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Autore: Shinra    03/08/2008    3 recensioni
Un nuovo anno accademico inizia al Garden di Balamb. Squall è diventato professore... e Seifer?
Ultimo aggiornamento: Capitolo 4 - Panulu, Loss
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice.
Siccome scrivo capitoli brevi, ho deciso di accorparli: in ognuno ci saranno paragrafi dedicati a personaggi diversi.
Aggiunto anche un indice temporale (che impongo a me stessa di seguire, così non faccio casino).
Aggiunti i 5 Random Facts about /nome del personaggio/.

Perdonatemi se ogni tanto il nome Seifer verrà sostituito con Seipher. Non so perché mi viene da scriverlo così. Sarà l'abitudine o la pronuncia... Mah!

Capitolo 1

Seifer

Raijin e Fujin erano andati da lui sotto richiesta del preside, per cercare di convincerlo a ritornare al Garden di Balamb.
Lui era seduto sulla banchina con la sua nuova canna da pesca. L'ultima l'aveva rotta schiantandola per terra in una vampata d'ira per non essere riuscito a pescare neanche un pesce.
A Fisherman Horizon l'aria era sempre così calma e immobile che se uno stava troppo a lungo all'interno della città rischiava di tentare il suicidio. Per questo Seifer amava passare le sue giornate in riva al mare. Beh, amare era forse un verbo troppo esagerato per definire la sua occupazione; sicuramente essa era però quella che meno detestava.

Così, mentre si dedicava alla sua nullafacenza, Fujin e Raijin l'avevano raggiunto, e Raijin gli aveva detto che il vecchio gli mandava a dire che doveva ancora pagare le tasse scolastiche per l'anno nuovo, visto che aveva rinnovato l'iscrizione prima di cadere sotto il controllo della Strega, ovvero sua moglie Edea.
Per lui queste parole, che dette con il tono di Raijin non dovevano risultare affatto gentili, più il fatto che era a stecchetto da due giorni perchè quei cazzo di pesci si rifiutavano di abboccare, e la vecchia del bar non voleva fargli più credito, furono la goccia che fece traboccare il vaso.
Fujin riuscì a evitare che Seipher gettasse Raijin dalla banchina, solo perchè temeva che non sarebbe sopravvissuto ai Focoral.

Dopo quella volta, i due tornarono ai loro lavori seri, e non andarono più a importunare Seipher. Fujin lo osservava dall'altra parte del molo di tanto in tanto, e l'espressione triste sul suo volto non faceva piacere a Raijin, Seifer notò quando quest'ultimo si diresse verso di lui a grandi passi urlandogli in faccia:
<< Almeno vai a piangere dove lei non possa vederti! >>, e andandosene in gran fretta prima che Seifer potesse capire che il verbo “piangere” era riferito alla sua persona.

Ma Seifer era una persona solita a non fare quello che gli altri gli dicevano o consigliavano di fare, a meno che questo non implicasse uccidere qualcuno, e questa nozione non era inclusa né nell'invito del vecchio né in quello di Raijin.
Un giorno però arrivò una lettera. Gli fu consegnata da un uomo vestito completamente in bianco. Seipher non lo guardò tanto a lungo in faccia da pemettergli di ricordarsene il viso in futuro, qualora l'avesse incontrato di nuovo, ma il SeeD bianco poteva significare solo una cosa: Cid, Edea o Ellione.
L'uomo gli porse la lettera SPM, fece un breve inchino e se ne andò.

Seifer stette un po' a fissarla prima di decidersi ad aprirla, e per un po' fu tentato dall'idea di strapparla e dare i pezzi in pasto ai pesci. O metterli al posto dell'esca, forse così avrebbero abboccato...
Invece alla fine la aprì. E la lesse.

