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Autore: Onedirection_robsten    26/05/2014    5 recensioni
Emily è una normale quindicenne londinese, solo una cosa la differenzia dalle altre: sua madre ha il tumore, e presto dovrà subire un'operazione che potrebbe cambiarle la vita. Nel frattempo, mentre la madre prepara il necessario per l'ospedale, ritrova il diario che scrisse quando era ancora un'adolescente.
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- cos'è?- chiesi, sedendomi vicino a lei.
- l’ho cercato per anni..- iniziò, senza guardarmi – qui, c’è tutta la mia vita-
La guardai confusa, non capendo di cosa stesse parlando. Era un diario segreto, e c’ero arrivata, ma non capivo tutta quell'emozione nel rivederlo.
La sentii sospirare ancor più profondamente, per poi vederla chiudere gli occhi e porgere il diario verso di me, ma continuando a tenerlo stretto fra le dita.
- voglio che tu lo legga, e che impedisca a me di fare lo stesso- disse seria.
Scossi la testa, rifiutandomi di prenderlo.
- mamma, è il tuo diario segreto, non il mio!- esclamai.
Aprì gli occhi, sorridendo, e posandomi delicatamente il diario sulle gambe.
- c’è scritta la mia più grande storia d’amore, in tutti i particolari- sussurrò, stringendo la mia mano.
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Spero di avervi incuriosito abbastanza! :)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina avevo deciso di lasciare Emily in pace, più dormiva, meno pensava a sua madre. Mi ero svegliato alle sei precise e dopo un caffè preso al volo, avevo iniziato a mettere in ordine la casa. Il padre di Holly mi aveva sempre messo in soggezione, era un uomo altissimo, con una corporatura non indifferente.
Quando ero un adolescente mi faceva paura e puntualmente Holly mi prendeva per il culo e mi diceva che suo padre era l’essere più buono del pianeta. Beh, con le sue figlie forse, lei non vedeva le occhiatacce che mi mandava quando le stavo vicino o la tenevo per mano.
La nostra relazione era stata chiara a tutti fin dal primo giorno; niente di nascosto, niente di cui vergognarsi. Eravamo due ragazzini innamorati che si tenevano spesso per mano e si guardavano costantemente negli occhi.
Era un peccato che Emily non avesse preso i bellissimi occhi blu di sua madre. Dio, quanto amavo i suoi occhi, mi fecero innamorare di lei dal primo istante in cui la vidi. Ok, forse non dal primo visto che avevo solo due anni quando ci conoscemmo, ma erano una parte di lei che avevo sempre amato.
Holly parlava con gli occhi, bastava che i nostri sguardi s’incontrassero un attimo per capirci. Mi ero sempre vantato di essere il suo ragazzo, lei era così bella che tutti i miei amici m’invidiavano. Mi sentivo fortunato, ero fidanzato con una ragazza meravigliosa.
I miei genitori l’avevano sempre adorata, la consideravano un po’ come una terza figlia visto che passava molto tempo a casa nostra. Così come io passavo quasi ogni giorno a casa sua. “Sei uno di famiglia, tesoro” mi diceva Kate, con quel tono dannatamente dolce.
Diamine, come avevo fatto a stare lontano da tutto ciò per quindici anni? Improvvisamente sentivo la mancanza della mia infanzia, della mia famiglia, di Holmes Chapel, di Holly. Ma alla mancanza di Holly, ormai, c’avevo fatto l’abitudine.
Quando ero ancora nella band e avevamo i periodi di pausa, io evitavo di tornare a casa. Preferivo starmene a Los Angeles per conto mio, magari qualche volta facevo venire la mia famiglia da me, ma di tornare nel mio paesino non se ne parlava. Troppi ricordi, troppi volti famigliare, troppe persone che sapevano.
