava succedendo. Il fatto che ripetesse spesso quello che gli veniva detto era parte integrante del suo autismo quindi la cosa non stupì Linda, che invece gli sorrise nel vederlo così riscosso dai propri pensieri, le labbra appena spalancate e quegli splendidi occhi da cerbiatto che brillavano al pensiero. -E'... è Gerard? Domani? Domani, m-mamma? - domandò come se fosse incredulo, il suo lato appena poco più estroverso che usciva leggermente fuori data quella notizia così allegra. -Io... domani? - chiese di nuovo e la mamma si sentì felice nel vederlo così emozionato che si sporse appena per carezzargli la spalla mentre lui deglutiva lentamente, come se non ci credesse.
-Si, domani, Bambino - disse con affetto, sorridendogli teneramente e lui si alzò velocemente in piedi per correre verso il proprio studio, mormorando dall'altra stanza parole come "borsa" e "devo sistemare" come per farle capire che effettivamente era pronto per uscire allo scoperto almeno con quel nuovo amico che era così dolce con lui. Linda, tornata a pensare a Gerard che stava dicendo che per domani era perfetto, aggiunse soltanto -Fatti bello, per il mio tesoro, che non avrà occhi se non per te.
 
Far salire Frank su una metropolitana fu la cosa più complicata che Linda avesse mai fatto in vita sua, ma una volta calmato e fatto sedere, tutto filò liscio come l'olio. Il proprio bimbo si era rannicchiato su una di quelle sedie scomode portando le gambe al petto e teneva gli occhi fissi a una ragazza di carnagione scura che dopo quegli sguardi insistenti durati qualche minuto, aveva deciso di andare a sistemarsi più in là. Che ne sapevano gli altri che se Frank ti guardava era per dirti che - dio! - gli piacevi da morire? Che il tuo aspetto gli ricordava qualcosa che aveva vissuto e che quindi si sentiva in qualche modo attirato da te?
Dopo quel brusco spostamento comunque non c'era stato nessun altro cambiamento che potesse far trasalire il ragazzo da un momento all'altro e quando era arrivata l'ora di scendere da quell'aggeggio infernale, lui aveva raccattato ordinatamente le proprie tele e le aveva strette al petto, seguendo la mamma fino alla terra ferma, proprio vicino ai binari. Avevano aspettato che la stazione sotterranea di sfollasse un pochino e quando la metropolitana era ripartita, Frankie aveva puntato gli occhi sulle rotaie che sfrecciavano velocissime sui binari e con la voce trasportata aveva tirato fuori una delle sue strampalate teorie.
-Sembra... sembra che lì sotto ci siano delle persone... p-persone che urlano - la stretta sulle proprie opere era diventata appena più forte, come se si volesse proteggere, nonostante nessun altro comportamento diceva che da una parte stava avendo una paura matta di quel momento. -Sono sicuro... s-sicuro, mamma, che le persone urlino i-in questo modo quando stanno morendo. O a-almeno urlano così dentro, come se... come se chiedessero aiuto.
Linda prese un respiro profondo e lentamente gli prese la mano - una delle due che stringeva le tele - e intrecciò lentamente le dita con le sue come a riscuoterlo dai pensieri, sapendo che quei movimenti lo calmavano subito. Lo strattonò appena e lui, come una pecorella smarrita, la seguì passo passo fuori dalla stazione, così da uscire di nuovo all'aria aperta, sotto gli altissimi grattacieli di New York.
Frank si guardava intorno, attento comunque a non incrociare lo sguardo di nessuno, dato che l'unica persona che riusciva a guardare negli occhi era Linda, sapeva che lei non gli avrebbe mai e poi mai fatto del male. La povera donna, tra l'altro, teneva nell'altra mano una mappa di New York e stava cercando di capire come trovare lo Starbucks dove avevano appuntamento con Gerard.