E due giorni dopo era al Garden di Balamb per cominciare il suo primo giorno di accademia come matricola n° 5641 reiscritta al terzo anno.
A qualcuno vederlo in giro non avrebbe fatto piacere, e questo lo compiaceva. Non vedeva l'ora di dirgliene quattro a quel fottuto gallinaccio... Il pensiero, anzicché quella gioia che il suo sadismo solitamente gli procurava, gli portò invece tristezza, angoscia. Cosa avrebbe detto il gallinaccio appena lo avrebbe visto? Avrebbe provato sorpresa, senz'altro, e rabbia... Ma avrebbe provato paura? O l'avrebbe semplicemente guardato dall'alto in basso, con il disprezzo che si prova per un nemico sconfitto? Avrebbe cercato di umiliarlo davanti a tutti? Avrebbe detto, ridendo: 'Guardate! Il cavaliere della Strega! Che cosa ci fai qui bello? Sei venuto a correre dietro la gonna di Rinoa?' E avrebbe riso con i suoi amici... Ma no, il gallinaccio non aveva amici, a parte Squall, quella porta ordini saltellante e il cane di Timber. Gli avrebbe lanciato qualche occhiata rabbiosa, al massimo qualche maledizione, avrebbe stretto i pugni ma poi non avrebbe fatto niente. Era un buono a nulla. Già, disse Seipher a sé stesso, e intanto lui è diventato SeeD e tu no!
Cercò di inghiottire l'amaro che aveva in bocca.
Sono io che ho abboccato invece, si ricordò amaramente, dovevo dare quella maledetta lettera a quei maledettissimi pesci!
Riuscì a scacciare il pensiero dalla sua testa, concentrandosi su quello che vedevano i suoi occhi.

Attorno a lui trovò il Garden cambiato, delle modifiche stilistiche erano state apportate alla Hall e probabilmente anche a tutto il resto dell'edificio: il pavimento una volta sciatto e opaco era stato sostituito con del marmo bianco e argentato, lucido come uno specchio, che rifletteva il soffitto e tutto quello che gli si specchiava contro. Il passamano delle scale era in legno massiccio con decorazioni in ottone, e le piante erano contenute in ricchi vasi di marmo nero, anch'esso con venature argentate, che si accordava con quello del pavimento. Entrambi i marmi dovevano provenire dalle cave di Esthar... o da quelle parti. Lo aveva studiato da qualche parte...
Il pilastro centrale, all'interno del quale era scavato l'ascensore, sembrava più grande, e Seipher notò che l'ascensore era di un nuovo tipo, più capiente, che poteva contenere fino a dieci persone in tutta comodità, ovviamente con le pareti in vetro.
Per quanto riguardava la struttura il Garden non era però cambiato: c'erano sempre i sette corridoi – tre a ovest, tre a est e uno a nord – solo che l'entrata di ogni corridoio era sormontata da un piccolo arco raffinatissimo in pietra e metallo, sorretto da due pilastri di marmo rosso con striature nere e dorate. In cima all'arco, sulla lastra di pietra che lo sormontava, era stato inciso il nome del corridoio.
Seifer si chiese dove il vecchio avesse trovato i soldi per apportare tutti quei rinnovamenti...

Mi aspetto che abbiano messo anche il frigorifero in ogni camera, pensò Seipher, altrimenti, in quanto membro del comitato disciplinare-- maledisse sé stesso e i suoi pensieri. Non era più né membro né capo del comitato disciplinare, anzi, Fujin era stata più capo di lui. Lo avevano eletto solo perchè aveva la faccia, la voce e il carattere di un leader.
Perchè si era fatto sottomettere riducendosi a sguattero della Strega?
Squall gliel'aveva fatto notare, e come al solito aveva dimostrato di avere ragione.

Ma era stanco di rimembrare il passato, si apprestava a iniziare un nuovo capitolo della sua vita. La maggior parte delle persone che erano ora al Garden non lo conoscevano nemmeno, e quelle che si ricordava dovevano averlo ormai lasciato per questioni di età. Lui aveva ormai vent'anni, e questa era la sua ultima possibilità di diventare SeeD...