Una volta, avevo ventitré anni, ero tornato a casa per passare il Natale con i miei genitori e mentre camminavo tranquillo per le stradine di Holmes Chapel mi ritrovai davanti una vecchietta. Ci misi poco a riconoscerla, era la vicina di casa mia e di Holly, non potevo credere che fosse ancora viva. Era conosciuta in tutta la città come la smemorata, perché non ricordava mai nulla, a volte si scordava persino il suo nome. E quella svampita cosa si andò a ricordare? La storia tra me e Holly. Mi bloccò per un braccio e mi squadrò da capo a piedi, poi mi chiese “Harry, caro, come sta la tua bellissima fidanzata?”. E diavolo, erano sette anni che non la vedevo! “Non lo so, io e lei non stiamo più assieme”. Non sapevo neanche perché avevo risposto, per educazione probabilmente.
“Oh cielo, e perché mai? Eravate così innamorati!”.
Dopo averla mandata a quel paese proseguii per la mia strada, tornando velocemente a casa e preparando la valigia. Non potevo restare lì un secondo di più.
La mia vita era condizionata da Holly, lo era sempre stata.
 
- a cosa si deve tutto quest’ordine, viene la regina Elisabetta?- scherzò Emily.
Era già pronta, indossava un pantaloncino di jeans ed una maglietta rossa, ai piedi solo un paio di calzini.
Sorrisi quando ricordai che Holly aveva l’abitudine di camminare scalza per casa, quella cosa l’aveva presa sicuramente da sua madre.
- peggio- risposi, con finta aria drammatica.
Mi rivolse uno sguardo confuso, sedendosi al tavolo della cucina. Presi la tazza di latte e gliela misi davanti, prendendo poi i suoi biscotti preferiti al cioccolato.
Mi sedetti accanto a lei, passandomi una mano tra i capelli. Era arrivato il momento di dirglielo, e niente giri di parole.
- i tuoi nonni materni-
Restò col biscotto a mezz’aria, guardandomi sconvolta.
- e me lo dici così?!-
Diamine, ecco! Lo sapevo che non l’avrebbe presa bene. Come avevo potuto pensare che sarebbe andato tutto bene? Non aveva mai visto i suoi nonni, non sapeva chi fossero. Oddio, che stupido egoista che ero stato, avrei dovuto…
- potevo vestirmi meglio!- quasi urlò.
Alzai un sopracciglio, chiedendole se facesse sul serio. Vestirsi meglio? Avrebbe conosciuto i suoi nonni e si preoccupava di come era vestita? Era quella la sua più grande preoccupazione?
- voglio fare una buona impressione su di loro- spiegò in fretta – quando arrivano?-
Aprii la bocca per rispondere ma il suono del campanello mi anticipò. Mi rivolse uno sguardo terrorizzato ed io sforzai un sorriso per incoraggiarla. Incoraggiarla di cosa? Avevo più paura io di lei!
- io vado ad aprire, tu rimetti in ordine la cucina- disse velocemente – mi raccomando, bella figura-
Scoppiò a ridere ed annuì, alzandosi e mettendo la tazza nel lavandino.
Raggiunsi il salone, prendendo un bel respiro prima di aprire la porta.
Una fitta mi attraversò il cuore quando gli occhi blu di Kate incontrarono i miei. Troppo, troppo simili a quelli di sua figlia. Anzi, delle sue figlie. Rachel e Holly avevano gli stessi occhi.
Guardai prima Mark, quanti anni aveva? Cinquanta? Gli anni non erano passati per lui, era sempre in ottima forma. I capelli un po’ più bianchi e qualche ruga sulla faccia, ma il corpo possente e l’altezza erano rimasti. La mia stazza eguagliava la sua, in passato non l’avrei mai creduto possibile.
Poi guardai la donna al suo fianco. Bella quindici anni prima, bella adesso. I capelli castani, ovviamente tinti, le ricadevano a caschetto sulla testa; la frangetta le copriva di poco gli occhi. Il braccio esile era stretto attorno a quello del marito e lo sguardo era piantato nel mio. Qualche ruga in più, qualche accenno di mezza età, eppure il suo fisico si manteneva alto e snello come un tempo.
Guardai infine colei che avevo visto crescere, quella bambina con dei grandi occhi blu e le guance paffute. Quella bambina che si era trasformata in una bellissima donna.