Fu solo quando sentì qualcuno chiamare il proprio Bambino che si voltò e notò una figura della quale aveva visto solo il viso fino a quel momento, che velocemente scuoteva la mano in aria come ad attirare la loro attenzione. Frank non si voltò, non si voltava mai quando veniva chiamato, ma osservando gli occhi di Linda che cambiavano direzione si sentì in dovere di seguire quella linea immaginaria che percorrevano per osservare quello che lei stava osservando, per capirci.
Ovviamente la loro visione della situazione fu diversa, dato che Frank in se vide una persona nella quale sentiva di potersi specchiare, aveva la stessa energia di sua mamma, mentre Linda vide un ragazzo dannatamente splendido che era lì pronto per aiutare, per far sorridere e gli fu in un attimo dannatamente grata.
Bambino - come lo chiamava la mamma - si fissò in quella pelle di porcellana che possedeva il ragazzo, proprio mentre attraversava la strada stretto al braccio di Linda e subito il proprio cervello gli propose una quindicina di modi per modificare il corpo di Gerard e farlo diventare un qualcosa di inquietante ma perfetto.
Quando si ritrovò davanti a lui, nemmeno accortosi che Linda già si stava presentando di persona, si perse nuovamente in un particolare di quel viso: gli occhi cangianti, che sembravano un lago sporco, la dimora di un qualche mostro tipo Loch Ness, ma più accoglienti. Come se potessero contenere una melodia in quelle striature, come se fossero occhi che si potessero suonare solo se guardati bene. Era sicuro che contenessero qualcosa, qualche segreto, qualche tesoro inestimabile per l'umanità perché non aveva mai sentito sonata migliore di quella. Sapeva di viole, di viole e papaveri.
Linda gli strattonò appena il braccio e lui velocemente scostò lo sguardo sulla mano di Gerard, così lunga e affusolata e si lasciò scappare appena un sorrisino, pensando che erano simili alle sue, erano mani da artista. Quindi, con estrema lentezza, scostò le proprie falangi da quelle della mamma a quelle dell'uomo che aveva accanto, intrecciandole appena come per fargli capire che contava su di lui, davvero tanto, e lasciò che la donna, invece, prendesse in grembo le sue opere, per avere più manualità. Si rese conto in un lampo che tutto in quel ragazzo era una melodia, non solo quelle due iridi che gli avevano rapito l'anima. Quel ragazzo era la sua canzone preferita, poteva sentirla, annusarla, toccarla, assaporarla. Poteva fidarsi di quelle note, lasciare che lo portassero stretto al petto verso un mare di tranquillità.
Gerard non perse tempo nemmeno a fargli domande, aveva già capito tutto.
 
Una volta entrati nello Starbucks, Frank aveva voluto sedersi vicino a Gerard, con tutta la convinzione che possedeva, e Linda sicuramente non si era messa a fare polemica su questo lato di quella avventura che stavano vivendo insieme. Soprattutto perché gli sguardi che Gerard lasciava ad un Frank concentrato soprattutto sulle venature del tavolo, erano tutto tranne che incomprensibili. Era profondamente innamorato di quel ragazzo socialmente inetto ed era il primo, oltre la sua stessa mamma, che pensava ci fosse del grandissimo potenziale in lui.
Bambino, dopotutto, ce la stava mettendo tutta per essere attivo nella situazione quel giorno, tanto che quando Gerard prese le sue tele per "dargli un'occhiata" alzò lo sguardo sul suo viso come timoroso della sua opinione. Semplicemente, però, sul volto del più grande si dipinse un sincero sorriso che scaldò il cuore di Frank, e le parole del direttore della galleria non furono difficili da predire: i quadri sarebbero stati tutti portati alla sede centrale, per diventare parte integrante della mostra che sarebbe cominciata di lì a poco.
Il tempo rimasto lo passarono tranquilli, talmente tanto che Frankie per ben due volte aveva voluto assaggiare la bevanda calda che stava bevendo Gerard e non aveva accennato a volergli lasciare la mano una volta preso il coraggio di chiedergli nuovamente di tenerle intrecciate in quel modo.