Mentre pensava a questo, il suo sguardo si posò sulle divise degli studenti. Il colore era sempre lo stesso, ma la stoffa era più ricercata, e le decorazioni su di essa erano di velluto di colore diverso, Seifer intuì, a seconda del rango o della classe dello studente. Ne individuò tre colori diversi: verde, celeste e viola. Il verde doveva essere il colore dei novellini, pensò, a seguire l'azzurro, e di conseguenza le decorazioni della divisa per gli studenti del terzo anno dovevano essere viola.
Quindi anche la sua uniforme... Seifer sorrise. Non aveva mai accettato di indossare un'uniforme in vita sua. Anche quando lo costringevano da piccolo si ribellava sempre fino a quando non gliela davano vinta. Una volta era arrivato al punto da strapparla mentre giocava ad arrampicarsi e a duellare con gli altri bambini dell'orfanotrofio... o forse era stato Squall quello? Non riusciva a dirlo, i suoi ricordi erano troppo confusi riguardo a quel periodo. Maledetti Guardian Forces. Anche Squall aveva avuto sin da piccolo una repulsione naturale per le uniformi. A questo pensiero una smorfia divertita gli si dipinse sul volto: erano fratelli, dopotutto.

Le sue fantasie furono interrotte da una visione che gli saltò subito all'occhio: due uniformi color rosso scarlatto, indossate da due ragazze che a prima vista non riconobbe, ma delle quali poi realizzò l'identità.
Selphie Tilmitt, la logorroica ragazzina strillante, e Shu... non ricordava il cognome... una dei SeeD con più esperienza.
La loro divisa era diversa da quella degli altri studenti, a sottolineare il loro rango superiore. Ma non era questo quello che preoccupava Seipher in quel momento. Doveva andarsene, prima che lo vedessero, e in fretta.

Virò a destra con fare del tutto casuale, quando sentì una mano battergli sulla spalla e una scarica di adrenalina gli percorse il corpo. << Heylà! >> esclamò la persona alle sue spalle. E mentre si voltava, Seifer credette di svenire.

5 Random Facts about Seifer Almasy:
- è vendicativo;
- odia i pesci;
- odia i mocciosi e le donne frignone;
- soffre del complesso del fratello minore (vedi Squall);
- odia Squall.


Highlander


8 giorni prima che Seifer tornasse al Garden.

Era un bel ragazzo, sì lo sapeva. Sentiva gli occhi delle ragazze su di lui quando passava, le loro voci che bisbigliavano emozionate e la loro gestualità che cercava di attirare la sua attenzione. Non aveva dubbi. Sin da quando gli era passata per la mente, l'idea di iscriversi al Garden gli era sembrata un'ottima idea. Uniformi eleganti, insegnanti famosi, feste, balli, magie e poteri antichi, ragazze intriganti, fama e gloria lo attendevano. Persino i suoi colleghi maschi sembravano attirati dalla sua persona. Li vedeva voltarsi quando passava accanto a loro, vedeva il loro sguardo mutare dall'indifferenza all'affascinato. Nulla gli sfuggiva, ma doveva ostentare non-chalance per mantenere la sua apparenza dignitosa e impeccabile.
Il primo giorno era arrivato puntuale, addirittura prima dell'apertura della segreteria, e così, mentre aspettava, aveva deciso di fare un giro per il Garden.
Era enorme, lussuoso, davvero un'accademia degna della sua persona, ma l'unico luogo che fosse veramente degno di lui, ovvero il centro di addestramento, era provvisto all'ingresso di un riconoscitore elettronico di tessere studentesche: solo gli studenti registrati al Garden e in possesso di quella tessera potevano accedervi, e quella lui non ce l'aveva, doveva ritirarla in segreteria. Non poteva nemmeno indossare la sua nuova uniforme: essa lo aspettava in camera, e persino le camere degli studenti necessitavano della tessera personale per essere aperte. Decise quindi di rilassarsi facendo una passeggiata in giardino, nella speranza di fare nuove, entusiasmanti, conoscenze di inizio semestre.