Caspita, aveva avuto un cambiamento impressionante. Beh, del resto l’ultima volta che l’avevo vista aveva solo dieci anni, doveva ancora maturare. Probabilmente era la donna più bella che avessi mai visto, dopo Holly, non a caso erano sorelle.
Era poco più bassa di me, con dei lunghi capelli castani che le scendevano fino a metà schiena. Gli occhi blu, di quel blu intenso che non avrei pensato di poter vedere ancora. Sia Mark che Kate avevano gli occhi azzurri, le loro figlie avevano gli occhi più spettacolari della terra.
Il suo corpo era magro, nascosto dietro quello dei suoi genitori. Quella pancetta che aveva quand’era bambina era totalmente sparita, così come le guance paffute.
Mark e Kate erano bellissimi e avevano avuto due figlie che erano paragonabili a delle dee.
 
- tesoro- sussurrò Kate, prima di stringermi in un abbraccio.
Il suo profumo. Quel profumo di casa. No, diamine, non potevo credere che dopo tanti anni fosse rimasto sempre lo stesso.
Ricambiai quell’abbraccio, facendomi cullare da quelle braccia materne. Braccia che mi avevano sempre stretto, sempre protetto. Braccia forti sulle quali avevo sempre potuto contrare.
Mi rivolse un sorriso, accarezzandomi dolcemente la guancia. Sorrisi a mia volta, aprendo la porta per lasciarle loro lo spazio di entrare. Kate fu la prima a varcare la soglia. Quando Mark mi fu affianco, mi rivolse uno sguardo riconoscente.
- ciao, figliolo- sussurrò, mettendomi una mano sulla spalla.
Sostenni lo sguardo dell’uomo, cercando con tutto me stesso di non piangere. Figliolo. Erano passati quindici anni e lui mi chiamava ancora figliolo. Mi considerava un figlio. “Sei quel figlio maschio che non ho mai avuto” diceva ridendo quando ero ancora un bambino. Certo, quando mi ero messo con sua figlia aveva iniziato a comportarsi da padre geloso, ma non c’era stata una volta in cui mi avesse voltato le spalle o in cui non avesse approvato qualche mia decisione.
Era un uomo fantastico.
- ciao Mark – risposi, accennando un sorriso.
Entrò anche lui ed io focalizzai il mio sguardo sulla piccola Rachel. No, non aveva decisamente niente di piccolo ormai. Indossava un jeans scuro ed una maglia a righe blu e bianca.
Oh, Louis. Qualsiasi cosa a righe mi ricordava il mio migliore amico, era più forte di me.
- ehi piccola Wilson – dissi sorridente, allargando le braccia.
Lei ricambiò il sorriso e mi abbracciò, strofinando il naso sul mio petto. Cavolo, era così piccola l’ultima volta che l’avevo abbracciata, non potevo credere di star stringendo la dolce Rece.
- Dio, quanto mi sei mancato Harry – disse, ancora tra le mie braccia.
Le lasciai un bacio sulla fronte – anche tu piccolina-
Si staccò ancora sorridente ed io chiusi la porta di casa, osservando i tre Wilson. Guardavano tutti e tre la casa meravigliati, già, neanche io mi sarei mai aspettato di andare a vivere in una villetta così grande.
A volte, scherzando, con Holly avevo parlato sul nostro futuro: il matrimonio, una casa grande e tanti figli. La facevamo facile all’epoca, eravamo solo due ragazzini. Anzi, io ero un ragazzino, lei probabilmente era molto più matura di me visto quella grave malattia che si portava sulle spalle.
- bella casa- commentò Rachel, continuando a guardarsi attorno.
Accennai un sorriso e – grazie- dissi.
Emily. Oh, giusto. Dovevo fare un paio di presentazioni. Girai lo sguardo verso la porta della cucina, dove mia figlia stava osservando i suoi nonni e sua zia. Era emozionata, potevo ben dirlo dai suoi occhi lucidi.
I Wilson si accorsero di lei solo in un secondo momento e iniziarono a fissarla incuriositi.