Solo quando Linda aveva deciso di lasciarli soli almeno un pochino, visto che Bambino sembrava davvero propenso a quella compagnia, la situazione era diventata appena più intima. Il più grande si era voltato verso di lui con tutto il corpo e lentamente, facendogli vedere il palmo della mano così da non spaventarlo, aveva avvicinato le dita alla sua tempia così da togliergli i capelli dal viso. Dopo un primo scatto brusco con il capo di Frank, Gerard si era ritratto ma lui aveva scosso appena la testa in modo vigoroso, mormorando qualcosa che all'inizio l'uomo non aveva capito.
-T-tu profumi di sogni... è un male dolce, quello... quello di averti accanto - aveva subito abbassato lo sguardo, non perché si vergognasse di quello che aveva appena detto, ma perché non reggeva comunque più tanto quel contatto visivo che per la prima volta agognava con tutto il cuore. Era la paura di volere quei tocchi delicati a fermarlo appena.
Gerard era rimasto totalmente folgorato da quelle parole così veritiere e tenere allo stesso tempo, dato che il tono di voce del ragazzo che aveva davanti vacillava sempre un pochino, come tremante in ogni situazione per paura di quelle interazioni umane alle quali non era per niente abituato.
Il suo cuore comunque aveva accelerato notevolmente perché il ragazzo che credeva di amare da un po' di tempo ritrovandoselo davanti non si era chiuso ulteriormente, bensì il contrario: si stava lasciando andare, cosa che sapeva facesse solo e solamente con Linda, con la quale certamente aveva molta più confidenza.
-E' una cosa molto dolce, quella che hai detto, sai Bambino? - domandò teneramente notando che però Frank nuovamente si era perso in qualcosa, dato che addirittura il leggero movimento del capo era tornato a fargli compagnia. Ma, notò con una certa felicità, stava fissando le loro dita intrecciate.
E stava sorridendo.
 
I loro incontri diventarono più frequenti dato che Linda, avendo parlato con la dottoressa di Frank, era arrivata a una semplice conclusione: tutto quello che faceva bene al figlio, nonostante costasse moltissima fatica e delle spese non indifferenti, andava fatto. Il ragazzo, infatti, aveva cominciato ad aprirsi appena di più e a spiegare alla donna che il prossimo gruppo di quadri che avrebbe voluto sviluppare avrebbe trattato solo esclusivamente di uno studio sulla complessità della mani ma sulla facilità che hanno queste ultime ad intrecciarsi tra loro, come se a volte fossero fatte solo per quello.
Anche se, sempre la famosa dottoressa aveva detto che per i soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico non fosse possibile innamorarsi, secondo la mamma di Frank era tutto il contrario. Bambino era innamorato e si vedeva da come riusciva a lasciarsi andare un tantino di più solo dopo che aveva visto Gerard e che aveva potuto passare il tempo con le dita strette alle sue a sussurrare frasi che potevano sembrare sconnesse, ma per il giovane uomo significavano davvero molto. Stavano guardando il cuore del più grande come fossero vitali e sapeva che non avrebbe potuto vivere senza troppo a lungo.
Comunque, pochissimi giorni prima che la mostra fosse aperta ufficialmente al pubblico, Gerard chiamò Linda e le disse che aveva organizzato un piccolissimo tour della struttura solo per Frank, così che potesse ammirare tutto quanto e rimanere tranquillo grazie all'assenza delle persone che potessero intralciare il suo cammino. Linda lo aveva ringraziato e lui semplicemente aveva detto "Questo ed altro, per il ragazzo che amo", senza nemmeno rendersi conto di quello che aveva appena ammesso. La donna aveva sorriso quasi sciogliendosi completamente al suolo ma aveva deciso di non puntualizzare, sapeva che stava parlando con una persona seria e responsabile che non avrebbe mai spezzato il cuore del proprio piccolo.
