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Autore: icered jellyfish    28/05/2014    3 recensioni
[ The Amazing Spiderman 2!AU | Spoiler! su The Amazing Spiderman 2 | Hiccup x Astrid ]
Distese il braccio, premendo con le due dita centrali della mano il suo palmo rivolto all'insù, rilasciando così un lungo groviglio di argentei fili capillari – una solida ed elastica rete fatta di ragnatela, pregna di quella tensione che lui stesso viveva come se fosse della tela stessa, intingendola della medesima disperata speranza di cui si sentiva ricolmo, di quella speranza che si aprì come una carezza di Dio, come l'ultima delle possibilità. E sarebbe dovuta risultare infallibile, perché non ci sarebbero stati secondi tentativi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Tu non morirai







C A P I T O L O   U n i c o

Tu non morirai







N on erano pochi metri quelli che li dividevano, e sapeva perfettamente che la forza di gravità non sarebbe stata clemente con loro, per loro, consentendo alla sua fragile figura di rimanere sospesa nel vuoto che li ospitava assieme a milioni di ingranaggi e detriti – strappati dalla loro collocazione a seguito dell'urto e deturpati nella loro integrità.
La treccia le si sciolse, ed erano talmente sottili e brillanti, i suoi capelli scossi nel vortice della caduta, da aver oscurato il già tetro ambiente che li avvolgeva – creando un astratto e abissale sfondo nero sul quale risaltavano incredibilmente, risplendendo come preziosi fili di oro scintillante.
Vibravano nell'aria gelida che gli stava tagliando la pelle, che gli stava graffiando i verdi e disperati occhi per l'estrema velocità ormai acquisita, ma per quanto quello fosse un dolore insopportabile – che si infiltrava fin dentro la sua carne attraverso le ferite sparse sul suo corpo, lo stesso che stava odiando, per non riuscire a consentirgli di sfrecciare ancora più rapidamente e raggiungerla. Salvarla. 
lui non si sarebbe fermato.
I zaffiri liquidi delle sue iridi, i cristalli lucidi che regnavano nell'espressività di quegli occhi dal taglio caldo e affusolato – terrificato, per quel che riteneva inevitabile e che lui stava disperatamente tentando di cambiare – erano lì, lontani, a fissarlo come un mare in tempesta, come un oceano agitato, spaventato dalla grandezza di un temporale incontrastabile.
Lui lo avrebbe impedito, l'avrebbe salvata e non c'era nulla nella sua testa ad essere più importante di quel pensiero ora – di quella martellante preoccupazione –, perché lui ce l'avrebbe fatta e nessun'altra opzione sarebbe stata consentita, per fare da finale a tutto quello.
Strinse i denti, forse per trattenere la rabbia – per trattenere la paura – e, distrutto dai milioni di epiloghi sbagliati che non riusciva a scacciare via dalla mente, si allungò nell'unica soluzione capace di dargli speranza, ora che vedeva il pavimento.
Gli stava gridando 'salvami', con ogni fibra del suo corpo, ma in silenzio, con il semplice uso del suo sguardo, quello nel quale amava tuffarsi ogni volta, quello che gli riservava sorridendogli e grattandosi lievemente il naso. Quello che quando lo rimproverava si caratterizzava con una lieve fossetta sullo zigomo destro, appena sotto l'occhio. Quello che era incantevole da ammirare, quando era assorto. Quello a cui non avrebbe mai permesso di spegnersi, e si maledisse per non aver insistito, poco prima, nel suo tentativo di cacciarla via di lì – venendo meno alla sua promessa, ai suoi doveri di supereroe e innamorato. Venendo meno alle responsabilità dei suoi sentimenti per lei.
Distese il braccio, premendo con le due dita centrali della mano il suo palmo rivolto all'insù, rilasciando così un lungo groviglio di argentei fili capillari – una solida ed elastica rete fatta di ragnatela, pregna di quella tensione che lui stesso viveva come se fosse della tela stessa, intingendola della medesima disperata speranza di cui si sentiva ricolmo, di quella speranza che si aprì come una carezza di Dio, come l'ultima delle possibilità.  E sarebbe dovuta risultare infallibile, perché non ci sarebbero stati secondi tentativi.
Le lacrime iniziarono a bagnargli gli occhi, staccandosi con violenza dai loro angoli per poi disperdersi come perle vitree assieme agli innumerevoli pezzi di ferraglia che crollavano esattamente come loro – come il suo animo congelato in quella disperata frazione.
Un ultimo sguardo, un ultimo scambio visivo carico di tutto quello che erano e a cui non avrebbero mai rinunciato. Carico di tutto quel che li univa e che non aveva bisogno di parole per essere trasmesso 
poiché nessuna parola avrebbe avuto la stessa solennità dell'essenza della loro unione, del loro essere l'uno per l'altra. Del loro essere solo loro.
Un ultimo sguardo a quella scena ormai volta al termine, al suolo ormai pericolosamente vicino, alla sua ragnatela scorrere attraverso la loro distanza e giungere finalmente a lei per afferrarla – per fargli urlare dentro di lui solamente una frase: tu non morirai.