Il giardino del Garden era un enorme distesa di sabbia sulla quale si affacciava il corridoio d'ingresso. Percorrendo il corridoio, affiancato da siepi e da piante a lui scognite, e sormontato da un tetto a lastre di vetro che lasciava intravedere il cielo soleggiato e sgombro di nuvole, si giungeva a una scalinata, alla fine della quale, scendendo i gradini, vi era una pedana di pietra, con panche di legno disposte all'ombra di alberi, recintati a loro volta da ghirigori in ferro battuto e altri disegni strani. I recinti non gli arrivavano nemmeno al ginocchio, e la terrazza sembrava un labirinto pieno di sentieri con panche ed erba. Essa affacciava su un secondo giardino, al quale si arrivava per mezzo di due scalinate poste ai lati della terrazza, che si ricongiungevano poi in una scala unica e centrale, alla fine della quale si giungeva in uno spiazzo con un palco, sul quale probabilmente erano soliti svolgersi feste e concerti di fine semestre. Oltre il palco, opportunamente circondato da una rete spessa e larga unita da paletti di ferro, vi era il baratro. Higlander poteva vedere le eliche alla base del Garden girare, quelle stesse eliche che avevano fatto spostare il Garden salvandolo dall'attacco missilistico che era entrato nella storia. Era stato il comandante Squall Leonhart a salvare il Garden, era lui l'eroe indiscusso che uccise la Strega e riportò la pace nel mondo. Leonhart, il suo idolo.

Con le mani aggrappate alla rete e il vento che gli passava delicatamente sul viso, scompigliandogli i capelli, Highlander immaginò sé stesso proclamato e applaudito dalle folle, mentre nelle mani impugnava il suo GunBlade dorato, che brillava riflettendo la luce del sole e lanciando raggi di bagliore solare come una corona lucente, le folli richiedevano una dimostrazione della sua forza, e lui li accontentava, falciando l'aria con movimenti eleganti e possenti.
Sorridendo si voltò, e scostò con il dorso della mano una ciocca di capelli biondo-cenere che gli ricadeva sulla fronte. Si lisciò i capelli sulla nuca, in modo da riordinarli, e si incamminò di ritorno verso la terrazza. Il cortile di sabbia era vuoto, ma questo gli permise di mettere di nuovo in moto la sua immaginazione: era il luogo perfetto per allenarsi e dare dimostrazione della sua forza, sfidando e vincendo gli altri studenti, anche quelli più grandi. Riusciva a vedersi già lì: circondato da un numero esorbitante di spettatori, mentre alzava la sua spada nell'aria e le mani iniziavano a battere e le ragazze a urlare il suo nome...

Poi, finalmente, notò l'altra persona.
Era immobile in mezzo al cortile, per questo non l'aveva notata a una prima occhiata, ma una brezza di vento aveva fatto sollevare i bordi della sua uniforme, e gli occhi sognanti di Highlander avevano colto il movimento, facendolo tornare alla realtà. Ci mise qualche altro secondo a rendersi conto di un altro particolare: lo studente faceva la verticale, ed era immobile. I ricami della sua uniforme, verdi, gli dicevano che anch'egli era una matricola, proprio come lui. Senza pensarci, Highlander si avvicinò, osservandolo, e solo quando gli fu praticamente davanti l'altro ricambiò il suo sguardo. Fu in quel momento che Highlander notò che era una donna.

La studentessa lo fissò dritto negli occhi, poi sembrò cadere con la schiena per terra, invece le sue gambe si arcuarono e furono le punte dei suoi piedi a toccare il suolo, poi, con uno scatto di reni, la ragazza si rialzò elegantemente, come se la verticale con ponte e risalita non le fosse costato il minimo sforzo. Si voltò. Aveva i capelli corti e gli occhi grandi e verdi, un viso minuto e appuntito e la bocca serrata in una linea sottile. Lo fissava. Come se lo stesse rimproverando per aver interrotto la sua strana meditazione.
Highlander decise di non perdere l'occasione.

«Ciao.» la salutò.

La ragazza non smise di fissarlo, le sue labbra non si schiusero per ricambiare il saluto, ma Highlander credette di aver notato un quasi impercettibile movimento di assenso del viso, quindi continuò. «Sono una nuova matricola, anche tu vero? Ma perchè indossi un uniforme maschile?»