Bene, era arrivato il mio momento.
- Kate, lei è Emily, mia figlia- dissi, indicando prima la donna e poi la ragazza – Emily, lei è Kate, tua…nonna-
La donna sorrise, emozionata quanto sua nipote. Emily mi lanciò uno sguardo imbarazzato, senza saper che fare. Beh, mi dispiaceva per lei, ma io ero nelle sue stesse condizioni.
- ciao- disse Kate – è davvero bello fare la tua conoscenza-
La ragazzina ampliò il sorriso, correndo verso sua nonna e abbracciandola forte. Kate ricambiò l’abbraccio, accarezzandole la schiena e versando qualche lacrima silenziosa. Cavolo, quella era mia figlia. Mia figlia che abbracciava sua nonna. La madre della ragazza che amavo.
- ciao nonna- rispose Emily in un sussurro.
Kate scoppiò letteralmente a piangere. Ma erano lacrime di gioia, non di tristezza. Così come quelle di Emily, era bello vedere mia figlia felice dopo tutto quello che stava passando.
Si staccarono e la moretta mi guardò nuovamente, accennando un sorriso.
- lui è Mark, tuo nonno- dissi, indicando l’uomo.
Lei sorrise e corse ad abbracciarlo, lasciandosi stringere dal nonno. Erano troppo giovani per essere già nonni quei due. Perlomeno, non nonni di una ragazzina di quindici anni.
- Dio, sei identica a mia madre!- esclamò Emily.
- e tu sei identica a mia sorella… Vieni qui nipotina bella!-
Emily ridacchiò e si lasciò abbracciare da Rachel, che la strinse forte e le diede mille baci sulla guancia.
- hai finito di consumare mia figlia?- domandai divertito a mia cognata.
Lei mi fece la linguaccia e continuò a tener stretta sua nipote. Scossi la testa in un gesto esasperato, per poi chiedere ai signori Wilson se volessero qualcosa da bere.
Ci accomodammo tutti sul divano ed Emily si posizionò accanto a me, prendendomi una mano e stringendola forte tra le sue.
Tranquilla piccola, non ti lascio.
 
POV. KATE
Emily era così simile a lei, alla mia bambina. Erano uguali, in qualsiasi cosa. Avevano lo stesso viso, gli stessi lineamenti. E il carattere, accidenti, mi sembrava di parlare ancora con mia figlia.
Avevano la stessa risata, persino il suono della loro voce era simile. Emily però aveva gli occhi verdi, come quelli di Harry, di suo padre.
Chi l’avrebbe mai detto? Mia figlia era incinta e mi aveva nascosto tutto, ed io come una stupida l’avevo lasciata andare via. Non era stato facile, non volevo farglielo fare, ma come potevo dire di no a quegli occhi imploranti?
“Mamma, lo amo troppo, ti prego lasciami andare, stare qui mi ucciderebbe. Non voglio farlo soffrire mamma, ti prego”. Ricordavo ancora quella sera in cui mi convinse che andarsene sarebbe stata la cosa giusta per la sua vita. Aveva promesso che saremmo rimaste in contatto, che mi avrebbe chiamata in continuo, invece non appena prese l’aereo cambiò numero e fece del suo meglio per farci perdere sue tracce.
Io e mio marito eravamo comunque riusciti a rintracciarla, sapevamo che era sposata con un certo Jason, ma non avevamo idea che avesse una figlia. Una figlia con Harry.
 
- mamma, oggi Harry mi ha regalato la sua maglia preferita, sai? Dio, credo di non aver mai amato così tanto una persona- esclamò Holly.
Sorrisi, continuando a piegare le magliette di Rachel.
- per una maglietta?- domandai divertita.
Sbuffò, stendendosi sul letto.
- ma quale maglietta, io lo amo per come mi fa sentire. Mi fa sentire una principessa, mamma, mi fa sentire la ragazza più bella del mondo. Sono troppo fortunata ad averlo, è l’uomo della mia vita, giuro che un giorno me lo sposo-
Ridacchiai, scuotendo la testa – ah, l’amour-
Mi rivolse un sorrisino furbo. Ed io conoscevo bene mia figlia, sapevo cosa mi stava per chiedere e sapevo anche che mi sarei pentita di averla ascoltata.