F I N E




    » N O T E    A U T R I C E ;

Io non sto bene, non sto bene perché per me questo è troppo, e vi spiego perché: io amo Gwen Stacy, amo Emma Stone e amo Astrid, e immaginarmi Gwen Stacy morire, interpretata da Emma Stone – e qui figurata come Astrid –, è un qualcosa che il mio cuore non riesce a reggere – per questo ho voluto scriverci. x°
Per chi non avesse visto The amazing Spiderman 2 – ma anche l'1 –, corra a farlo! Reputo questo remake infinitamente migliore del primo, e i due attori protagonisti sono assolutamente tra i miei preferiti – e sicuramente tra i personaggi famosi che più amo, soprattutto Emma.
Come già detto nell'introduzione, questa storia è una Spiderman!AU, e descrive la morte di Gwen esattamente come avviene nel film – truce, insopportabile.
Il suono dell'urto di Gwen quando cade 
quando sbatte al suolo –, riecheggia ancora insistentemente nelle mie orecchie  fa male , e io la volevo sinceramente riproiettare inserendo come protagonisti Hiccup e Astrid – perché nella mia testa girovaga lo strano headcanon che li vede come Peter Parker/Spiderman,  e Gwen Stacy – e ho sempre voluto scrivere di loro così, trasferendoli in questo universo della Marvel – e con il secondo film mi è giunta finalmente l'ispirazione. Figuriamoci se mi lasciavo sfuggire l'occasione di creare altro angst. x°
Un paio di dettagli:
  • Qui ho descritto il volto di Hiccup come se non avesse la maschera, perché è così che ho preferito immaginarlo – se quello dev'essere l'ultimo momento per Astrid, voglio che si possano vedere in faccia.
  • Il fatto che manchino delle specifiche, è una cosa che ho volutamente omesso per motivi di logica; il fatto che Hiccup e Atrid siano all'interno della torre dell'orologio, il precedente incontro con Electro e Goblin, il come praticamente si ritrovino a cadere nel vuoto... Ho pensato fossero contorni superflui, in quanto, essendo questa una perfetta trasposizione in quel dato universo e di quel dato momento, immagino sappiate già cosa sia successo e tutto quanto, se avete visto il film – in caso contrario, se volete spoilerarvi questa parte, su YouTube dovrebbe già esserci il video che la riprende.
Finisco dicendo, se non fosse già chiaro, che il finale di questa tragica scena è esattamente come da originale, quindi, la frase concludente di questa one–shot è purtroppo carica di una speranza che verrà brutalmente spezzata.
Mi auguro possa esservi piaciuto tutto quanto; nonostante non sia un papiro di storia, ci ho messo davvero molto impegno per ogni singola riga. x°
Grazie intanto a tutti per le letture e le eventuali recensioni, spero sarete numerosi! Alla prossima!

 

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