La reazione della ragazza lo sorprese, le sue labbra si piegarono in un sorriso, - o era un ghigno forse? - e le parole che uscirono dalla sua bocca furono quanto meno inaspettate.

«Ti sfido.»

«Cosa?» domandò Highlander, incredulo.

«Hai paura, Almasy? Tira fuori il tuo GunBlade e vediamo di che pasta sei fatto.»

«Almasy? E chi è? Mi stai confondendo con qualcun altro, collega, non so proprio chi...» ma dovette interrompersi, perchè un calcio lo stava quasi per colpire da sotto il mento. Fece un balzo indietro, alla ragazza bastò un passo, mentre già caricava un altro calcio laterale sinistro. Highlander riuscì a schivare anche quello piegandosi in due, ma non appena la gamba della ragazza ebbe toccato terra, la sua faccia comparve nell'apertura in mezzo alle sue gambe, e sorrideva. Highlander indietreggiò velocemente, la ragazza si girò e corse verso di lui, Highlander vide un calcio arrivare dritto al suo petto e incrociò le braccia davanti a sé per pararlo. Il colpo lo spinse indietro facendogli perdere l'equilibrio, per un istante chiuse gli occhi, sentì il rumore della sabbia spostata da un movimento della ragazza, e un attimo dopo che il suo piede ruppe il contatto con le sue braccia, il tallone di quello stesso piede lo colpì alla guancia. Highlander non sentì neanche lo spostamento del suo corpo, si rese conto di essersi sollevato da terra solo quando cadde al suolo. Una nuvola di polvere si alzò, circondandolo. La guancia gli doleva e sentiva sapore di sangue in bocca. La ragazza lo guardava dall'alto in basso, impassibile.

Highlander si rimise in piedi, deciso a non lasciarle una seconda occasione per pestarlo, ma quando stava per mettere mano sull'elsa del GunBlade sulle sue spalle e la vide mettersi in guardia, qualcosa gli fece cambiare idea.

«Aspetta un attimo, ehi-!» iniziò, cercando di camuffare la preoccupazione che aveva nella voce «Io non mi chiamo Almasy, e nemmeno ne conosco uno. Chi diavolo sei per iniziare a pestarmi così?» riuscì a far trapelare rabbia della sua voce, e fu soddisfatto quando gli occhi della ragazza si strinsero come per osservarlo meglio. Alla fine lei sentenziò: «Non sei Almasy» con la stessa sicurezza con cui aveva affermato prima il contrario.

«Come ti ho appunto detto. Aspetto le tue scuse...» ma la ragazza non aspettò invece che finisse la frase.

«Allora non ho niente a che vedere con te.» Senza degnarlo di un altro sguardo si avviò verso la terrazza.
Highlander fece per chiamarla e urlarle dietro, ma poi si arrese, pensando che non sarebbe stato da lui perdere la calma in questo modo. La osservò mentre saliva i gradini del corridoio e lo percorreva fino a rientrare nell'edificio. Per tutta la durata del tragitto la sua espressione e il suo sguardo sembravano di pietra. Highlander sentì la mano tremare, e la strinse forte sull'impugnatura della sua spada.
La prossima volta sarebbe stato altrettanto veloce.

5 Random Facts about Highlander:
- vuole essere il migliore;
- si sente il migliore;
- la sua arma è un GunBlade a due mani;
- pare assomigli a Seifer;
- ogni tanto si scorda di fare Junction.


Squall


7 giorni prima che Seifer tornasse al Garden.

