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Autore: Shade Owl    28/05/2014    0 recensioni
Dopo una settimana, il Grande Vuoto e i suoi orrori sono solo un ricordo. Ma Timothy Anderson ha altre sfide ad attenderlo, e la più grande è proprio fuori dalla porta di casa. Si chiama "giornata in città".
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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La tappa successiva del suo piacevole giro lo condusse verso il parco, ma prima passò dalla tavola calda a prendere un panino e qualche ciambella. Quello fu il suo unico pranzo, consumato come preannunciato sui sedili del pick–up, mentre Dran si ingozzava con un pollo intero direttamente dalla macelleria di Kolchinsky. Così, mentre il cane si abboffava sull’improvvisata tovaglia di fogli di giornale, lui si accontentava di quella robetta rinsecchita mentre si dirigeva verso il parco.
- Ti odio, sai?- grugnì.
Dran lo ignorò, strappando un’ala alla gallina con aria indifferente.
- Ti odio.- ripeté, fermandosi al lato della strada.
Un piccolo gruppo di persone era radunato attorno a un palchetto allestito durante la mattinata dagli operai comunali, e gli inviati del giornale cittadino e della rete televisiva locale stavano ripassando i propri appunti o chiacchierando con i colleghi o con semplici cittadini venuti ad assistere. Xander era seduto con i piedi ciondoloni sul bordo del palco, il cappello d’ordinanza appoggiato al suo fianco. Sotto il sole di fine Agosto, la sua stella da Vicesceriffo scintillava vivacemente.
- Donovan, come va?- chiese, superando i giornalisti senza degnarli d’uno sguardo.
- Ah, capo… sei venuto, alla fine.- scese dal palco con un piccolo balzo e gli si avvicinò, recuperando il cappello - Ieri non avevi detto che non ti saresti fatto vivo?-
- Sì, quindi non abituarti alla mia vista, scompaio subito, devo andare a prendere Alexis.- sbuffò - Ortiz?-
- In arrivo, sarà qui tra due minuti.- rispose lui - L’ho sentito al telefono, era un po’ in ansia.-
- E certo… tra un po’ ci sono le elezioni, quello se non si pubblicizza un po’ chi lo rielegge?-
- Gli farebbe comodo il sostegno dello Sceriffo, sai?- osservò Xander, strizzandogli l’occhio - Danno più retta a te che a lui.-
- Perché è un deficiente.- brontolò Timmi - Anche se migliore degli altri. Comunque, se vuole una mano la mia porta è sempre chiusa. Tu preoccupati solo di mantenere l’ordine, fai in modo che il suo discorso fili liscio e poi rimandalo a casa. Io non voglio averci a che fare, mi annoio a morte.-
- Guarda che le elezioni riguardano anche la carica di Sceriffo!- gli ricordò Xander, mentre si voltava per allontanarsi.
- Perché, c’è qualcuno che si candida contro di me, quest’anno?- rispose lui, senza riuscire a trattenere un mezzo sorriso - Ah, chiama Alis… dille che quando arrivo mi servono alcune cose.-
Mentre Xander telefonava, rimase fermo a guardare la macchina del Sindaco che parcheggiava a poca distanza dal suo pick–up. Il Primo Cittadino scese con la giacca ripiegata sul braccio, la fronte un po’ lucida per il sudore. I capelli, folti e scuri ma venati di grigio, gli si erano parzialmente incollati sulla pelle, ma non aveva un aspetto del tutto orribile. Passabile, magari: il caldo impediva di capire che sudava per la preoccupazione e non per il sole.
Non lo notò subito, troppo impegnato a scorrere gli appunti del proprio discorso, ma quando rischiò di sbattergli addosso non poté non rendersene conto.
- Oh, Sceriffo Anderson!- esclamò, la cravatta che svolazzava nella scia del rimbalzo - Non credevo che venisse, Donovan mi aveva detto…-
- Chiudi il becco, Ortiz, tanto tra un minuto me ne vado.- grugnì Timmi, togliendosi il cappello per asciugarsi la fronte - Ho di meglio da fare che starti a sentire mentre cerchi di salvare la poltrona.-
- È sempre un piacere parlare con lei, Sceriffo.- sospirò rassegnato il Sindaco - Senta, se davvero è di fretta, come lo sono io, credo che sarebbe più produttivo per entrambi andare per la propria strada. Siamo uomini molto impegnati, e…-
- E piantala, sono qui per un motivo, no?- esclamò scocciato il mezzodemone - Ascolta, è per una mia amica, okay? Ha problemi con il padrone di casa. Si è appena trasferita da queste parti, è la cugina della moglie di Xander…-
- Quella povera ragazza che ha avuto un incidente l’anno scorso?-
- Jeffrey, piantala di interrompermi! Come dicevo, sta avendo problemi col proprietario della casa…-
- Quali problemi?-
- E che cazzo ne so, ancora non l’ho nemmeno sentita, porca miseria!- sbraitò Timmi, terminando la pazienza. Qualcuno del pubblico si voltò verso di loro, e Xander alzò gli occhi al cielo - Ha… qualcosa a che fare con la clausola di subentro, credo! Ora, mi lasci parlare o rimaniamo qui tutto il giorno?-
- Senta…- sospirò Ortiz, stanco - … mi dica solo cosa vuole da me. Non ho potere sui padroni di casa.-
- Fuori dagli uffici comunali sei un agente immobiliare, no?- osservò Timmi.
- Non ho appartamenti disponibili, non a un prezzo accettabile. Il mercato è un po’ in crisi.-
- Puoi almeno telefonare a questo tizio e vedere se potete risolvere la faccenda?-
Ortiz sospirò, massaggiandosi appena le palpebre.
- D’accordo, vedrò che posso fare.- rispose.
- Bene. In tal caso, avverti gli elettori che hai l’Ufficio dello Sceriffo dalla tua. E anche i denti del mio cane.- aggiunse, avviandosi verso il pick–up - E non fartela sotto sul palco!-
- Farò del mio meglio.- rispose Ortiz, infilandosi la giacca e avviandosi verso la folla.
 