 
Arrivati nuovamente a New York, Linda si rese conto che Frank ormai in qualche modo aveva preso confidenza con quella città grande e speciale e che si muoveva in modo appena più sicuro su quei marciapiedi. Nonostante non fosse mai entrato dentro la galleria del più grande, non appena lo vide uscire dalla grande porta e offrirgli la mano, la prese senza fare domande, ancora una volta affascinato dal fatto che le falangi si intrecciassero così facilmente - eppure deve esserci un trucco! - e salutò sua mamma che gli promise di aspettarlo per tutto il tempo fuori, così se qualsiasi cosa fosse servita lei sarebbe stata lì.
Gerard aveva mandato via addirittura anche il personale della reception e le guardie, rimanendo completamente solo in quel grandissimo spazio per lo più bianco sulle pareti e completamente colorato grazie a tutti quei quadri appesi con cura e delimitati da grandi e alti vetri che li proteggevano. La sua famiglia non aveva badato a spese per rendere il suo sogno realtà e fortunatamente tutto era andato bene, così avrebbe ripagato i suoi genitori per tutti gli sforzi che avevano fatto con lui.
Come sempre, Frank non accennava a lasciar andare quelle dita alle quali si era tanto affezionato mentre con curiosità si guardava intorno, gli occhi completamente spalancati e quella andatura ritmica che lo aiutava a non uscire pazzo in ogni momento della giornata. Ogni qual volta vedeva un suo quadro esposto domandava se fosse davvero suo e il ragazzo più grande gli lasciava una carezza sul dorso della mano assicurandogli la provenienza, dicendogli che non aveva intenzione di rimpiazzarlo con nessun altro artista perché era perfetto così com'era.  
Bambino sentiva sempre un calore appena accennato al centro del petto quando avvertiva la voce di Gerard alle orecchie e proprio davanti al suo ultimo quadro esposto, la donna-scorpione, decise di mettere su un piccolo discorso come per spiegare quello che avrebbe voluto dire da tempo.
-Quando... Gerard? Quando... - cominciò, con lo sguardo basso e la voce tremolante che cercava di essere più decisa possibile in quella situazione così nuova e spaventosa per lui. Ma comunque, in qualche modo il suo cervello aveva deciso di rendere partecipe il più grande di tutto quello che stava succedendo in quella mentre decentrata e quindi si fece forza prendendo un lungo respiro. Lentamente dondolò il capo come a darsi un ritmo per le parole, lo aiutava. -Quando mia mamma... ha parlato di amore, i-io sono andato a cercare nel dizionario cosa significa e... non m-mi è sembrato giusto - tremò appena, ma la voce era più stabile. Gerard comunque rimaneva paziente e il solito sorriso tenero campeggiava sul suo viso rotondo mentre attendeva altre parole del ragazzo che amava. -E' tutto troppo meccanico... questo mondo è troppo meccanico, i-io non credo sia giusto tutto questo. C-ci sono delle cose che... che si offendono se provi a spiegarle! - disse, come se fosse ovvio, gli occhi puntati sull'angolo di una mattonella del pavimento, il capo penzoloni come sempre. -Tu comunque... comunque profumi di a-amore. Perché mi ricordi il rosso e il rosso... il rosso è sempre stato amore. I-il rosso è la fragola e io... io sono quasi sicuro che il tuo sia profumo alla fragola. L-la tua pelle è calda come il sole d'estate e il rosso è il calore e... la tua voce, il tuo corpo sono una melodia e io... io credo che questo! Questo sia l'amore! - alzò appena lo sguardo lucido sulle labbra di Gerard, deglutendo lentamente come se avesse paura di una qualsiasi reazione inaspettata. -A me non importa quello... quello che scrivono le persone, io credo che sia t-tu l'amore per me e credo che... credo di voler tenere la tua mano per sempre perché.. perché sono tranquillo quando lo faccio. Mi sento bene... e nessuno si offende.