L'alba era bella, soprattutto quando vedevi il sole spuntare dal mare, il cielo diventare prima blu venato di rosso, poi roseo venato di azzurro, e i primi bagliori dorati carezzare le increspature dell'acqua... Ma dalla sua finestra non si poteva vedere il sole sorgere, no, solo una catena montuosa adombrata e grigia, e quando il sole superava la cresta delle sue cime, esso era troppo abbagliante per guardarlo a occhio nudo. I suoi raggi colpivano ogni cosa come mille, fastidiose, frecce di luce e, in quell'ora del giorno, il Garden luccicava come una pepita d'oro.
Squall lo odiava. Odiava il sole, odiava il Garden, odiava la sua stanza che dava a oriente, odiava le sue tende che non erano capaci di impedire a quelle frecce di luce di colpirlo sulla fronte e sugli occhi ogni mattina, odiava il malditesta che non gli permetteva di dormire la notte, odiava il sole che lo abbagliava quando, incapace di prendere sonno, si sedeva davanti alla finestra aspettando che arrivasse il giorno, mentre con la mente cercava ricordare la sensazione del corpo di Rinoa accanto al suo, il suo calore che gli circondava il braccio, l'odore dei suoi capelli sparso dalla brezza marina, il suo respiro leggero sulla spalla e i primi spruzzi di colore che tingevano il paesaggio grigio e immobile, lentamente, molto lentamente... Ma poi i suoi occhi venivano colpiti da quella luce impietosa e il sogno svaniva, e i ricordi diventavano sempre più incerti, sempre meno reali...

Quel giorno Squall aveva deciso che non avrebbe neanche cercato di dormire, o di ricordare.
Era stato per un po' sdraiato sul letto, guardando il soffitto. L'oscurità rendeva tutto immobile come se il tempo si fosse fermato. Il tempo che gli faceva ancora paura, che lo faceva tremare, a volte.
Allora si era alzato, aveva preso il GunBlade ed era uscito dalla stanza.

Le luci del corridoio erano spente, ma il cielo fuori dalla finestra aveva cominciato a tingersi di un grigio che verteva all'azzurro e il corridoio era investito da un alone pallido e spettrale. Squall vi si camminò, chiedendosi se il tempo non si fosse fermato davvero e lui non fosse altro che un fantasma incorporeo senza più un corpo né una mente. Il suono dei suoi passi attutito dalla moquette smentì il suo pensiero.
Guardò le porte chiuse, vi passò oltre, scese per le scale ancora nell'ombra, percorse il corridoio di selci che lo portava al centro del Garden.

I suoni cominciarono a emergere, lentamente, dal silenzio: il ronzio di un impianto di condizionamento, lo sgorgare dell'acqua e lo spruzzo rilassante dei nebulizzatori sulle piante, il cadere di una goccia da una foglia punteggiata dagli schizzi d'acqua...
Squall registrò queste sensazioni e si diresse verso il Centro di addestramento.
Inserì la sua tessera nel macchinario all'ingresso. Il monitor si accese.

«Benvenuto prof. Leonhart, prego inserire codice di riconoscimento.»

Squall fece come gli era stato richiesto.
Il codice era composto da quattro cifre, si chiese perché gli veniva così semplice dimenticarsi di tutte le sensazioni più belle quando quel maledetto pin non riusciva a toglierselo proprio dalla testa. Forse è perché è la data della tua data di nascita, baka!, pensò. Eppure non era detto... Un giorno avrebbe potuto dimenticare anche quella.

Anche se i neon intermittenti erano stati sistemati, il ronzare della rete elettrica era sufficiente a fare venire a chiunque la pelle d'oca, soprattutto a un orario in cui il Garden era deserto, e la cosa più confortante che potevi aspettarti di trovare era un Graat preceduto dal frusciare dei suoi tentacoli, pronti a sibilare come fruste nel tentativo di colpirti. Squall era abituato ai tagli che gli si aprivano nella carne quando lo colpivano di striscio, al bruciore e all'odore fetido nell'aria e ai versi eccitati che i Graat emettevano avvertendo il sangue della preda. Potevano avvertirne la paura, un indistinto fremito nell'aria, potevano diventare incredibilmente aggressivi pur di sopraffarla, potevano entrare in Berserk guidati dai loro istinti per metà mostri per metà animali. Squall sapeva cosa si provava. L'aveva sentito quando era stato contagiato da quella stessa euforia, e aveva voluto uccidere non per difendersi, o per diventare più forte, ma per essere sazio.

Aspettò che il flusso di energia elettrica venisse interrotto, poi lo oltrepassò. Allo zap che ne seguì molti mostri dovettero risvegliarsi nella semioscurità del giardino.
Al tanfo nauseante delle creature in decomposizione stentava ancora ad abituarsi, lui che era abituato a combattere in campo aperto.