Alexis lo aspettava seduta sul muretto della ringhiera attorno al vivaio. Due scatole di cartone erano sistemate vicino ai suoi piedi, sigillate e impilate con cura. Su entrambe era stato scritto a pennarello il nome del contenuto, e quelli erano i pochi averi di Alexis: qualche vestito, due paia di scarpe e un coltello a serramanico, ricordo della sua precedente vita. Alis era accanto a lei, e le teneva compagnia cullando dolcemente il passeggino di Ray, che era sprofondato nel proprio sonnellino pomeridiano.
- Signore…- le salutò, tirandosi leggermente la tesa del cappello mentre scendeva nel piazzale.
- Sceriffo…- rispose Alexis, accennando un gesto che somigliava molto al saluto militare.
- Capo…- sorrise Alis - Sei di cattivo umore?-
- Si vede così tanto?- grugnì, agguantando al volo Dran per il collare prima che saltasse addosso a Ray e cominciasse a leccarselo tutto.
- Ti conosco da vent’anni, Timmi.- osservò lei - Ormai sei un libro aperto per me. E poi Xander dice che è da stamattina che mandi al diavolo anche i mobili dell’ufficio.-
Timmi trattenne un’imprecazione masticandosi la lingua.
- Okay, finiamo questa cosa, che non sono una ditta di traslochi… Walker, in macchina! Dran, a cuccia! Tu, nel vivaio! E non aspettarti che ti paghi!-
Alis sospirò, togliendo i freni al passeggino e infilandosi nel cancello aperto. Alexis raccolse gli scatoloni e li mise nel cassone del pick–up, dove vennero raggiunti da Dran con un balzo e uno scodinzolio. Quasi subito il cane si appoggiò alla sponda e cominciò a leccare la faccia di Alexis, facendole quasi perdere l’equilibrio.
- No… Dran… cuccia!-
- Sopporta, così me lo stanchi un po’.- disse Timmi, seguendo Alis.
 