Gerard dal canto suo sentì subito gli occhi riempirsi di lacrime nel pensare alla fatica che Bambino ci aveva messo per proclamare quel lungo discorso - lungo per i suoi canoni - e per la complessità di quello che voleva dire. In qualche modo, comunque, lo capiva. Capiva che quello che gli stava dicendo era la cosa migliore del mondo, che semplicemente Frank era la persona migliore del mondo e quando per la seconda volta dal momento in cui si erano conosciuti incontrò il suo sguardo, si disse che si, nemmeno a lui fregava niente di quello che scrivevano sull'amore, che loro due avrebbero cancellato tutte le credenze popolari e sfatato tutti i miti e avrebbero riscritto tutto quanto per far capire alle persone che l'apparenza inganna, che dietro un faccino stravolto e spaventato può celarsi una mente brillante e geniale capace di un amore incondizionato.
Con estrema delicatezza, quindi, alzò la mano che non teneva stretta a quella del più piccolo, che in quel momento particolare la stava stritolando, e la portò a sfiorare la sua tempia coperta di lunghi capelli scuri e molto puliti. Questa volta, Frank accettò di buon grado quel tocco delicatissimo sulla pelle, appoggiando addirittura la guancia al suo palmo morbido, come per fargli capire che stava andando tutto per il meglio, che si fidava ciecamente.
Per Gerard quello fu un gesto davvero significativo, soprattutto quando il più piccolo si lasciò avvicinare sempre di più, come se non conoscesse per niente la malizia - ed in effetti era proprio così - fino a che il più grande non riuscì a raggiungere la sua fronte con le labbra.
Scostò i suoi capelli con il nasino alla francese e lasciò un leggerissimo bacio sulla sua pelle solitamente coperta da quella seta nera districata e avvertì le palpebre di Bambino chiudersi contro il proprio mento morbido e appena sporgente.
Annusò quel profumo delicato di bagno schiuma e shampoo e si disse che sì, quello era rosso, era amore. Che tutti sbagliano, che non si può descrivere una sensazione, ma si può ascoltare, si può assaggiare. Non si può dare una definizione a un'emozione, ma si può toccare, palpare, plasmare a nostro piacimento, senza che nessuno possa contraddirci perché si tratta della nostra vita e del nostro spettro psicologico.
Tutti sbagliano a giudicare, a credere di avere la verità in mano e pensare di essere migliori di qualcun altro solo perché questo qualcuno è inetto socialmente.
Era arrivato a pensare che Frank fosse così solo perché sapeva che la società non meritava di essere capita e apprezzata, che come nessuno sembrava capire lui, lui avrebbe fatto finta di non capire nessuno.
Ma Gerard sapeva che lui capiva, capiva benissimo quello che stava succedendo mentre il più grande lo stringeva in un leggerissimo e delicato abbraccio, proteggendolo in quelle braccia forti ma comunque tenere attorno a quel corpicino così distrutto da quello che si era sentito dire.
Sapeva di aver trovato finalmente un posto nel mondo, sapeva che tutto quello sarebbe durato e sperava che tramite l'arte - il linguaggio universale, dannazione! - tutti avrebbero capito di che stoffa era fatto Frank, del fatto che fosse così forte che solo alla vista non sembrava vero.
Solo una piccola frase gli uscì dalle labbra a quel punto, e sapeva che era la più vera che avesse mai detto.
-Ti amo anche io, Bambino. 


xCyanide's Corner
Okay, è una pazzia, ma sto pubblicando precisamente alle quattro e tredici di mattina. Semplicemente non dormo mai, che palle! Ho quindi occupato il tempo scrivendo una cosina che mi è venuta fuori di getto e che ha preso con se quattro ore della mia vita, quindi trattatela con cura. E' una cosa abbastanza nonsense tra l'altro, ma mi son divertita e si sa quando a me piaccia parlare di personaggi davvero molto molto problematici. Comunque è un AU veramente pesante, dato che Frank è il pittore principale e non Gerard come tutto e poi dai - autistico e sinesteta! Sono uscita fuori di testa. Ma comunque... spero vi piaccia, come sempre, e se siete arrivati fin qui meritate un biscottino!
Scusatemi davvero, ma è un periodo di merda e appena chiudo gli occhi ho incubi quindi credo che OS random spunteranno come funghi, se trovo il tempo. Grazie della pazienza, sinceramente! 
Alla prossima,
xCyanide

  
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