Da quando Cid aveva rinunciato alla carica di Preside, erano stati attuati dei cambiamenti nel Garden, uno dei quali era la gestione del Centro d'Addestramento. I responsabili non erano più i professori adesso, ma i SeeD. E questa nuova norma fu una delle motivazioni per le quali lui aveva accettato la proposta di diventare insegnante.
A dire il vero, il nuovo preside aveva fatto tutto quello che era in suo potere per convincerlo /costringerlo/ a rinunciare al titolo di Comandante dei SeeD, e il suo potere era grande.
Il nuovo preside era suo padre.

Un ruggito sguarciò l'aria e Squall riuscì a mala pena a trattenersi dal sobbalzare. D'improvviso si ricordò di aver già vissuto quelle stesse emozioni, quando, anni prima, si era addentrato per la prima volta in quel luogo. Ricordi che non riusciva ad accettare come suoi, ma che di fatto lo erano, anche se lui li aveva quasi completamente rimossi. Lui o i G.F.
Impugnò il suo GunBlade saldamente nelle mani, e attese.
Le sue orecchie erano concentrate nel captare rumori provenienti dalla fitta vegetazione che Selphie e Shu dovevano ancora potare, gli occhi erano intenti a scrutare l'area per carpire anche il minimo movimento di mostri che erano capaci di mimetizzarsi e attaccarti di sorpresa da qualunque parte: un attimo prima immobili, un attimo dopo erano sopra di te. E ti risvegliavi in infermeria.

Passò troppo tempo, nessun mostro arrivò, nessuna furia scatenata si abbatté su di lui, nessun agguato, niente di niente. A cosa era dovuto allora quel ruggito? Poteva esserci qualcun altro a quest'ora nel Centro? O era solo il canto di un Archeolosaurus particolarmente mattiniero?
Alle sue orecchie giunse un altro suono, vago e indistinto, ma un suono che conosceva bene e che avrebbe potuto riconoscere in qualunque situazione. Il suono della lama di una spada.
Squall corse, con una velocità e una potenza tali che senza rendersene conto non aveva più fiato in corpo. Saltò un legno e una roccia che ostacolavano il sentiero, registrò a mente l'informazione per riferirla a Shu più tardi; si abbassò per passare sotto un ramo che, si rese conto poi, non era altro che il tentacolo di un Graat pronto ad avvolgerlo nella sua morsa stordente. Girò un angolo.

L'Archeolosaurus era al centro del sentiero, immobile come una statua. I suoi occhi erano fissi su Squall, come se si fossero aspettati che lui spuntasse proprio in quel punto. La sua testa era distesa per terra su un lato, le fauci spalancate dalle labbra viola e i denti giallastri, la saliva aggrumata in un angolo della bocca e in parte scivolata già sul terreno. Una cascata di sangue scendeva dal collo mozzato, insozzava il terreno che lo assorbiva con una rapidità raccapricciante, lì dove non ne era caduto abbastanza da formare delle pozze fresche e scure.
Il boia gli dava le spalle, il suo giubbotto bianco era imbrattato di sangue, in mano teneva ancora la spada.

Squall ebbe una visione. Dei capelli biondi, un taglio corto, degli occhi verdi che lo guardavano dall'alto in basso, e un sorriso di scherno...

Poi il sangue coprì tutto e la sua testa cominciò a urlare, le sue orecchie furono attraversate da un fischio che sommerse ogni altro suono. Era solo dentro il suo cervello, e provava così tanto dolore che avrebbe voluto staccarsi dal suo corpo e abbandonarlo lì stesso, a giacere immerso nel sangue nell'Archeolosaurus.
Poi, come già altre volte era successo, si risvegliò in infermeria.

5 Random Facts about Squall Leonhart:
- è misterioso;
- ha mal di testa;
- è figlio di due presidi;
- soffre del complesso del fratello maggiore (vedi Seifer);
- è fidanzato. (Mi spiace ragazze...)

  
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