- Allora, Sceriffo… cosa posso fare per te?- chiese Alis, dopo aver messo cautamente Raymond nel lettino che teneva sul retro dell’ufficio. Dalla tasca della pettorina spuntava l’antenna del babymonitor - Xander diceva che ti serviva “un po’ di roba”.-
- Sì, un po’ di verdura da portare a casa.- rispose Timmi - Possibilmente profumata e colorata. E visto che mi stai facendo scarrozzare tua cugina in giro, consideriamolo un pagamento per il tempo che sto buttando nel cesso.-
- Mia “cugina” è qui sotto la tua tutela, Timmi.- gli ricordò Alis, tranquilla - E sei tu a dovertene occupare, dalla sistemazione alla copertura. La seconda l’hai trovata, ma ancora non è a posto con la casa, e non può rimanere in eterno da noi, e lo sai.-
- Sì, mi sto occupando anche di questo… insieme a tutto il resto…- mugugnò lui - Ora, mi puoi dare una stramaledetta dozzina di rose e un dannato arbusto di biancospino?-
Alis aggrottò la fronte. Se trovò strana la scelta di una pianta tipicamente natalizia, non disse nulla. In fondo, il collegamento lo doveva conoscere meglio di tanti altri, visto il suo lavoro.
- Rose e biancospino?- ripeté - Oh, tesoro… hai fatto pasticci a casa?-
- No, voglio mangiarmeli con la maionese…- ringhiò a denti stretti - Me li dai o devo cercarli da solo?- sbottò.
L’amica sorrise, scuotendo la testa.
- D’accordo, come vuoi. Te li porto direttamente a casa?-
- Mi faresti un favore.- rispose - Usa le chiavi, a quest’ora non c’è nessuno, Nadine avrà portato Skadi in palestra e Ariel sta tormentando Clifford e Melanie in ufficio. Il che è perfetto, onestamente.-
- Ti ci metto anche un paio di papaveri rosa per te? Sono di buon augurio per la serenità e la vivacità.-
- Coi papaveri ci faccio l’oppio.- brontolò, facendo per uscire.
- Ti servirebbero i papaveri da oppio. E quelli non li ho.-
 
- Tieni.- disse, passando ad Alexis un biglietto da visita.
- Cos’è?- chiese lei, prendendolo perplessa.
- Una fetta di pizza. Mangiala, sa di carta.-
Alexis gli scoccò uno sguardo seccato.
- Jeffrey Ortiz, Agenzia Immobiliare?- lesse - Ma Ortiz non è il sindaco?-
- No, è il buffone cittadino. Però ci fa tenerezza, quindi continuiamo a tenerlo in quell’ufficio. Comunque ha di buono che quando non fa il babbuino con gli assessori vende e affitta case. Telefonagli e vedi un po’ di farti sistemare quel problema con il contratto.-
Alexis sorrise, intascando il biglietto.
- Grazie.- disse - Quindi questo sistemerà tutto?-
- Questo o Gaeliath. Ora spiegami perché ti sto portando in quel buco anche se il contratto non è a posto.-
- Beh, la firma c’è.- rispose lei, stringendosi nelle spalle - Il proprietario aveva detto che potevo entrarci da fine Agosto, ma ieri ha telefonato per dirmi che c’è stato un problema con la clausola di subentro… a dire il vero non ho nemmeno capito cosa sia. Da dove vengo io non esistono più nemmeno le case, figurati i contratti d’affitto.-
- Già, sei una povera esule, uè uè e lacrimuccia.- tagliò corto Timmi - Almeno oggi sei stata seduta a sniffarti piantine, mentre io correvo su e giù per la città. Anche per risolvere i tuoi casini.-
Alexis aggrottò la fronte.
- Sai, avevi ragione, quella volta a Valiant City.-
- Quando?-
- Quando hai detto che a casa sei insopportabile.-
- Alexis, ti hanno mai scaricata da un pick–up in corsa?-

Il secondo capitolo è andato. Ringrazio Ely79 e Alice Spades, che mi seguono come sempre. A domani!
Ah, giusto... il biancospino simboleggia la speranza. "Nadine" viene dal russo "Nadja", ipocoristico del nome slavo "Nadežda" che, per l'appunto, significa "speranza".

   
 
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