- tu e papà a che età l’avete fatto la prima volta?-
- HOLLY!- la rimproverai, senza riuscire a trattenere un sorriso.
- oh andiamo, io ed Harry stiamo insieme da quasi due anni e ci conosciamo da una vita, è normale che noi… si, insomma hai capito, no?-
Mi passai una mano tra i capelli, alzando gli occhi al cielo. Non potevo credere che mia figlia non fosse più vergine. Certo, amavo Harry, era un ragazzo fantastico e lo consideravo un figlio, ma ciò non gli dava il diritto di mettere le mani sulla mia bambina.
- è stata la notte più bella della mia vita, mamma- continuò, parlando più con se stessa che con me – io lo amo. Io voglio passare la mia vita con lui-
Sospirai – è presto per dirlo, non credi?-
- no, so quello che provo e soprattutto, so quello che voglio. E io voglio Harry mamma, lo voglio per sempre-
 
Spostai lo sguardo sul ragazzo, notando come scherzava allegramente con mio marito. Le fossette erano ben in vista e il braccio era attorno le spalle di Emily. “Amo le sue fossette, gli danno quell’aria così da bambino!”, diceva ogni volta Holly.
Io e lei avevamo un rapporto bellissimo, mi diceva tutto, anche la cosa più stupida. Ero la sua migliore amica e lei, in un certo senso, era la mia. Avevo instaurato con lei un rapporto d’amicizia ed ero davvero fiera dei risultati.
Holly era sempre stata una ragazza decisa, se c’era una cosa che voleva, se la prendeva. Così era stato con Harry, voluto e avuto. Ma del resto, era bellissima, chi non l’avrebbe voluta? Ok, forse il mio parare era di parte visto che ero la madre, ma ciò non toglieva che fosse una ragazza bellissima.
Avevo una nipotina, una nipotina bellissima. Una nipotina che era il frutto dell’amore di due adolescenti.
Che poi, amore di due adolescenti un corno, non avevo mai visto due persone amarsi tanto quanto Harry ed Holly. I loro cuori battevano all’unisco, quasi fossero uno solo. Erano una coppia bellissima e Holly, la mia bambina, quanto aveva sofferto quando l’aveva lasciato. La mia piccola poteva morire da un momento all’altro, non voleva rendere Harry partecipe di quel dolore, non poteva farlo.
 
Continuavo a tenere lo sguardo su Harry, su quello che ormai era un uomo maturo e responsabile. Sapevo che era divorziato, che aveva un figlio più piccolo, che era ancora famoso. Anne, sua madre, era una mia cara amica nonché vicina di casa e nonostante i nostri figli si fossero lasciati, la nostra amicizia era durata.
Harry era un uomo con la testa sulle spalle, sapevo che sarebbe stato in grado di prendersi cura di Emily perfettamente. Non potevo credere di essere nonna, non potevo credere di non aver visto mia nipote mettere i primi passi, o dire la prima parola.
Holly era sempre stata matura e indipendente, ma non credevo fino a tal punto da prendere tutto e andarsene in un’altra città, non con una bambina in grembo. Avrei voluto essere lì mentre faceva la prima ecografia, mentre le dicevano che era una femminuccia. Avrei voluto stringerle la mano mentre metteva al mondo quella meraviglia. Avrei voluto esserle accanto in ogni momento della sua vita, consigliarle quelle piccole cose da mamma. Invece no, lei aveva fatto tutto da sola, aveva cresciuto Emily da sola, nonostante fosse del tutto inesperta nel capo di “mamma”.
Non c’ero stata nella vita di mia nipote, ma da quel giorno, non me ne sarei più andata. 






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Eccomi qui con un altro capitolo! Finalmente Emily conosce i suoi nonni! Ci vediamo al prossimo capitolo gente, grazie a tutti quelli che seguono la storia o la tengono tra le preferite! <3 
  
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